The innocence

Era un gioco strano, quello del calcio, che fin da piccoli li aveva portati a dividersi in categorie distinte: l’innocenza dei bambini poteva avere un effetto curioso su chi stava ad osservarli, a rimirarli da una sedia a dondolo non troppo distante né troppo nascosta.
Seijirou studiandoli aveva già capito come poteva impossessarsi di loro. E, cosa ancora più clamorosa, quelli non se ne rendevano conto. Come potevano, del resto, quelle minuscole creature, pensare che sarebbero state plasmate per qualcosa di così grande? Semplicemente, non potevano.
E mentre il Signor Kira, quel vecchietto premuroso e un po’ matto, stava ad osservarli da un punto qualsiasi del cortile –che fossero le grandi scalinate che portavano all’ingresso principale o una scricchiolante altalena che avrebbe sicuramente chiesto di riparare-, i bambini del Sun Garden conducevano una vita possibilmente spensierata, cercando uno svago lontano che li distogliesse dalle perdite che li aveva inesorabilmente condotti in quell’orfanotrofio. E non erano i soli.
“Signor Kira!” esclamò un giorno il ricordo di un bambino dai capelli rossi correndogli incontro. Non era sceso dall’auto e già veniva accolto da un piccolo gruppo schiamazzante di orfanelli giocosi. “Signor Kira, ho trovato un nuovo amico!”
“Hiroto...” gli sorrise lui, e gli occhi del piccolo sembrarono illuminarsi. “Che bella notizia. Allora potrai giocare a calcio con lui, vero?”
Hiroto non lo stette ad ascoltare granché, per quanto tenesse molto al suo affetto. Seijirou, dall’alto della sua vecchiaia nebbiosa, non capiva la riluttanza del piccolo nell’allenarsi nonostante le sue pressioni.
“Vieni avanti, non ti fa nulla!” sorrise Hiroto, e guardò indietro. “Lo scusi Signor Kira, è appena arrivato. Ehi Mido-kun, non aggrapparti così...”
Seijirou conobbe Midorikawa Ryuuji come farebbe un genitore con l’amichetto del figlio. Eppure, nonostante l’istinto paterno lo inducesse ad accoglierlo a braccia aperte, qualcosa in lui lo turbava profondamente. Kira guardò Midorikawa negli occhi e seppe che, se voleva che Hiroto Kira si aggrappasse a un ricordo felice, doveva essere solo il suo. E il bambino dai capelli verdi, e i grandi occhi dolci e neri, andava eliminato.
Alle svelte. 
“Piacere Mido-kun. Io sono il Signor Kira.” sorrise, con quel suo modo di fare che sapeva essere amabile. “Sono felice che Hiroto-san abbia trovato un buon amico. E che creatura graziosa.”
Quando Midorikawa si strinse maggiormente attorno al braccio del bambino dai capelli rossi, l’uomo ghignò. “Mi sembra che ora siate del numero giusto. Che ne dite di fare un bel gioco? Decido io le squadre.”
E nessuno protestò.
Da qualche parte, in un giardino fin troppo curato, il giardiniere tagliava il primo bocciolo.