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Autore: TheNerdyOne    02/01/2015    1 recensioni
ATTENZIONE: CAPITOLO PRIMO MODIFICATO IL 07/09/15. Estratto dal primo capitolo: "Alzarmi da questo letto mi risulta sempre più estenuante. Sento di non essere fatto per questo mondo, sento che prima o poi soccomberò sotto il peso della mia condizione. Non era facile nemmeno prima, non lo è mai stato."
Questo è l'ennesimo tentativo da parte mia di scrivere qualcosa, perdonate la schifezza. Passerò da fangirl bimbominchiosa, ma la storia parla di Chester. Sento qualcosa di veramente forte per quest'uomo, qualcosa che rasenta l'amore ma è più vicino all'adorazione. Ho voluto rendergli omaggio con questo piccolo ed insignificante tributo, grata della forza che mi trasmette solo con la sua voce.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chester Bennington, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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Dopo una lunga assenza causata dalla mancanza d'ispirazione, torno a dedicarmi a questo piccolo tributo. Il primo (e per adesso unico) capitolo che avevo precedentemente pubblicato è stato modificato, per questo consiglio anche a chi ha già avuto modo di leggerlo di avere pazienza e farlo un'altra volta, grazie.







La tendina è scostata, un raggio di luce filtra attraverso la finestra, illuminando flebilmente la camera da letto. È presto, molto presto, ma non fa differenza, sono giorni ormai che non dormo come si deve. La sveglia strilla, maledetta, ed il suono riecheggia nella mia testa e rimbalza contro le pareti della mia scatola cranica. La spengo con un pugno violento e questa cade a terra. La scena mi fa nascere un sorriso, ma dopo pochi istanti torno ad essere lo zombie inespressivo di sempre. Alzarmi da questo letto mi risulta sempre più estenuante. Sento di non essere fatto per questo mondo, sento che prima o poi soccomberò sotto il peso della mia condizione. Non era facile nemmeno prima, non lo è mai stato. Non è molto che ho smesso di farmi, non sono bene se sono settimane o pochi giorni. Anche la concezione del tempo si è stravolta; sento che mi sta scivolando tra le dita, che sto sbagliando e che sto sprecando la mia vita, ed al contempo le giornate sembrano non finire mai nella loro inesorabile lentezza. Raccolgo le mie forze e mi alzo, mi dirigo in bagno e mi fiondo nella doccia, evitando lo specchio come sempre. So cosa vedrei, e l’idea non mi piace affatto. Il contatto con l’acqua calda mi fa resuscitare, e sto sotto il getto fino a quando la mia povera pelle arrossata non grida pietà. Quasi sicuramente sono in ritardo, ma non me ne potrebbe importare di meno; non è che abbia accettato troppo di buon grado questa cosa della terapia di gruppo. In effetti mi sembra una grandissima cazzata, però a questo punto della mia vita non c’è niente che non sarei disposto a fare per superare la mia dipendenza. Mi sento così stupido, non posso credere che una sostanza così apparentemente innocua mi abbia fottuto anni ed anni di vita, e così debole, perché so che anche adesso desidero ardentemente che la mia mente s’annebbi ed i miei sensi s’intorpidiscano. Mi vesto ed esco di casa, entro in auto e parto. La seduta non dovrebbe essere ancora cominciata, ma non manca molto. Fortuna che sono sempre molto veloce a prepararmi, sono perfino in anticipo. Lo studio dello psicologo è semivuoto, qui con me ci sono solo un tizio strambo con un completo che quando è stato acquistato poteva definirsi elegante, ma adesso pieno di macchie e scuciture, qualcuno con il cappuccio di una felpa troppo larga calato sul volto ed un uomo sulla cinquantina che continua a far ballare fastidiosamente la sua gamba. Osservo la persona incappucciata, che dalla corporatura esile sembrerebbe una ragazza o un giovane uomo, tutta rannicchiata sulla poltroncina di plastica della sala d’attesa, la testa chinata come se stesse guardando a terra. Mi viene da pensare che probabilmente ha dei seri problemi, ma subito dopo distolgo i miei pensieri dalla figura, tornando amaramente alla realtà. Chi diavolo sono io, per giudicare qualcuno che neanche conosco? Sono solo un tossicodipendente, un’alcolista ed una causa persa. Dio, nemmeno riesco a trovare una ragione per alzarmi dal letto al mattino.. L’orologio appeso al muro segna le 11:30, e nel frattempo lo studio si è riempito di altri stramboidi. Lo psicologo è l’ultimo ad arrivare, ed ecco che la seduta comincia. Siamo tutti messi a cerchio, lo psicologo sta nel mezzo e predica una marea di stronzate sulla fiducia in sé stessi e negli altri, ed altre cose simili. Mentre parla, il suo sguardo si posa sulla figura incappucciata, che scopro essere una ragazza, che sta appollaiata sulla sedia, è forse l’unica persona qua dentro che dimostra il mio stesso disagio nello stare qua dentro, in mezzo a questa gente. Le dice di levarsi il cappuccio, che vuole vedere il suo “sicuramente splendido visino”. Bah. Esita un po’: tutti gli occhi sono puntati su di lei, ed è proprio ciò che voleva evitare. Mi sento molto vicino a lei, poverina. Alla fine, ecco che si scopre. Un caschetto di capelli corvini incornicia un visetto angelico. Le labbra sono piene e di un colore rosa chiaro chiaro, che risalta comunque, in contrasto con la pelle d’alabastro. Il naso è piccolino e leggermente all’insù, e le dà l’aspetto di una tenerissima bambina. Ma ciò che lascia di stucco sono gli occhi grandi, contornati da ciglia lunghe e nere, di due colori differenti: uno è verde, di un verde smeraldino, mentre l’altro è di un blu intenso, la tonalità più intensa di blu che abbia mai visto. È bella, di quella bellezza pura di cui solo i quadri sono intrisi. Scommetto che è proprio questo che fa nella sua vita. Le sue guance si colorano di rosso, i suoi occhi si fissano sul pavimento. Perfino lo psicologo è rimasto sconcertato, ma si riprende in fretta, sorridendole bonario. Lei ricambia, tirando fuori due fossette adorabili ai lati della bocca, e mi sembra di sciogliermi su quella scomodissima sedia di plastica rossa. Lo psicologo comincia a turno a domandare alle persone di raccontare la loro “storia”. Non ascolto nulla, sono impegnato a guardarla mentre si fissa le scarpe. Il suo coloratissimo sguardo emana una tristezza non comune, e trattengo l’istinto di stringerla tra le mie braccia a malapena. Non mi accorgo che lo psicologo mi ha puntato, chiedendomi di parlare. << Chester >> mi richiama, paziente. Mi giro verso di lui come folgorato, pregando tutti i santi che conosco che nessuno si sia accorto di me prima. << Ehm, si dottore? >> Merda, mi fissano tutti. << Ti va di raccontarci qualcosa? >> mi chiede. Sant’Iddio no. << Ehm... per stavolta passo >> dico. La maggioranza degli sguardi viene distolta da me, tranne il SUO, che si ostina a fissarmi. Lo incrocio, e mi sorride timidamente. Ricambio, impacciato come non mai, nemmeno fossi un’adolescente. La seduta finisce stranamente presto, e lo psicologo ci congeda tutti con un << Ricordatevi di essere felici! >>. La ragazza è sparita dalla mia vista, e non conosco neanche il suo nome. Esco dallo studio, pensieroso. Durante quell’ora mi sono effettivamente sentito meglio, quasi normale pure se in mezzo a gente altrettanto incasinata, ma ora l’angoscia si impossessa nuovamente della mia vita, rendendo ogni cosa davanti ai miei occhi grigia e stantia. Mi sento incredibilmente svuotato. Dopo la breve pausa di poco prima, tornare al malessere abituale mi provoca dolore fisico, e mi viene da pensare che probabilmente sarebbe stato meglio continuare a vivere come un vegetale, rinunciando ad un’ora di normalità. Scoraggiato, torno verso la mia macchina, quando la noto proprio nell’auto accanto alla mia.  



Ciao, entità che stai leggendo la mia storia, ti ringrazio per esserti soffermata a leggere tutto questo, spero che tu abbia apprezzato ciò che hai letto tanto quanto a me è piaciuto scriverlo. Penso si capisca, ma la ragazza è esattamente come vorrei apparire, incarna in tutto e per tutto il mio ideale estetico di bellezza (ovviamente, io sono completamente diversa e di aspetto piuttosto anonimo). Il mio più grande successo sarebbe riuscire ad assorbirti, a farti immedesimare nella storia, perchè scrivere è proprio quello che vorrei fare in un prossimo futuro (magari su una scala più larga rispetto alle fanfiction). Come scritto in precedenza nell'introduzione, la mia devozione per Chester Bennington rasenta l'ossessione. Ammiro come, dopo battaglie estenuanti contro se stesso e contro il mondo intero, sia riuscito a sconfiggere tutti i suoi demoni ed a diventare una persona migliore, per i suoi cari e per i suoi fans. Anch'io sto affrontando un periodo difficile, costellato di amarezza e delusioni, e sto cercando di ispirarmi a lui per uscirne. Da questo nasce la mia storia, la prima che abbia mai davvero avuto il coraggio di non eliminare poco dopo averla pubblicata. Dai una valutazione al mio lavoro, aiutami a migliorarmi, non potrei che essertene grata.
   
 
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