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Autore: Tsuki82    26/12/2014    9 recensioni
“Come vuoi, Ryo, ma sappi che se per mezzanotte e un minuto non sarai tornato, non ci sarà modo di rivederci ancora!”...“Cos'è che vuoi, Kaori?...Cosa vuoi che ti dica? Cosa vuoi che faccia?”...Kaori scese dalla macchina con un'eleganza che non aveva mai dimostrato.
I capelli lunghi le circondavano il viso luminoso e felice, rendendola ancora più bella di quanto si ricordava. Il vestito, lungo fino alle ginocchia, metteva in risalto le forme di donna che aveva sempre celato.
Quella non era più la sua Kaori...
Una One Shot per festeggiare il Natale.
Buone Feste a tutti e buona lettura.
Tsuki.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori/Greta, Ryo Saeba/Hunter
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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Se ne stava seduta in finestra, il cuore in preda a mille tormenti.
Sarebbe tornato? Sarebbe cambiato qualcosa?
Forse, o forse no.
Sospirò, stanca e depressa, ancora una volta.
Un passo verso di lui, la sensazione di averlo, finalmente, e poi...poi i suoi milioni di passi indietro, il ritorno al passato, l'essere una specie di sorellina da proteggere.
Era troppo e ormai non c'era più tanto tempo.
I quaranta erano dietro l'angolo e non si poteva continuare in quel modo, ad essere sempre a un passo dalla meta che si allontana nel buio, non ce la faceva più.
Quelle parole sulla radura, l'abbraccio...dovevano pur significare qualcosa, eppure i dubbi restavano e restava la sensazione che nulla sarebbe cambiato, né tornato come prima.
Cosa provasse era chiaro da tempo, anche troppo, ma le azioni di Ryo l'avevano sempre fatta indietreggiare, adesso però non voleva più fingere, non aveva più voglia di accontentarsi di stare al suo fianco come partner lavorativa, voleva tutto. Tutto.
Brividi caldi le salivano lungo la schiena quando pensava al corpo di Ryo.
L'idea di quelle mani forti che percorrevano il suo corpo, la facevano tremare.
Desiderava diventare donna, completamente, la sua donna, sarebbe stato il miglior modo per festeggiare il Natale e cominciare un nuovo anno come compagna.

 

Le sue fantasie notturne salirono con il sangue lungo le vene e si fermarono al cuore.
Per un attimo avvertì quella sensazione particolare di desiderio che bruciava nel suo ventre, scatenando una serie di emozioni contrastanti.
Chiuse gli occhi e una mano, candida e gentile, scese sul seno, sfiorandolo, per portarsi ancora più in basso.
Chissà come sarebbe cambiata quella sensazione al tocco delle sue mani...
Sospirò e una nuvoletta calda si condensò sul vetro della finestra.
Riaprì gli occhi, in attesa, e notò dei piccoli fiocchi di neve scendere e trasformarsi in gocce d'acqua gelata.
Forse era quella la fine che avrebbe fatto anche lei e non voleva. Trasformarsi in una zitella acida che non sapeva distinguere l'amore dall'illusione dell'amore, era l'ultima cosa che sarebbe diventata.

 

Una volta le aveva detto che desiderava diventasse una donna come tutte le altre e, se avesse fatto di nuovo un passo indietro, lo avrebbe accontentato.
Sospirò e attese, come aveva sempre fatto, come aveva sempre voluto fare fino a quel momento, ma adesso basta.
Non poteva perdere così quel momento cruciale della sua vita, se lo avesse fatto sarebbe stato come varcare una linea di demarcazione senza poter più tornare indietro.

 

I suoi pensieri si interruppero di colpo quando l'orologio che aveva al polso, regalo di Miki, suonò la mezzanotte.
Era Natale e quell'anno lui non sarebbe stato con lei. Glielo aveva detto molto chiaramente. Aveva da fare, troppo per permettersi un Natale chiuso in casa. Le aveva detto di non aspettarlo sveglia e la sua risposta lo aveva raggelato.
“Come vuoi, Ryo, ma sappi che se per mezzanotte e un minuto non sarai tornato, non ci sarà modo di rivederci ancora!”
Fu una risposta fredda e distaccata, ma se voleva una via d'uscita da quel circolo vizioso, doveva necessariamente porlo di fronte ad una scelta.
Lei o la sua vita da libertino.
Ryo si era voltato a guardarla, stupito e scioccato, poi le aveva sorriso e, come al solito, le aveva risposto un distaccato e striminzito fai come vuoi.

 

Contò i secondi, sperando in quel cambiamento che aveva tanto desiderato, ma la mezzanotte passò tacita e veloce e ben presto le sue speranze crollarono come un castello di carte in mezzo ad una tormenta.
L'orologio a cucù batté l'una di notte e una lacrima solitaria scese sulla sua guancia fredda.
Ormai però aveva deciso di essere felice e sentirsi donna.
Afferrò il cappotto che le avevano regalato Mick e Kazue e, valigia in mano, se ne andò, lasciando quel luogo di grandi sofferenze e gioie.

 

A volte il cambiamento è l'unica via per essere felici e lei voleva esserlo a tutti i costi. Guardò quella casa per l'ultima volta, dalla strada, poi si voltò e se la lasciò alle spalle come tutto il passato, perché adesso era protesa verso il futuro.
Aveva lasciato la pistola del fratello sul letto di Ryo e con quello ogni oggetto che l'aveva accompagnata fino a quel momento: il bazooka, i martelli e le bombe a mano.
Era il momento giusto per tornare ad essere come tutti gli altri.

 

 

Erano passati diversi mesi e di Kaori non si era saputo molto. Miki aveva riferito ciò che le aveva scritto.
Era andata in America da sua sorella e sembrava aver preso una strada completamente diversa dalla loro. Lavorava presso uno studio legale come segretaria, si era fatta crescere i capelli e aveva iniziato a frequentare un avvocato del suo studio.
Se Miki, raccontando, avesse sperato in una reazione, rimase delusa. Ryo sembrò del tutto impassibile, come se non sapesse neppure di chi stavano parlando.

 

Sembrava assurdo, ma il suo silenzio diceva tutto.
Kaori non faceva più parte della sua vita.
Avrebbe potuto cercarla, riprendersela.
Invece non aveva fatto nulla se non rispettare quella decisione che lui aveva approvato con il suo silenzio.

 

Quel giorno il Cat's Eye era nello sconforto più totale.
Miki e Kazue, sedute ad un tavolo in lontananza, confabulavano a bassa voce, tristi e un po' arrabbiate, mentre Umi e Mick le guardavano curiosi.

 

“Ma davvero non senti nulla?” chiese il biondino, cercando di leggere le labbra di Kazue, ma quella si copriva con la mano per non farsi vedere.
“Cosa dovrebbe sentire?” chiese una voce maschile alle sue spalle.
L'americano cadde dalla sedia con un urletto da donnicciola.
“Tsé, pivello!” ruggì Umi, continuando a pulire un vassoio d'argento.
Mick non rispose, ma digrignò i denti per un attimo, poi si ricompose e si rimise seduto, “Da stamattina presto quelle due non fanno altro che confabulare!” disse, indicando alle sue spalle con un pollice, “Non so cosa stia succedendo, ma deve essere qualcosa di grosso se cercano di tenerlo segreto!”
Per un attimo scese il silenzio tra i tre uomini, poi Umibozu li interruppe, “Kaori si sposa.” disse senza emozione nella voce.

 

Miki si voltò a guardare Ryo e un sorriso triste disse tutto ciò che non osava pronunciare.
Lo sweeper sbiancò per un solo istante.
Quello segnava la fine di tutto.
Riprese la porta senza parlare, come sotto shock, e se ne andò.
Pochi passi e l'aria fredda di un nuovo inverno lo colpì allo stomaco come quel pugno che voleva darsi da solo.
Non c'era nulla da fare.
L'aveva lasciata andare, senza nessuna pretesa, allora cosa voleva adesso?
Si appoggiò spalle al muro in un vicolo freddo e buio e rimase così a lungo, abbastanza da perdere la cognizione del tempo.

 

Kaori, quella ragazzina tutto pepe, impicciona e timida, era diventata donna abbastanza da sposarsi.
Non c'era più nessun posto per lui, né nella sua vita né nel mondo.
Solo.
Era tutto ciò che sarebbe stato sempre.

 

Calò la notte e con quella ogni ombra, persino quella dei suoi demoni, che sembravano essersi svegliati tutti in una sola volta.
Lo guardavano, lo giudicavano, puntavano il dito contro il suo petto, pronti a portarlo all'inferno, ma tra loro c'era qualcosa, anzi qualcuno che sorrideva triste.

 

Un pastrano color terra, occhiali cerchiati di nero, le mani in tasca e il viso leggermente basso.
Lo guardava con un velo di disperazione negli occhi, ma non sembrava arrabbiato, solo inconsolabile, com'era stato anche in vita.
Soltanto con la sorella sorrideva e sembrava felice.
Udì il rumore di una macchina che si accostava e lo vide girarsi da quella parte.
Un brivido gelido gli salì lungo la schiena, sapeva chi era, ne sentiva il profumo persino da lì.
Si portò verso l'uscita del vicolo, senza farsi vedere, e guardò, anche lui con le mani in tasca.

 

Kaori scese dalla macchina con un'eleganza che non aveva mai dimostrato.
I capelli lunghi le circondavano il viso luminoso e felice, rendendola ancora più bella di quanto si ricordava. Il vestito, lungo fino alle ginocchia, metteva in risalto le forme di donna che aveva sempre celato.
Quella non era più la sua Kaori. Quella bellezza timida era sparita per lasciare il posto alla maturità di una donna consapevole del suo corpo.

 

La rossa si voltò di colpo verso la porta del bar a pochi metri da lei, e corse ad abbracciare Miki che, stupita e affascinata, era rimasta senza parole.
Sayuri, la sorella di Kaori, scese dall'auto dall'altra portiera e si fermò a guardare un punto imprecisato sulla strada, con un sorriso appena accennato.
“Sayuri, vieni, devo presentarti qualcuno.” disse Kaori, afferrando la sorella per un braccio, e in quel momento anche il suo sguardo cadde nello stesso punto della donna.
Per un attimo l'aria sembrò non voler entrare nei polmoni, il cuore tentò di scoppiarle in petto, ma chiuse gli occhi e ignorò quelle sensazioni.
Non fece nessun cenno verso Ryo, si limitò ad ignorarlo con distacco, come se neppure lo conoscesse e quella fu la pugnalata più profonda che avesse mai ricevuto.

 

Lo aveva ignorato, dimenticato, cancellato e con quel gesto aveva chiarito che non lo voleva nella sua vita, mai più.

 

Ryo alzò gli occhi sul fantasma di Maki che continuava a sorridere triste.
“È inutile, amico mio. Non c'è più nulla da fare. Anche tu lo pensi, vero? Sembra molto più felice di quando stava con me. Forse è meglio così, almeno saprò che da qualche parte in questo mondo marcio lei vive.”
“E ti basta?” domandò la voce di Umibozu, scuotendolo dai suoi pensieri tristi, “Questo ti basta davvero? Non credo! Se fosse stato così, l'avresti allontanata prima di innamorarti di lei! Non sai mentire a te stesso, mio caro. Per quanto tu voglia fingere, avresti voglia di uccidere pur di riprendertela.”
“Non è vero!” esclamò Ryo punto sul vivo.
“Davvero? Allora mi spieghi perché stai stringendo così forte la tua Python?”
Ryo spalancò gli occhi e si guardò la mano destra.
“Puoi mentire a tutti ma non alla tua anima da assassino e nessuno meglio di me può capirti. Vuoi fare finta di niente, ma non puoi!” Umibozu prese uno dei sacchi neri che si era portato dietro e si avvicinò al secchione dell'immondizia, “Certo se tu volessi riprendertela puoi sempre contare su di me ma, se vuoi lasciare le cose come stanno, ti consiglio di sparire dalla circolazione per un po', perché da quanto ho capito si fermeranno tutti in città per i preparativi.”
“Poi, se per caso tu volessi far fuori quel bell'imbusto, basta un fischio e io ci sono!” aggiunse la voce di Mick che era rimasto nell'ombra fino a quel momento.
Per un attimo Ryo sembrò voler scoppiare a ridere, poi però si fece serio, rimise la pistola nella fondina sotto la giacca e si strinse nel soprabito lungo, “Se potessi vi ringrazierei per questo, ma non è ciò che voglio! A me va bene così, quindi è inutile parlarne!” e, così dicendo, prese la strada verso casa, senza voltarsi o dire una sola parola di più.
“Certe volte lo ucciderei per quanto è testardo!” sbottò Mick. Umi non disse nulla, si limitò a sorridere sadico e rientrò nel locale.

 

La casa era vuota e silenziosa, come sempre, ma chissà come mai adesso ne sentiva tutto il peso.
Non c'era nessun porto franco sulla sua strada, nessuna isola felice, solo buio e demoni che spuntavano dal suo passato.
Si versò un bicchiere di brandy e, poggiato contro la finestra, si accese la sigaretta.
Presto sarebbe stato Natale e non c'era più nessuno con cui dividerlo.
Se Kaori fosse rimasta in città, sicuramente, lo avrebbe passato con gli amici che non vedeva da un anno e tra loro non c'era posto per lui.
Chiuse gli occhi, mandando giù un sorso e aspirando dalla sigaretta.
Lasciò andare il fumo molto lentamente creando una specie di nebbiolina davanti ai suoi occhi.
In quell'istante la vide ancora, bella e perfetta com'era stata un attimo prima in mezzo alla strada.
La donna che aveva amato, l'unica.
Chiuse gli occhi e si concentrò. Sentì quel profumo familiare e quel respiro affannato che aveva avuto per un solo istante.
La voleva ricordare così, bellissima e in preda all'emozione più forte che avesse mai provato.
Aspirò ancora e rilasciò il fumo come aveva già fatto, riaprì gli occhi e la vide di nuovo, ma più distinta e reale. Spalancò gli occhi e rimase immobile quasi impietrito.
“Ciao.” disse Kaori con voce titubante.
Lui non rispose.
Lei sorrise cinica, “Me lo aspettavo!” esclamò quasi delusa.
Fece qualche passo in avanti e si fermò accanto a lui, guardando fuori dalla finestra, “Speravo di non trovarti, ma a quanto pare devo affrontare anche questa prova.” sospirò e poggiò le braccia esili sul freddo marmo della finestra, “Non è cambiato nulla, il panorama è lo stesso, eppure sembra diverso.”
“Chi lo guarda è cambiato.” disse Ryo saggiamente, “Non sei più la stessa.”
“Lo pensi anche tu?” domandò lei, sorridendo, “In effetti sono molto cambiata. Allontanarmi mi ha fatto capire chi sono e cosa voglio dalla vita.”
Ryo non disse nulla, stinse solo più forte il bicchiere.
“Sai, quel giorno sono rimasta qui ad aspettare fino all'una di notte, ma ogni minuto la mia speranza si spezzava e alla fine anche il cuore ha fatto lo stesso.” la voce triste fu più dolorosa di uno schiaffo, “Avrei voluto un finale diverso per noi, ma non è stato possibile, per questo ho pensato bene di allontanarmi. Sayuri mi ha accolto con le braccia aperte, mi ha consolato e mi ha insegnato a vivere una vita diversa, alla luce del sole.” prese fiato, come se cercasse le parole giuste, poi si fece coraggio, “Non so se ti interessa, ma adesso sono felice di aver preso quella decisione.”
Si voltò e rimase impietrita.
Lo sguardo che le rivolse Ryo non si può descrivere a parole, ma le emozioni che le lasciò dentro erano piene di sentimenti contrastanti.
“Ne sono felice.” fece atono dopo qualche secondo.
Kaori si voltò di nuovo alla finestra con un magone in gola. Doveva dirgli tutto, era per quello che era tornata.
“Lui è un brav'uomo. Lavora sodo, mi riempie di attenzioni ed ha occhi solo per me...” temporeggiò senza guardarlo, “I primi tempi facevo delle comparazioni con te. Il modo di parlare, di gesticolare, di fare...” altra pausa, “Poi però non c'era modo di andare oltre perché quello che facevo con lui, non l'avevo mai fatto prima, neppure con te.”
La voce era flebile e alterata dalla timidezza sull'argomento, ma Ryo non poteva ascoltare oltre, non voleva.
Strinse così forte quel bicchiere che scoppiò letteralmente nella sua mano, andando in mille pezzi e non fu l'unica cosa che si ruppe quella notte in quella casa.
“Sei sempre il solito distratto!” fece lei, con il suo tipico tono di voce. Gli afferrò la mano per controllare i tagli, ma lui la ritirò di colpo.
“È ora che tu vada, adesso.” fece freddo come il ghiaccio, “Questo non è più posto per te.”
Kaori abbassò lo sguardo per un solo istante, poi lo sollevò di colpo, “Hai ragione, come sempre.”

 

Avrebbe voluto che la porta scomparisse come per magia, solo per imprigionarla di nuovo lì, ma la gabbia era aperta e l'uccellino aveva preso il volo già da tempo. Era impossibile che decidesse di tornare volontariamente in quella voliera dove non c'era mai abbastanza spazio per sbattere le ali.
Il mondo di fuori era una giungla inesplorata dove volava libera e non c'era spazio per lui in quel mondo alla luce del sole.
Lui si muoveva nell'ombra, furtivo e svelto, imprevedibile e pericoloso. Il suo mondo era oscuro come la sua anima e lei era troppo luminosa per accontentarsi del buio. Lei poteva brillare solo alla luce del sole e al suo fianco si sarebbe consumata inutilmente.
Non c'era motivo di trattenerla.

 

“Finirà tutto così, lo sai vero?” domandò lei di spalle, con una mano sulla maniglia della porta.
Quella domanda lo scuoté come un tornado con una casa.
“Se vado via non ci sarà modo di tornare ancora, né ragione. Sarà tutto solo un ricordo da celare nel profondo, qualcosa che non si potrà mai condividere con nessuno, lo sai questo, no?”

 

Che diavolo voleva dire? Anzi che voleva insinuare?
Non le rispose. Non capiva. Le parole, se mai ne avesse avute, si erano bloccate nella gola.

 

Kaori lasciò la presa sulla maniglia, abbassò la testa, si strinse nelle spalle e afferrò con una mano il braccio che prima si era teso verso la porta, come a volersi fermare nonostante tutto.

Per un lungo istante rimasero così, in silenzio, come a voler cristallizzare quel momento affinché non passasse mai, ma nulla è eterno e Ryo gliene diede prova.

 

“Cos'è che vuoi, Kaori?” domandò con voce stanca, quasi disperata, lei non rispose, rimase lì ferma, dandogli le spalle, “Cosa vuoi che ti dica? Cosa vuoi che faccia?” Ryo fece qualche passo verso di lei, “Ti ho lasciata libera di decidere la tua vita, non è sufficiente?” le afferrò il braccio, “Devo decidere per te? Sai bene che non posso. Rispetto la tua decisione. Cos'altro dovrei fare?” e con un leggero strattone la voltò per guardarla in viso.

 

Le guance rosse erano rigate dalle lacrime, il respiro bloccato nella morsa della disperazione che le aveva riempito il cuore.
Aveva provato ad essere forte, a dimenticare, ma semplicemente averlo intravisto un istante era stato sufficiente a distruggere ogni sua fermezza.
Ryo sospirò e si passò una mano tra i capelli, “Sai che questo non cambia nulla. Puoi anche singhiozzare ma non puoi pretendere che io decida per te.”
Non c'era amarezza o freddezza nella sua voce, solo una punta di stanchezza.

 

Capire le donne è più difficile che stare al mondo, di qualsiasi mondo si tratti.

 

Kaori non osò parlare, si limitò ad annuire e prese la porta.
Quel passato non sarebbe mai tornato ad essere presente.

Ryo la osservò camminare dalla finestra, il corpo rotto dai singhiozzi.
Cosa doveva fare?
Nulla poteva o forse nulla voleva, lasciò solo che dalle tenebre tornassero i suoi demoni e stavolta avevano tutti il volto triste e sconsolato di Makimura.

 

“Cazzo!” imprecò tra i denti e diede un pugno al muro.

 

“Per quanto cerchi di nasconderlo, non puoi negare che il tuo cuore sia felice!” disse la voce di Mick, poggiato contro il muro, “Stai esultando dentro, sapendo che lei prova ancora qualcosa per te.”
“Non è libera!” fece con rabbia crescente.
“Ma questo non ha mai significato nulla per un libertino come te. Non mi pare ti sia fatto mai tanti scrupoli.”
“Con lei è diverso!” ruggì lo sweeper.
Mick divenne livido, “Che cazzo dici!” esclamò con foga, afferrandolo per una spalla, “Soprattutto con lei non dovrebbe! Tu la ami e da quanto ho visto anche lei ti ama, così tanto da rimettere tutto in gioco nonostante sia passato un anno. Ryo!” urlò contro l'uomo, “Lo capisci che ti sta dando una seconda opportunità? D'accordo, nel tuo caso sarà la milionesima, ma lo sta facendo!”
Ryo se lo scrollò di dosso e lo guardò in cagnesco, “Mick, Kaori è di un altro uomo adesso!”
L'americano scoppiò a ridere, “Non dirmelo.” disse tenendosi la pancia con una mano, “Non ti starai facendo dei problemi perché pensi che ci sia andata a letto!”
Lo sweeper sbiancò.
“Quel poveretto deve sposarsela per farci qualcosa!” affermò, asciugandosi le lacrime, poi tornò serio, “Sei proprio un deficiente! Ti sta aspettando, nonostante tutto sta aspettando te per diventare donna, anche se ammetto che come bocconcino è migliorata parecchio. Sayuri è stata proprio brava!”
“Che intendi?” domandò.
“Kaori è pura com'è sempre stata, Sayuri le ha solo insegnato ad essere un po' più sicura di sé. Non te n'eri accorto? Lei non ha l'odore della donna che ha conosciuto il calore di un corpo maschile.” sorrise, gli diede una pacca sulla spalla e si diresse alla porta, “Se ti sbrighi, magari la raggiungi prima che arrivi in albergo!” aprì la porta ma qualcosa lo scaraventò a terra prima che potesse uscire.
Sorrise, guardando l'ombra di Ryo che correva sui muri diretta verso l'esterno, “Vediamo se quel pivello riesce a salvare il Natale!”

 

La neve aveva preso a cadere, ma non la sentiva. Ogni cellula del suo corpo era protesa verso quella corsa assurda.
Possibile che da animale notturno, infallibile killer, pericoloso nemico e straordinario amante, si fosse ridotto a correre dietro le gonne di una sola donna?
Sì che era possibile!
E con quello, tutto lo diventava.
Il respiro diventava sempre più affannato, ma non sentiva la fatica, voleva solo raggiungerla e dopo...dopo....

 

Si fermò di colpo.
Kaori era davanti a lui e con lei c'era la sorella.
“Non mi ha voluto!” sbottò disperata la rossa, “Nulla è cambiato!”
Sayuri allungò una mano ma si fermò prima di abbracciare la sorella, “Lo credi davvero?” domandò con emozione e guardò oltre le sue spalle.

 

Si voltò senza capire e, prima che potesse anche solo vedere, sentì due braccia forti stringerla.
“Posso?” domandò Ryo, trovando un coraggio che non sapeva di possedere.
Sayuri sorrise, “Devi!” esclamò e li lasciò lì.


Kaori rimase stordita per un istante, poi sollevò finalmente lo sguardo e i due profondi pozzi neri le risucchiarono ogni energia.
“Non mi importa!” esordì Ryo, “Non me ne frega nulla se devi sposarti o se lo vuoi! Io non te lo posso permettere. Tu sei mia.”

 

Rimasero a guardarsi per un secondo, poi lei si liberò dalla sua presa. Asciugò gli occhi per poterlo vedere bene.
“Sai cosa implicano le tue parole?” lui annuì, “Sai che dopo non ti permetterò di fare un solo passo indietro?” annuì ancora.
Kaori prese fiato e lo guardò come a sfidarlo, “Dimostralo!” ordinò.
Ryo le prese i polsi, stringendo un po' troppo forte. Sapeva che le avrebbe fatto più male che bene ma non gli importava. Era stato solo per un anno, aveva ceduto ai demoni della sua anima, era caduto più in basso di quanto non avesse mai fatto.
Adesso doveva solo risalire e se questo significava costringerla o imprigionarla in un mondo tenebroso se ne sarebbe fatto una ragione.
Non poteva vivere senza quella luce che solo lei sapeva portare. Kaori era respiro, anima, vita...
Si sarebbe perso e ritrovato solo grazie a lei, avrebbe affrontato qualsiasi cosa con la speranza di vederla ancora, perché lei...lei...

 

“Tu sei mia!” ringhiò con forza e la strattonò verso di sé, incatenandola in un bacio che sapeva di lussuria e trasgressione.

 

Maki se ne sarebbe fatto una ragione e se voleva punirlo poteva anche farlo, perché la sola ragione che aveva di essere un uomo, adesso, stava mischiando il respiro con il suo.

 

Sayuri li guardò dalla finestra della sua stanza in albergo, sorridendo.
L'indomani avrebbe dovuto dare qualche spiegazione a quel povero sciocco che si era invaghito di sua sorella, ma in fin dei conti glielo aveva detto dal primo giorno.

 

Non puoi competere con l'uomo di cui Kaori è innamorata. Non sarai mai alla sua altezza!

 

Sciolse il nodo della tenda e lasciò che si chiudesse davanti ai suoi occhi.
Ci aveva messo una vita ma finalmente quella notte Ryo avrebbe donato a Kaori il regalo più prezioso e ne avrebbe ricevuto uno in cambio dello stesso tipo: il cuore.

 

Sorrise e all'improvviso arrossì. Poteva immaginare che notte avrebbe passato sua sorella e provò anche un pizzico d'invidia.

 

Beata te, Kaori!

 

 

  
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