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Autore: HokiUchiha    30/12/2014    0 recensioni
[Neverwinter]
Una nuova minaccia incombe sulla città di Neverwinter. il Lord Neverember dopo una riunione con le alte cariche di altre città viene cruentemente assassinato. Riusciranno i nostri impavidi guerrieri a sconfiggere il malefico individuo che vuole comandare su tutta la Costa della Spada?
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo primo

 

Ormai regnava la pace alla Costa della Spada, Severin, Valindra e Malabog erano stati definitivamente sconfitti e i loro piani sventati. Il culto del drago, i Thayan e l’esercito dei Fatati Oscuri erano stati sconfitti e debellati per sempre. Tiamat, i dragolich, i draghi cromatici e i continui non-morti erano solamente dei brutti ricordi, scritti sulle pagine dei libri di storia. Uomini e donne valorosi erano morti nel tentativo di respingere definitivamente quegli orrori che erano stati creati dalle menti folli dei tre più grandi carnefici di tutta la storia di Neverwinter. I superstiti che raccontavano delle loro battaglie oramai avevano deposto le loro armi e armature, speranzosi di non doverle mai più utilizzare. Purtroppo per loro, avrebbero dovuto indossarle molto presto invece. Una nuova minaccia era in agguato e un nuovo nemico bramava nelle ombre la sua vendetta contro il re di Neverwinter, lord Neverember.

Il lord stava tornando nelle sue stanze, quando successe qualcosa che avrebbe messo di nuovo in allarme tutta Neverwinter. Gli si presentò dinnanzi un uomo incappucciato, con un simbolo sul petto, che rappresentava un occhio con dietro una spada. Il simbolo era nero e incuteva un poco di terrore. Neverember subito portò la mano sull’elsa della propria spada chiedendo al misterioso uomo: “Chi sei tu? E come sei riuscito ad entrare qui senza farti notare dalle guardie?”
La risposta gli face gelare il sangue: “Io sono Lord Quoward Magesblood… Capitano della Setta della Mille Ombre. Non è stato difficile entrare qui. Mi è bastato uccidere le tue stupide guardie e il gioco è stato compiuto.”
Neverember spalancò gli occhi, sbalordito. Un uomo, da solo, aveva ucciso le sue migliori guardie? Era a dir poco impossibile.
“Menti!” Rispose il lord di Neverwinter “Nessuno è mai riuscito ad uccidere così tante guardie, dopo Valindra, la Necromante!”
Colui che gli era di fronte, fece un ghigno malefico, e rispose a sua volta: “Allora è così che si chiamava la ragazza a capo dei Thayan… Beh, vorrà dire che allora non appena troverò la sua tomba sarà una valida alleata del mio esercito.” Quoward guardò Neverember con aria di sfida, mentre riprese a parlare “Dimmi ora… Il capo del Culto del Drago e quello dei Fatati Oscuri, com’è che si chiamavano?” Quoward era impertinente, e si divertiva a guardare l’espressione sempre più stupita di Neverember, che si stava chiedendo chi fosse quell’uomo per sapere così tante cose inerenti al suo regno. I Thayan, i non-morti, i cultisti, Tiamat e i Fatati Oscuri non sarebbero mai tornati, non finché ci sarebbe stato Neverember al potere.
“Scoprilo da solo!” Gli rispose Neverember “Non sono di certo così sciocco da dirti i nomi dei peggiori nemici della mia città.”
“Peccato…” Fu la risposta all’affermazione ricevuta “Allora… Vorrà dire che sarò costretto ad ucciderti per avere le informazioni che cerco…” Detto ciò Quoward si lanciò verso Neverember, col pugnale sguainato tentando un affondo. Non ebbe tempo di reagire, che un ragazzo si mise in mezzo tra i due, prendendo la pugnalata in pieno petto al posto del lord alle sue spalle. Quoward rise, e svanì come un ombra, senza lasciare nessuna traccia. Neverember subito si chinò per tentare di soccorrere il ragazzo che aveva subito l’accoltellamento al posto suo, riconoscendo subito il personaggio. Era uno dei reietti del Culto del Drago, uno dei primi che chiesero al lord il suo aiuto per riuscire a sconfiggere Severin, il capo del Culto del Drago, colui che con le sue idee folli sperava di poter chiedere a Tiamat di dominare il mondo assieme a lui.
“Perché hai fatto questo Yukai? Tu… Uno degli ultimi reietti maledetti… Perché hai voluto sacrificarti oggi?” gli chiese il lord, mentre il sangue sgorgava copioso dalla ferita del ragazzo. I suoi sforzi per salvarlo furono solo vani, poiché il sangue continuava ad uscire dalla ferita nel petto di Yukai e lui iniziava lentamente a tirare gli ultimi respiri.
“Non uno degli ultimi… L’ultimo…” il ragazzo faticava a parlare, poiché il fiato stava iniziando a venirgli meno “Io ho voluto… Perché… Tu mi hai accolto… Come un figlio… E con me anche i miei compagni… E io… Ormai sono fiero… D’essermi sacrificato... Per una persona così… Speciale… Addio… Padre.” E detto questo, il giovane ragazzo spirò, mentre una lieve espressione soddisfatta gli compariva in volto. Il suo ultimo gesto, era stato nei confronti di un lord che lo aveva quasi adottato, e andava fiero dell’operato di Neverember. Quella stessa notte, tutta Neverwinter fu il teatro di una serie di omicidi, verso guardie, donne, bambini, anziani e verso i cultisti di molti Culti e Sette diverse. Quella stessa notte, fu come se fosse la luna stessa a decidere che molte persone avrebbero dovuto morire per soddisfare la sua sete di sangue, poiché,la luna stessa, quella notte, era nera. Una notte senza luna, una notte senza luce, una notte, dove le ombre le fanno da sovrana. La mattina seguente, il lord ordinò al sergente Knox di fare il censimento delle persone morte quella notte, e quando il sergente tornò, portava orribili notizie.
“Mio lord, questa notte, sono state uccise molte persone, in un primo censimento, le vittime ammontano circa a ottocento.” Disse Knox, mentre il lord camminava per la stanza del trono.
“Ottocento hai detto? La situazione è critica. Bisogna trovare e sconfiggere questo Quoward e fermare le folli idee della Setta delle Mille Ombre. Se hanno ucciso così tante persone, vorrà dire che vogliono dimostrare cosa possono fare con il solo ausilio delle tenebre. Bisogna trovare uno dei loro, e costringerlo a farlo parlare! Dobbiamo sapere cosa vogliono fare.”
Mentre il lord parlava al sergente, entrò nella stanza del trono il capo degli arpisti presente in città, una giovane donna di carnagione tendente al rosa scuro, con i capelli di color nocciola fino alle spalle, e una armatura leggera con decorazioni floreali. Alla sua sola vista, Knox agrottò le sopracciglia, e prese in mano la sua ascia bipenne puntandola contro alla donna, costringendola al muro
“Cosa ci fai qui Boward? Non vedi che il lord è occupato?” Disse scocciato. La sola vista della donna, irritava molto Knox, poiché gli arpisti erano, a detta sua, dei voltafaccia. Seguivano solo chi li avrebbe pagati di più.
“Metti giù la tua arma sergente” Disse il lord, severo “Lei e il suo gruppo di arpisti sono stati utili a me quest’oggi, per poter fare un giusto conteggio delle vittime che in questa notte hanno perso la vita.”
Knox rimise l’ascia sulla sua schiena, mentre l’arpista si metteva le mani attorno al collo, impaurita. Troppe volte aveva visto quella lama trucidare con forza e facilità i nemici di Neverwinter, e ogni volta che il sergente gliela puntava contro, temeva sempre che quella sarebbe stata la sua ultima giornata. Dopo essersi ripresa dallo spavento, parlò al lord: “Milord, nonostante la scarsa collaborazione con l’esercito imperiale, noi arpisti abbiamo calcolato il giusto numero di persone che questa notte hanno perso la vita”
Disse, imperterrita. Voleva denunciare la scarsa collaborazione che le guardie della città avevano prestato agli arpisti in un tentativo, a suo parere, di ostacolarli nel loro lavoro. “Questa notte, persero la vita duecento donne, cento bambini, trecento anziani e quattrocento uomini. Tutti loro appartenenti a razze, religioni e culti diversi. Tra di loro, abbiamo riconosciuto molti dei reietti maledetti, alcuni dei nostri arpisti, molte guardie della città, e inoltre…” Il suo tono si fece freddo e quasi cupo. Voleva dare l’impressione, che ciò che avrebbe detto, avrebbe fatto la differenza. “Inoltre, tra di loro, sono stati trovati i cadaveri di alcuni importanti consiglieri, sia della nostra città, sia delle altre. Penso che questo, ormai, sia un problema che riguarda tutta la costa della spada, mio signore”
Knox e Neverember impallidirono quando udirono le ultime parole proferite dalla ragazza, che ora restava ferma e muta, tentando di sembrare forte di fronte ai due. Ciò che si sentì dopo, fece gelare il sangue a tutti e tre nella sala. Una voce, risuonò in tutta la stanza, e subito Neverember la riconobbe. “Knox, Boward, tenetevi pronti. Quoward è tornato.” Disse, mentre in tutta la sala del trono si udiva una risata maligna.
“Bravo Neverember… Vedo con piacere che ti ricordi della mia voce… E sai… Mi fa piacere saperlo. Vuol dire che adesso io sono un nemico pubblico. E non hai ancora visto nulla del mio vero potere… Io sarò anche il capo della Setta delle Mille Ombre… Eppure, sono stato anche uno degli allievi dell’accademia magica… Proprio come Alis. E come lei, io so utilizzare la magia negromantica a mio piacere. Diglielo anche tu, ragazzo…”
Quoward comparì, compattandosi da un ombra, mentre alle sue spalle, con passo lento e quasi strusciato, lo raggiungeva Yukai. Alla sola vista del ragazzo che aveva perso la vita per lui, riportato in vita, fece perdere la calma al lord, che subito urlò a Quoward: “MALEDETTO! CHE TU SIA MALEDETTO, LURIDO BASTARDO! COME TI SEI PERMESSO DI SFRUTTARE UN POVERO RAGAZZO INNOCENTE PER I TUOI SCOPI?” Estrasse la propria spada mentre Knox iniziava a far rotare la propria ascia bipenne e Boward estrasse la propria spada corta.
“Quanta inutile resistenza… Ragazzo… Uccidili” Disse Quoward. Yukai purtroppo era costretto ad obbedire agli ordini del folle Quoward, che subito iniziò ad inspirare aria, per poi soffiare un cono di acido velenoso contro ai tre.
“Non così in fretta Yukai.” Una voce, poi si vide Yukai sbalzato via, mentre un enorme scudo si era messo in mezzo tra il soffio e le tre cariche ufficiali. Ad aver fatto sbalzare lontano il ragazzo fu un monaco guerriero bianco, dal volto incappucciato, mentre colui che reggeva l’enorme scudo, era un uomo molto robusto, che subito gettò a terra dopo che il soffio aveva iniziato a corroderne il ferro. Prese dalla propria schiena uno scudo più piccolo a forma di testa di drago, e dall’elsa, una spada che aveva rubato ad un Thayan. “Lord Neverember, Sergente Knox, Arpista Boward, allontanatevi. Lasciate che sia la Gilda dei guardiani ad occuparsi di loro. Quell’essere deve pagare per aver ucciso l’unico componente della nostra gilda ad avere un contatto di sangue con un drago.” Colui che stava parlando era Hoki, uno dei dieci capi della Gilda dei Guardiani.
“Hoki, io ti ordino di abbandonare immediatamente questa sala. Devo essere io, a farla pagare per l’omicidio di Yukai, a quel bastardo!” Rispose Neverember, scocciato e arrabbiato per il comportamento tenuto da Quoward. Quoward però, durante la confusione generale era riuscito a scappare dalla sala del trono, assieme a Yukai. Tutti riposero le loro armi, tranne Knox e Hoki, che passarono alcuni secondi a guardarsi negli occhi. Entrambi ciechi dall’occhio destro, si guardavano osservandosi attentamente. Knox alzò la propria ascia al cielo, per poi sferrare un fendente verticale, che fu prontamente intercettato e fermato dallo scudo dell’uomo “E’ così che si saluta uno dei tuoi sottoposti, sergente?” Chiese Hoki, mentre faceva scivolare la lama dell’ascia sullo scudo, facendola infrangere a terra, spaccando una piastrella. Il sergente lo guardò, per poi parlare “Tu una volta eri nel mio esercito, e non hai mai voluto ascoltarmi. Io ordinavo di ritirarci e tu correvi alla carica per poterci difendere. Hai rischiato la vita più e più volte per noi, e ora hai il coraggio di dire che sei ancora un mio sottoposto? Se il lord non mi avesse detto di risparmiare la tua vita, io ti avrei ucciso molto tempo fa, ricordatelo!” Questa risposta, fece preoccupare un po’ tutti nella stanza, ma subito Neverember disse: “Hoki, Knox, ora basta. Fatela entrambi finita. Siamo in guerra ormai, e non possiamo combattere tra di noi, rischieremmo solamente di peggiorare le cose e permettere a Quoward di prendere il sopravvento su di noi. Manderò a tutte le cariche più importanti il mio invito a collaborare con noi anche questa volta. Voi non provate a causare scompiglio in città. Boward, avvisa i tuoi alleati che collaborarono contro Tiamat, Hoki e Osvald, voi due, tornate alla Gilda dei Guardiani. Vi voglio nella riunione con noi, e non accetto discussioni, sono stato chiaro Knox?” Chiese il lord, mentre iniziava a tornare davanti al trono “Io sono il re e io comando, quindi obbedite. Andate, e tornate solo quando vi sarà detto”
Dopo quest’ultima frase tutti uscirono dalla sala, e andarono tutti in direzioni diverse. Il lord iniziò a scrivere velocemente gli inviti per le cariche delle altre città. Osvald si diresse subito verso la sede della Gilda, Knox tornò dai suoi soldati, mentre Boward e Hoki rimasero soli uno davanti all’altra.
“Non mi avevi detto del tuo ritorno a Neverwinter… Comunque… Mi sei mancato Hoki” Detto questo, la giovane ragazza abbracciò l’uomo, che ricambiò l’abbraccio dicendole “Sei mancata anche a me Boward… Non ho voluto avvisarti per farti una sorpresa, ma vedo che ti è stata fatta una sorpresa forse… Migliore della mia.” Rispose l’uomo, che strinse un po’ di più a se la ragazza, mente con una mano le accarezzava la testa. L’arpista, quasi indispettita dalla frase dell’uomo, lo guardò, incrociando le braccia sotto al seno, mettendo il ‘broncio’. “Preferisco di sicuro sapere che sei tornato sano e salvo, piuttosto che dover aiutare Windle a fare il censimento delle vittime di un folle.” Gli rispose, dandogli successivamente le spalle. L’aveva fatto poiché lei non riusciva ad arrabbiarsi con Hoki, e si sarebbe fatta scoprire visto che ora sorrideva, imbarazzata. Hoki la guardò un po’ perplesso attraverso le fessure del suo elmo, e subito gli venne in mente un idea ‘malvagia’. Si tolse il suddetto elmo, e lo mise in testa alla ragazza al contrario, impedendole di vedere, che subito ebbe la seguente reazione “AAAH, AIUTO! NON CI VEDO!” Urlò, mentre provava a togliersi quello scomodo elmo per lei, ma le speranze di riuscire a togliersi il copricapo svanirono quando Hoki ‘malvagiamente’ ci mise una mano sopra, contrastando la forza della giovane donna. “Hoki… Hoki… No, non lo fare. Lo sai che non mi piace… Dai, smettila…” Diceva la ragazza in un disperato tentativo di togliersi l’elmo dell’uomo. Involontariamente, mentre tentava di sfilarsi il suddetto copricapo, si agitò troppo, tirando una forte gomitata sopra all’occhio destro di Hoki, riaprendo la profonda cicatrice, una cicatrice infertagli in giovane età da un bandito che purtroppo per Hoki, lo portò alla perdita della vista dell’occhio destro. Subito spostò la mano, per poterla portare sulla ferita ormai riaperta. “Dannazione!” pensò Hoki. “Proprio adesso doveva riaprirsi? Vedrò di consultare uno dei chierici di Pelor, per vedere cosa mi possono consigliare di fare.” Si diceva tra se e se, mentre lentamente si allontanava dalla ragazza, per evitare che lei notasse quello che era successo. Nel frattempo Boward era riuscita a togliersi l’elmo, e iniziò a guardare torvo l’uomo. “Tu. Tu. Tu sei proprio un idiota! Non ti fai sentire per giorni,settimane, mesi, e quando torni non fai altro che…” Nonostante la distanza, aveva notato che Hoki aveva qualcosa che non andava. Si teneva una mano sopra all’occhio, mentre qualcosa di rossiccio gli era colato sull’armatura. Anche se era un’armatura di fattura Thayan, dai colori sempre tendenti al rosso e al nero, aveva visto che c’era qualcosa che non andava e provò ad avvicinarsi. “H-Hoki... T-Tutto bene?” Chiese, mentre si avvicinava lentamente a lui. La risposta dell’uomo fu veloce e sbrigativa “Si si, tranquilla. Sto benissimo. Ecco, purtroppo ora devo andare. Ci vediamo più tardi Boward.” Detto ciò, si allontanò in fretta. “As... Petta...” Boward era quasi delusa dal suo comportamento. Si era decisamente comportata come una bambina di pochi anni, capricciosa ed indisponente. Guardò l’elmo con le lacrime agli occhi, e si avviò anche lei verso la sede degli arpisti. Non si era mai sentita così male, per aver fatto qualcosa che non voleva in tutta la sua vita. Lei e Hoki erano vecchi amici, lui l’aveva sempre protetta sin dalla tenera età, anche quando lei non voleva. Era stato proprio per proteggere lei, che Hoki perse la vista con l’occhio destro quella notte. Durante il percorso, non fece per nulla caso alle occhiatacce delle persone che aveva attorno, ormai era abituata a vedere le persone che lei amava e proteggeva guardarla come se lei fosse uno dei più pericolosi criminali. Lei continuava a camminare con lo sguardo basso, tenendo l’elmo dell’uomo in mano, e non si accorse che andò a sbattere contro ad una persona, e per il contraccolpo lei cadde a terra. “Ahia... Oh, m-mi scusi... Non l’avevo vista...” Fu la frase detta dalla giovane arpista che si rialzò subito togliendosi di dosso polvere e terra. “Non si preoccupi. Sono cose che capitano Boward.” La voce risultava di una donna, e Boward alzò lo sguardo, incuriosita. Notò che colei che parlava non era altro che Linu La’Neral che la guardava, con un sorriso. “Linu. Giusto te cercavo!” Disse dando un abbraccio all’Elfa. “Devi aiutarmi. Neverwinter è di nuovo in pericolo... E io ho combinato un problema...” Finì, dicendo l’ultima frase con molta tristezza. L’Elfa appena Boward la abbracciò, rimase un poco stupita, per poi abbracciarla a sua volta. “Raccontami tutto Boward. Sono tutt’orecchi.” La spiegazione dell’Arpista durò qualche minuto. Spiegò attentamente la situazione causata dalla nuova minaccia della Gilda delle Mille Ombre, e dal loro capo Quoward, per poi passare a ciò che era successo col suo amico Hoki. “Capisci? Ho paura che ora Hoki possa avercela con me, e non voglio che ciò accada!” Disse Boward, preoccupata. “Comprendo appieno la tua preoccupazione Boward, ma ti posso dire una cosa. Non c’è bisogno che tu sia così tanto spaventata, dopotutto se viconoscete da così tanti anni avrà già capito che non lo hai fatto di tua spontanea volontà, non credi?” Rispose con un sorriso. “Beh, vedrai che andrà tutto bene, non temere. Piuttosto. Non è Knox quello la?” Chiese, indicando effettivamente il sergente Knox, che si avvicinava minacciosamente alle due. Sembrava decisamente arrabbiato. Makos lo seguiva e nel frattempo tentava di calmarlo.

“A-Aiuto...” Sussurrò Boward, nascondendosi dietro Linu. “BOWARD!” Tuonò Knox, avvicinandosi sempre più alle due “COSA HAI COMBINATO STAVOLTA? TE NE RENDI CONTO CHE HAI AGGREDITO UNO DEI CAPI DELLA GILDA DEI GUARDIANI? COSA TI È SALTATO IN MENTE?” Urlò, ormai davanti alle due. Boward sentendo le parole del sergente ormai temeva che non avrebbe retto più. Sentiva già che i suoi giorni sarebbero finiti in quell’istante, sentiva già la lama dell’ascia bipenne di Knox sulla sua gola. Non ebbe il tempo di rendersi conto di cosa le sarebbe successo, che Linu parlò “Beh, potrebbe anche usare un po’ di gentilezza con questa giovane ragazza, sa?” Era stufa di vedere il sergente trattare in quella maniera Boward. “Non siamo tutti soldati forgiati nel ferro e nel sangue come lei, non crede? Penso che persino il signor Makos possa confermarglielo e credo che lielo potrebbero confermare anche la signorina Celeste e la signorina Xuna. Si vergogni-” La frase non ebbe fine, poiché Knox con un secco spintone l’aveva spostata di lato, facendola cadere a terra. “Boward. Preparati a raggiungere il tuo Dio.” Disse Knox, afferrandola per il collo, e alzandola da terra, stringendo la presa. Alla giovane donna iniziava a mancare il fiato, quando si sentì “ORA BASTA SERGENTE!” Urlò Makos “Nonostante io stesso sia un Warlock riesco a capire quando è il momento di smettere. Lei ha aggredito un’innocente, rischiando anche di ferirla gravemente! Cosa direbbe Lord Neverember se sapesse che lei sta uccidendo l’arpista capo, davanti a ben due testimoni?” Knox, ascoltò Makos, e con molta riluttanza lasciò cadere Boward a terra “Oggi ti sei salvata grazie a Makos. Non sperare di essere sempre così fortunata però.” Detto questo, il sergente se ne andò, seguito dal tiefling che con le sue parole era riuscito a salvare l’arpista. Linu, che aveva assistito alla scena senza poter fare nulla si avvicinò alla donna, e le chiese, preoccupata per la sua salute “Boward... Tutto bene?” Sentì solo dei singhiozzi come risposta e capì che quel fatto non doveva restare impunito. Con fatica riuscì a riportare Boward a casa dell’arpista Windle, sapendo che lei avrebbe saputo come fare per consolare l’arpista. “Windle, la affido a te. Ti prego, falle tornare il sorriso.” Disse la chierica, mentre Boward era ormai in lacrime. “Non ti preoccupare. So io come farla stare meglio.” Rispose Windle, mentre portava Boward dentro casa sua. Linu si avviò poi verso la sede della Gilda dei Guardiani, intenzionata a trovare Hoki, il ragazzo che a detta sua, tentava sempre di farsi vedere forte e coraggioso agli occhi della capo degli arpisti. “Spero solo che mi voglia ascoltare. Non abbiamo mai avuto un buon rapporto noi due...” Pensò l’elfa mentre camminava velocemente. Il fato volle, che riuscì ad incontrare l’uomo prima della sede, e subito gli si avvicinò minacciosa. “Hoki!” Lo chiamò con un tono di voce che avrebbe fatto paura anche ad un Fomorian. “Ti devo parlare. È urgente! Quindi poche scuse, poche storie e ascoltami!” Era seria, e forse severa Linu in quel momento, ma dopotutto aveva assistito ad un atto di immane violenza contro ad una povera donna indifesa. “Ti ascolto...” Rispose l’uomo. Dopo il piccolo incidente si era fatto medicare la ferita dalla chierica Celeste, e ora sopra all’occhio aveva una bendatura che sarebbe servita a tener chiusa la ferita. “Prima, Knox ha-” Non fece nemmeno in tempo a dire ciò che era successo, che Hoki prese dalla propria schiena lo scudo drago, guardandola come se avesse già capito. “Ha alzato le mani contro di lei?” Chiese furioso. La chierica non rispose, si limitò ad annuire con la testa. Hoki andò completamente su tutte le furie. “Questa è l’ultima volta! Gli ho chiesto molte volte di lasciarla stare! L’ho avvisato più e più volte che mi sarei vendicato se avesse provato ancora a farle del male, e oggi è il giorno!” Disse, mentre prendeva per un braccio Linu, portandola con se da Neverember. Lei era stupita. L’aveva sempre creduto un codardo, ma a quanto pare si sbagliava. Aveva notato quanto lui tenesse a quella giovane donna, al punto da minacciare anche il sergente dell’esercito di tutta Neverwinter. Camminavano velocemente, e giunsero in fretta alla sala del trono, dove trovarono il lord intento a parlare con un paio di guardie. “Lord!” Tuonò Hoki, ancora furibondo. Neverember guardò nella sua direzione, facendo fatica a riconoscere l’uomo. Non lo vedeva senza elmo da quasi tre anni. “Dimmi Hoki. Cos’è successo per farti venire qui, a mettere paura alle mie guardie?” Chiese, mentre le due guardie ritornavano ai loro posti, un poco tremanti. “Mi è stato riferito di un atto di inaudita ferocia nei confronti di una povera ragazza, e tutto questo senza che io avessi potuto fare nulla. Le chiedo di poter intervenire io stesso contro l’aggressore! Ormai, si tratta di una faccenda personale!” Il lord ascoltò attentamente le parole dell’uomo, e alzato un sopracciglio gli chiese “Chi sarebbe costui che ha aggredito con così tanta ferocia una donna, così tanta da far muovere il capo operativo dei Guardiani contro di lui?”
“Si travva del sergente Knox, Lord Neverember.” Rispose Linu, mettendosi al fianco dell’uomo, che stringeva sempre più l’impugnatura del proprio scudo. Neverember sospirò esasperato. Guardò i due, facendo cenno ad Hoki di avvicinarsi. Lui si avvicinò e con lui anche Linu, poiché la teneva ancora per un braccio. Appena furono vicini, Neverember disse. “Ho ordinato che tra le nostre fila ci fosse la pace, e tu mi chiedi di vendicarti di Knox. So che lui ha attaccato una donna, e probabilmente so anche chi era la donna, ma non posso permetterti di fargli quello che vuoi. Calma il tuo bollente spirito Hoki dei Guardiani, e rifletti. Se tu ti vendicherai su di lui, qualcun altro si vendicherà per lui, e via dicendo, creando un circolo vizioso. Makos mi ha riferito che ultimamente Knox sta usufruendo quasi troppo della sua posizione, ma non posso fare nulla, essendo lui uno dei migliori soldati che tutta Neverwinter possa mai vantare...” Il lord però, sembrò quasi sorridere e finì di dire “Però... C’è un modo in cui tu possa vendicarti del torto per porti nel cuore. Una sfida a duello. La farete solamente dopo alla riunione, che si terrà entro sette giorni da oggi.”
“Che tipo di sfida, mio lord?” Hoki sorrideva, complice. Sperava che ci fosse da divertirsi, anche se sapeva che contro Knox avrebbe dovuto impegnarsi al massimo. “Lo scoprirai tra sette giorni Hoki. Ora pazienta e torna alla tua Gilda. Si chiederanno dove tu sia finito.” Rispose, mentre faceva un cenno con la mano. Hoki fece un lieve inchino con la testa, per poi avviarsi verso l’uscita della sala. Linu che era ancora li presente, aveva assistito alla scena, ma non riusciva a capire di cosa stessero parlando i due, e quando vide Hoki uscire lo seguì, chiedendogli “Di che sfida stavate parlando te e il lord?” Era quasi ingenua, e Hoki le rispose con un sorriso. “Una sfida nell’arena. Si potrebbe dire uno scontro all’ultimo sangue.” Linu portò una mano davanti alla bocca, stupita ed esterrefatta. Una sfida all’ultimo sangue? Tra lui e il sergente di Neverwinter? Come l’avrebbero presa tutti? “N-Non puoi combattere mortalmente contro Knox! N-Non lo farai, non è vero?” Si era fermata, mentre Hoki continuava a camminare. La chierica capì che lui era intenzionato a sfidare il sergente, e che nulla gli avrebbe fatto cambiare idea.

   
 
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