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Autore: mamogirl    06/01/2015    1 recensioni
Raccolta di flash e one shot a tema FrickNFrack.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Brian Littrell, Nick Carter, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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*Faith and Love*

 

 

 

 

 

 


 

 

It takes a lof of courage and trust

To look past what you’ve been through,

And trust someone new not to put you

Through it again.

 

 

 

 

 


 

L’orizzonte aveva dato inizio al suo spettacolo più affascinante, rilegando a sfondo lo scenario che sfrecciava via e si dava il cambio man mano che i chilometri aumentavano e venivano mangiati via dalla polvere sotto le ruote della macchina. Il tramonto incominciò a portarsi via la luce del giorno, abbassandola fino a quando nel cielo fu possibile incominciare a vedere la ancora spenta e debole fisionomia della luna; il cielo diventò la tavolozza di un invisibile pittore che, con pennellate estreme, incominciò a gettare macchie di rosso e di rosa, arancione e un azzurro così tenue da diventare presto delle sfumature del viola e del primo strato di blu scuro. Attorno alla strada silenziosa, solitaria per quelle poche macchine che la sfrecciavano alla ricerca della propria destinazione, i prati nascosti dalla neve avevano dato prima spazio alle città, maestose con i loro alti grattacieli, e poi a scenari verdi, con un clima ben più caldo e mite per permettere al freddo di attaccare e vincere.

Nell’abitacolo della macchina regnava il silenzio, nemmeno la radio era stata accesa per far compagnia al solitario guidatore: le dita erano strette attorno al volante, una stretta così intensa da lasciare le nocche bianche e uno sforzo che tendeva i nervi della mano e del braccio; la mascella, ben definita e ancor più pronunciata da chili persi nei mesi, era contratta e tesa come se necessitasse di ogni energia per potersi concentrare sulla strada che si estendeva davanti agli occhi azzurri. E, in qualche modo, era esattamente così perché la mente non si trovava in quel preciso istante fisico e reale, ma viaggiava su di un’altra corsia, ripensando e rivalutando quella decisione presa così all’improvviso.

Non si doveva trovare in quel luogo. Né quella avrebbe dovuto essere la sua meta.

Ma, spinto dal puro istinto, Brian aveva cambiato strada quando già si trovava vicino alla casa dei suoi genitori in Kentucky. Non sapeva dire quale fosse stata la ragione che lo avesse spinto a quella decisione come impulsiva e così poco tipica: forse, era stato il pensiero che, di lì a poco, si sarebbe ritrovato accerchiato da coppie consolidate e affiatate da fargli già salire il nervoso e la rabbia; forse era stato il pensiero che era Natale e che, con un pizzico di magia, avrebbe potuto trovarsi in un luogo e con una persona che aveva sempre solo e solamente desiderato e sognato.

Quello, forse, era stato l’impulso che aveva spinto Brian a cambiare ogni piano e progetto.

D’altronde, che cosa aveva da perdere?

Una vocina si insinuò, proprio mentre la mano si spostava sul cambio e ingranava la marcia. Una vocina si insinuò e gli ricordò che c’era ancora molto che poteva lasciarsi sfuggire dalle dita, soprattutto quell’amicizia che, negli ultimi anni, si era quasi ridotta a brandelli e ombre di quel rapporto unico e raro che avevano avuto in passato. Se fosse andato tutto in fumo, se ciò che aveva in mente si fosse trasformato in un incubo, Brian si sarebbe ritrovato senza più niente a cui aggrapparsi per poter andare avanti.

Sarebbe stato facile lasciarsi prendere dallo sconforto. Sarebbe stato facile lasciarsi sopraffare da tutta quella negatività che stava sempre più conquistando centimetri del suo mondo. Eppure Brian non riusciva ad essere così totalmente vittima di quel buco nero che stava cercando di divorarlo: anche se avesse perso la voce, anche se aveva già distrutto anni e anni di esemplare figura di marito e uomo di famiglia, Brian sapeva di potersi trovare sulla soglia di qualcosa ancor più bello. Quel qualcosa per cui aveva trovato la forza di strapparsi via una veste che non era mai stata completamente sua e che aveva usato solamente per nascondersi, un po’ per vigliaccheria e un po’ per paura. E se c’era qualcosa che Brian aveva imparato in tutti quegli anni, se c’era una preziosa lezione imparata da tutti i suoi problemi di salute, era che non si doveva mai sprecare tempo prezioso in rimorsi o in recriminazioni per non averci almeno tentato.

Ecco perché la sua macchina aveva appena superato il cartello che indicava il confine della città di Nashville ed ecco perché essa si muoveva silenziosamente fino a giungere a quel quartiere che aveva imparato a conoscere. La via era illuminata dalle decorazioni natalizie che avvolgevano i profili delle case: alcune sembravano esser state vittime di una letterale e reale esplosione di luci, visto che ogni centimetro del tetto e degli alberi sembravano essere illuminati a giorno; altre, invece, erano molto più minimaliste e sembravano essere le sorelle povere – o tirchie – delle loro vicine.

Brian fermò la macchina di fronte all’unica casa sprovvista di alcuna luce o decorazione. Se non fosse stato per le luci che provenivano dalle finestre del primo piano, qualcuno avrebbe detto che quella casa fosse disabitata o abbandonata dall’eccentrico proprietario che, forse, solo qualche fortunato era riuscito a scorgere. Spense il motore ma, ancora, non riuscì a scendere e risalire il vialetto per poi giungere di fronte all’ingresso. Non si era preparato discorsi, non sapeva nemmeno quale scusa usare se si fosse ritrovato di fronte Nick e la sua fidanzata. Ma sarebbe stato un controsenso rimanere chiuso nell’abitacolo dopo essersi fatto tutti quei chilometri. Non c’era altra soluzione che prendere le chiavi, uscire dalla macchina e affrontare ciò che poteva aspettarlo dietro quella porta.

Fortuna o sfortuna.

Felicità o disperazione.

Sogno o incubo.

In qualsiasi modo sarebbe andata, Brian si disse mentre diminuiva i metri che lo separavano dall’ingresso, era sempre meglio avere una risposta definitiva invece che vivere in quella sorta di limbo fra desiderio e tentennamenti. Con un sospiro che voleva essere di incoraggiamento, Brian alzò la mano e, chiudendola in un pugno, si apprestò a bussare alla porta. Dall’interno della casa arrivarono gli inconfondibili rumori di chi si stava avvicinando, accompagnati da un semplice “arrivo” mentre le luci del portico si accendevano.

Una volta aperta, la porta rivelò un sorpreso Nick nel trovarsi di fronte Brian. “Brian? Che... che cos ci fai qui?”

“E’ un brutto momento? Forse avrei dovuto chiamare...”

“No, no, figurati. – Esclamò Nick, aprendo la porta in modo da farlo entrare. – Anzi, mi fa piacere.”

“Lauren non c’è?” Domandò Brian, seguendo Nick all’interno della casa e incominciando a togliersi la giacca.

“No.”

A quella risposta così laconica e lapidaria, Brian aggrottò la fronte in una linea di confusione. Solitamente, Nick partiva sempre per la tangente a spiegare tutti i motivi per cui Lauren non era con lui in quel momento, con quel tono sempre orgoglioso specialmente se si trattava di nuove opportunità lavorative. Invece, quella volta, il tono sembrava quello di colui che non voleva parlarne nemmeno sotto tortura.

Era strano.

E ancora più strano era il fatto che, una volta passati nel salotto, non c’erano decorazioni natalizie, nemmeno il più piccolo degli alberi, a ricordare che periodo e, soprattutto, che giorno fosse quello. E non era da Nick. Non, almeno, il Nick che diventava sempre pazzo per tutte le luci e le decorazioni, capace di girare per ore in modo da trovare il regalo perfetto per chiunque conoscesse. E Brian sapeva il motivo dietro a quel comportamento, Brian sapeva che era il modo di Nick per riprendersi tutti quei Natali trascorsi fra alcohol e litigate, discussioni e pianti perché non c’erano soldi per anche solo pensare ad abbellire e decorare un albero.

Qualcosa doveva essere apparso sul suo volto, qualche confusione doveva essere trapelata perché Nick si affrettò a dare una spiegazione per quell’assenza e quel vuoto.

“Scusa ma non ho fatto in tempo a decorare. Siamo stati via praticamente... beh, praticamente sempre.”

“Nemmeno Lauren ha avuto tempo? – Gli domandò Brian mentre si avvicinava al camino ormai spento. – Ancora non hai imparato come si accende il camino, signor Carter?”

Nick si inginocchiò accanto a lui, così vicino che Brian poteva captare quel profumo che era sempre stato solo di Nick, così famigliare e così inebriante.

“Ricordo che un certo ragazzo tentò di insegnarmelo...” Ribattè Nick con un mezzo sorriso, quel sorriso che Brian aveva visto offrire a milioni di ragazzine e che sapeva, oh con precisa esperienza, quale fosse l’effetto comune. Ma lui non era una di quelle milioni di ragazze, oramai donne. Lui era Brian e, davanti a lui, c’era Nick, il suo migliore amico. Nick, che usava le battute e i sorrisi maliziosi per sviare l’attenzione dai suoi problemi.

“Nick, che succede?”

Nick alzò gli occhi al cielo per qualche secondo, lasciandosi sfuggire un sospiro. “Non riesco proprio a nasconderti niente, vero?”

D’istinto, Brian allungò la mano e appoggiò il palmo sulla guancia dell’amico. “Ti conosco troppo bene.”

“Non volevo dirtelo. Non ora, almeno.”

“Perché?”

“Hai già fin troppo a cui pensare. E so che cosa avresti fatto, ti saresti dimenticato di tutto pur di consolarmi.”

A quella parola, Brian si ritrovò a lasciare uscire un respiro che nemmeno si era accorto che aveva trattenuto fino a quel momento, prigioniero dell’ansia e della paura che qualcosa di davvero brutto fosse successo all’amico. D’altronde, ultimamente la fortuna non girava molto dalle loro parti.

“Consolare?”

“Io e Lauren non stiamo più insieme.”

“Da quando?” Domandò Brian visibilmente sorpreso.

“Due mesi.”

“Eravate... – Incominciò a dire Brian ma poi si bloccò, lasciando cadere la frase e la punta d’invidia che quelle parole avrebbero inesorabilmente lasciato trasparire. - Come mai?”

Nick voltò lo sguardo verso le fiamme che stavano ormai esaurendo le ultime sfumature di rosso e calore. “Stavo commettendo lo stesso errore dei miei genitori. Mi stavo sposando anche se non ero davvero innamorato. Lauren rimarrà la mia migliore amica ma non potevo legarla in un matrimonio solamente perché avevo paura di rimanere da solo.”

La rivelazione arrivò come un vortice di onde che tentarono di prendere Brian ostaggio. Era venuto lì pronto a dichiararsi anche se sapeva bene che non ci sarebbe stato un immediato lieto fine: la vita e la realtà non erano un film romantico o un romanzo dove qualsiasi ostacolo veniva cancellato via non appena i due innamorati si scambiavano le proprie confessioni e dichiarazioni. Nemmeno sapeva, Brian, se Nick davvero poteva o già ricambiava i suoi sentimenti. Ma c’era la speranza. E, in quel momento, essa viaggiava come la più forte delle farfalle, rinvigorita e rinforzata da quelle parole che lasciavano uno spiraglio. Erano soli, erano entrambi soli con il cuore pronto a battere per qualcun altro. E il suo, quello di Brian, aveva sempre battuto il nome di Nick, anche quando era stato troppo impaurito per sentire quelle sillabe. Quella era la sua occasione e così chiara e limpida non si sarebbe mai presentata nel futuro: avrebbe dovuto, Brian, coglierla ora che era lì davanti a lui, così vicina e così troppo eccitante per non toccarla. Anche se sarebbe poi tutto finito in un rifiuto, anche se magari Nick non stava implicando nulla con quelle parole e quel sottile significato era stato semplicemente aggiunto dal suo cuore desideroso di sentirsi parte di qualcosa più grande di se stesso.

C’era la speranza ed era quello il senso più vero e intrinseco del Natale. Lasciarsi avvolgere da essa e, anche solo per qualche ora, desiderare e credere che qualcosa, un miracolo anche minuscolo, sarebbe potuto accadere. E nonostante tutto quello che aveva passato, nonostante tutto quello che ancora Brian stava passando, la speranza e la fede non si erano mai dileguate al primo ostacolo: si erano affievolite, certe volte avevano dovuto abbassare la testa e rimanere in silenzio ma non lo avevano mai abbandonato.

E non lo avrebbero fatto nemmeno ora.

Il palmo della mano continuò a rimanere appoggiata sulla guancia ma fu il viso di Brian ad avvicinarsi fino a quando non ci fu più distanza fra lui e Nick. Vide la curiosità illuminare l’azzurro di Nick, vide la sorpresa diventare una linea sulla fronte ma vide le labbra incominciare a muoversi per poter pronunciare una domanda. Esse, però, non ebbero mai tempo di dar voce a quella domanda perché le labbra di Brian si appoggiarono sopra di loro, abbracciandole in quello che, almeno inizialmente, fu un dolce e, allo stesso tempo, appassionato bacio. Erano iniziali piccoli tocchi, come se Brian temesse che, da un momento all’altro, Nick potesse tirarsi indietro; erano battiti d’ali, erano piccole scintille di dolore quando Brian decideva di assaporare quei lembi di pelle, per poi ritornare ad accarezzarli come se volesse chieder scusa a Nick.

Ogni dubbio, ogni tremore e ansia venne scacciata via in Brian nel momento in cui le mani di Nick trovarono la loro posizione una sul fianco e l’altra fra i capelli, le dita che giocherellarono con quei fili che una volta erano stati dei riccioli e che ora, invece, sembravano così fini che anche una sola carezza poteva farli scomparire come se fossero granelli di sabbia. Quelle dita, quelle mani, spinsero i due corpi fino a che potessero annullare qualsiasi residuo di distanza e vuoto fra di loro, fino a quando sia Brian sia Nick potevano sentire i fremiti e le risposte che nascevano da quell’intimo contatto.

La passione alimentava altra passione, la dolcezza si era sciolta e aveva lasciato spazio ad ondate di bisogno e desiderio quasi primordiale, quasi come se finalmente avessero scoperto che solamente con il respiro era possibile vivere. E la sorpresa, la confusione e quello shock fatto di estasi, rimanevano quasi in un angolo perché come Nick non si sarebbe mai aspettato quell’azione da parte di Brian, Brian non si era mai aspettato quella reazione. L’aveva desiderata, certo. L’aveva sognata e aveva sperato, fino all’ultimo, che Nick potesse rispondergli esattamente come succedeva nelle favole e nei libri. Eppure, anche se accarezzata e immaginata, quella reazione immaginaria non aveva nulla in comune con quella reale.

Un sospiro di frustrazione sfuggì ad entrambi mentre si staccavano, rimanendo però sempre l’uno contro l’altro: fronte contro fronte, occhi negli occhi e assorti semplicemente a osservarsi con una nuova luce, una lente che solamente in quel momento potevano incominciare ad usare e che rendeva tutto più bello.

“Ecco perché sono venuto.”

La risata di Nick si alzò e, per un secondo, Brian fu tentato di riappoggiare le labbra sulla sua bocca solamente per rubarla e tenerla via, custodirla come il primo di tanti gesti che avrebbero costellato la sua vita da quel momento.

“Sei venuto per baciarmi?” Mormorò Nick con un sorriso, le dita che continuavano ad accarezzare la pelle del fianco coperta dal maglione.

“Farti sapere che cosa provavo. Sperare in un miracolo.”

“Il miracolo che io ricambiassi i tuoi sentimenti?”

“Sì.”

“Perché proprio adesso?”

Brian socchiuse gli occhi, mordicchiandosi il labbro inferiore. “Tu sei sempre stato l’unica mia vigliaccheria. Avevo paura. Ho sempre avuto paura e temuto che cosa potesse pensare il mondo se ti avessi mai confessato i miei sentimenti. Forse anche perché non pensavo di poter essere alla tua altezza o di avere anche la minima possibilità che tu provassi qualcosa per me. Sei sempre stato fin troppo speciale e unico per un ragazzo comune, normale e banale come me.”

Un bacio si appoggiò sulle sue labbra. “Ti sei mai domandato perché, fra tutti, eri tu l’unico contro cui mi scagliavo durante il mio periodo buio?”

“Perché ero uno stronzo?”

“Non lo eri. O, almeno, spero.”

“Odiavo che ti stavi facendo del male. Odiavo la persona che stavi diventando. E odiavo sapere che non potevo fare niente per aiutarti.”

“Non eri uno stronzo, allora. – Ammise Nick mentre il suo indice scivolava sulla pelle, risalendo la spina dorsale e provocando un brivido in Brian. – Ero io lo stronzo che ti punivo per qualcosa di cui non avevi colpa. Anch’io ero codardo, ti amavo ma non sapevo come dirtelo e odiavo, odiavo che tu non ti accorgessi di me e di quanto stavo male. Odiavo sapere che non avrei mai potuto avere una possibilità. Odiavo, soprattutto, vederti felice con qualcuno che non ero io.”

“Mi spiace.” Le parole di Brian volarono via in quel piccolo scrocchio di bacio che si appoggiò su un angolo della bocca.

“Non è colpa tua. – Rispose Nick con un mezzo sorriso, la mano che dalla nuca scivolò sulla mascella e poi risalì fino a giocare con quel ciuffo che, ribelle, scendeva sulla fronte. – Ci ho impiegato molto, forse più del necessario. Ma mi ero messo l’anima in pace, avevo accettato che non saresti mai stato mio e che, almeno, chi mi stava sostituendo ti stava rendendo felice. E dovevo trovare anch’io un modo per esserlo.”

“Lauren.”

“Esatto.”

“Che cosa è cambiato?”

“Che cosa è successo due mesi fa?”

La risposta non impiegò molto per prendere forma davanti agli occhi di Brian. Come poteva dimenticarlo? Quel giorno era ben impresso nella sua mente. “Il mio divorzio. – Pronunciò quindi. – Ma perché non hai fatto o detto niente?” Domandò poi con una linea di confusione ad aggrottargli la fronte.

“Volevo. Soprattutto perché non sopportavo di vederti così triste. Ma con la storia della custodia per Baylee, non volevo metterti sulle spalle altro peso inutile.”

Brian non seppe dire, esattamente, per quale motivo si ritrovò con gli occhi gonfi di commozione. Forse, finalmente, si stava rendendo conto che non era solamente un meraviglioso sogno, una frammento che aveva desiderato così tanto da farlo crescere e diventare una sorta di realtà alternativa.

Ma era realtà.

Era la migliore Vigilia di Natale che Brian avesse mai trascorso, seconda sola al primo e magicamente unico ventiquattro dicembre di Baylee. Forse, era così speciale quel giorno perché almeno una cosa, nella sua vita, stava prendendo il verso giusto invece che rivelarsi un’ennesima delusione. Forse perché, proprio sotto Natale, un piccolo pezzo di vuoto era stato cancellato via dal suo cuore e anche se era consapevole del fatto che un bacio non rimetteva insieme tutti i pezzi e che lunghi discorsi sarebbero rimasti ad attenderli, quella piccola magia faceva gonfiare il cuore di Brian e il groppo in gola, finalmente, aveva solamente lacrimi e radici positive.

Non parlò dunque. Non sapeva esattamente che cosa dire, non voleva sprecare altro tempo con parole che avrebbero potuto perdersi perché entrambi ancora troppo assuefatti dal solamente stare in quella posizione, vicini come mai non lo erano stati e senza più la paura di non essere appropriati o consoni.

Brian non parlò ma lasciò, comunque, che fossero le sue labbra a mormorare e lasciar trapelare messaggi di amore. Esse lasciarono quelle vocali sulla bocca di Nick, consonanti sugli angoli per poi ritornare ed unirle insieme alle loro sorelle; sillabe e frasi, invece, incominciarono a danzare sulla linea della mascella, a scendere sul collo e restare per qualche secondo in quella labile e sensibile linea di confine fra spalle e petto.

“Rimani qui. - Sussurrò all’improvviso Nick, una richiesta che si avvicinò solamente in un respiro nell’orecchio. – Rimani qui con me.” La seconda richiesta era più intrisa di desiderio e bisogno, un qualcosa che trovava perfettamente compagnia con il compagno che viveva dentro Brian e che non voleva lasciare quel corpo o quelle braccia ancora strette attorno a lui. Ma non era pronto. Non per quel passaggio che sembrava naturale, quell’intimità che i loro corpi stavano chiedendo e reclamando con ogni battito e tremito.

“Nick... io...” Era un balbettio più che un semplice pronunciare una frase. E il rossore, in quel momento,poco aveva a che fare con l’eccitazione e il desiderio. Era più imbarazzo e un filo di vergogna ad infiammare le guance di Brian, pensando e considerando che non erano più adolescenti in attesa della loro prima volta. Anche se, in un certo senso, lo era.

Una prima volta.

Ma Nick intuì, Nick comprendeva e capiva Brian come mai nessun altro aveva mai fatto prima. Erano le sue stesse paure, d’altronde. Anche Nick temeva e aveva paura di saltare tutti gli step pur di avere ciò che aveva sempre desiderato. O, almeno, per qualche tempo aveva solo desiderato il corpo di Brian. Chi non lo avrebbe voluto?

Ora, però, era tutto diverso.

Erano diversi. Lui era un Nick differente e ciò di cui ora aveva bisogno e desiderava non era solamente sesso.

“Avremo tempo per quello. – Mormorò quindi, appoggiando le labbra sulle guance di Brian come se volesse scacciare via quel rossore. – Stasera voglio solo tenerti fra le braccia.”

“Per renderci conto che non è davvero un sogno?”

“Qualcosa del genere.”

 

 

 

 

 

 

 

 

∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞

 

 

 

 

 

Furono due i motivi per cui Nick si svegliò quando ancora l’alba si stava ricordando di aver pur sempre un lavoro da fare nonostante fosse un giorno di festa.

La prima lo colpì con ancora gli occhi chiusi, le braccia avvolte attorno al cuscino e la voglia di non alzare la testa nemmeno se fosse stata un’emergenza. Ma quell’aroma si insinuò da sotto la porta e, senza incontrare nessun ostacolo, salì sul letto fino a quando non arrivò alle sue narici, ridestandolo da quel sogno meraviglioso.

La seconda, invece, costrinse Nick a svegliarsi di colpo, allungando la mano per rendersi conto che non era davvero uno scherzo. E non lo era, almeno in parte: il lato accanto al suo corpo era vuoto ma le lenzuola stropicciate e le coperte lanciate e poi perfettamente piegate raccontavano che qualcuno aveva effettivamente condiviso quel letto ma s’era già alzato senza disturbare il suo sonno. Non era stato un sogno o un cattivo colpo della sua mente: Brian era davvero venuto da lui la sera prima. L’indice della mano si appoggiò sulle labbra, lì dove ancora Nick poteva ancora sentire la sensazione della bocca di Brian.

Era davvero successo.

Un sorrisino incurvò gli angoli della bocca mentre Nick si stiracchiava.

Era davvero successo.

Non solo era riuscito a baciare Brian, non solo era riuscito a confessargli i suoi sentimenti e parte delle ragioni che lo avevano portato ad allontanarsi da lui e cadere, nel contempo, in quel vortice di autodistruzione. No, non era successo solo quello. Perché le sue parole avevano trovato sintonia e alleanza con quelle di Brian e, intrecciandosi l’uno con l’altro, avevano formato un nodo che Nick non avrebbe permesso a nessuno di sciogliere.

Con uno sbadiglio e un altro allungarsi, Nick si alzò e, dopo aver recuperato la maglietta, si decise ad andare a cercare Brian. L’olfatto lo precedeva e li indicava la strada, con direzione cucina, da dove l’aroma di dolci diventava sempre più intenso man mano che si avvicinava. Ma, una volta arrivato in salotto, Nick dovette fermarsi all’improvviso, sorpreso da qualcosa che, fino a qualche ora prima, mancava da quella casa.

Le decorazioni.

Nick non aveva mentito quando aveva detto a Brian che non aveva avuto il tempo. Tra che erano stati in giro metà dicembre per i concerti e tra tutti i mille impegni che si era preso per uno e l’altro progetto, albero di Natale e luci erano stati gli ultimi pensieri sulla sua lista. Ora, invece, luci intermittenti seguivano il confine del camino, da dove due calze lo aspettavano anche se ancora vuote. In un angolo, invece, l’albero faceva la sua figura con palle e fiocchi.

Rimase fermo per qualche secondo, gli occhi che pizzicavano per colpa di qualche lacrima di commozione che voleva uscire e veder anch’essa quello spettacolo. Il gesto, di per sé, era forse già più di quanto qualcun altro avesse mai fatto per lui ma sapeva, Nick, che il messaggio intrecciato fra palle e fili era ancora molto più personale, perché Brian sapeva quanto a lui mancasse poter festeggiare il Natale come non aveva mai potuto gli anni precedenti. Era sempre stato il suo sogno, d’altronde: festeggiare quel periodo, festeggiare quel giorno, insieme alla persona che amava di più. Per anni, aveva potuto solamente illudersi, quasi accontentarsi e sapeva che non era esattamente un pensiero molto riconoscente a Lauren.

Un accenno di canto si alzò dalla cucina, per poi però spegnersi velocemente così com’era nato. Fu quello l’indizio che spinse Nick a spostarsi verso l’altra stanza, quel luogo che poco aveva utilizzato perché non era mai stato un provetto cuoco. La luce era accesa, una soffusa aura dorata che si rifletteva contro i vetri, oltre i quali il cielo incominciava a tingersi di arancione e rosso; il tavolo non era mai stato così pieno di ciotole e ciotoline, alcune ripiene di glasse colorate mentre altre ormai avevano terminato il loro lavoro e aspettavano solamente di essere riposte nel lavabo. L’anta del forno era aperta, un aroma di biscotti che stavano dorando danzava fuori dalla grata e si disperdeva in tutta la casa ma non era quello a catturare la sua attenzione. Gli occhi e lo sguardo si ritrovarono e concentrarono sulla figura che stava controllando quei biscotti, il proprietario di quella voce che era scomparsa all’improvviso come se avesse avuto paura di essere ascoltata. Brian indossava una sua felpa e sembrava quasi scomparire al suo interno, troppo esile la sua figura anche per quella taglia che era diminuita con il passare degli anni.

In silenzio, senza ancora il desiderio di farsi scoprire, Nick osservò e studiò Brian e, nel contempo, esultando e rinvigorirsi di quella scena che, d’ora in poi, sarebbe stata qualcosa di quotidiano e non più un semplice sogno. Non lo aveva mai fatto, prima. Quando aveva osservato Brian, lo aveva sempre fatto con la malinconia di chi non avrebbe mai potuto avere ciò che desiderava: aveva osservato quel viso rimpiangendo di non aver mai avuto la possibilità di accarezzarlo o tracciare linee e confini; aveva rimirato quei muscoli, aveva desiderato quella pelle e, intrecciata con un misto di tristezza, aveva voluto passare la punta dell’indice su quella cicatrice che ancora non era scomparsa. Non si era mai permesso momenti come quello, attimi in cui poteva veramente osservare il ragazzo senza la paura che qualcuno lo scoprisse e gli chiedesse il perché. Non si era mai permesso, Nick, di prender nota di quei tratti tirati e stanchi, finalmente liberi dalla maschera che ostinatamente Brian continuava a portare per non preoccupare nessuno.

Nick era consapevole di aver volutamente sottovalutato la situazione. Volutamente, sì. Se si fosse preoccupato troppo, se davvero si fosse lasciato prendere ostaggio e controllato dalle paure, i suoi sentimenti si sarebbero mostrati ancor prima che lui potesse scegliere il miglior modo per confessarli al diretto interessato.

Aveva almeno dormito?

“Oh. Sei sveglio. – Esclamò Brian quando, alzando lo sguardo dal forno, si ritrovò davanti agli occhi scrutatori di Nick. – Volevo farti una sorpresa.”

Nick si ritrovò a sorridere, reazione quasi involontaria nel vedere il sorriso, seppur stanco, di Brian.

“Più di ieri sera? Più dell’esplosione natalizia in salotto?”

Con pochi passi, si avvicinò poi a Brian, facendo scivolare le braccia attorno alla sua vita e nascondendo il viso in quel lembo di pelle fra capelli e collo.

“Una cosa c’è da dire, ti scegli sempre compagni decisamente più organizzati di te. Lauren aveva catalogato ogni scatola e quelle natalizie erano impilate tutte assieme, quindi è stato facile tirarle fuori senza far rumore.” Mentre parlava, Brian appoggiò le mani attorno a quelle di Nick, assaporando fino all’ultimo dettaglio quella sensazione: il corpo di Nick stretto attorno al suo, come se fosse un secondo strato di vestiti; il respiro caldo sul collo, il lieve solletico che quei puffetti di aria causavano a contatto con la pelle e poi quell’intreccio di mani, la prova più concreta che non era un sogno. Nick era lì, il suo calore e il suo profumo lo stavano avvolgendo come la migliore delle coperte e, stretto in quell’abbraccio, era più facile dimenticarsi il motivo per cui era già sveglio da ore.

“Significa che stiamo insieme?”

“Vuoi la proposta ufficiale?”

Nick sfregò la punta del naso contro l’orecchio di Brian, appoggiandovi poi un lieve bacio in quello stesso punto. “In realtà, volevo corteggiarti.”

“Corteggiarmi?” Domandò Brian con un sorriso.

“Sì. Hai presente? Romantici appuntamenti, telefonate che potranno durare per ore...”

“Dimentichi un piccolo particolare.”

“Quale?”

“Lavoriamo insieme. Da febbraio viaggeremo anche insieme.”

“Oh. – Mormorò Nick, increspando le labbra. – Il mio piano non può funzionare, allora.”

Brian si voltò nell’abbraccio, alzando le mani in modo da giocherellare con il colletto della maglietta che Nick indossava. “Tranquillo, non hai bisogno di fare colpo.”

“Quindi possiamo già saltare la fase del corteggiamento?”

“Direi di sì. – Rispose Brian con una risata rauca. – Ormai già conosciamo i difetti dell’altro.”

“Stai parlando della tua mania ossessiva compulsiva dell’ordine e del pulito?”

“Ehi! - Esclamò Brian, tirando un pugnetto contro il petto di Nick. – Mi ringrazierai quando scoprirai quanto la mia ossessione sia utile!”

“Sono sorpreso che tu stia qui fra le mie braccia invece di pulire la cucina.”

“Mi hai interrotto. Avrei pulito mentre i biscotti si raffreddavano.”

“Che ne dici di riposare un po’, invece? – Ribattè Nick, un velo di preoccupazione notando quelle linee stanche attorno agli occhi del ragazzo. – E’ Natale, dopotutto. Sembra che hai dormito pochissimo.”

“Non è una novità.” Rispose Brian a sottovoce, staccandosi da Nick e dirigendosi verso il bancone dove, dopo aver preso in mano una spugnetta, incominciò a pulire la superficie dalle macchie di farina.

Per un secondo, Nick si ritrovò infastidito da quell’abitudinale nascondersi e scappare di Brian. Ma il fastidio cedette passo alla realizzazione che, per la prima volta, Brian non aveva usato il consueto “sto bene” come passaporto per nascondere qualcosa: lo aveva ammesso, invece; aveva lasciato intravedere quel primo strappo anche se ancora non si fidava completamente nell’aprirsi e appoggiarsi totalmente a lui. Ed era giusto così, ci sarebbe stato tempo per affrontare tutto, sarebbe giunto il momento in cui avrebbero dovuto parlare delle loro debolezze e trovare, insieme, un sistema per supportarsi a vicenda. E di una cosa Nick era certo: quella volta, il loro rapporto non sarebbe stato unidirezionale, con Brian come unico dispensatore di supporto, conforto e guida. Se c’era una cosa che Nick aveva cercato di ignorare, in quei mesi, era stato quel sentimento di voler prendersi cura di Brian che nasceva ad ogni nota spezzata, ad ogni smorfia di dolore mentre parlava così piano da aver quasi bisogno di avvicinarsi per poterlo ascoltare.

Ora poteva farlo.

“Beh, mio caro, la novità ora è che hai qualcuno con cui trascorrere le ore insonni. – Disse Nick, seguendo Brian verso il bancone e riprendendo la posizione in cui erano rimasti fino a qualche secondo prima. – Posso già trovare uno o due modi per stancare quella mente.”

Brian rimase silenzioso per qualche secondo, come se stesse combattendo per alzare le medesime opzioni della sera prima o se volesse aggiungere qualcosa per spiegare quel comportamento atipico. Invece, si voltò, un sorriso ed una luce negli occhi che sapevano solamente di felicità.

“Anch’io ho un’idea.”

“Davvero?” Domandò Nick sorpreso.

“Beh, dopotutto oggi è Natale.”

“Mh, non lo avevo notato.”

“E che cosa si fa a Natale?”

“Si mangia?”

“Ma tu non dovresti essere a dieta?”

“Non si sta a dieta durante le feste.”

Brian scosse la testa sconsolato. “A parte il mangiare, a Natale si fa anche qualcos’altro.”

Un lampo passò negli occhi di Nick. “Mi hai anche fatto il regalo?”

“Certo. Pensavi che mi sarei presentato qui a mani vuote?”

“Beh, letteralmente non ti sei presentato a mani vuote. Il bacio?”

“Dovevo avere un piano di riserva nel caso il primo non andasse a buon fine.”

Ormai in salotto, Nick si rese conto che, sotto l’albero, pacchi e pacchetti donavano una punta di colore in contrasto con il marrone scuso del parquet del pavimento.

“Lo sai che sei troppo piccolo e magro per essere Babbo Natale?” Scherzò Nick, appoggiando le labbra sulla fronte di Brian.

“Non sono tutti miei. Ci sono anche quelli di mia mamma, uno che Baylee ha scelto personalmente, Kevin... diciamo che ho fatto più da renna porta regali che da Babbo Natale.”

“Ti chiamerò Rudolph. Hai anche il naso della giusta dimensione.” Ribattè Nick, strofinando la punta del suo naso contro quella di Brian.

“Ahahah. – Ridacchiò Brian mentre, abbassandosi, recuperava il suo regalo. – Tieni.”

Era di medie dimensioni il pacchetto che Nick prese dalle mani di Brian. Era soffice al tatto, eppure Nick non riusciva nemmeno lontanamente a intuire che cosa potesse essere. Anche perché Brian si divertiva sempre a far su mille carte pur di non fargli mai capire che cosa potesse nascondersi dietro: quante volte aveva creduto di aver indovinato per poi scoprire che aveva sbagliato completamente.

“Non è che è solo carta, questa volta?” Domandò mentre, con cauti gesti, Nick incominciava a togliere il nastro.

“No, no. – Rispose Brian. – Anche se non è chissà che cosa.”

C’era una punta di rossore sulle guance di Brian, fatto che incuriosì ancor di più Nick. Una volta scartato, il pacchetto rivelò nessun’altra sorpresa al suo interno, solamente l’azzurro di mille tonalità di una sciarpa. E non una sciarpa qualsiasi. Sapeva, Nick, che non poteva essere quella che aveva perso o che qualcuno gli aveva rubato, era in fin troppe nuove condizioni per poter essere colei che lo aveva accompagnato in quei primi viaggi oltreoceano. Le dita scivolarono fra i fili di lana, lasciandosi accarezzare da quel tessuto caldo e che riportava alla mente ricordi e immagini che Nick non voleva scordare.

Non sapeva che cosa dire. Era come svegliarsi quella mattina e trovare la casa addobbata, era come aprire la porta e trovarsi di fronte il suo desiderio più grande: non c’era sogno che Brian non fosse riuscito a realizzare quel giorno. E no, Nick non sapeva che cos’altro dire se non una semplice parola.

“Grazie.” Mormorò con un filo di voce.

“So che non potrà mai sostituire quella andata perduta che ti aveva regalato Leslie. Ma aveva ragione quando te l’ha presa, l’azzurro ti dona davvero molto. – Spiegò Brian mentre, prendendo la sciarpa dalle mani di Nick, gliela avvolgeva attorno al collo. – Ho provato a cercare su internet, ho provato anche a chiedere a qualche fan se magari avevano più fortuna di me, ma sembra che chiunque l’abbia presa o trovata se la sia tenuta. Avevo quasi perso la speranza quando, a Londra, ho notato questa in un negozietto. Sembra la stessa e, fra qualche anno, avrà la stessa apparenza di usato e di comodo.”

La voce si inceppò, in Nick. Essa andò a sbattere contro il groppo, lasciandosi prendere ostaggio e diventare anch’essa commozione e lacrime. Ma Nick non voleva piangere, neanche per un motivo così carico di messaggio e di gioia. La risposta arrivò in un gesto, la risposta arrivò in abbassare il viso in modo da poter essere allo stesso livello di Brian e appoggiare la mano sulla sua guancia, spostando lievemente il volto del ragazzo in modo da facilitare il suo bacio. Non fu un veloce bacio di ringraziamento ma non si azzardò nemmeno ad assomigliare a quel primo e ancor più indimenticabile primo scambio di promesse e sentimenti. Quel bacio cercò, semplicemente, di far trapelare ciò che la voce non poteva significare in tutta la sua profondità, un ringraziamento per aver cercato di ridargli un pezzetto di sua sorella, anche se solo attraverso una copia di un ricordo a lui così caro. E quel gesto, se mai fosse possibile, non fece altro che aumentare ancor di più la devozione e l’amore in Nick per quello scricciolo di uomo fra le sue braccia.

“Wow.” Riuscì solamente a mormorare Brian, aggrappandosi con le braccia contro il corpo di Nick.

“Pensa che può solo migliorare.”

La risata si alzò dalle labbra di Brian, anche se Nick fu veloce a rubarla via con un altro bacio. “Anch’io ho un regalo per te, comunque.”

Una luce di curiosità dipinse di una tonalità più chiara gli occhi di Brian. “Davvero?”

“E’ da un po’ che volevo dartelo ma non trovavo mai il momento giusto. – Rispose Nick, prendendo un ciuffo di capelli e spostandoli dietro l’orecchio di Brian. – Aspetta qui.”

Mentre Brian si accomodava sul divano, posto di fronte al camino, Nick ritornò in camera per solo pochi secondi, giusto il tempo di recuperare quella scatoletta che si era portato dietro tante di quelle volte da aver visto, almeno, gran parte degli stati dell’Europa.

“Non ho mai... no, scusa, era una balla. Non pensavo di regalartelo a Natale così non ho fatto il pacchetto.” Annunciò mentre rientrava in salotto e, sedendosi accanto a Brian, gli porse una semplice scatola nera.

“Siamo già al momento della proposta?” Scherzò Brian, prendendo il regalo dalle mani di Nick.

“La vorresti?”

“Sono appena uscito da un matrimonio, non sono proprio materiale di prima scelta.”

“Nemmeno io lo sono.” Obiettò Nick seriamente.

“Lo eri, Nick. Lo sei sempre stato. Ora sei cambiato, ora sei maturato e chiunque farebbe passi falsi per poterti sposare.”

Per la seconda volta in quella mattina, Nick si ritrovò senza parole. Per tanto e troppo tempo aveva desiderato sentire Brian parlare in quel modo di lui, con quel tono orgoglioso che, solitamente, utilizzava per Aj. C’erano stati momenti in cui aveva voluto urlargli contro, domandargli che cosa altro avrebbe dovuto fare per meritare almeno una parola di orgoglio e, puntualmente, erano sempre i momenti in cui si ritrovava a commettere i vecchi errori. E solo quando aveva abbassato la testa e pensato solamente a lavorare su stesso, quello era stato l’attimo in cui quelle famose parole erano giunte all’improvviso.

“Dovresti... – Nick si schiarì la voce. - ... dovresti aprire.”

“Giusto.” Disse Brian mentre, con dita tremanti, incominciò ad aprire la scatola. Al suo interno, c’era solamente una collana in argento da cui pendeva una semplice croce.

“Girala.” Sussurrò Nick.

Brian seguì quel consiglio, voltando la croce in modo da osservare la parte opposta, una superficie completamente liscia se non fosse stato per una scritta, cinque lettere.

Faith. Fede.

“E’ ciò che ho sempre più ammirato in te. La tua incrollabile fede. Nonostante tutto quello che hai passato, riuscivi sempre a vedere un piano dietro a ogni ostacolo, una lezione che poteva essere imparato solo facendo quell’esperienza. E quando io non ne avevo, quando nemmeno riuscivo a credere in un minimo centimetro in me stesso, sapevo che ci sarebbe stato qualcuno che avrebbe sempre creduto ed avuto fede in me.”

“Ti sei perso, non solo per colpa tua. Ma sapevo che quel Nick, che ora mi sta davanti, sarebbe uscito prima o poi.”

“Visto? – Ribattè Nick, riuscendo a scoccare un bacio sulla fronte. – Hai sempre avuto fede in me, anche quando io pensavo che mi odiassi.”

“Odiavo ciò che facevi. Odiavo la persona che si era impossessata di te. Non ho mai odiato il Nick che ho sempre amato.”

“Te lo si legge negli occhi. Forse non per chi ti conosce bene e, per molto tempo, non ho voluto prenderne coscienza perché era troppo spaventoso pensarci sopra. Ma è lì, ad ogni nota spezzata e ogni giorno in cui la voce desidera scomparire per qualche tempo. – Nick mise la mano sulla collana, sfiorando appena le dita di Brian. – Credo in te. Ho fede che sconfiggerai questa stronza, anche se ora non riesci a vedere la fine.”

“Nick...” Il nome uscii in un singhiozzo, incatenato da obiezioni contro le quali Brian lottava ormai da fin troppo tempo. Aveva ragione, Nick, la sua fede non aveva mai mostrato segni di esaurirsi eppure, in quegli ultimi tempi, Brian faceva fatica ad affidarsi alla speranza. Che cosa serviva sperare quando poi l’ansia vinceva sempre?

“Credo in te, Brian. E non solo io. C’è un mondo là fuori che crede in te. E questa croce ne è la prova.”

Era sottile l’innuendo. Era implicito, esattamente come Brian non aveva mai detto a Nick di credere in lui quando nessun altro, nemmeno Nick stesso, lo faceva. E ora Nick gli stava ridando quella fede, un appoggio quasi fondamentale durante una battaglia come quella che lui si ritrovava a dover affrontare: perché quando essa era lunga, quando i due eserciti affondavano e si ritraevano come in delicato balletto dove ogni passo era studiato a tavolino, bisognava approfittare di tutto l’aiuto possibile. Era quella la lezione più importante che Brian aveva imparato in tutto quel disastro, quel terremoto gli aveva insegnato a prendere e chiedere aiuto nei momenti più disperati per poter andare avanti.

Fra le mani, fra le dita, Brian rigirò quella catena fino a quando si scontrò e si intrecciò attorno a quelle di Nick. Alzò lo sguardo, quindi, ben consapevole che, nei suoi occhi, Nick avrebbe trovato un luccichio bagnato.

“Mi aiuti a metterlo?”

Nick annuì semplicemente, prendendo la collana e mettendola attorno al collo di Brian. Prima di ritirarsi indietro, appoggiò le labbra su quell’incavo che, nonostante tutto, continuava a proteggere le corde vocali.

“Ti sta benissimo.”

“Adulatore.”

“Beh, solo adulandoti posso sperare di riportarti a letto.”

“Devo finire di...”

Nick lo interruppe ancor prima che Brian potesse elencare tutto quello che avrebbe dovuto fare. “Non devi fare proprio niente. L’unica cosa che puoi fare è alzarti, prendere la mia mano e ritornare in camera.”

“A fare cosa?”

“Qualcosa che tu non sei capace di fare. – Rispose Nick. – Fare assolutamente niente. Solo io e te. Che cosa ne pensi?”

Brian si lasciò sfuggire un sospiro prima di prendere la mano di Nick fra la sua. “Che è una splendida idea.”

Perché Natale era anche quello. Natale era stare insieme alla persona che più si amava, trascorrere finalmente qualche ora di tranquillità e di calma e, nel loro caso, imparare a conoscersi in modi e in situazioni che avevano sempre sperato di poter anche solo prendere contatto.

Era quello il regalo più bello che si erano fatti quell’anno. Loro stessi.

E la possibilità di iniziare, finalmente, una vita insieme.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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 La vostra befana FrickNFrack vi ha portato, in dono, l'ultima storia di questo periodo natalizio. *__*
Questa storia l'avevo incominciata più di un anno fa: sarebbe infatti dovuto essere una storia il Natale 2013. A quell'epoca ancora non erano usciti gli spoiler sul documentario (Manca poco! *__*) quindi non sapevo che, realmente, Nick avesse detto a Brian che credeva in lui e che sapeva che sarebbe riuscito a trovare un modo per sconfiggere il suo problema alle corde vocali. ç_ç E poi mi si chiede ancora perchè considero questi due come due anime gemelle! *va in un angolo a coccolarsi i suoi bambini così belli.*
Come ho già detto in un'altra storia, quest'anno mi sono ripromessa di scrivere. Scrivere senza remore, scrivere senza dubbi e paranoie. Ridendo e scherzando, sono già a quota 61 storia in questo fandom e questa è una grande soddisfazione. Quindi aspettatevi molto da questi mesi (specialmente la conclusione della mia long più long.).
Buona Befana e alla prossima!

Cinzia 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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