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Autore: lostmyselfaway_    25/12/2014    1 recensioni
Clarissa è un'adolescente italiana stufa del suo paese natale.
Dopo anni riesce a partire per un nuovo Stato, grazie alla scuola.
Lì inizierà una nuova vita, conoscendo persone totalmente diverse.
Riuscirà ciò a riportare il solito allegro sorriso fra le labbra della ragazza?
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caro diario;
Sono di nuovo io e, indovina un po? Sono stufa.
Stufa,stufa e, come direbbe "Principessa Odessa" della Melevisione, ARCISTUFA di stare qui.

"Ma dai, l'Italia è bella! E' il paese della pasta, della pizza!
Poi specialmente te, che stai in Sicilia, hai il mare che è meraviglioso per le vacanze in estate!"


Ecco, questo è precisamente ciò che OGNI persona mi dice quando parlo dei miei "piccoli" problemucci con questa nazione.
Nossignore, l'Italia può anche essere bella per i turisti, può essere il paese della pasta e della pizza, ma io non ci trovo nulla di bello qui.
Non c'è politica, non c'è quasi manco religione (tralasciando Roma, i suoi credenti e il Papa nella Città del Vaticano), non c'è gente che mi capisca almeno un pò.
Adesso okay, non voglio assolutamente fare di tutta l'erba un fascio, parlo sopratutto del mio paesino sperduto, precisamente in culo ai lupi, come si suol dire.
Una persona, UNA SOLA FOTTUTA PERSONA che comprenda i miei sentimenti, ciò che voglio esprimere, non c'è.
Sembrano tutti uguali; tutti delle fotocopie! E sì, sia per quanto riguarda l'aspetto che la mentalità.
Poi si lamentano dei cinesi, loro sarebbero usciti da una fotocopiatrice? Tzè, sicuramente sono migliori di tutte voi pecore da gregge.
Cielo, si è fatto tardi e devo finire di studiare per l'interrogazione di domani.
Sai, sto trovando più piacevole studiare cinquanta pagine di chimica, piuttosto di scorrere per la home di facebook e assistere ai soliti selfie e stati da bimbominchia convinti di tutte quelle allegre pecorelle.
Ci sentiamo dopo, unico oggetto capace di accogliere i miei pensieri.

Questa fu l'ultima pagina che scrissi prima di gettare pigramente il mio diario dei segreti sul letto.
Avrei dovuto farlo sparire del tutto e parlare un po' di più con le mie sorelle, o con l'unica migliore amica che mi sono fatta in questo strazio di paesino.
Beh oddio, quest'ultima sa ormai tutto di me ed è davvero l'unica che condivide la maggiorparte dei miei pensieri; le mie sorelle o comunque la mia famiglia in generale, beh... meglio non parlarne.
Non saprebbero aiutarmi, o almeno non come volessi veramente.
"Dah, bando alle ciance, domani ho un'interrogazione bella e buona, credo sia il caso di studiare."
Pensai alzandomi dalla scrivania e dirigendomi, con un passo così lento da far invidia ad un bradipo, vicino al letto, dove giaceva lo zaino color asinello del presepe.
Non so esattamente perché scelsi quello zaino di un grigio così orribile, ma ciò non era poi così importante. Dovevo pur trasportare dei quaderni, libri e penne da casa a scuola, no?
Senza troppe storie aprii lo zaino ed estrassi il libro di chimica, andandomi in seguito a sedere, aprendo il libro e cercando quantomeno a concentrarmi alla prima parola del noioso testo.

«Allora... secondo la tavola periodica, il simbolo del potassio è-»

« Clarissa! La cena è pronta! Corri, prima che si fredda. » Una voce riecheggiò dalla cucina. E chi poteva essere se non mia madre?
Sbuffai sonoramente, stavo SUL SERIO mettendo da parte i miei pensieri per concentrarmi allo studio, e lei mi chiama per la cena?
Sempre a lamentarsi che non mi applico con costanza, e poi, proprio nel momento in cui lo stavo facendo mi interrompe.
Va bene mammina, poi non lamentarti quando in pagella vedi insufficienze.
Il lieve brontolio dello stomaco mi fece alzare e dirigere in cucina, dove il solito teatrino quotidiano
occupò la mia visuale.
Mamma che impiattava la carne arrostita con insalatina di contorno, papà che si accingeva a riempire il bicchiere con del vino rosso e mia sorella che mi guardava con disappunto, e sai che novità.
Mi sedetti al mio posto, prendendo forchetta e coltello, iniziando ad affondare quest'ultimo nella tenera carne arrostita.
I miei movimenti erano stanchi e svogliati, ultimamente ero davvero stufa di fare sempre la solita vita noiosa, volevo cambiare.
E quando dico cambiare, non intendo il solito taglio nuovo di capelli, cosa che a mia madre avrebbe fatto piacere; sostiene io li abbia eccessivamente lunghi e pieni di doppie punte.
Pigramente avvicinai il boccone alle labbra, addentandolo in seguito e iniziando a masticarlo con lentezza, gustandolo.
Mia madre si accorse di cotanta svogliatezza e, con strana calma mi chiese « Clary, che succede? »
La guardai probabilmente alzando un sopracciglio; chissà quante volte le avrò detto di essere stanca di quest'Italia.
Ingerendo il boccone, bevvi un sorso d'acqua già versata sul bicchiere accanto al piatto e risposi.
« Voglio andarmene da qui. Sì, insomma, non intendo da questa casa, intendo dall'Italia.
Non c'è futuro per me qui. Perché non proviamo a cambiare stato? » chiesi, andando a tagliare un altro pezzo di carne.
La mamma non era d'accordo con questa decisione, non riusciva a capire perché avessi tutti questi problemi con il mio paese natale.
« Non mi sembra di averti fatto mancare qualcosa. Se continui la scuola e poi provi a frequentare l'Università, riuscirai ad avere un futuro, vedrai. » mi rispose lei in tutta calma.
Io feci spallucce, sapevo che non avrebbe capito, come al solito. Ormai stavo cominciando a farci l'abitudine.
Non mangiai neanche tutto, finii soltanto l'insalata e mi alzai dal tavolo percorrendo la soglia della porta, pronta tornare in camera.
« Clarissa, non mi sembra educato alzarsi da tavola così, non hai neanche finito di mangiare. » mi interruppe lei, forse stava cominciando ad alterarsi.
« Non ho fame mamma, inoltre devo studiare. Lo hai detto tu, no? Se continuo la scuola e poi frequento l'Università è probabile che riesca ad avere un futuro. »
Dissi secca e me ne andai, probabilmente questa frase spiazzò mia madre che difatti non aggiunse altro, mi lasciò andare.
Una volta arrivata in camera mia, mi gettai sul letto afferrando il mio modesto smartphone che riposava nel comodino.
Accedere a facebook? Oh no, non se ne parlava.
Lessi soltanto il messaggio su Whatsapp della mia migliore amica che mi fece quasi uscire gli occhi fuori dalle orbite e perdere vent'anni di vita per lo stupore.

"Clary, dimmi che sei sveglia! Ricordi il test che abbiamo fatto per andare in Canada con la scuola? SIAMO IN GRADUATORIA!!!
Prepara le valigie e compra qualche cappotto in più, fra una settimana si parte."


Aspetta Genna, frena.
Che cazzo hai scritto?
Mi ci vollero cinque minuti buoni per realizzare ciò che c'era scritto in quel fottuto messaggio.
Canada, mio Dio.
Ho preso il massimo dei voti in quel test per partecipare un mese ad un college canadese,che feci assieme ad alcune mie compagne di classe e la mia migliore amica.
Incredibile.
Saltai giù dal letto e, lasciandomi sfuggire qualche urlo di gioia misto a emozione, corsi da mia madre spiaccicando letteralmente il telefono sul viso di quella povera donna che mi sopporta da ormai diciassette anni.
« MAMMA, CANADA, TEST, HO PRESO! »
Strillai esaltata, abbracciando l'altra che a stento capì cosa stava succedendo.
« Calmati Clarissa, dimmi che accade! » rispose lei, tentando invano di placare quell'euforia che mi stava lentamente divorando. Mi calmai, circa, e feci un profondo respiro prima di svuotare il sacco.
« S-si, insomma... ricordi quando ti ho parlato per il test che abbiamo fatto a scuola... dove solo le prime dieci persone con i massimi voti partivano per un college in Canada? Ecco, CI HO PRESO! »
La abbracciai quasi stritolandola per la felicità, ma solo dopo mi accorsi dell'espressione poco convinta dipinta sul volto di lei.
Ricambiò l'abbraccio e, sospirando mi accarezzò appena la chioma dorata.
« Sei stata brava, sono fiera di te, ma non so... se posso mandarti così lontana da qui. »
Ammise, con lieve rammarico.
Da euforica passai a delusa. No, non è possibile. Posso finalmente andare via da qui per qualche giorno e... non posso? Assolutamente no, non ci sto.
Mi spostai dalla sua stretta e la guardai seriamente.
« Mamma. Fra qualche giorno compirò diciotto anni. Siamo con la scuola. Il viaggio e l'albergo sono pagati. STO AVENDO LA POSSIBILITA' DI ANDARE IN CANADA, DI CAMBIARE ARIA! E ci sto riuscendo con i miei soli sforzi! Lasciami andare, per favore. » supplicai facendo musino, cosa a cui mia madre non ha mai saputo resistere.
Dopo qualche istante di esitazione, la donna sospirò amaramente, e con sguardo colmo di preoccupazione/tristezza, annuì lentamente.
«... e vabene. Proverò a fidarmi di te. Mi raccomando, fai estrema attenzione, stai sempre incollata ai professori e guai a te se non rispondi al cellulare ogni volta che ti chiamo. Intesi? Ora corri a preparare la valigia, poi finiamo con le raccomandazioni. »
Il mio sguardo si illuminò, se avessi potuto costruire una statua in oro per quella donna lo avrei fatto senza pensarci due volte. La abbracciai cosi forte che rischiai di farle mancare il respiro e, con un'enorme sorriso a trentadue denti, alzai il pollice in segno di ok.
« Grazie mamma! Sei la migliore! »
Corsi in camera mia afferrando la prima valigia che vidi, iniziando a metterci dentro tutta la roba necessaria per un bel viaggione in Canada.
Calcolando che era inverno e lì ci saranno stati almeno -10 gradi, misi dentro i maglioni piu pesanti e qualche giubbotto.
Finalmente il mio sogno si stava realizzando. Certo, avrei pensato ad uno stato piu famoso come i conosciutissimi USA, però mi accontento.
E' pur sempre qualcosa.
Una volta finito di preparare tutto, mandai la conferma alla mia migliore amica.
Fra una settimana? Perfetto, non vedo l'ora!

*Angolo scrittrice*
Saaalve!
Questa è una fan fiction per cui sto avendo ispirazione al momento... non so se verrà letta da qualcuno, in ogni caso, eccola qui! Spero vi piaccia!
Al prossimo capitolo :3
   
 
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