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Autore: miatersicore23    05/01/2015    1 recensioni
Si avvicina, sfiorandomi il braccio e un brivido non comune mi percorre la schiena. Non è nulla di eccitante. Non è nulla di spaventoso. È qualcosa di terrificante. Per un attimo la vista mi si è annebbiata e il buio della notte non è nulla in confronto all’oscurità e al gelo che stano opprimendo il mio cuore e la mia anima. Poi, in quell’oscurità, percepisco il male. Nel vero senso della parola. È come ricevere tanti spilli sul corpo o come sentire il corpo intorpidirsi per poi risvegliarsi, ma per provare solo un dolore infinito, lancinante. Ci separiamo entrambi, come se fossimo scottati.
“Che cosa sei tu?” Gli domando.
“Sei una Nascosta! – Esclama lui quasi disgustato, ma allo stesso tempo eccitato. – Ancora meglio. Gustarti sarà un vero spasso.”
Ed è in quel momento che il suo volto cambia, si tramuta in un qualcosa di spaventoso. Gli occhi diventano neri. Sembra quasi posseduto.
“È posseduto. – Urla, affermando la mia ipotesi, una voce dentro di me. – Puoi solo scappare.”
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert, Stefan Salvatore | Coppie: Damon/Elena
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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My familiar


Parte prima


 
La mia vita è sempre stata monotona. Mi sveglio, faccio colazione con la mia famiglia, vado a scuola, ritorno a casa faccio i compiti ed esco con le mie amiche. Nulla di più, nulla di meno. Ho avuto qualche fidanzato un paio di anni fa, ma niente di più. In realtà non sono molto brava a relazionarmi con gli altri. Preferisco rinchiudermi in me stessa. La solitudine non mi dispiace, a volte sto anche meglio così: me, il divano, una coperta e un bel libro per rilassarsi. Sì, sono un po’ asociale, ma a me non dispiace. I miei genitori non sono d’accordo. Loro spesso si preoccupano perché essere troppo isolata dal mondo non fa bene, questo lo so benissimo pure io. Me ne rendo conto. Che sono diversa, che c’è qualcosa che non va. Ma se da un lato c’è la consapevolezza di essere diversa, dall’altro non riesco proprio a cambiare, ad essere uguale agli altri.

“Dai Elena che ti costa? Esci un po’, divertiti con noi, non restare rinchiusa in casa come al solito a leggere come sempre. Saremo io, te e Bonnie.”
Ecco Caroline, che tenta in tutti i modi di smuovermi da casa mia e di intraprendere la sua nuova missione “salvate Elena dalla depressione e rendetela una ragazza normale”. Ok, va bene. Per questa volta uscirò, tenterò di divertirmi e farò finta di non annoiarmi come tutte le volte. Riderò alle battute idiote di Tyler Lockwood, magari farò gli occhi dolci a Matt Donovan come mi ha consigliato la mia amica e berrò un bicchiere. Forse mi ubriacherò e domani mattina non ricorderò più niente – meglio così – e sarò per una fottuta serata Elena Gilbert, la normale. Magari starò simpatica a qualche ragazzo, magari mi farò qualche nuova amicizia, magari mi piacerà ed andare al Grill sarà piacevole e diverso dal solito. Ma chi voglio prendere in giro? In una cittadina di circa seimila abitanti, come Mystic Falls, non accade mai nulla di nuovo, mai nulla di emozionante. Sempre le solite cose. Sempre gli stessi sabato sera da diciassette anni a questa parte.

“Vediamoci allo otto alla torre dell’orologio.”

Le confermo io per attaccare poi il telefono.

Guardo le lancette dell’orologio della cucina mentre mastico i cereali inzuppati nel latte. Sono le sei meno venti. Ho tutto il tempo che voglio per farmi una bella doccia e per prepararmi per bene.

Sono le otto meno dieci. Maledizione a me e al mio vizio di arrivare in anticipo agli appuntamenti. Sono già qui da dieci minuti a godermi la frescura di una delle tante serate settembrine. Per aggiungere il danno alla beffa, so già che Caroline e Bonnie sono due ritardatarie di prima categoria e questo vuol dire che mi tocca aspettare ancora un bel po’.

Un lieve venticello mi costringe a stringermi nel cardigan. Non mi sarei dovuta mettere la gonna blu. Troppo corta. Troppa mercanzia esposta, come ha detto mio fratello prima che uscissi di casa. Per fortuna, nessun ragazzo che passa sembra notarmi. Un po’ mi sento offesa, infondo non sono proprio da buttare. Almeno un’occhiata d’interesse sarebbe gradita, ma che ci posso fare? Evidentemente sono così sfigata che non riesco ad attirare nemmeno fisicamente un ragazzo. Non che ne necessiti.

Manca un minuto alle otto. Le luci in strada improvvisamente si spengono e il black out sembra aver preso tutto il quartiere. Di solito non mi sarei preoccupata, ma mi trovo vicino alla pineta della città e quel luogo così al buio mette un po’ di paura, lo ammetto.

“Buonasera, bambolina.”

Mi giro verso quella voce e scorgo un ragazzo con una felpa grigia e un paio di jeans.

“Ciao.”

Replico io, non sapendo che dire. Non sono abituata agli sconosciuti che vengono spontaneamente da me. Un movimento dell’aria sopra di me mi distrae per qualche attimo poi lo straniero cerca di ricatturare la mia attenzione.

“Come mai tutta sola?”

Lo ignoro bellamente. Non mi importa, sinceramente, quello che cerca da me. O quello che cerca in generale. A volte tendo ad ignorare tutto quello che mi circonda. Potrei essere considerata una svampita, ma in realtà non è così. Solo, mi piace rifugiarmi in un qualcosa che è tutto mio.  Gli altri non mi interessano, a meno che non siano persone a me care. Qualche volta. La maggior parte del tempo però sono solo io, ci sono solo io. Non sono una persona che riesce a socializzare facilmente e… be’, credo che abbiate già capito.

“Se lo vuoi, potrei farti divertire io, bambolina.”

“Chi sei?”

Gli chiedo. Non mi piacciono i tipi come lui.

“Chiunque tu vuoi che io sia.”

Mi risponde mellifluo. Che banalità! Alzo gli occhi al cielo – verso l’orologio, in realtà – e noto che non sono ancora le otto. Il tempo sembra volersi fermare, stasera.

“Dai, starai bene.”

“No, grazie!”

“Su…”

Si avvicina, sfiorandomi il braccio e un brivido non comune mi percorre la schiena. Non è nulla di eccitante. Non è nulla di spaventoso. È qualcosa di terrificante. Per un attimo la vista mi si è annebbiata e il buio della notte non è nulla in confronto all’oscurità e al gelo che stano opprimendo il mio cuore e la mia anima. Poi, in quell’oscurità, percepisco il male. Nel vero senso della parola. È come ricevere tanti spilli sul corpo o come sentire il corpo intorpidirsi per poi risvegliarsi, ma per provare solo un dolore infinito, lancinante. Ci separiamo entrambi, come se fossimo scottati.

“Che cosa sei tu?” Gli domando.

“Sei una Nascosta!1 – Esclama lui quasi disgustato, ma allo stesso tempo eccitato. – Ancora meglio. Gustarti sarà un vero spasso.”

Ed è in quel momento che il suo volto cambia, si tramuta in un qualcosa di spaventoso. Gli occhi diventano neri. Sembra quasi posseduto.

“È posseduto. – Urla, affermando la mia ipotesi, una voce dentro di me. – Puoi solo scappare.”

Mi dice. È quello che faccio, ma dove? Il primo luogo che mi viene in mente è la pineta, qui accanto. L’individuo, il mostro, però mi blocca, facendo presa su il mio avambraccio e ghignando mentre si avvicina a me. Prima che provi a fare qualsiasi cosa, ancora quell’immagine scura passa e si scaglia contro il ragazzo, facendolo piegare per ripararsi. Solleva il volto e mostra un paio di tagli sul viso. La figura nera riparte all’attacco ancora una volta contro il ragazzo.

“Scappa!”

Esclama e mi ordina la voce dentro di me. Corro. Corro finché non mi ritrovo tra gli alberi e sono in grado di nascondermi. Sento il mostro avvicinarsi, non è molto lontano. Ma una mano afferra la mia – il suo tocco è caldo – e mi attira dentro un fitto gruppo di cespugli. Finisco a terra, inginocchiata sul terreno bagnato a causa della pioggia che inizia a scendere copiosa e all’improvviso. Un altro ragazzo, forse più grande del primo, è davanti a me, inginocchiato come me e mi fa segno di stare zitta, posando l’indice sulle sue labbra.

Sono il primo particolare che noto di lui. Le labbra. Così piene… così sensuali.

“Non è grazie al tuo animaletto da compagnia che riuscirai a sfuggirmi, maledetta strega!”

Gemo spaventata. Per fortuna, la pioggia nasconde il mio verso, ma comunque il ragazzo copre la mia bocca con una sua mano. Secondo particolare: le mani.

Mani calde, mani forti, mani che non smettono di darmi sicurezza dal primo momento in cui mi hanno sfiorata. Ok, Elena, frena. Non saranno di certo le mani e le labbra di uno sconosciuto a mandarti nel pallone.

“Cerca di mantenere la calma. In questo momento il controllo delle emozioni è essenziale.”

Mi sussurra la voce cauta. E per la prima volta, mi rendo conto che questa voce non è la mia. È la voce di un uomo, forse proprio quello che sta davanti a me. Lui mi fa un occhiolino, come per dirmi che ci ho azzeccato. Ma che diavolo sta succedendo?

“È curioso che tu nomini il diavolo proprio in questo momento.”

Rabbrividisco e il cuore mi batte a mille, mentre il tizio che sta davanti a me, mi circonda un fianco con un braccio e mi avvicina a lui ancora una volta. Nell’oscurità, nell’ombra, scorgo un luccichio nei suoi occhi. I suoi occhi… sono azzurri. Me ne sono appena accorta. E non sto parlando di un comune azzurro. Brillano di luce propria. Gli occhi sono il terzo particolare. Sono forse il particolare più bello, perché sembrano scavarti in fondo, fino al centro dell’anima.

Sono occhi potenti, occhi che ti scrutano e ti fanno perdere i sensi.

“Sì, i miei occhi sono il mio punto forte.”

Ironizza, mentre sento i passi dell’altro, che ci cerca ancora, allontanarsi sempre di più.

“Chi sei? – Gli chiedo. – Che cosa sei tu?”

È la seconda volta che faccio questa domanda in pochi minuti ed in realtà c’è un perché. Anche questa volta ho percepito qualcosa al contatto di una pelle estranea alla mia. Ma è ben diverso.  C’è fiducia, lo sento molto bene. C’è complicità, anche se tutto questo non ha assolutamente senso. E poi c’è questa voce che mi tormenta continuamente e che mi riempie la testa.

“Sono Damon. – Sussurra di rimando, sorridendo ammiccante. – E sono il tuo famiglio.”

“Un famiglio? – Che diavolo è un famiglio? Sarà forse un mio parente o… continuo ad avere un enorme confusione dentro di me. – E quello chi era?”

“Un povero ragazzo. Dovresti chiederti che era la cosa dentro di lui… un demone. Per fortuna un demone minore. Farò qualche telefonata a dei Cacciatori. Se ne occuperanno loro.”

Demoni. Famiglio. Cacciatori. Mi sembra di essere finita in un film dell’orrore!

Indietreggio lentamente per allontanarmi. E se alla fine anche lui fosse uno dei cattivi? Eppure questa strana e piacevole sensazione, mi fa indugiare e mi permette di rimanere.

“Non devi essere spaventata.”

Sento ancora la sua voce nella mia testa. È solo un sussurro. Un dolce sussurro che fa arrestare i miei passi.

“Come posso sentire la tua voce? – gli chiedo confusa. – Che cos’è un famiglio?”

“Diciamo che io, ovvero il famiglio, sono… il tuo piccolo aiutante. – fa un passo verso di me e il suo viso si ferma giusto a pochi centimetri dal mio. Lui non sembra farci caso a questa vicinanza, ma io la trovo invadente e anche molto intima. – sono qui perché sono il tuo compagno di avventure, posso parlare telepaticamente con te così come tu puoi parlare telepaticamente con me. Il nostro è un legame magico indistruttibile. Sono qui per guidarti, per far aumentare i tuoi poteri…”

“Frena, frena, frena. Quali poteri?”

Lui solleva un sopracciglio, visibilmente sorpreso dalla mia domanda, imbroncia le labbra pensieroso e adesso è proprio lui a fare un passo indietro, portandosi una mano sul mento e accarezzandolo lentamente come se stesse ragionando.

“Interessante. Questo vuol dire che renderà il mio lavoro ancora più divertente? Facciamo così… - si strofina le mani e si stira poi la maglietta nera. Quando allunga la destra verso di me, dice – Piacere Elena Gilbert, io sono Damon Salvatore e sono il tuo famiglio perché tu sei una strega.”

Una strega. Ok, non c’è nulla di normale in tutta questa storia. Proprio nulla. Andiamo non posso essere una strega. Le streghe non esistono, come non esistono i demoni e come non esistono i famigli.

“Lo so. La prima fase è la negazione.”

Ghigna divertito. Non voglio essere una strega.

“Molto strano. Pensavo che tua madre te lo avesse detto. Infondo hai ereditato i suoi poteri da lei.”

Questo è troppo. Mi volto spaventata da quelle parole, ma lui mi ferma afferrandomi il polso.

“Aspetta, lascia che io ti spieghi per bene ogni cosa.”

 
Parte seconda


 
“Isobel, non sono d’accordo. Perché un ragazzo, che non conosciamo, dovrebbe venire  vivere a casa nostra? E per stare con nostra figlia!”

“John sono le leggi delle streghe. Se hai dei poteri ti viene assegnato un famiglio. Di solito alla femmine vengono assegnate le femmine e ai maschi i maschi, ma ci sono delle particolari eccezioni, come è capitato ad Elena.”

“Non capisco perché tu non mi abbia mai detto di essere… di essere… hai capito.”

“Cosa avrei dovuto dirti: ehi caro sono una strega, ma non pratico più la magia.”

Sono passate poche ore dal mio incontro con Damon. La prima cosa che ho voluto fare è stata correre a casa e lui, ovviamente, mi ha seguito.

Quando sono arrivata a casa piuttosto spaventata, papà si è preoccupato da morire e mamma, nel vedere Damon, è quasi sbiancata. Non che lo abbia già visto in precedenza, ma a quanto pare è una strega anche lei (cosa di cui sono rimasta molto colpita. Insomma, la mia mamma è una strega! Cioè… sono anche io una strega) e ha riconosciuto, attraverso sensazioni, attraverso percezioni e anche attraverso la magia, quello che è Damon.


Damon. Che posso dire di lui? Damon è strano. È silenzioso e quando parla sembra che con una sola parola ti dica tante cose. Per giunta metà del viaggio verso casa se l’è fatto volando sopra la mia testa (sì, era lui la figura nera che si è scagliata sul demone. Un corvo. A quanto pare i famigli si possono trasformare in animali).

Adesso siamo tutti e due seduti sul divano. Io rannicchiata, con le ginocchia al petto a mangiarmi le unghie. Lui è accanto a me e guarda disinvolto i miei genitori che lentamente si stanno rassegnando al fatto che Damon, un perfetto sconosciuto, deve convivere con noi e deve occuparsi di me.

“Non sono d’accordo – continua mio padre – inizierà a dormire nella stessa casa e poi potrebbe finire nel suo stesso letto.”

“Papà!”

Lo rimprovero con la voce.

“Non sarebbe una cattiva idea.”

Mi giro verso Damon fulminandolo con gli occhi, credendo che avesse detto la frase ad alta voce. Per fortuna i commenti meno adatti si limita a dirli solo a me…

“Elena concentrati, dannazione!”

Damon sbatte il cuscino sul letto. È da due ore che stiamo cercando di provare a fare un incantesimo, almeno sta cercando di insegnarmi di parlare telepaticamente, ma niente. Non ci riesco. Lui sa perfettamente come farmi trasmettere tutto ciò che pensa. Io, l’unica cosa che sono riuscita a fargli trasmettere in questi dieci giorni è stato un “coglione” in uno dei pomeriggi di estenuante lavoro.

“Damon sono stanchissima. Non penso di riuscirci.”

“Ogni volta è la stessa storia. Dici di non riuscirci, ma io so che ce la potresti fare. Ti prego, Elena, un’ultima volta.”

Chiudo gli occhi cercando di concentrarmi.

“Damon. Damon mi senti?”

Nulla. Nessuna risposta ricevuta. È come cercare di mandare un messaggio su Whats App, ma non avere la connessione.

“Perché non ci riesco? Ti ricordi il nostro primo incontro? Lì, tu riuscivi a sentire i miei pensieri. Adesso no.”

“Elena quella non è stata l’unica volta. Tu molto spesso ti lasci andare e mi permetti di entrare nella tua mente così facilmente. È come se lasciassi
il portone aperto. Il punto è proprio questo. Devi imparare a controllarti e decidere tu cosa volermi trasmettere, oppure no. – mi spiega chiaramente – Dai, ritenta. Vedrai che ce la fara!”

Riprovo un’altra volta. Altre due. Altre tre. Ancora niente.

“Andiamo Damon.”

Poi sento la sua mano prendere la mia. Solo un leggero sfioramento e quel calore che attraversa la pelle e le vene.

“Damon.”  Sospiro tra me e me intontita.

“Sì, quello è il mio nome. – sento – e ti sarei grato se non lo sciupassi.”

Riapro gli occhi e trovo il suo sorriso che mi sconvolge. Ci sono veramente riuscita. Gli ho parlato telepaticamente. Gli salto addosso, orgogliosa della mia prova e felice per esserci riuscita. Lo abbraccio, circondando le braccia attorno al suo collo. Non me ne sono accorta. Ma nell’impeto della mia azione mi sono seduta a cavalcioni su di lui. E non ho nemmeno contato il fatto che io, fino a qualche secondo fa, ero seduta sulla sedia che c’è nella mia camera, avvicinandola al letto, dove si è messo lui.

Le sue mani si posano sui miei fianchi e uno strano formicolio si propaga da lì. Cercando di ignorare questa strana sensazione che si è annidata dentro di me, sciolgo l’abbraccio e mi rimetto in piedi, abbassando lo sguardo un po’ imbarazzata.

“Molto bene, come prima prova, Gilbert, ma non è finita qui. Devi abituarti a comunicare con me, come se respirassi e devi conoscere gli altri incantesimi.”

“Damon, io non ho detto di voler continuare con questa storia. Insomma… va bene un po’ di telepatia, ma non so se passare allo step successivo.
La mamma mi ha detto che non è bello essere una strega, anzi è molto pericoloso…”

“Tua madre è un’altra storia, Elena. Si nasce streghe, ma molto spesso non si è portati per tutto questo. Evidentemente tua madre non lo era, ma tu che ne sai se lo sei. Per quanto ne sappiamo potresti essere la strega più potente di questo secolo e non potremmo mai venirne a conoscenza se tu non ci provi.”

Questa volta anche lui si alza e mi prende le mani, sollevandole all’altezza del suo petto. Per un secondo, per davvero un secondo, sono sicura di volerlo assecondare solo per quegli occhi che si ritrova. Così celesti, così limpidi… no, Elena, no. Damon è solo Damon. È il tuo famiglio e non dovresti  farti abbindolare da un paio di occhi dolci che farebbero cascare ai suoi piedi le solite ragazzette senza cervello.

Ripenso a mia madre, alla storia che mi ha raccontato. La storia di lei e del suo famiglio. O meglio, la sua. Era la sua migliore amica, si chiamava Eléonore e venne uccisa da un demone che le aveva attaccate. Da quella volta non ha più praticato magia e si è allontanata per sempre da quel mondo. Però anche Damon ha ragione. Da quando lui mi ha detto che io sono una strega, qualcosa mi sta attirando sempre di più in quel mondo.

E non sono spinta da una semplice curiosità, ma c’è qualcos’altro che mi attrae. È come se ci fosse uno strano senso di appartenenza che mi dice che devo fare quello che devo fare. Che è un mio dovere, ma è soprattutto un qualcosa per me stessa.

“D’accordo. Andiamo avanti.”

Sorrido leggermente; sorride anche lui, fiero della mia risposta.

“Ne ero sicuro. Sarai la strega più potente della Terra, vedrai.”

“Come fai ad esserne sicuro?”

“Non lo sono. Ma ho scommesso con mio fratello che la mia strega sarebbe stata più potente del sua…”

“ Sei un idiota! – gli urlo addosso – E quando avresti scommesso?”

“Prima di incontrarti. Quando mi hanno assegnato a te.”

Un po’ arrabbiata lo spintono e lui finisce sdraiato sul letto. Si alza leggermente la sua maglia, scoprendogli quella linea sottile di peluria che direziona il mio sguardo sempre più giù. Distolgo velocemente lo sguardo con la speranza che non mi abbia notato.

Da quando Damon è arrivato a casa mia ho notato che sto bene con lui. Troppo bene. E non mi sono mai sentita così con una persona al di fuori della famiglia.

“Lo senti questo brivido? – mi chiede quando si rialza e quando con le dita sfiora leggermente la pelle del mio braccio. Io annuisco. Come potrei negare l’evidente? – è il legame che c’è tra una strega e il suo famiglio.”

“Damon!”

Sospiro esasperata quando le sue dita continuano ad indugiare sulla mia pelle.

“Vedo che ti piace il mio nome.”

“Di’ il mio nome ad alta voce.”

Lui mi guarda stupito e spalanca gli occhi rivelandomi per intero quelle iridi meravigliose. Meravigliose…

“Elena. – la sua voce mi riempie le orecchie – ti prego, non scambiare il nostro legame per amore.”

Lo guardo stranita e mi rendo conto che ho continuato per tutto il tempo a trattenere il respiro. Con la sua ultima frase, invece, il cuore ha ripreso a battere e i polmoni sono tornati a funzionare.

“Cosa?”

“È vietato. A molti nostri simili è capitato di innamorarsi. O perlomeno di credere che il legame che c’è tra strega e famiglio sia amore, ma è solo un qualcosa di potente. Una sorta di complicità tra due persone che può essere solo amicizia, ma amore no. Non possiamo. Le streghe più anziane reputano un rapporto carnale conto natura e la pena è l’esilio per un sentimento che probabilmente nemmeno esiste. Non fare questo errore, Elena.”

Ritorno a sedermi sulla sedia, fissando il vuoto e assimilando l’informazione. Qualsiasi cosa sia, non è amore. Non è amore. Non è amore! Non può essere ed è contro natura. Ficcatelo bene in testa, Gilbert.

“Sei dispiaciuta?”

“Io? No. Non provo assolutamente niente per te. Sarebbe assurdo, no? Ci conosciamo da così poco tempo. – Sbuffo divertita e allo stesso tempo imbarazzata per la terribile figura che ho fatto. – Riprendiamo? Voglio allenarmi.”

“D’accordo. Adesso concentrati e cerca di ricordare quello che hai provato quando sei riuscita a comunicare con me.”

Ripenso a qualche minuto fa, alla sua mano tra le mie e alla piacevole sensazione. Il  cuore riprende a battere velocemente e a farmi mancare il respiro. Non provo assolutamente niente.

Sarà dura.


 
Parte terza
 
Questa giornata è stata terribile. Alla prima ora ho avuto un test di storia a sorpresa. Alla seconda ho combinato un casino nel laboratorio di chimica e alla terza, nell’ora di educazione fisica, ho preso una pallonata, ho passato la quarta ora con un terribile mal di testa e alla quinta la Cox ha deciso che oggi dovevo prendere un brutto voto a matematica.

Una giornata esemplare, insomma.

La ciliegina sulla torta, poi, è stata quando Damon mi è venuto a prendere, pensando di farmi una piacevole sorpresa, senza rendersi conto che così mi ha praticamente rovinata. Da oggi in poi sarò quella che ha il ragazzo figo. Sì, perché Caroline, nel vederlo, ha creduto che lui è il mio fidanzato. Da oggi sarò l’asociale che non si sa come cavolo abbia fatto a prendersi un tipo così… così… così. Semplicemente così.

Perché lo devo ammettere. Damon è oggettivamente un bel ragazzo. Veramente bello. Soltanto che quel ragazzo questo pomeriggio non ha fatto altro che aggiungere legna da ardere sul fuoco: si è presentato con il mio libro di magia e ha voluto per forza che io imparassi un incantesimo semplice.

Adesso sono distrutta. È notte fonda e decido di farmi una doccia prima di andare a dormire.

Le gocce d’acqua bollente cadono copiose sul mio corpo nudo. Chiudo gli occhi, rilassandomi e dimenticandomi del casino che c’è in camera mia. La telecinesi è molto divertente, ma se si perde il controllo l’unico risultato che si ottiene è una ramanzina da parte di tua madre.

Damon ha fatto finta di niente e, come da un paio di mesi a questa parte, se ne andato a dormire nella stanza degli ospiti che adesso è diventata la sua a tutti gli effetti.

Esco dalla doccia e mi metto l’accappatoio. Decido di andarmi a prendere un succo prima di andare a dormire, ma quando al piano di sotto, nel buio più totale illuminato solo dalla lucina del frigorifero, sobbalzo, nel vedere Damon sdraiato sul divano. È addormentato.

Mi avvicino lentamente per non fare rumore e mi inginocchio vicino alla sua testa. Nella penombra osservo il suo volto rilassato. Lo vedo sempre con quelle espressioni maliziose, divertite o accattivanti, ma mai così innocenti. Con il labbro inferiore che sporge un po’ di più e quelle sopracciglia arricciate. Sono troppo tentata. Allungo un braccio e gli scosto un ciuffo dalla fronte, percependo la pelle della sua fronte.

“Damon.” Sussurro, continuando ad accarezzarlo.

Lui apre lentamente gli occhi che, al buio ho scoperto risplendono. Letteralmente. E non è umanamente possibile che quell’azzurro diventi luce. Solo un essere sovrannaturale come un famiglio può essere così splendido.

“Elena.”

“Perché dormi qui?”

“Perché tuo fratello ha portato una ragazza e fanno rumori piuttosto espliciti che si sentono anche in camera mia.”

“Andiamo, sii serio.”

“Nulla. Un po’ di pensieri per la testa.”

“Che genere di pensieri?”

Lui sembra voler rispondere alla mia domanda, quando si rimette a sedere, ma qualcosa lo fa distrarre. Adesso guarda incantato verso il basso e solo quando seguo il suo sguardo, mi ricordo di essere ancora in accappatoio e la cintura di quest’ultimo si è allentata, probabilmente quando mi sono inginocchiata scoprendo gran parte del mio seno.

Repentinamente mi alzo, peggiorando la situazione, perché la stoffa di spugna non si è abbassata completamente e l’orlo arriva appena sotto l’inguine, lasciando ben poco all’immaginazione.

“Pensieri molto diversi da quelli che ho adesso.”

Afferma malizioso, addrizzandosi ancora di più. La sua mano mi sfiora la coscia, andando su e giù e procurandomi milioni di brividi. Sono immobilizzata. Non riesco ad andarmene da lì, di scappare e di rinchiudermi nella mia camera.

 Non è la prima volta che sento queste sensazioni, anche solo immaginandomi tra le sue mani che mi accarezzano in questo modo. Ma non lo avrei mai immaginato così. Il calore parte dai punti in cui mi sfiora e si diffonde prepotentemente in tutto il corpo, bruciando ogni vena a facendo pompare il cuore a mille.

“Che stai facendo?”

Gli chiedo troppo imbarazzata da poterlo chiedere ad alta voce.

“Quello che vogliamo entrambi.”

La sua testa si avvicina alla mia gamba e sento, per la prima volta, le labbra di qualcuno che non sono i miei genitori, toccare la mia pelle. Prendo un po’ di coraggio e mi siedo accanto a lui. Siamo testa a testa e la sua espressione cambia all’improvviso. Si fa seria, ma allo stesso tempo intensa. Mi scruta attentamente e io non posso fare a meno di sciogliermi.

“Avevi detto che è vietato.”

Lui chiude gli occhi per un momento e si passa la mano trai capelli. Ad un tratto è diventato pensieroso, indeciso sul da farsi. Forse è meglio andare via. Stiamo facendo una cazzata. Ma quando tento di alzarmi dal divano il mio ginocchio si scontra con qualcosa di “anomalo”. No, ok. È la sua erezione quella cosa che sta toccando il mio ginocchio. Resto ferma ed immobile solo per un secondo ma questo gli basta per afferrarmi dal polso e di inchiodarmi trai cuscini rossi.

“Sì, è vietato. Vietatissimo. Ma ti desidero dal primo momento che ti ho vista. Sola soletta in mezzo ad una strada con la minigonna che mostrava le tue gambe. Eri bellissima. Sei bellissima.”

Il suo viso si fa sempre più vicino al mio. Cinque centimetri. Tre centimetri. Due. Uno. Manca pochissimo.

“Ma se non dobbiamo rispettare le regole, dobbiamo essere perfettamente consapevoli entrambi.”

Sì, Damon, anche  io lo voglio da praticamente il nostro primo incontro, ma il problema è che non riesco a parlare. Il fiato si è fermato in gola e il silenzio regna tra di noi, anche telepaticamente. Come faccio a dirgli che sono pronta a rischiare? Non posso, non ci riesco, ma glielo devo dimostrare in qualche modo.

Lentamente, le mie mani raggiungono la mia cintura e sciolgono il nodo. Poi la forza di gravità fa da sé. La spugna scivola lungo i lati mostrando il mio corpo nudo al mio famiglio. La vista si offusca e il battito del cuore riempie le mie orecchie.

“Sei bellissima.”  Ripete, quasi estasiato, mentre cerco un altro po’ di coraggio e annullo quella misera distanza, baciandolo. È stupendo. È magico. Le sue mani scivolano sui miei fianchi e cavolo, quanto è bello!

Le nostre lingue si intrecciano e… e alla fine niente. Abbiamo sentito un piccolo scoppio ed una scintilla tra di noi. Non mi sono bruciata e non mi sono nemmeno fatta male. È stato solo un colpo improvviso che mi ha separata da Damon.

“Ma che cavolo è successo?”

“È la tua magia, principessa. Si combina alle forte emozioni che provi e non riesci a controllarla.”

Quindi devo anche saper controllare i sentimenti.  Un gran bel problema, perché io sono quel tipo di persona. Se ci sono di mezzo le emozioni, entro nel pallone e non rispondo di me stessa.

Cerco di riprendermi nel minor tempo possibile e di alzarmi dal divano prima che la situazione degeneri nuovamente. Quando sono al piano di sopra, mi butto sul letto e cerco di addormentarmi anche se mille pensieri si intrufolano nella mia testa e non mi danno una via d’uscita. Credo di essere irrimediabilmente fregata.

Per i due giorni successivi  non faccio altro se non rintanarmi in camera ogni volta che posso. Ignoro Damon il più tempo possibile, ma solo perché mi vergogno così tanto di quello che ho fatto. E’ domenica pomeriggio e sono sotto le coperte che mi riparano dal freddo invernale.

Non ho nessuna voglia di fare niente. Nemmeno di leggere un libro. Fisso il vuoto, fino a quando un leggero ticchettio proviene dalla finestra. Mi volto e vedo un corvo che cerca di beccare contro il vetro. Controvoglia mi alzo e gli vado ad aprire. Il corvo perde le sue piume nere, le ali e le zampe si trasformano in lunghi arti, il becco scompare e gli occhi neri diventano sempre più chiari. La figura di Damon si presenta davanti a me.

“Dobbiamo parlare. – cammina in avanti e mi supera andandosi a sedere sul letto. – Che diavolo ti prende, Elena?”

“Nulla. Volevo solo fare un po’ di chiarezza.”

“Chiarezza su co… oh… per quello che è successo l’altra notte. Ascoltami, probabilmente non è amore, ma…”

“Probabilmente non è amore, ma è il legame che ci lega. Lo so, Damon. Ma sembra così vero.”

“Credi che non lo sappia? – mi domanda alzando la voce – Ogni volta che ti ho ripetuto quella benedetta frase non era per convincere te, ma era per convincere me. Perché ogni volta che ti vedo, ho voglia di baciarti e di fare l’amore con te. Perché ogni volta che parlo con te vorrei solo tenerti tra le mie braccia e vorrei stare con te. Ma stare con te in tutti i senti. Ma questa vecchia legge ci impedisce di stare insieme. Potremmo essere costretti ad essere esiliati in un’altra dimensione, separati per l’eternità e con la consapevolezza che tu sia lontana da me e che non potrei rivederti mai più. Quindi no, non voglio che sia amore. Non ti dirò mai che ti amo, così come tu non dovrai mai dirlo a me. Per gli altri è immorale.”

“Ma se io ti amassi?”

“Ti prego, non dirlo. Se qualcuno ci sentisse, saremmo spacciati.”

Si allontana da me e mi guarda con gli occhi sbarrati, impauriti. Che ti sta accadendo, Damon? Non ti ho mai visto così spaventato in tutto questo tempo. E lo so che noi due ci conosciamo da pochi mesi, ma sei entrato come un uragano nella mia vita. E sempre come un uragano ti sei fatto strada nel mio cuore in men che non si dica. Io credo di amarti, Damon.

 E vorrei dirtelo, non solo da semplice ragazzina che crede di essersi presa una cotta per un ragazzo troppo bello e troppo grande. Te lo vorrei dire perché credo di amare il tuo sorriso divertito, quando la mattina mi alzo e ancora assonnata mi vorresti prendere in giro. Perché, ammettiamolo, sono un disastro al mattino. Credo di amare ogni tuo modo di fare. Dal tuo modo di arrabbiarti perché io non voglio esercitarmi fino al passarti esausto una mano sulla faccia. Dal portarmi una tazza di caffè fino al baciarmi distrattamente una guancia.

Che diavolo sto facendo? Mi sono sempre chiesta perché mi sentivo arrossire ogni volta in tua presenza. Un famiglio ed una strega non dovrebbero stare insieme, il codice delle streghe lo vieta e quello che dovrei sentire per te è solo il nostro legame che ci lega. Ma nessuno, nemmeno tu, mi ha spiegato che tipo di legame dovrebbe essere questo.

Mi hai sempre detto che tra un famiglio e la strega a cui appartiene esiste un’affinità unica e allora per quale motivo non potrebbe essere amore.

“Non lo dirò.”

Mi allontano anche io da lui. Sono ferita. Ferita dalla situazione, ferita da me stessa, ma non ferita da lui. Lui che vorrebbe solamente non rischiare.

“Non lo dirò.” Ripeto rientrando nel mio stato di trance che mi stava accompagnando fino a poco fa.

“Non lo farò nemmeno io. – mi dice, andando verso la porta e afferrando con forza la maniglia – Scusami, Elena. Preferisco restarti accanto per sempre, ma solo restandoti amico, piuttosto che amarti per un’ora o per un giorno e poi non rivederti mai più senza sapere tue notizie. “

Poi apre la porta e se ne va, lasciandomi con un vuoto al cuore e un grosso nodo allo stomaco.

I giorni seguenti sono i peggiori. Ci ignoriamo completamente, a parte quando ci alleniamo per gli incantesimi.

Ormai ne proviamo uno diverso al giorno. Sono così frustrata che voglio impegnarmi in un qualcosa che mi permetta di distrarmi. Ho scoperto che divento sempre di più brava e che più passa il tempo più le mie capacità aumentato e si fanno più forti. Sono orgogliosa di me stessa e anche Damon è orgoglioso di me. Me lo ha detto quando sono riuscita a completare diversi incantesimi di trasfigurazione al primo tentativo.

Mi ha abbracciato. Uno di quei abbracci che ti invadono e he ti riempiono. Lui lo ha fatto e per un attimo non ho sentito più il pavimento sotto i piedi. Le sue braccia mi hanno stretta in vita e mi hanno sollevata.

Quando mi sono staccata da lui i suoi occhi erano così vicini ai miei che ho perso per un attimo tutte le mia capacità decisionali.

“Sono fiero di te.” Mi ha poi sussurrato nella mente, facendomi riprendere da quel senso di torpore.

Mi senso così a casa tra le sue braccia. Vorrei veramente che non fosse così…

Vorrei che quei occhi orgogliosi si trasformassero in sguardi felici, pieni d’amore. So che lui potrebbe amarmi.

Passare tanto tempo in casa adesso non è più possibile, non quando c’è lui ad aspettarmi. Non quando siamo costretti a rinchiuderci in camera per provare sempre incantesimi. E ogni volta lui si siede accanto a me nel letto e la tentazione è forte. Vorrei gettargli le braccia intorno al collo e baciarlo fino a perdere ogni traccia d’ossigeno che c’è in me.

Allora prendo la macchina e mi rifugio nei campi delle vecchie piantagioni della Virginia per leggere e starmene un po’ da sola. Solo che oggi è diverso dagli altri giorni. Perché oggi Damon mi ha raggiunto e adesso lui è qui, davanti a me, che mi guarda ansimante perché ha volato da casa mia fino a qui. Il suo petto si alza e si abbassa freneticamente e a bocca aperta mi fissa.

“Che ci fai qui?” gli chiedo preoccupata.

“Non ce la faccio più. – si avvicina – Oggi stavo pensando, anzi, stavo cercando di non pensarti e mi sono reso conto che è impossibile. Perché tu sei sempre e costantemente nei miei pensieri. Perché qualsiasi cosa io faccia il tuo volto è nella mia testa che sorride. Lo sai perché? Perché…”

“Avevi detto che non dobbiamo dirlo, quindi non farlo.”

“No, infatti non te lo dirò.” Si avvicina ancora di più, prendendomi il viso tra le sue mani calde. “Non almeno ad alta voce. – si prende un secondo di pausa.- Ti amo, Elena. Ti amo e non voglio essere egoista. Non voglio volerti senza che anche tu lo voglia. Quindi, ti prego, dimmi che mi ami anche tu, perché ti desidero da morire.”

“Ti amo anche io.”

I suoi occhi si illuminano e anche i miei penso si siano riempiti di una nuova luce. Mi bacia e sento le sue labbra come l’ultima volta. La lingua, la sua di lingua che è la più audace, entra nella mia bocca e si intreccia con la mia. Dovrei interromperci, ma qui non c’è nessuno. Siamo in un campo sperduto, sotto un albero, seduti su una coperta e ci abbassiamo sempre di più, fino a sdraiarci. Fino a sentire la sua mani che lentamente si intrufolano sotto il mio maglione, sulla pelle calda del fianco.

Sarebbe bello rimanere per sempre così. Con la voglia mia di avere Damon e con la voglia di Damon di avere me.

“Andiamo in auto.” Mi sussurra.

Non sono mai stata così felice di ubbidire ad un suo ordine ed incantata, lo seguo mentre si alza e afferra le mie mani, tirandole e facendomi alzare. Mi metto in piedi e il mio petto sbatte contro il suo. Il suo sorriso riempie ed illumina il mio sguardo e quando lui mi guarda con quei occhi io non posso fare a meno di assecondarlo in tutto per tutto. Lo so, è una cosa stupidissima, ma è così che mi sento. E poi lo guardo e sento che anche lui farebbe le stesse cose che farei io.

Lui mi accompagna verso la sua Camaro e mi apre lo sportello. Si viene a sedere al mio fianco e apre il tettuccio. Il sole sta iniziando a tramontare e il cielo si sta colorando di una splendida sfumatura arancione rosata. È molto romantico, soprattutto quando sento le sue labbra lambirmi il collo mentre io socchiudo gli occhi e la vista si appanna leggermente non facendomi distinguere le cose attorno a noi.

È un attimo e le cose tra di noi si fanno più frenetiche: ci spogliamo a vicenda, i vestiti cadono e si posano sui sedili posteriori, fino a quando Damon si posiziona su di me per togliermi anche l’intimo. Sono nuda e, imbarazzata, abbasso lo sguardo.  Lui mi solleva il viso e mi costringe a guardarlo negli occhi e tutto quello che leggo è dolcezza mista a preoccupazione.

“Sei sicura?”

Annuisco con la testa e mi faccio coraggio infilando le mie dita trai i suoi capelli per attirarlo un po’ a me e ribaciarlo. Le nostre intimità entrano in contatto e sento un enorme calore pervadermi che mi fa intorpidire i sensi.

Rilassati.

Non so se è lui che me lo trasmette o se è la mia vocina interiore che mi consiglia di fare la cosa giusta.

Rilassati.

Prendo un respiro profondo e schiudo le gambe.

Rilassati.

Sto per fare l’amore con Damon. Sto per fare l’amore con Damon.

Rilassati. Rilassati. Rilassati.

Lo sento entrare dentro di me e il fiato mi manca per un secondo mentre un gemito mi scappa un po’ per il dolore un po’ per la nuova sensazione che ho dentro di me. La bellezza di essere così piena mentre si muove dentro di me e le mie braccia e le gambe avvinghiate al suo corpo per tenerlo più vicino a me. Sempre più vicino. Voglio fare di tutto perché lui si avvicini e resti con me per sempre.

Più passa il tempo, più sento l’apice arrivare e farsi vicino.

È bellissimo e riesco a dimenticare tutte le paure per il veto che ci dovrebbe costringere a stare lontani, ma… al diavolo! Damon sarà pure il mio famiglio, ma non posso ignorare i sentimenti che provo per lui. Non da adesso. Non lo potrò fare mai più.

 
Parte quarta

 
 
La parte difficile della mia segreta relazione con Damon è stato proprio cercare di nascondere la nostra relazione al resto della mia famiglia.

Nessuno deve conoscere la verità. Né mia madre, né mio padre, né nessuno. Se anche una sola persona venisse a scoprire di noi due, sarebbe la fine. E io e Damon non vogliamo non rivederci mai più. Il solo pensiero di averlo lontano in una dimensione – prigione – per l’eternità, mi fa stare male. Malissimo.

Per fortuna noi due abbiamo la scusa di poter stare insieme per esercitarci sugli incantesimi e ogni volta che stiamo nella mia camera o ci andiamo a fare un giro è incredibile sentire le sue braccia circondarmi e le sue labbra baciarmi a sorpresa sulle mie. Stiamo insieme da un paio di mesi, ormai, e non passa nessun giorno che io mi svegli la mattina presto, prima degli altri, e me lo ritrovi affianco mentre mi guarda dormire, sorridente. Sorrido anche io, perché ogni giorno è un buongiorno se inizia con gli occhi azzurri del mio attuale ragazzo.

Questa mattina, invece no. La mia classe parte in gita. Destinazione: Los Angeles. E dopo un lungo viaggio in aereo, mi vado a stendere sul letto della camera del motel che ho in comune con Caroline e Bonnie. Già… Caroline e Bonnie. Da mesi ormai quelle due mi fanno domande su Damon e io sono sempre schiva e evito di parlarle di lui, di noi. Perché se solo una volta mi lasciassi sfuggire qualche cosa, sarei rovinata.

Saremmo rovinati.

Sono sola nella camera. Caroline è nel bagno e si sta facendo una doccia ristoratrice. Bonnie è già uscita per incontrare il suo ragazzo. Ho gli occhi chiusi e la mente aperta agli avvenimenti degli ultimi mesi. Ai baci repentini di Damon. Ai nostri incontri segreti. Alle nostre parole sussurrate nelle menti. Ai ti amo bisbigliati sottovoce e agli sguardi fugaci fatti di fronte a tutti quando nessuno ci notava. A noi due che non potremmo mai essere veramente “noi” di fronte agli altri.

“Io so a cosa stai pensando. – fa una voce maliziosa dentro la mia testa – Ormai sono abituato ai tuoi pensieri sconci su noi due.”

Spalanco gli occhi e quello che vedo mi fa sorridere. Un corvo picchietta col suo becco sul vetro della finestra.

“Non sono pensieri sconci. Sono pensieri molto romantici invece.”

Gli apro la finestra e lo faccio entrare. Si trasforma e i suoi occhi neri diventano più azzurri del cielo di giugno.

“Noiosi. Sarebbe bello ravvivarli, che ne dici?”

Le nostre labbra si scontrano e dopo due secondi finiamo sul letto… di Caroline. Lui cerca di sbottonare il mio giacchetto e invano ci rinuncia mentre io scoppio in una leggera risata quando vedo quanto l’impeto del momento lo abbia preso.

Rinuncia. Si accascia su di me nascondendo la testa sul mio collo. Sento le sue labbra distendersi per formare un sorriso.

“Abbiamo poco tempo. Caroline uscirà tra poco dalla doccia e tu dovrai sparire.”

“Vorrei starci io sotto la doccia, con te.”

“È una proposta molto allettante Salvatore. Potrei lanciare un incantesimo di invisibilità su di te, così nessuno ti vedrebbe e potresti muoverti nella stanza fino al bagno tranquillamente.”

“Ottimo piano…  -Ritorna a baciarmi, tenendomi stretta tra le sue braccia e accarezzandomi i capelli di tanto in tanto. – Mi spieghi perché stiamo parlando telepaticamente?”

“Perché Caroline ci potrebbe sentire. Sono stufa di doverci nascondere da tutti e lo so che non possiamo, che c’è il veto, ma se solo ci fosse un modo, una scappatoia per stare insieme, io la utilizzerei.”

Adesso si fa serio e si rialza. Io lo seguo, mettendomi di fronte a lui.

“Posso provare a fare qualche ricerca, vedere se esiste veramente una strada che potremmo intraprendere. Anche nel tuo libro d’incantesimi potrebbe esserci qualcosa. Ti prometto che la troverò, Elena. Troverò un modo per stare insieme.”

Sorrido alle parole della sua promessa. Al suo voler essere così intenzionato a stare con me per sempre. Sto per baciarlo ancora una volta, ma il rumore dell’acqua che scende dalla doccia cessa e lui è costretto a scappare via. Ogni volta è così. Ci lasciamo a malincuore e io vorrei urlare di rabbia a causa delle nostre continue separazioni. Dei nostri diversi adii. E io lo amo, cavolo! Perché sono costretta a non poter stare con lui? Che c’è di male?

Quando l’uomo è ritornato corvo, va via, fuori dalla finestra. Chissà dove starà per il resto della giornata. Chissà come ha fatto per arrivare in così poco tempo a Los Angeles. È arrivato fin qui per me. Solo per me. Questo mi fa sentire importante, desiderata, amata, ma anche afflitta perché un amore segreto non so dove potrà andare a finire. Un amore segreto nasconde mille minacce, ha tanti ostacoli e ha paura, ha timore di essere scoperto. Si rifugia nei luoghi più nascosti, in quelli più introvabili, più impensabili. L’amore segreto è una spirale di forti emozioni che non lasciano via d’uscita. È un vortice che diventa sempre più piccolo, più stretto. Brucia di un fuoco vivo dentro e impazzisce come una bufera di vento fuori.

Fa impazzire, l’amore segreto. Fa star male. Fa perdere la testa. Tremano le labbra e le gambe cedono. È come l’amore normale, ma è anche diverso. C’è la frenesia del nuovo, il fascino del proibito, la passione, le piccole avventure. Ci sono i battiti veloci del cuore quando non si è stati abbastanza attenti e qualcuno sta per scoprire la verità e i sospiri di sollievo quando si scampa il pericolo. Poi c’è la parte brutta: il dover stare lontani troppo tempo, l’arrabbiarsi per le piccole cose proprio nei pochi momenti in cui si è soli… no!

No. No. No.

Basta, anche io devo trovare una soluzione.

“Te lo prometto anche io Damon – gli comunico, con la speranza che non sia tanto lontano per potermi sentire – Farò di tutto anche io… troverò un via libera.”

Dopo la gita, ho passato giorni e giorni rinchiusa in camera mia con la testa china sul mio libro di incantesimi. Damon invece passa sempre le giornate fuori per chiedere informazioni, cercando di essere il più discreto possibile. Ha chiesto a suo fratello, ha chiesto anche a sua madre che è il famiglio di una dei membri più importanti dell’Alto Consiglio delle Streghe. Ha rischiato – sta rischiando – veramente tanto. Io ho più paura per lui, che per noi due. Perché mi ha raccontato che se venissimo scoperti non solo le streghe ci rilegherebbero a vita in due dimensioni oscure differenti, ma anche la punizione di suo padre sarebbe atroce.

Non me lo ha detto, ma me lo sento che è così. Mi ha raccontato la storia della sua famiglia.

“Fammi capire. Voi in famiglia avete tutti quanti l’abilità di trasformarvi in corvi? Siete tutti famigli?” gli chiedo.

Siamo saliti sul tetto per guardare le stelle. Il cielo, due cuscini, una grande coperta a scacchi verde e due confezioni di Cheeseburger presi dal Grill.

“No, mio fratello sa trasformarsi in un adorabile scoiattolo. – Mi risponde con un ghigno divertito che io non ho ancora notato perché sono rimasta ad osservare il cielo. Perciò lo sto prendendo sul serio. Quando mi volto lui scoppia in una sonora risata che io smorzo subito, tappandogli la bocca con la mano e facendogli notare che chiunque da quassù potrebbe scoprirci. – Lo sai che sei assolutamente deliziosa quando mi rimproveri? Mi viene voglia di mangiarti.”  Mi sussurra roco prima di mordermi gentilmente il collo.

Pian piano una piacevole sensazione di calore si diffonde dentro il mio corpo partendo esattamente dal punto in cui i suoi denti hanno toccato la mia epidermide. Ogni dannata volta è così, e la stessa identica sensazione si presenta quando i nostri sguardi si incrociano. E ogni volta sento una dolcissima vocina che mi sussurra: È lui quello giusto. È lui la tua anima gemella. È lui la tua casa.

“Mio fratello si trasforma in un corvo esattamente come me e mia madre.” Afferma.

“E tuo padre. Lui in che cosa si trasforma?”

“Lui non si trasforma. Lui non è un famiglio.”

“Cosa? Ma avevi detto che…”

“Avevo detto che un’unione tra una strega e il suo famiglio non è permessa, ma sia gli uni che gli altri non devono per forza stare con qualcuno della propria razza. L’importante è che venga rispettato il rapporto tra padrone e servitore.”

“Tu non sei il mio servo.”

“Secondo le leggi più antiche questo è il termine più corretto. Soltanto che al giorno d’oggi nessuna strega o nessuno stregone si permetterebbe di trattare un altro essere in quel modo. Ma una cosa è essere amici, una cosa è amare. Da quel punto di vista sono tutti molto ‘antichi’, in particolar modo mio padre.”

“Perché?”

“I Salvatore sono una delle più antiche famiglie di cacciatori di tutta la storia. È una famiglia molto rispettata, ma ha conservato e mantiene ancora vecchie tradizioni che potremmo definire medievali. Però questo tipo di mentalità è stata deleteria per la reputazione dell’intera famiglia. Alcune famiglie più antiche, come i Morgenstern e gli Herondale2,  invece si sono modernizzate sono diventate molto potenti e ne sono nate di nuove, come quella dei fratelli Winchester3 che sono riusciti a far vedere gli uccellini che volano intorno alla testa di Lucifero in persona. Siamo… cioè la famiglia di mio padre è caduta in disgrazia e hanno abbandonato l’occupazione del cacciatore, ma le abitudini sono dure a morire e mio padre stesso è stato severissimo con me e Stefan sin da quando eravamo piccoli. Per impartirci una buona educazione ha usato le mani e molto spesso anche la cintura, pensando di allevare degli animali – ride se stesso alle sue parole quando si rende conto che infetti lui è per metà animale – be’… con Stefan ha raggiunto il suo obiettivo. Mio fratello è un agnellino e a volte si fa mettere i piedi in testa da tutti. Con me non ci è riuscito. Io sono più testardo, più caparbio, più ribelle, solo ‘la maleducazione fatta a persona’ come dice lui.”

“Io invece credo che tu sia un vero gentlemen.”

Sorrido, accucciandomi contro il suo corpo e sentendo un sospiro di sollievo provenire da lui dopo la mia frase.

“Se lui venisse a scoprire di noi, credo che non riuscirei nemmeno ad arrivarci alla prigione dimensionale. L’Altro Lato mi accoglierebbe subito. Mi ucciderà me lo sento.”

“Non dire così. È pur sempre tuo padre.”

“Elena tu non lo conosci… -  per un attimo, solo per un attimo, ho visto attraversare negli occhi di Damon un lampo di paura. Per la prima e ultima volta lui si è spaventato, immaginando chissà quali scenari orribili nella sua mente.- e non farebbe del male solo a me, ma anche a te. Ti ho già detto che restare insieme a me è un grosso problema a causa delle leggi e a volte io sono tentato di dirlo a qualcuno di cui fidarmi. Ho amici che potrebbero proteggere sia me che te. Se solo non ci fosse il rischio che lo venga a sapere mio padre… lui è il primo a schierarsi contro chi profana gli antichi valori del mondo sovrannaturale. Siamo in pericolo anche a causa sua. Mi dispiace.”

No, non dispiacerti, Damon. Non è colpa tua, non è colpa mia, non è colpa di nessuno se il mondo è così severo. Non è colpa nostra se ci siamo innamorati l’un l’altra. È l’universo che è crudele. È l’universo che fa star male i buoni e fa gioire i ricchi. È l’universo che crea amori come i nostri, che sono destinai ad essere segreti, proibiti, fuggitivi. E tu non sei un reietto, Damon. Non è colpa tua se tuo padre è fatto in questo modo, non è nemmeno colpa sua perché lui non se ne rende conto che quel tipo di mentalità così chiusa è la chiave di ogni ingiustizia, di ogni barberia che di molte persone e che ha fatto del male a molte altre. Vedrai che ci riusciremo, Damon. Vedrai…


La mia stanza è completamente buia. Solo il piccolo cerchio di luce freddo creato dalla torcia, che adesso è caduta a terra, crea un piccolo spiraglio. Sì, come la speranza che si è annidata nel mio cuore da un paio di minuti a questa parte. Una piccola luce nel buio.

È notte fonda e io sono seduca sul cuscino del mio letto, ancora vestita, con le gambe rannicchiate contro di me e il mento appoggiato sulle ginocchia. I miei lunghi capelli cadono come una cascata ai lati delle mie gambe e le braccia circondano i miei stinchi conficcando le unghia nella pelle, lasciando che essa si irriti.

Sono agitata. Molto agitata. Una parte di me è felice, l’altra non lo è perché vorrebbe dire rinunciare a tutto. Proprio a tutto, tranne che a Damon.

Ho trovato una via d’uscita.

La domanda è: riuscirò a lasciare tutto quanto solo per lui?

 
Parte quinta

 
Il giorno dopo è una vera tortura. Mi risveglio così come mi sono addormentata, con il libro di incantesimi da un lato, aperto sulla parte interessata e i vestiti di ieri ancora addosso. Ho dormito senza coperte e sono un po’ infreddolita, ma il raffreddore passa in secondo piano di fronte al grande dilemma che ho davanti. La mia famiglia e Damon. Chi è più importate. Chi mi ha cresciuta e sono sicura che mi vorrà per sempre bene o chi ha detto di amarmi con cui passerò il resto della mia vita?

È difficile decidere. È difficile domandarsi perché proprio a me.

E passo tutta la giornata cambiando continuamente idea. Perché quando esco dalla mia camera, contemporaneamente anche Damon si è appena svegliato e al piano di sopra adesso siamo solo noi due. Non posso fare a meno di guardarlo negli occhi e di rendermi conto di amarlo terribilmente. E con terribilmente intendo il cuore che sbatte forsennato contro la gabbia toracica e fa un male cane, perché è come se mancasse il respiro. È come se volesse uscire e unirsi al suo.

Non c’è nessuno. Lo bacio. Lo amo. Gli dimostro senza farglielo sapere che sì, scelgo lui.

Poi, dopo due minuti, la mia decisione cambia. Perché sono seduta al tavolo della cucina, con la mia famiglia che fa colazione e mi rendo conto che mi farebbe davvero male non essere più con loro, in quel modo.

E adesso scelgo loro. Perché come potrei rinunciare alla mia famiglia per un ragazzo?

È sempre così. Damon, mamma e papà. Damon, mamma e papà. Damon, mamma e papà.

La mia opinione si alterna su di loro. Vorrei chiedere consiglio a qualcuno, ma trovare qualcuno di cui fidarmi è impossibile! Non so di chi fidarmi, proprio come Damon. Non so chi, in una situazione del genere, sarebbe mio amico e un po’ divento triste a questo pensiero e provo rimorso e delusione verso me stessa per essere stata così diversa dagli altri, per non aver avuto una vita più normale, più simile a quella degli altri ragazzi.
L’unico con cui posso confidarmi è Damon, ma lui cosa mi direbbe di fare? Restare con la mia famiglia o scappare via con lui?

Sono seduta sul divano del mio soggiorno, guardando persa nel vuoto in direzione della foto di famiglia. Ho guardato così tanto verso quella parte che la vista si è offuscata facendomi perdere i lineamenti delle figure e facendomi bruciare così tanto gli occhi da farmeli lacrimare. Stringo spasmodicamente il cuscino rosso scuro tra le mie braccia e mi domando ancora cosa è giusto e cosa non è giusto fare.

“Sei strana oggi.”

La voce di Damon rimbomba nelle mie orecchie. Siamo soli in casa e in una circostanza diversa con un mio umore diverso ne avremmo subito approfittato per starcene tranquilli sul divano a farci le coccole. Ma ha ragione, Damon. Sono strana, ma io sono sempre stata strana.

Si viene a sedere accanto a me e io non posso fare a meno di prendergli la mano per sentire un po’ di calore e un po’ di conforto. Evito di guardarlo negli occhi anche se so che sto per dirgli una cosa importate che potrebbe cambiare tutto e tutti, in particolare me.

“Ho trovato una possibile soluzione.” Dico così a bassa voce che temo non mi abbia sentito e non voglio ripeterlo perché ci ho già messo tanta forza per dirlo la prima volta. Per fortuna, Damon ha un udito molto sviluppato e non appena finisco di parlare, sgrana gli occhi sorpreso dalla mia notizia.

Questa volta è lui a prendermi l’altra mano per osservarmi dritto in faccia e capire meglio la situazione.

“Intendi dire che potremmo stare insieme?”

“Sì, ma non come credi tu. – inizio a sentire caldo e a voler scappare, ma da sola, lontano da tutti – Sta leggendo il mio Grimorio è ho trovato un incantesimo per… per seppellire i miei poteri.”

“Elena, ma quell’incantesimo poi… lo sai a cosa comporterà?” mi domanda spaventato, più di quanto avessi immaginato.

“Certo. Se nascondessi i miei poteri in un oggetto poi sarei costretta ad andarmene via. È la legge anche questa.”

“Elena, vorrebbe dire non essere più una strega. E se ti neghi di tua spontanea volontà la tua natura esiste una punizione. La tua famiglia si dimenticherebbe automaticamente di te.”

“Ma se non sono più una strega non avrò più un famiglio. Sarei una qualsiasi umana e tu mi hai detto che ai famigli non è vietato unirsi con altre razze.” Ribatto affranta e rattristata. Non mi sforzo nemmeno di essere convincente. Perché io convinta non lo sono.

“Non voglio che tu soffra perché la tua famiglia si dimenticherà di me. Non voglio essere io la causa del tuo dolore.”

“No, amore mio. Tu non sarai la causa del mio dolore. Perché io ti amo e se decido di rinunciare a tutto per te, tu sarai quello che mi farà andare avanti.”

“O sarò quello che odierai perché ti ha strappato da tutti quelli a cui vuoi bene.”

“Questo non potrebbe mai accadere. – Ribatto inacidita da quella parole. Come potrebbe solo dubitare del mio amore verso di lui? Io non potrei mai odiarlo. – Sono pronta a rinunciare ai miei poteri, alla mia famiglia per te. E sai benissimo che se nessuno si ricorderebbe di me, Mystic Falls non avrebbe più un valore affettivo. Ce ne andremo da qui.”

Lui si alza e si massaggia le tempie, cercando di ragionare. Fa qualche passo in avanti, verso la televisione per poi ritornare indietro, da me, con gli occhi chiusi. Quando li riapre, due fari azzurri mi guardano decisi e freddi.

“Mi dispiace. Non posso permettertelo.”

Furibonda, mi alzo e lo affronto, lasciandomi sfuggire parole che non avrei mai dovuto dire.

“TU… tu hai solo paura di tuo padre. Stupido codardo! Ed hai così tanta paura che nemmeno ti rendo conto di quello che provo per te. Sei diventato cieco di fronte al mio amore per te. Credi davvero che io possa odiarti? Damon, la mia unica indecisione è quella che anche io possa dimenticare la mia famiglia. – Il suo sguardo continua ad essere impassibile. – Io… io te l’ho promesso, ti ricordi? Così come tu lo hai promesso a me.”

Un guizzo di amore attraversa i suoi occhi, ma questo accade solo per un secondo. Ritorna come prima.

“Non… Lascia stare. Questa è la mia risposta definitiva, Elena. Non se ne fa niente.”

Quello che sta dicendo in questo momento mi fa dubitare del suo di amore. Mi sento distruggere dentro, come una palla di cemento armato che abbatte ogni cellula, ogni fibra di me.

“Sono stata solo un gioco, non è vero?  Sono stata solo uno stupido giocattolo per divertirsi.”

Questa volta spalanca gli occhi ancora più di prima. “Cosa? No, tu non…” Si allunga verso di me, cercando di afferrare la mia mano, ma io faccio in tempo a ritirarmi e a rigirarmi prima che le lacrime vengano viste da lui. Troppo tardi: gli occhi lucidi mi hanno tradita.

“Fammi indovinare, sono stata una scommessa, una sfida… che cosa? Mi hai fatto mille promesse e adesso che ti sei annoiato, che sono diventata obsoleta, mi butti via. Allora, sai che ti dico… sono io che butto via te, che ti lascio andare. Sei libero di andartene perché non voglio più averti come famiglio.”

E questa mia frase è gelida. Gelida come la notte a uno dei duo poli. Come un cielo primato del suo sole. E faccio finta di non notarlo mentre mi sorpassa e sale le scale per prendere le sue cose ed andarsene.

Due giorni dopo io crogiolo nel dolore. Perché amo Damon e la sua assenza mi fa impazzire. A nulla sono serviti i richiami di mio padre, le consolazioni di mia madre e le telefonate con le mie amiche. A nessuno ho detto la verità. Con nessuno ho parlato in generale. Preferisco rimanere sola, chiusa nella mia stanza e questo fa ancora più male. Nulla mi distrare e tutto mi riporta a lui e quando tutti escono di casa, corro in bagno per farmi una doccia e lascio che le lacrime si mischino alle gocce d’acqua. Non sembra nulla. Ma le costole mi fanno male. Il cuore le sta picchiando e ricevono forti colpi.

Quando sono fuori, avvolta nel mio accappatoio, sento il campanello suonare. Vado ad aprire e un ragazzo che non avevo mai visto mi si presenta davanti con quegli occhi verde foglia così dolci che ti fanno sciogliere dalla tenerezza.

“Sei Elena, vero?”

“Sì. Tu chi sei?”

“Sono Stefan. Il fratello di Damon.”

Per un attimo rimango ghiacciata da quelle parole e sentire il suo nome ad alta voce fa ancora più male di quando pensassi. Dopo un primo momento di staticità, mi faccio da parte e gli faccio segno di accomodarsi mentre io vado velocemente a rivestirmi. Quando ritorno, lui è ancora lì, nella stessa posizione di prima e guarda il vuoto fino a quando non si accorge di me.

“Lui mi ha parlato di te. – inizia il suo discorso. Meglio così, non mi andava di rompere il ghiaccio. – Sin da subito ho notato quanto il rapporto tra voi due fosse particolare. Da come ne parlava lui tu eri il centro del suo universo e fidati anche a me è stato concesso il raro dovere di essere il famiglio di una strega e non di uno stregone, ma quello che Damon prova per te non è la stessa cosa che provo io per Davina. Quando due giorni fa Damon è venuto da me arrabbiato, ma allo stesso tempo disperato, ho capito che voi due avevate combinato qualcosa. Ora, non ho bene capito cosa e di certo mio fratello non mi ha spiegato come mai si stia allontanando così tanto dal suo Sole, ma… penso che tu dovresti sapere.”

“Sapere cosa?”

“Damon sta partendo. – mi annuncia e non sento più il pavimento sotto i miei piedi. Non sento nulla. C’è una voragine nera al posto del mio cuore – oggi pomeriggio prenderà un aereo da Atlanta per Firenze.”

“Firenze… Italia?”

“Esatto. – Si alza e si avvicina appoggiando una mano sulla mia spalla. – Sei vuoi un amichevole consiglio: raggiungilo. – mi sorride sereno – Ritorna ad essere la luce dei suoi occhi.”

Dopo un attimo un corvo ha preso il posto di Stefan. Un corvo più piccolo rispetto a Damon. Che spicca il volo dalla finestra del soggiorno lasciata aperta, adesso che le giornate stanno diventando sempre più calde. Il pensiero di Stefan vola via con lui e tutto prende il posto di Damon.

Il centro del suo universo. Il suo Sole. La luce dei suoi occhi.

Non so perché Stefan abbia usato quella parole così tremendamente sdolcinate. Forse è un tipo molto romantico, o forse sono cose così evidenti da poter essere vere.

Non ci vuole molto prima di decidere che sì la mia famiglia mi mancherà terribilmente, ma il mio futuro e Damon, la mia vera casa è Damon. Devo abbandonare tutto per lui. E devo andare da lui.

Mi dirigo verso la cornice di famiglia, appoggiata sul caminetto. Ho scelto che sarà quello l’oggetto che conserverà i miei poteri.

Lo prendo in mano e formulo l’incantesimo. Quando finisco continua ad osservare la mia foto e pian piano noto che la mia figura svanisce, che Elena Gilbert non è mai esistita in quella famiglia. Sono libera.

Poi è tutta una corsa frenetica. Le valige, il viaggio in macchina fino ad Atlanta e l’urgenza di fare il biglietto last minute. Arrivo in ritardo al Gate e sono l’ultima ad entrare. Noto che l’aereo non è molto pieno e lo vedo, seduto avanti, da solo, mentre sono io ancora in piedi. L’unica. L’hostess mi si avvicina e mi vuol fare accomodare al mio posto, che è lontano anni luce dal suo.

“Ascolti. – sussurro – sono qui per fare una sorpresa al mio fidanzato. Il suo posto è libero e dietro di me non c’è nessuno. Posso andare a sedermi con lui?” le imploro, sentendomi una bambina delle elementari che supplica la maestra di andarsi a sedere accanto la sua amichetta del cuore.

La giovane donna mi guarda con gli occhi raddolciti e mi concede questo favore.

Mi avvicino a Damon e il cuore mi batte a mille. Quando arrivo all’altezza del suo sedile, mi crogiolo ad osservarlo perché tanto lui è perso a guardare fuori dal finestrino i vari macchinari dell’aereo porto. Mi siedo e lui mi ignora ancora. Bene”

“Sai, adesso che non ho più i poteri non potremmo più comunicare telepaticamente, ma adesso non mi importa… - lui si volta spaventato e sorpreso di rivedermi –  a me non importa un fico secco perché in questo momento mi metterei ad urlare davanti a tutti per dirti quanto ti amo.”

 Dopo un attimo sento le sue labbra sulle mie e le nostre lingue intrecciarsi. È lui a baciarmi. È lui ad amarmi.

“Cosa… che ci fai qui?”

“Stefan.” gli suggerisco.

“Ah fratellino… ricordami di ringraziarlo.”

“Sono io che lo dovrei ringraziare. Mi ha convita a seguirti. Mi ha convinta a seguire il mio cuore e scusa se…”

“Shhh. Ci sarà tempo per le scuse, amore mio, sia da parte tua che da parte mia. Ci sarà tempo per le spiegazioni, per i dolori e per i dubbi. Adesso amiamoci e basta di prego.”

Sorrido, di un sorriso genuino e lo bacio ancora ignorando il dolore di lasciare chi voglio bene e …ignorando l’hostess di prima che adesso ci osserva intenerita.


 
Infine…
 
Due anni dopo.


 
“Mamma! Mamma!” sorride la bambina, esclamando orgogliosa la sua prima parola.

“Bravissima amore mio.”

L’abbraccio, baciandole quelle tenere guance e facendola sollevare più in alto.

“Non è giusto – Damon. Il solito bambino, più di sua figlia. Prende la piccola in braccio e lei sorride alla vista del papà. Si amano. Su questo non ci sono dubbi. – Tesoro mio, Jane, ascoltami. Di’ papà. Pa-pà. Papà.”

La bambina non comprende le parole, ma si lascia cullare dalla voce di Damon. Dopo un po’ le sue parole si trasformano in note e il leggero vento primaverile lo aiuta per farla addormentare mentre siamo qui, tra le campagne della Toscana a guastarci la nostra vita.

Io chiudo gli occhi e mi godo i primi raggi caldi di questa stagione. Quando li riapro osservo i sorrisi della mia famiglia.

La mia nuova famiglia.

 
Fine




 

1Nascosta termine che ho ripreso dai libri di Cassandra Clare (The Mortal Insutrments e The Infernal Devices). Per Nascosto si intende ogni razza di essere che è diverso dai cacciatori, dagli angeli e dai demoni… ergo Streghe, stregoni, vampiri, lupi mannari, fate ecc… soltanto che le streghe e gli stregoni nei libri della Clare hanno alcune caratteristiche fisiche particolari, tipo il colore della pelle, la forma degli occhi e sono figli di un umano ed un demone. In questo racconto, no. Le caratteristiche delle streghe si avvicinano a quelle telefilm.
2Due famiglie di Cacciatori nei libri della Clare (e che in questi romanzi sono anche Nephilim) sono i Morgensern e gli Herondale. Le ho volute citare tra le tante altre famiglie perché i due principali protagonisti di The Mortal Instruments appartengono a queste due famiglie.
3Lo dovevo fare. Anche se Dean e Sam Winchester non sono Nephilim, ma semplici Cacciatori dovevano essere nominati. Lo so che è anche un po’ brutto mischiare così tanti universi insieme, ma ho notato che TMI e Supernatural hanno parecchie creature in comune. Non solo vampiri e lupi mannari, ma anche angeli, demoni (Lilith in persona…)
   
 
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