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Autore: Afaneia    29/12/2014    2 recensioni
Un confronto tra Max e Ivan sul Monte Camino. [Hardenshipping]
Come dirgli che sono loro il problema, che non sono cambiati affatto da quel tempo che Ivan ricorda, questo è vero, ma che è stato proprio a quel tempo che si sono divisi? Che sono troppo diversi e assieme troppo uguali, speculari e contrastanti tanto da non poter coincidere e incastrarsi?
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ivan, Max (Team Magma)
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Una sciocchezzuola, che ho buttato giù stamattina sul treno, ma su cui riflettevo da ormai qualche giorno, da quando giocando a Rubino Omega ho scoperto che Ivan e Max hanno fatto parte della stessa squadra, un tempo. Non sono mai stata un'appassionata dei giochi di terza generazione, ma questi remake mi stanno piacendo e non potrei smettere di shippare questi due neppure volendolo – e ovviamente non voglio.

Se ci fossero errori o imprecisioni rispetto ai videogiochi vi prego di perdonarmi e di farmelo sapere.

Detto questo, non mi rimane che augurarvi buona lettura e ovviamente buon anno nuovo!

Afaneia

 

Pensi che il cielo ci sarebbe bastato?

 

«Max. Sei venuto.»

Acuta osservazione, vorrebbe rispondere Max, ma ormai da anni sa che Ivan non è molto portato per le parole. Ivan è fatti, è irruenza e fisicità invadente, è agire senza riflettere e non curarsi delle conseguenze... tutto ciò che non è lui. Tuttavia, per quanto sforzo questo gli costi, reprime questa risposta e tace, cogli occhi infissi nello spettacolo di lava ribollente e gorgogliante che pare invocarlo da decine di metri più sotto.

Sente che Ivan lo raggiunge, lo fiancheggia... socchiudendo gli occhi, s'impone di non pensare ai ricordi che la sua vicinanza prepotente, la sua presenza maschia e ingombrante gli richiama alla memoria. I ricordi della loro antica militanza nella medesima squadra, quando combattevano fianco a fianco e l'uno guardava le spalle dell'altro, ed erano giovani e non possedevano niente eppure era come avere tutto... Ma quello, pensa reprimendo con forza quei ricordi in un angolo remoto della propria mente, quello era prima. Prima del Team Idro e del Team Magma e dei loro progetti e di tutto il resto.

«Allora, Max? Hai pensato alla mia proposta?»

«Sì... ci ho pensato.»

«Ebbene?» La voce di Ivan vibra di impazienza e di angoscia, di aspettativa e di tensione. Max ha ormai imparato a conoscere ogni singola sfumatura di quella sua voce possente. È la stessa voce con cui talora la sua coscienza gli si rivolge dall'abisso delle notti dei suoi progetti, l'unica voce da cui egli abbia mai ascoltata un'obiezione, anche solo per poterla contraddire... ma è anche la sola voce  di cui gli sia mai importato udire un parere, la voce che lo accusa di non dare mai abbastanza, di non essere mai abbastanza, la voce che lo sprona a proseguire, per quanto in modi inusitati. Trae un sospiro profondo: «Ivan...»

«Niente giochetti, Max» lo interrompe Ivan bruscamente, in tono d'urgenza. Max può quasi vedere i suoi pugni contratti, le vene sporgenti sulle sua braccia muscolose e segnate. «Ti ho dato tutto il tempo per pensarci. Ora voglio un sì o un no. Ti unirai ai Team Idro?»

Sarebbe così risibilmente semplice dire di sì. Questo pensiero lo riempie di un'amarezza che non avrebbe mai pensato di poter provare al riguardo: forse percependo questo suo attimo di cedimento, Ivan infierisce su di lui con voce che è angoscia, è disperazione e preghiera.

«Pensaci, Max. Io e te, come tanti anni fa, ma stavolta nessun altro a darci ordini o a condividere il comando con noi. Dirigeremo il piano insieme, tu la mente e io il braccio. Anche dopo tutti questi anni, sono certo che non è cambiato niente.»

Capi alla pari, soli contro tutto il mondo, all'occorrenza. Max sorride amaramente a quest'immagine, socchiudendo gli occhi: povero, ostinato Ivan. Come può credere che potrebbe davvero funzionare?

«È proprio questo il punto» dice infine, voltandosi verso di lui sul bordo fiammeggiante del baratro del vulcano.  «Non è cambiato niente.»

Non capirà, si rende conto immediatamente, con una fitta lancinante di dolore che pare volergli dilacerare il petto, quando vede i suoi occhi colmi di speranza e determinazione e la sua mano robusta e callosa tesa verso di lui.

«Lo vedi anche tu allora, no? Non è cambiato niente. Non c'è nessuno di cui mi fidi come di te. I miei sottoposti... no, non voglio parlare di loro ora. Abbiamo condiviso un sacco di cose, io e te. Non ricordo più quante volte ci siamo salvati la vita a vicenda, quante notti al freddo, quanti...»

«Avevamo vent'anni, Ivan.»

«E non pensi che quei tempi possano tornare?»

«Te l'ho detto. È proprio questo il punto.»

È proprio questo, ma come farglielo capire? Come dirgli che sono loro il problema, che non sono cambiati affatto da quel tempo che Ivan ricorda, questo è vero, ma che è stato proprio a quel tempo che si sono divisi? Che sono troppo diversi e assieme troppo uguali, speculari e contrastanti tanto da non poter coincidere e incastrarsi?

«Ivan, io e te non siamo fatti per andare d'accordo.»

Perché tutto ciò che Ivan ricorda è avvenuto, è vero, ma forse egli sta ignorando altri aspetti che non erano meno importanti. La loro rivalità quasi violenta, la loro continua competitività che si manifestava in ogni aspetto della loro strana relazione... quando persino fare l'amore sembrava una lotta e una sfida e una gara a chi faceva meglio.

«Siamo stati insieme per anni, a modo nostro.»

«E dopo quegli anni, tutto è finito.»

Dirlo fa male, è doloroso e amaro, è come aceto che brucia sulla carne scoperta di una ferita, ma bisogna che Ivan capisca. Che loro due funzionano meglio come rivali che come amanti, come avversari che come alleati.

«È per il tuo assurdo piano, vero?»

«Sì» risponde Max stancamente. È solo una parte del problema, ma non è una bugia. «È per il mio piano... anche, ma non solamente. E ora non è il momento di parlarne.»

«Allora non ti capisco, Max.»

Caro, vecchio Ivan, con la sua testardaggine e la sua cieca ostinazione. È sempre stato così, Max ricorda ancora quando si soffermava a spiegargli una seconda volta i suoi piani e i loro obiettivi, sia perché Ivan li capisse, sia perché non agisse come al solito di testa propria – e di come tutto sommato gli piacesse e lo appagasse spiegargli le cose due volte.

«Non ti capisco, Max» ripete Ivan, e ora la sua voce è rabbiosa e incredula. «Se tu mi avessi detto che è per il tuo piano, che è per... io avrei capito. Ma io ti offro di lottare fianco a fianco, come anni fa, di tornare quello che eravamo prima... Se non è per i tuoi ideali, perché rifiuti?»

«Ivan... certo che è anche per i miei ideali.» Che sciocchezza: come se il suo piano non fosse importante. Max non ha certamente gettato via anni di lavoro solo per abbandonare il suo progetto e abbracciare il partito opposto alla prima occasione, ma quello che vuole dirgli è un'altra cosa. «Quello che non vuoi capire è che noi siamo nati per contraddirci e contrastarci. Non ti ricordi?»

A queste parole, Ivan tace lungamente, e se non fosse proprio lui, l'Ivan che ormai conosce troppo bene, Max penserebbe quasi che ha capito.

«Siamo cresciuti, Max, adesso» dice solamente, dopo un po', e la sua voce è cupa e vibra vagamente di delusione. Non è uno stupido, Ivan: può essere testardo come un mulo e può ignorare ostinatamente ciò che non gli piace ammettere, ma ormai si è reso conto di star perdendo terreno. «Non siamo più due teste calde che s'infiammavano per tutto.»

Tu lo sei ancora, potrebbe dire Max, ma non è questo che bisogna dire ora, e poi non è neppure questo il problema. Anzi, Ivan non sarebbe più Ivan se non fosse quella testa calda pronta a infiammarsi per tutto. Il problema non è tanto cosa sono entrambi singolarmente, ma cosa sono insieme.

«Hai ragione, non lo siamo più» comincia lentamente. «E non ti sei mai chiesto perché? Non ti sei mai soffermato a riflettere un solo momento su quanto ci spingevamo a dare di più e a confrontarci, su quanto ciascuno di noi volesse far colpo sull'altro e impressionarlo e fare meglio ed essere migliore...»

«Max...»

«Ascoltami» ordina Max, e la sua voce che è sempre suonata più fioca e debole ora sembra risuonare più forte e in qualche modo sovrasta il tuonare sotterraneo del magma. «Quello che voglio dirti è che io ho il mio obiettivo e tu hai il tuo, ma che se abbracciassimo una causa comune, finiremmo egualmente per dividerci... un'altra volta. Se non fossero la terra e l'acqua sarebbero i fiumi e i laghi, sarebbero le pianure e le colline, o... o non so che altro. Non siamo fatti per sostenerci, siamo fatti per contrastarci e opporci... Se non si trattasse di Kyogre e di Groudon, se non vi fosse che un Rayquaza, pensi forse che ci saremmo alleati per catturarlo?»

Vorrebbe dirgli anche altre cose, Max. Vorrebbe dirgli che dopo tutti questi anni, dopo tanti avvenimenti e tanti cambiamenti, per lui Ivan è ancora lo specchio dove riflettere tutte le proprie azioni e la cartina al tornasole su cui commisurare e valutare ogni nuova idea; che da parte sua, quando sapeva di non poter ottenere il suo accordo, ha sempre ricercato la sua contrarietà e la sua disapprovazione, perché lui vuole essere l'opposto di Ivan e non riesce a essere altro; che forse, se non fosse stato perché Ivan voleva l'oceano, non sarebbe mai esistito neppure un Team Magma che perseguiva la terraferma. Vorrebbe dirgli anche che gli dispiace, che nonostante tutto gli piacerebbe che le cose fossero andate diversamente, che entrambi fossero diversi da come sono, ma che sa che per così come sono ora, se anche fossero stati generati in un mondo che non fosse fatto di terra e di acqua, un mondo univoco e omogeneo e privo di fratture... neppure quel mondo sarebbe loro bastato.

Ma Ivan non è molto portato per le parole e Max non è sicuro che capirebbe. Allora fa una cosa che solo lui, che tra loro è sempre stato il più subdolo e mendace, potrebbe davvero fare. È tempo di porre fine a quella conversazione che sta diventando dolorosa e carica di rimpianto, allora si avvicina a Ivan e lo guarda negli occhi e gli sorride.

«No, Ivan. Non mi unirò al Team Idro. Il vostro piano fa acqua da tutte le parti.»

Dopodiché, Max gli batte la mano sulla spalla e comincia lentamente la faticosa discesa dal Monte Camino. Mentre prende posto nella cabina della funivia sorride pensierosamente, domandandosi quand'è che Ivan capirà la sua battuta infelice.

   
 
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