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Autore: funcool88    06/01/2015    0 recensioni
"Oggi potrebbe essere il mio ultimo giorno di vita. Sono sereno anche se ogni tanto penso che potrei perdere tutto."
21/12/2012. Si sapeva. Si aspettava. I maya l'aveva detto.
La fine del mondo è qui. Come vi sareste comportati se fosse accaduto veramente?
Cosa avreste fatto se foste sopavvissuti? Con questa storia narrata in stile diario io proverò ad immaginarmi una fantastica avventura in un mondo post apocalittico, spinto dal desiderio di scoprire cos'è accaduto quella notte terribile.
Genere: Avventura, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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9:00

Ci prepariamo per uscire questa giornata, non abbiamo intenzione di lasciarci sopraffare da questa greve circostanza di desolazione. Desolazione che ora che ci penso in qualche arcano modo a me sconosciuto si trasmette benissimo da fuori all'interno del nostro cuore. Dico cuore anche se dovrei dire cervello, è lui che ci mantiene sani. Sani di mente, più che altro.
Impazzire in una situazione del genere è più facile di quanto si pensi. Ci si sente smarriti, perduti in un limbo senza fine. Si dormono notti inquiete, con le orecchie sempre tese pronte a carpire il minimo rumore, nella speranza o nella paura di non essere da soli. Anche questo... STUPIDO diario a volte non è che un misero pretesto per non perdere completamente la ragione, mi aiuta a tenere la mente bene ancorata al suolo.
Se dovessi perderlo sarebbe la mia fine. Partiamo, lo lascio qui, devo rimanere sano a tutti i costi.

18:00

Ancora una volta sembra io sia sfuggito alla morte, in qualche modo. Ma partiamo con calma dall'inizio. Cercherò di essere più preciso possibile nella narrazione, sperando che la memoria non faccia brutti scherzi.
Una volta usciti dal rifugio abbiamo sigillato bene e ci siamo allontanati seguendo il Corso del Popolo. Qui devo dire finalmente ho potuto osservare con perizia lo stato della città, mentre percorrevamo chiacchierando il citato Corso. Credevo fosse crollata una percentuale molto maggiore di edifici, probabilmente la minor frequenza di crollo è dovuta alla "possenza" degli stessi, dico io. Molti, moltissimi vetri sono rotti, lo stesso dicasi delle vetrine, e i loro resti giacciono in parte all'interno delle stanze da cui provenivano, in parte all'esterno. Il sole oggi li faceva sembrare tanti diamanti per terra, è stato non so, bello. Abbiamo continuato a camminare, passando per piazza Vittorio Emanuele II, dove dei monumenti restano solo due moncherini. A pensare a tutte le birre e agli spritz che mi sono bevuto coi miei amici seduto sul monumento che centra la piazza. Ora non è rimasto più niente, più nessuno.
Camminiamo fino a giungere in Piazza XX Settembre, per circa le 13. Orario più che giusto dato che abbiamo perso molto tempo a controllare i vari negozi, più una piccola pausa per il pranzo necessaria al proseguimento della passeggiata. 
Appena ci avviciniamo alla piazza sento subito che qualcosa nell'aria non andava. Quell'odore pungente, acre, nauseante, che ben ricordavo. Un odore che non si può immaginare, né descrivere. Se io dicessi "odore di pizza" viene in mente a tutti, e magari stimola tosto la salivazione. L'odore che testé vi ho descritto no, no quell'odore non dovrebbe neanche esistere su questo pianeta. 
A due decine di metri da noi, al centro della piazza, ci siamo accorti della presenza di altre creature simili a quelle che incontrai la volta che mi spostai da Grignano a Rovigo. Ma erano diverse, in qualcosa. Quelli che incontrai io erano semplici cani, infettati o quel che è, marci e putridi. Questi erano comunque cani, ma avevano qualcosa che non andava in più rispetto agli altri. Non so bene come, il naso era assente, come anche gli occhi. Probabilmente parte di muso e muscoli in putrefazione non hanno più retto. Sembra che però in qualche modo queste creature infernali si siano evolute in base alle esigenze, in qualche modo.
Non appena abbiamo mosso un passo, la loro attenzione si concentrò sulle nostre figure, per poi perdersi via via e farle tornare a girovagare in quei pochi metri di spazio che si erano presi. Un'altra prova seguì: lanciai sasso lontano da noi, e oltre loro.
La reazione fu prevedibile. Le bestie subito si girarono in direzione del rumore, emettendo suoni di rantolo mentre respiravano. E fu così che capimmo. Non odoravano. Non vedevano. Ma sentivano. 
Le orecchie si erano adattate alla mancanza di due sensi, evolvendosi in qualcosa molto simile a uno collare Vittoria per cani. Un cono di pelle e termiazioni nervose, pulsante, fremente quasi. Anche la lingua ha subito modificazioni, in alcuni esemplari a cui manca la mandibola inferiore, o i cui legamenti non funzionano più. Quello che prima non era altro che un muscolo, ora non è altro che un'arma. Possente e muscolosa, dotata di numerose spine sicuramente infette atte a trafiggere e dilaniare chiunque fosse nel raggio d'azione.
Eravamo praticamente braccati, immobilizzati. Qualsiasi movimento ci sarebbe costata la vita, suppongo. Anche il bisbigliare non era tollerato dal loro udito ormai a livelli di percezione impensabili. Muovendomi a brevi passi e piccole distanze, raccolsi in sufficiente numero di sassi e vetri rotti da in terra e con un cenno feci capire al mio compare di seguirmi. Quel che stavo facendo era follia pura, ma non avevo scelta. Ho cominciato a lanciare sassi oltre i mostri, muovendomi di soppiatto nel contempo, in modo da distrarli dal mio minimo rumore e lasciarli concentrati sui sassi che li superavano e atterravano con un sonoro tic a pochi metri da loro. Giunsi a meno di un metro da uno di quei cosi, e consegnati i sassi a Brombe gli mimai con la mano di fare come facevo io. Con calma sguaninai la katana, e mi preparai a sferrare un mortale fendente su quell'orrida creatura. Le mani tremavano, le braccia seguivano le mani e le gambe di certo non aiutavano. Ma dovevo farlo. 
Presi così un respiro e abbassai con violenza la lama sul malcapitato bersaglio, che venne attraversato come fosse burro. La lama colpì il terreno con un sonoro clang, scintillando all'urto. Gli altri cani mutati si girarono di scatto ma non fecero altro.
Quello colpito da me intanto si divise in due segmenti che si staccarono scivolando l'uno sull'altro, permettendo a quanto c'era dentro di uscire allo scoperto. Interiora, sangue, qualsiasi cosa possa esserci dentro un cane, ma marcio. Trattenni con molta fatica diversi conati di vomito guardando la lingua che si dimenava sempre meno, e il sangue infetto che si espandeva per le fughe dei cubetti di porfido.
Restavano altri due di quei maledetti, e se il mio piano avesse funzionato, saremmo tornati a casa sani e salvi. In caso contrario.. non voglio neanche pensarci.Feci un gesto Brombe che riprese a lanciare pezzettini di vetro oltre i cani, il regolare tic li teneva distratti. Posai così la katana imbrattata di sangue e interiora putrescenti e sfoderai la pistola. Il mio nuovo amico fece lo stesso, e preso di mira ognuno un bersaglio diverso, aprimmo il fuoco.
Non so dire con esattezza come sia stata la mia mira, ma così a occhio direi pessima dato che solo al quinto colpo riuscii a centrare l'animale ferendolo mortalmente per pura fortuna al cuore. Anche l'altro cane venne crivellato di colpi, e neanche ebbe l'occasione di reagire.
Ora che tutto era finito mi allontanai con una breve corsa e non mi trattenni più: vomitai ogni singola cosa io avessi mangiato o bevuto negli ultimi 10 anni di vita. Recuperata la calma e soprattuto la katana, decidemmo che come giornata esplorativa poteva bastare e tornammo al rifugio.
Ora non ho molta fame, mi sembra di avere ancora quell'odore nel naso, nel cervello. Mi sforzerò di mangiare qualcosa, giusto per non indebolirmi troppo. 
 
   
 
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