Libri > Percy Jackson
Segui la storia  |      
Autore: AliNicoKITE    05/01/2015    3 recensioni
Varie One-shot, non fatevi ingannare da efp, è una raccolta.
#1- Frazel's date (AU! Coffe! Starbucks! Christmas!)
''E quando la rimise a terra, dopo tre fischi indignati di Octavian, si premurò di sorriderle senza arrossire mentre diceva:- Spero che questo sia il modo migliore per dirti arrivederci.''
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Quasi tutti
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Questa cosa partecipa alla iniziativa Demigod Exchange indetta dalla community Campmezzosangue: la lettera è quella di Katniss Potter Jackson, quando chiede un appuntamento Frazel... spero di non deluderti.
Frazel's date
(or the which one where Frank is quite stupid^^)
 
Sebbene la visione di Frank ancora in divisa da lavoro con due caffè in mano che zigzagava tra i clienti di Starbucks cercando di non far cadere nulla, nemmeno una goccia di caffè, fosse esilarante e le facesse sciogliere il cuore Hazel si impose uno sguardo serio mentre, poggiando la mano su quella del suo ragazzo, diceva: -Frank, basta.

Solo due parole, abbastanza perché il ragazzo capisse e sospirasse, passando nervosamente le mani tra i capelli scuri, corti come imponeva il volere della nonna.

Erano sempre stati una bella coppia: Hazel aveva abbastanza intraprendenza per tutti e due, e questo diceva molto del loro rapporto. Secondo alcuni erano ‘’più indietro della media’’, e a loro andava bene così: troppo timidi per fare di più, non avevano iniziato il loro rapporto attraverso cappuccini e sguardi sfuggenti?
Reyna aveva assunto Frank nella sua filiale di Starbucks di San Francisco, dopo il trasferimento di Jason a Long Island dalla sua fidanzata, per tre principali motivi: non era biondo e con gli occhi azzurri, quindi non poteva ricordarle Jason in alcun modo,  era carino sì, ma non bello e appetibile come Percy, che infatti era presto tornato da dove era venuto lasciando un ennesimo due di picche alla Avellano, quindi era innocuo, e, terzo ed ultimo motivo, Frank era intollerante al lattosio. Non c’era l’eventualità nemmeno remota che scroccasse alla cassa un cappuccino nei momenti di pausa. Dopo che Octavian aveva praticamente bevuto 20 litri di caffè in una settimana senza pagare un dollaro, la ‘’particolarità’’ di Frank era diventata un asso nella manica. Era stato assunto a Gennaio e aveva conosciuto subito la cliente abituale delle 7,30. Hazel Levesque aveva una dipendenza da caffè che la costringeva a correre (era sempre in ritardo) ogni mattina per ricevere la sua dose di caffeina quotidiana.
Non si erano parlati per 4 mesi. Frank solo sorrideva e le porgeva il caffè nero preparato appositamente per lei appena la vedeva arrivare, carica di libri e con lo sguardo incredulo puntato sull’orologio: ogni giorno Hazel si dispiaceva, perché arrivando in orario non riusciva a parlare con il commesso carino e premuroso. Ogni giorno, però, si ricordava anche di sorridergli mentre prendeva il caffè e gli porgeva i soldi, senza dire una parola.
Per farli mettere insieme c’era voluto lo sforzo congiunto di Jason, tornato da Long Island con la sua ragazza, della suddetta ragazza di Jason, che sembrava nata per far interagire le persone, di una Reyna imbarazzata e di un divertito Percy, mentre Nico si poteva tranquillamente considerare come un ostaggio trascinato nell’impresa a forza. C’erano riusciti. In tre mesi.

Quel giorno però, insomma, Frank stava esagerando con la timidezza!
Aveva salutato Hazel mentre si faceva dare il cambio da Nico nel bar con un mugugno, senza nemmeno baciarla. Nix.
E questo l’aveva fatta innervosire parecchio.
Si ostinava a non voler venire al cenone di Natale della famiglia Di Angelo& Levesque, nonostante gli avesse assicurato che il biglietto da visita dell’impresa di pompe funebri di Ade con su scritto ‘’per la nonna, presto o tardi’’ fosse solo uno scherzo innocente di Nico e di suo padre.
Terza e tremenda cosa, aveva sbagliato a ordinarle il caffè.
Un affronto del genere era troppo.
Non poteva immaginare, però, la reazione di Frank: sembrava distrutto, le mani che tremavano nervose.
Whoa, non è che…
-Frank, non ti sto lasciando.-disse rassicurandolo con un sorriso dolce.
Ma Frank continuò a sospirare, affranto, per poi scoppiare.
Faceva sempre così: o stava troppo zitto, o parlava senza sapersi fermare, spesso rivelando problemi abbastanza stupidi e per nulla gravi. Frank era un ragazzo timido, sì, ma coraggioso e dall’animo generoso e affidabile. Quando Hazel aveva letto i libri di Harry Potter si era ritrovata, due settimane dopo che lei e Frank si erano messi assieme,  a inserirlo incredula nei Tassorosso con una facilità disarmante. Era un probabile discendente di Tosca Tassorosso, secondo Percy, fervido sostenitore della saga.
Quel giorno indossava il maglione che gli aveva regalato per Natale: un tripudio di renne, babbi natale e campanellini inseriti nei colori natalizi. Era adorabile.
-Scusami. E’ solo che…. Oggi doveva essere…- sospirò guardandola negli occhi- oggi in teoria avrei dovuto essere un fidanzato perfetto.
Hazel lo fissò, incredula, mentre il ragazzo continuava a blaterare di come non avesse saputo come salutarla, come darle il regalo di Natale che aveva pronto da mesi senza fare una figuraccia e tanti altri dubbi che lo assillavano su quell’appuntamento. Era l’ultima volta che si vedevano prima del giorno di Natale.
-Frank, tu sei un fidanzato perfetto.-si ritrovò a dire, sorridendo.
Si sentiva fortunata come le protagoniste dei romanzi rosa che scriveva la madre della ragazza di Jason, la signorina Afrodite, quando in quei racconti zuccherosi la ragazza, che veste sempre in maniera orribile, con maglioni sformati ignorata dalla società ma che viene per qualche inspiegabile motivo notata dal figo di turno, un ragazzo inavvicinabile e osannato dai più.
   Frank non era il capitano della squadra di football o un latin lover, era impacciato e aveva problemi con le lavatrici, quindi si vestiva sempre malissimo. Però lavorava in un bar pur di racimolare i soldi per le cure di sua nonna, studiava di notte guadagnandosi delle occhiaie spaventose pur di laurearsi in tempo, era stato l’unico a sorriderle quando aveva cercato, una mattina in cui era particolarmente in ritardo, di saltare la fila superando tre vecchiette intente a sferruzzare degli enormi calzini che però si erano rivelate delle belve investendola di insulti e minacce di morte dolorosa. Le aveva poi allungato di nascosto il caffè il più presto possibile, alla faccia delle vecchiette-killer.
-Non sai come salutarmi?-sorrise, allungandosi per dargli un lungo bacio sulle labbra scansando abilmente i due caffè.
-Questo è il saluto migliore che tu mi possa dare.-gli spiegò, ridacchiando al vedere il suo sorriso incredulo.
-Credo  di aver capito cosa intendi.
Ma Hazel non aveva finito: allungò la mano e prese dalla borsa del suo fidanzato un pacchetto avvolto in carta dorata decorato dal suo nome.
-Darmi il regalo al Cenone natalizio è un ottimo modo per non fare una figuraccia, anche se ciò che mi regali è un sasso che hai preso per strada.
-Ultima cosa- disse velocemente  al sentire Octavian che sbraitava ‘’è finita la pausa fidanzata, carino!’’, sventolando un muffin quasi fosse un’arma da guerra- La prossima volta non ci troviamo durante la tua pausa al lavoro: abbinare la divisa al maglione che ti ho regalato è una ferita agli occhi.
Frank le sfilò dalle mani il regalo, promise di venire al Cenone e ghignò con uno strano luccichio negli occhi mentre andava verso il bancone, lasciando Hazel un po’ confusa.
Credo  di aver capito cosa intendi.
Stava mettendo a posto il cellulare nella borsa dopo aver avvertito Nico che stava per arrivare quando una mano che conosceva bene la fece voltare verso l’esterno del tavolo tenendola per un fianco, porgendole contemporaneamente un caffè nero, proprio come lo voleva lei.
Poi, semplicemente, senza parlare, Frank appoggiò la tazza sul tavolino e la baciò. La aiutò ad alzarsi e ad avvolgergli la schiena con le gambe,sorreggendola per poterli mettere a pari altezza, proprio come succedeva nei romanzi della madre di Piper.  
E quando la rimise a terra, dopo tre fischi indignati di Octavian, si premurò di sorriderle senza arrossire mentre diceva:- Spero che questo sia il modo migliore per dirti arrivederci.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Percy Jackson / Vai alla pagina dell'autore: AliNicoKITE