“Let's see how far we've come.”

Stavano cadendo.

Probabilmente sarebbero morti. Dopo tutto quello che era successo. Dopo così tante cose... Morti.

Strinse Annabeth a sé. Se mai doveva morire, sarebbe morto vicino alla sua ragazza, e se ci sarebbe riuscito, nell'urto con il suolo la avrebbe protetta col suo corpo, per evitarle la morte.

Le pareti di roccia erano buie quasi quanto il suo cuore in quell'istante. Non vedeva e sentiva niente, tranne il corpo di Annabeth che si aggrappava al suo.

Maledizione! Aracne... è colpa sua, delle sue stupide ragnatele, dei suoi tranelli fatti di quella semplice sostanza filamentosa.

Ora stavano cadendo nel buio senza fondo. Avevano affrontato così tanto insieme, e ora tutto sarà ridotto ad una leggenda. “Percy Jackson e Annabeth Chase, i due semidei che salvarono l'Olimpo...”. Percy già le sentiva, le storie. Già sentiva l'inizio, e i bambini che sorridevano.

Se solo non fossero caduti... Se solo sarebbero sopravvissuti e avrebbero compiuto una volta per tutte la profezia... Finalmente sarebbero stati liberi di farsi una vita anche mediamente normale, al Campo Giove, oppure a New York, o dove voleva Annabeth.

Finché erano insieme, tutto sarebbe andato bene, Percy poteva anche superare la morte. Sarebbero andati nell'Elisio. Non era questo che spaventava il figlio di Poseidone, accettava la morte. Lo spaventava quello che poteva essere l'esito della missione, lo spaventava il fatto che i suoi amici stessero male, che invece di farli rimanere insieme, li separassero. Questo lo spaventava, molto più del fatto in sé di morire.

Percy si ricordava di quando insieme erano andati nell'emporio di gnomi da giardino di zia Em, e di come avevano sconfitto Medusa.
A quei tempi, lui, Annabeth e Grover erano una squadra. Una bellissima squadra.
Poi si ricordò della Principessa Andromeda, la maestosa nave da crociera e dei Party Pony che li avevano aiutati per la prima volta. Ah, la liberazione di Blackjack, che bei tempi.
Ancora ricordò della prima volta che erano stati separati, e quando avevano recuperato Bianca e Nico Di Angelo. Oh, poi il peso del cielo... Quell'attimo in cui l'avevano portato insieme...
E il labirinto. Forse ora stavano cadendo in un luogo che li avrebbe fatti impazzire, esattamente come il luogo creato da Dedalo. Percy ricordava anche la rivalità tra la sua ragazza e Rachel Elizabeth Dare. E il loro primo bacio, al Sant'Elena.
E poi quando avevano salvato l'Olimpo. Quando aveva dato il pugnale a Luke. Quando gli avevano offerto l'immortalità e quando lui l'aveva rifiutata per lei. E il loro bacio subacqueo.

Ricordò tutto questo, e una tremenda fitta di nostalgia lo persuase. Come era possibile che un giorno quelle sarebbero diventate solo storie e non più vite?

Percy non riusciva a pensarci. Le loro vite, tutto quello che avevano fatto, combinato insieme... Tutto perso. Tutto.

Tutto per colpa degli dei, con i loro trabocchetti, le loro profezie, la loro ambiguità.

Già la prima Grande Profezia era stata stancante e terribile... E ora la profezia dei sette. Era... Già Percy la odiava, ma ora proprio non la poteva vedere.

Le loro avventure sarebbero finite per colpa degli dei. Loro non capivano quanto fosse difficile essere loro figli.

E ora stava cadendo, e probabilmente sarebbe morto, e anche la sua ragazza.

E se non fossero morti, sarebbero impazziti, in quel baratro buio.