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Autore: Mercuzio    26/12/2014    0 recensioni
Il mondo come noi lo conosciamo non esiste più. Il deserto ha ormai preso il posto delle foreste, le città sono diventate il rifugio di animali e nuovi esseri mutanti, eredità dell'ultima guerra mondiale combattuta a colpi di atomiche, e gli esseri umani, quei pochi rimasti, sopravvivono combattendo per spartirsi quelle poche gocce di acqua rimaste. In questo contesto si muovo Abraham, un uomo dal misterioso passato, e Jules, un giovane ragazzo sveglio ma che non sa nulla del nuovo cattivo mondo, solo che proviene da uno dei bunker sotterranei costruiti per i ricchi del vecchio mondo e che potrebbe rappresentare l'ultima speranza per l'umanità prima dell'estinzione definitiva.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of the New Bad Word'
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La testa gli pulsava e il clangore metallico che sentiva non contribuiva ad attenuare il dolore che gli martellava la testa. Le immagini erano confuse, a malapena riusciva a vedere il cielo rossastro che incombeva su di lui. La vista era offuscata ma riusciva a distinguere in lontananza le sagome di tre uomini che si fronteggiavano. Si muovevano a destra e sinistra come in una sorta di danza e ad ogni movimento corrispondeva un suono metallico e uno stridio, come di due corpi metallici che si sfregano a vicenda.
Riusciva a distinguere bene i suoni del combattimento ma non riusciva a capire da dove provenissero le grida atroci dell’uomo che imprecava:
“Oddio …. Dioooo, che dolereeee!! AAAAh le mie palle!”
il ragazzo girò la testa, prima a sinistra, poi a destra e vide l’uomo che imprecava. Era in ginocchio e si teneva con entrambe le mani l’inguine da cui non smetteva di uscire il liquido purpureo del suo sangue. L’uomo era incapace di muoversi tanto era il dolore. Di tanto in tanto si piegava in avanti come se fosse svenuto o privo di sensi poi di botto si rimetteva su e continuava a gridare e farfugliare parole incomprensibili, ormai lo shock lo aveva privato della ragione. Forse non ne avrebbe avuto ancora per molto.
Quando ormai si rese conto che l’uomo non costituiva più un pericolo si rigirò mettendosi pancia in giù. La posizione in cui era poco prima non gli consentiva di osservare il combattimento che stava avvenendo poco più avanti. Quando si fu messo in posizione più comoda si accorse che poco distante giaceva il corpo di un altro uomo. Quest’ultimo aveva il pugno stretto in una morsa e teneva qualcosa, sembrava un’arma, una rivoltella per essere precisi. Studiandolo meglio si accorse che anche questo indossava degli stracci, come il compare che si teneva le palle. Puzzava di stantio ed era sporco. In compenso però era pieno di tasche e borsette, frugandolo probabilmente ne sarebbe uscito qualcosa di interessante. Era evidente che comunque quell’uomo era morto, una larga pozza di sangue si era materializzata tutt’attorno al corpo, ma non riusciva bene a vedere dove fosse la ferita. La cercò, incuriosito, poi si accorse di qualcosa che giaceva poco lontano dal corpo esanime. Sembravano capelli, e sotto di essi prendeva forma l’espressione di sorpresa e sofferenza dell’uomo, gli occhi sgranati dal terrore, impressi in quell’ultimo immortale attimo di vita poco prima che la testa gli fosse recisa dal corpo.
Era tutto chiaro, i due malcapitati erano state le prime due vittime dell’uomo che probabilmente stava combattendo con gli altri due, poco distante da lì.
   Il ragazzo era impossibilitato a muoversi, o meglio l’avrebbe fatto se non fosse stato per il dolore lancinante che provava in ogni parte del corpo, nelle zone prese a calci e pugni dagli zotici che lo avevano aggredito, prima che intervenisse quello straniero a salvargli la vita. Avrebbe voluto aiutarlo, ma un senso di vertigine gli impediva di alzarsi e reggersi in piedi, non poté far altro che osservare inerme la scena.
   Il misterioso uomo non aveva certo bisogno d’aiuto, sembrava destreggiarsi bene con quei due zotici. Lo attaccavano entrambi nello stesso momento con rudimentali asce ma lui si divincolava in maniera fluida sfuggendo ad ogni colpo di taglio sferrato dagli avversari, ed ogni volta che si muoveva infliggeva un nuovo squarcio nelle carni già martoriate dei due uomini con il suo lungo pugnale dalla lama ricurva, anche se somigliava di più ad una spada, sembrava una sorta di kruki ma poco più grande.
Il combattimento non sarebbe durato ancora a lungo, ero poco ma sicuro. I due zotici erano evidentemente a corto di fiato. La stanchezza, la fatica e l’enorme numero di ferite aperte erano il segno evidente che sarebbero crollati da lì a pochi istanti.
L’uomo misterioso decise di porre fine alle loro sofferenze. Lo osservavano come cani impauriti ormai costretti all’angolo, nei loro occhi si poteva leggere terrore e sofferenza, sapevano in cuor loro che sarebbero morti sotto la lama dell’uomo misterioso, solo l’istinto di sopravvivenza li spingeva ancora a combattere per la loro vita.
Il ragazzo osservava la scena e, anche se avrebbe dovuto provare odio per gli uomini che l’avrebbero potuto ammazzare, quello che sentiva era compassione. Dentro di se sperava che non facessero quello che stavano per fare, che cambiassero idea e si fermassero là. Arrendendosi, avrebbero riportato una ferita profonda nell’orgoglio, ma la loro vita sarebbe stata risparmiata. Poi, guariti dalle ferite, avrebbero potuto combattere ancora in futuro per sopravvivere al mondo ormai drasticamente mutato.
Improvvisamente, come se il ragazzo avesse trasmetto mentalmente il suo pensiero, l’uomo misterioso cambio posizione, abbassò la guardia, l’arma, e si mise in posizione retta e rivolgendosi ai due uomini disse:
“Ho deciso di darvi una possibilità! È stato versato fin troppo sangue e sono stanco di ammazzare persone, ma sono pronto a farlo se sarò costretto. Approfittatene, vi do la possibilità di vivere, tornatevene da dove siete venuti, dalle vostre donne, dalle vostre famiglie. Correte, non giratevi, non guardatemi, non cercatemi, in caso contrario… tornerò a cercarvi per porre fine alle vostre sofferenze, per sempre!”
A quelle parole i due uomini si scambiarono un’occhiata. Visibilmente interdetti dalle parole dell’uomo misterioso. Ma lui sapeva già come sarebbe finita, glielo si poteva leggere negli occhi, stanchi e rassegnati all’idea di mandare all’altro mondo altri due poveri cristi. 
Istantaneamente i due si lanciarono contro l’uomo misterioso. Prontamente rialzò l’arma e fronteggiò il primo avversario, non ci vollero che pochi secondi per togliergli la vita. Con un abile mossa riuscì a disarmare l’avversario troncandogli il braccio di netto, e prima che questi potesse rendersene conto la testa era già volata via e dalle vene ormai scoperte del collo eruppe un violento schizzo di sangue.
Anche l’altro non ebbe che vita breve. Liberatosi del primo uomo, il misterioso individuo con un abile mossa deviò il colpo partito dal secondo uomo e riuscì in un baleno a conficcargli la lama del lungo coltello nello stomaco. Questi cadde all’istante in ginocchio ma non morì subito. Il dolore era lancinante ma non voleva morire il bastardo.
L’uomo misterioso estrasse lentamente il coltello dallo stomaco dell’individuo e pose fine alla sua vita in un gesto che ricordava come gli antichi romani giustiziavano le loro vittime. Si pose alle spalle dell’uomo e appoggiò la punta del coltello nella fessura tra clavicola e scapola, una parte piuttosto morbida da penetrare, chiuse gli occhi e con un gesto solenne spinse con tutta la forza che aveva la lama all’interno del corpo. L’uomo emise un gemito strozzato e sgranò gli occhi dal dolore e dalla sorpresa, man mano che la lama si insinuava dentro di lui, infine un fiotto di caldo sangue schizzò fuori dalla bocca del poveretto. La lama raggiunse infine il cuore e lo dilaniò. Solo a quel punto l’uomo crepò.
Ripulita la lama sugli indumenti del tipo appena morto, l’uomo misterioso scrutò il ragazzo da lontano. Quando ebbe valutato che non era in grado di muoversi o fare danni, decise di frugare nelle tasche degli individui con molta calma, senza tralasciare nessun dettaglio.  Ne ricavò una manciata di pallottole, sei calibro 38, una decina di 9mm e un paio di 357 magnum, ma nessuna pistola tranne la vecchia Smith&Wesson del tipo che aveva ucciso per primo. Avrebbe frugato anche lui. Un pezzo di carta destò la sua curiosità, era tanto che non ne vedeva uno, ed era anche scritto, lo ripiegò e se lo mise nella tasca interna della giacca. Di cibo però non ne avevano, ma le loro borracce in compenso erano piene di acqua, annusandola si accorse che sapeva di marcio, ma di quei tempi non ci si poteva permettere di fare gli schizzinosi. Non era tanta ma sarebbe potuta bastare per il viaggio di ritorno, insieme a quella che già aveva.
Si diresse verso il ragazzo, lo guardò:
“Sei stato fortunato oggi!!” – disse. Ma prima che il ragazzo potesse parlare o alzarsi, l’uomo gli montò sopra bloccandolo a terra. Era pesante e il ragazzo non poteva muoversi, ma d’altronde non ci sarebbe nemmeno riuscito, così fu facile per l’uomo misterioso prendergli le braccia e legargli le mani dietro la schiena. Con poca grazia l’uomo lo issò a sedere, mettendolo in una posizione più comoda.
“Perdonami, ma è necessario!” – disse infine l’uomo.
“Chi sei?” – gli fece eco il ragazzo, ma senza ricevere risposta.
L’uomo tornò a concentrarsi sulle sue vittime. Si inchinò verso il primo uomo e tolse la rivoltella dalla mano, aprì il tamburo e ne estrasse le pallottole all’interno. Contò quattro bossoli e due cartucce non ancora esplose. Mise tutto nella sacca a tracolla. In uno dei tascapane dell’uomo trovò dei semi. Se provenissero da un frutto o da cereali non sapeva dirlo, li avrebbe fatti controllare da Dillard pensò. Ma che fossero dell’una o dell’altra cosa era impossibile, sia la frutta che i cereali non esistevano più da circa quindi anni.
Il deserto si era preso tutto.
   
 
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