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Autore: rees    25/12/2014    5 recensioni
Storia altamente ipotetica, ambientata fino alla puntata "Rosso per la vergogna" (2.11)
Una giornata con i fratelli permetteranno ad una giovanissima Teresa di fare un incontro che non potrà dimenticare.
Il ragazzo prodigio, nonostante gli anni e l'amore per Angela, non può dimenticare dei meravigliosi occhi verdi.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon | Coppie: Jane/Lisbon
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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~ Adoravo questa canzone




Il rumore, la musica. Gente che cammina, che sorride. Due ragazzini corrono fra le bancarelle, prendendosi in giro ed urlando sopra i rumori della fiera.
Dietro di loro cammina una ragazza un po' più grande, sui sedici anni, forse, che tiene per mano un bambino di sette/otto anni al massimo.
-Steve, Jimmy! Tommy vuole andare sulla ruota panoramica.
I due ragazzi, dieci e dodici anni, si voltano verso di lei, imbronciati. Teresa ha sicuramente un debole per il fratellino più piccolo e loro vogliono andare a vedere il ragazzo prodigio, non salire su una stupida giostra.
-Ma... il ragazzo che indovina tutto? Ce lo avevi promesso!
La ragazza sposta una ciocca di capelli neri dietro l'orecchio, avvicinandosi ai fratelli con un sorriso stanco sul volto.
Suo padre è a casa, a bere, e lei ha dovuto trascinare fuori quelle pesti a forza di promesse, spendendo tutti i suoi risparmi.
-Faremo entrambe le cose. Prima la ruota, poi il ragazzo prodigio.
Salgono a coppie, Steve e Jimmy sulla prima panca, Teresa e Tommy sulla seconda.
Mentre la loro sedia sale, lentamente, Teresa nota un ragazzo, pochi tendoni più in là, litigare con un uomo, probabilmente il padre.
Si appoggia alla barra di sicurezza e sbuffa, a quanto pare non è l'unica ad avere problemi con un genitore, anche se, forse, quel ragazzo una madre ancora ce l'ha.
-Rees?
-Uh?
-Tu sei proprio sicura che da grande non posso diventare come Daredevil? O come Hulk!
-Vuoi essere tutto verde? - sorride.
-No, voglio essere il più forte e aiutare tutte le persone. Anche papà.
La guarda negli occhi, i suoi sono color nocciola, ha preso dalla mamma. Lei, invece, li ha dello stesso colore del papà e di tutti i Lisbon da generazioni.
-Certo che puoi essere il più forte ma è faticoso, sai?
-Fa niente. Sarò un supereroe anche io. Tu, invece?
Si volta, guardando Chicago dall'alto. Lei, invece?
-Io voglio entrare in polizia.
-Anche tu sarai un supereroe, allora! E avrai una pistola! Io no, perché sarò forte e non avrò bisogno, ma tu... tu sì! E insieme sconfiggeremo tutti i cattivi, vero? Sarai la più coraggiosa.
Sorride, di nuovo. Come ci si comporta con un bambino di otto anni che ha perso sua madre? Deve continuare a credere a Babbo Natale, a Superman e Daredevil?
Lei non è così coraggiosa. Lentamente scendono e, una volta a terra, Steve e Jimmy si dimostrano le solite pesti. Li trascinano a forza dentro il tendone del ragazzo prodigio.
È lo stesso ragazzo che Teresa ha visto litigare poco prima, quello seduto sullo sgabello, che li fissa. Avrà vent'anni, o poco più, indossa una uniforme stile boyscout, forse per sembrare più piccolo.
La guarda negli occhi, intensamente.
Teresa si sente nuda, ma non riesce a distogliere lo sguardo.
Assistono allo show, quel ragazzo sembra leggere nelle persone, nei loro più profondi pensieri e sentimenti.
Ad un certo punto il padre le chiede un oggetto qualsiasi.
-No, non a lei. - Teresa alza lo sguardo, di scatto. Perché sembra volerla proteggere? Con un'aria di sfida toglie dal polso l'orologio, mettendolo in un sacchetto in modo che il ragazzo non sappia di cosa si tratta. - A tuo rischio.
Si benda ed inizia a parlare, indovinando l'oggetto, affermando che appartiene alla madre, morta da poco, in un incidente stradale, se non sbaglia.
E non sbaglia.
Teresa sente Tommy piangere accanto a lei, gli stringe la mano, mentre anche i suoi occhi si riempiono di lacrime, ma non gliela darà vinta. Steve e Jimmy, loro sono i soliti, impressionati dalla scena più che dall'implicazione emotiva che ne comporta.
Finito lo spettacolo, prende i fratelli e li riporta a casa, sperando che almeno per quella sera suo padre si comporti come tale, visto che lei ha il maledetto ballo di fine anno.
Senza accompagnatore.

***

È pronta, un abito verde senza spalline ed un paio di sandali argento. Trucco appena accennato e capelli raccolti. Saluta i fratelli con un bacio, spiegando a James dove può trovare la cena, chiedendogli di controllare i fratellini e di lavarsi i denti prima di andare a dormire.
Prende l'auto e guida fino all'istituto. La musica è assordante, rimarrà per un'ora, massimo due, e poi tornerà a casa.
Non si diverte, lì all'angolo, un bicchiere di ponch analcolico fra le dita. Non è fatta per stare in mezzo alla gente, non ora, non a poche settimane dalla perdita di sua madre.
Una mano le copre gli occhi.
Trasalisce e sferra una gomitata all'indietro.
-Ehi! Mi hai fatto male.
Si volta, davanti a lei il ragazzo prodigio.
-Tu non studi qui.
-No.
-Ok.
-Balli?
-No.
Le sorride, provando a contagiarla ma lei è ancora offesa per lo spettacolo del pomeriggio.
-Senti, mi dispiace per oggi.
-Potevi stare zitto.
-Mi pagano per parlare.
Gli molla uno schiaffo sulla spalla.
-Sai che sei violenta per essere così carina?
Altro schiaffo.
-Scusa, scherzavo. Sulla violenza. Non sul fatto che sei carina.
Perché sta arrossendo, ora? È per i suoi occhi, così azzurri, vero? È perché lui la sta guardando così, a fondo, come quel pomeriggio.
-Scusa.
Allunga una mano verso di lei.
-Patrick.
Lo guarda dubbiosa, prima di stringerla.
-Teresa.
-Allora, Teresa, mi concedi questo ballo?
Non le lascia la mano, si limita a trascinarla in mezzo alla pista, mentre una canzone uscita da poco inizia a suonare melodica.
Rimane a distanza, Teresa, imbarazzata dal contatto con un ragazzo che non conosce, che, al contrario, la stringe a sé, guidandola sulle note lente. Piano, si scioglie, stringendosi al petto di quel ragazzo più alto di lei, poggiando la testa sulla sua spalla.
-Mi dispiace veramente, per oggi.
-Non importa.
La stringe ancora di più a sé, canticchiando la canzone che accompagna i loro passi.
Lentamente come è iniziata, le ultime note suonano nella palestra, ma sembrano non accorgersene. Continuano a ballare ancora e ancora, chiacchierando mentre si spostano seguendo la musica. Non sa esattamente quante canzoni sono iniziate e finite, quando i due si separano e Teresa, spinta da un coraggio mai stato suo, chiude gli occhi e poggia le sue labbra su quelle del ragazzo. Dell'unico ragazzo che, da qualche mese a questa parte, non la evita per via della sua perdita.
E lui non arretra, non si sposta, anzi. Porta una mano dietro al capo, stringe i capelli corvini fra le dita e la bacia.
Un istante che sembra un eternità.
Rossa in volto, si allontana dal centro della pista, è ora di tornare a casa.
Si avvia verso l'auto, imbarazzata per il coraggio che ha tirato fuori e che non credeva di avere.
Patrick la segue, chiamandola, ma lei non torna indietro.
La blocca proprio davanti la portiera.
-Ho... ho fatto qualcosa di sbagliato? Scusa, io credevo che tu volessi...
Lo bacia di nuovo, di nuovo si chiede il perché, di nuovo non capisce da dove provenga tutta la sua audacia.
La spinge sul cruscotto, accarezzandole il viso, stringendo le sue spalle nude. Scioglie i suoi capelli e la guarda negli occhi.
Non sa esattamente cosa vuole, se non rimanere lì, con lei, ancora un po'.
-Devo... devo andare. I miei fratelli, mi aspettano.
-Domani la fiera partirà. Ci spostiamo in California. Io... partirò con loro.
Un macigno crolla sulle spalle di Teresa. Chissà perché, poi.
-È stato bello conoscerti, Patrick.
-Vorrei dirti che ci rincontreremo ma non voglio mentirti. La fiera si sposta quando e dove vuole e io devo seguirla.
Nota una punta di sconforto, nel suo tono. Lui le accarezza il volto, la pelle brucia al tocco morbido di quelle dita che la sfiorano.
I loro occhi rimangono intrecciati. Se fosse una favola lui la porterebbe via con sé.
Avvicina di nuovo il suo volto a quello della ragazza, incontrando, ancora una volta, le sue labbra. Si spinge contro di lei, tenendola ferma sul cruscotto.
Si separano e un sospiro sfugge dalle labbra della fanciulla.
-Devo andare, sul serio.
Annuisce, poggiando la fronte contro la sua.
-Posso chiederti un passaggio? Sono arrivato a piedi.
Salgono in macchina, Teresa al volante che segue le indicazioni del ragazzo. Superano l'ingresso della fiera, per rimanere qualche metro oltre, al buio, proprio accanto al tendone davanti al quale l'ha visto, poche ore prima, per la prima volta.
Lui la guarda negli occhi, per poi sorriderle.
-Sai, sei una ragazza speciale. Mi chiedo perché nessuno se ne sia accorto nella tua scuola. Vorrei tanto rimanere qui qualche altro giorno per conoscerti meglio. È stato bello incontrarti.
Lei arrossisce, imbarazzata. Ora che è lontana da scuola, che sono soli in auto, lontani dai luoghi che lei conosce bene, si sente una sciocca per i baci regalati.
-Grazie, anche per me è stato bello conoscerti. Magari ci rivedremo, chi può dirlo?
-La fiera si sposta continuamente, potremmo sempre tornare.
Le lascia un bacio delicato all'angolo della bocca per poi sparire nella notte.


***


Creare un tacito accordo sul lavoro non è difficile. Io so chi sei, tu sai chi sono, nessuno saprà che noi sappiamo. Ecco come funziona fra Lisbon e Jane da quando lui è stato assunto come consulente. Nessun accenno, nulla, a quanto è accaduto anni prima – sembrano secoli – fra di loro.
Ora, però, in quella palestra del college di Rancho Rosa, con una canzone che entrambi sanno significare molto più di quanto vogliano ammettere, è arduo rimanere in silenzio.
-Oddio, adoravo questa canzone.
-Questa canzone? Ti piace ancora, eh?
Sanno entrambi che non è una canzone qualsiasi.
-Ovviamente vuoi ballare.
-Con te? No.
Non possono, di nuovo. Non sempre sulle note di quella melodia che li ha spinti già una volta al centro della pista. Ma non c'è nessun collega, lì con loro.
-Oh andiamo puoi far finta che io sia quel ragazzo dal cuore di pietra che adoravi ma al quale non hai mai rivolto parola.
Gli sorride di sottecchi, lei. Sì, certo. Gelido e meschino ragazzo. Gli sguardi che si scambiano non lasciano alcun dubbio al fatto che stanno pensando proprio a quella serata di tanti anni fa.
-Non fare scherzi strani.
-Davvero?
Sorride, di nuovo. È stata lei, anni prima, a fare “scherzi strani”, unendo le loro labbra in un bacio ed in un altro ed in uno ancora.
Poggia la testa sulla sua spalla e si sente a casa, di nuovo, come non si sentiva da troppo tempo.
Lui respira il profumo dei suoi capelli, mentre la mano poggia sul corpo di quella piccola donna stretta fra le sue braccia.
Potrebbero rimanere così in eterno, lui lo farebbe volentieri ma... Angela? Charlotte?
-Tromba?
-No.



Angolo Aoko
Ancora buon Natale a tutti! :D
Mi presento con questa storia un po' nonsense, nata per caso, partorita dopo mesi di giacenza inutile sul mio pc, incompleta. Stasera non sono uscita e allora ecco qui che l'ho portata a termine.
Mi fate sapere che ne pensate? (Recensione, commento su facebook, messaggio sul telefono -?-)
Buon Natale ancora, buone feste!♥
   
 
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