Christmas on Alkadia

La direttrice dell'istituto tremava ancora per lo sgomento, quel terribile pirata era piombato come un fulmine e si era portato via Mayu. In quella fredda e soleggiata mattina di Natale l'Alkadia era apparsa all'improvviso, come al solito, e la bambina, vedendola atterrare, era corsa incontro a quell'uomo senza esitare. Ma non se l'era sentita di fermarla, non quella volta, in fondo Harlock, nonostante fosse un fuorilegge, era il suo tutore legale e aveva il diritto di vederla e di trascorrere del tempo con lei. Si avvicinò al grande abete illuminato che troneggiava al centro del salone principale dell'orfanotrofio e tirò un lungo respiro per calmarsi, poi tolse dal mucchio il regalo che aveva preparato per Mayu, lo avrebbe messo da parte per il suo ritorno.

Mayu era raggiante, tutto l'equipaggio l'aveva accolta come una principessa. Ma Harlock la condusse subito nella sua cabina, aveva qualcosa da mostrarle.

Non appena la grande anta del portone si aprì la bambina sgranò gli occhi, non poteva credere a quello che stava vedendo, lentamente entrò portandosi le mani al petto per l'emozione: vicino alla grande vetrata un bellissimo albero di Natale sfolgorava di luci, le sue grandi iridi castane sembravano brillare al riflesso di quella miriade di ipnotiche intermittenze luminose.

“Oh... è bellissimo!” esclamò, con quella sua vocina tenera e cristallina “E quelli, sono per me?” domandò fiduciosa, girandosi verso il capitano e indicando dei pacchetti infiocchettati ai piedi del grande albero.

Harlock annuì.

Mayu gli donò il più bel sorriso che gli avesse mai fatto e poi corse a scartare i suoi regali. Meeme era lì accanto, come al solito, a suonare l'arpa, quando vide la bambina così eccitata di fronte all'abete addobbato si fermò ad osservarla. Era una cosa così curiosa per lei. Pensò a come fosse strano l'universo: nel suo mondo le piante avevano sterminato tutto il suo popolo, erano l'immagine del terrore, mentre per gli umani rappresentavano il simbolo di un giorno di festa, di gioia. Quella stessa gioia che ora trapelava dal viso di Mayu. Illuminandosi riprese a suonare.

Harlock si avvicinò alla vetrata, sul tavolino tondo una bottiglia di vino e un calice lo stavano aspettando, ma in quel momento non poteva fare a meno di guardare la sua bambina: i suoi gesti frenetici nello stracciare la carta, le sue espressioni di stupore, le sue grida di gioia gli riempivano il cuore di una felicità pura e reale. Una felicità di cui troppe volte aveva dovuto fare a meno. Si sedette alla sua poltrona continuando ad osservarla sorridendo e incrociando le braccia. Mayu finì di scartare l'ultimo regalo e con meraviglia scoprì che era una bambola bellissima¹, la strinse forte a sé e poi la cullò come se fosse una bimba vera. Era ancora così piccola ma la vita l'aveva costretta a crescere troppo in fretta, l'aveva privata dei suoi affetti e della sua serenità. Quel momento di vita normale, quella sorpresa che le aveva fatto il suo Harlock era stato il più bel regalo in quel giorno così speciale che altrimenti avrebbe passato in solitudine. Con la bambola in braccio si avvicinò a lui si alzò sulle punte e con la piccola mano gli accarezzò il viso. Harlock le sorrise e poi la mise a sedere sulle sue gambe, insieme si volsero a guardare l'immensità dello spazio le cui stelle risplendevano quasi più intensamente delle luci dell'albero. Mayu poggiò la testa sulla sua spalla e gli sussurrò: “Grazie... ti voglio bene, Harlock”.

“Te ne voglio anch'io, bambina mia” le rispose lui dolcemente.

Il suono dell'arpa di Meeme era un delicato ed armonico sottofondo a quel tenero contatto e alle loro poche parole.

Con lo sguardo perso nello spettacolo meraviglioso dell'universo, Harlock pensò al Natale e a cosa rappresentasse per un credente: il giorno in cui il figlio di Dio scese sulla Terra per dare agli uomini una possibilità di redenzione dal male. Ma universalmente il Natale è speranza, la speranza che la nascita di un bambino porta sempre con sé. E' per questo che aveva voluto Mayu vicino in quel giorno, lei era l'incarnazione di tutto ciò per cui stava lottando: il futuro e le speranze dell'umanità.

Tutto intorno a loro era calma e tranquillità, non vi era traccia di minacce nemiche, forse per quella giornata sarebbero stati al sicuro. Non sapeva spiegarselo ma se lo sentiva, difficilmente Raflesia avrebbe potuto conoscere le credenze umane e sancire una tregua, ma in quel momento il suo sesto senso gli suggeriva che potevano stare tranquilli. In fondo un po' del Natale era anche in lei. Nonostante la sua spietatezza e crudeltà, era stata mossa dalla necessità di dare una speranza di sopravvivenza al suo popolo. Ma non poteva raggiungere il suo scopo a discapito della razza umana. Questo li avrebbe sempre messi su fronti diversi.

Con la mano accarezzò la testa di Mayu che era ancora appoggiata sulla sua spalla, la bambina sorrise e lo strinse forte. Lei era tutto ciò che gli era rimasto da amare. Quel giorno speciale sarebbe stato tutto e solo per lei.

Questa piccola storiella natalizia è dedicata a Morgan e Kristel :)

1) Ricordo che in una puntata della serie classica Harlock, durante un abbordaggio, aveva trovato un carico di bambole e ne aveva tenuta da parte una per darla a Mayu pensando di farla felice. In realtà poi la bambola si rivelò una trappola e saltò in aria. Da questo episodio ho pensato che lui tenesse molto a donare a Mayu quello che fa felici un po' tutti i bambini.

Disclaimer: Tutti i personaggi di Capitan Harlock sono © di Leiji Matsumoto. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.