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Autore: lapoetastra    06/01/2015    1 recensioni
[Pomodori verdi fritti alla fermata del treno]
La gente si ferma a guardarci incuriosita e divertita dal nostro comportamento, anche se io non capisco cosa abbiano da sorridere.
La gara intanto continua, serrata, veloce, interminabile, fino al calare della sera, fino a quando il parco si spopola.
Genere: Commedia, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non ho mai avuto una migliore amica.
Non ho mai creduto di averne bisogno, in realtà.
Eppure adesso mi sento tremendamente sola.
Tutti i giochi con cui mi divertivo in un passato che mi sembra lontano anni luce hanno perso ora qualsiasi interesse per me, e rimangono chiusi in cantina, a prendere aria e a riempirsi di polvere.
Forse ciò accade perché ormai non sono più una bambina, perché sto crescendo, sto diventando una donna.
Solo che nessuno intorno a me sembra capirlo, ed i miei parenti mi trattano come fossi ancora una neonata.
È proprio in questi tristi momenti che vorrei avere una migliore amica, una con cui parlare di cose diverse che di bambole e peluche, ma non c'è nessuna qui in città che voglia passare un po' di tempo con me, perché tutte mi considerano testarda e maschiaccio.
Se solo potessero darmi l'occasione di provare il contrario!
Oggi sono al parco, e con questi pensieri che mi frullano in testa sto dando da mangiare ai piccioni che mi tubano allegramente intorno.
Loro sono gli unici amici che ho.
D'improvviso si siede una ragazza, accanto a me, sulla panchina.
Non mi parla, non mi guarda neanche, ed io non lo faccio di certo.
Sicuramente sarà un'altra di quelle spocchiose oche viziate che hanno come unica preoccupazione quella di rompersi un’unghia appena laccata di smalto, proprio come le mie compagne di classe.
Continuo perciò indifferente a lanciare molliche ai piccioni come se non mi fossi accorta della sua presenza.
Dopo un secondo la vedo estrarre da una tasca nascosta del suo elegante vestito un sacchettino.
Lo apre ed inizia a lanciare anche lei cibo ai piccioni.
La rabbia pervade ogni fibra del mio essere.
Quegli animali sono sempre stati i miei unici amici, e non permetterò di certo a quella appena arrivata dal nulla di rubarmeli.
Getto le molliche sempre più velocemente, ma così fa anche lei.
I piccioni, vittime innocenti del nostro muto battibeccare, saltellano confusi da una parte all'altra, da me a lei e viceversa, ed intanto entrambe lanciamo cibo sempre più forsennatamente per accaparrarci l'attenzione esclusiva dei poveri volatili.
La gente si ferma a guardarci incuriosita e divertita del nostro comportamento, anche se io non capisco cos'abbiamo da sorridere.
La gara intanto continua, serrata, veloce, interminabile, fino al calare della sera, fino a quando il parco si spopola.
I piccioni, stanchi e sazi, se ne vanno, volano via verso i loro caldi nidi e ci lasciano sole.
Rimaniamo ferme ai nostri posti, incuranti del venticello fresco che si è levato e che ci sta facendo venire la pelle d'oca.
Di colpo, per chissà quale strano motivo, iniziamo a ridere.
Insieme, ad una sola voce, come se ci fossimo date un segnale inesistente.
Continuiamo così, senza tener conto dei minuti che passano e senza badare ai nostri cari che ci aspettano, a casa, e che senza dubbio sono in pensiero per noi.
Non pensiamo a niente e nessuno, adesso, e ridiamo fino ad avere le lacrime agli occhi ed il respiro corto.
Dopo un po', lei mi porge la mano ed io non posso fare a meno di prenderla e stringerla.
Noto che è curata e delicata, ma non in modo eccessivamente vezzoso.
< Ruth Jamison >, si presenta, ancora con il sorriso sulle labbra.
"Ruth.. che bel nome", penso.
< Idgie Threadgoode >, rispondo io, presentandomi a mia volta.
Non ci diciamo nient'altro, e ci alziamo contemporaneamente dalla panchina.
< Allora... ci vediamo domani? Solito posto, solita ora? >, mi domanda Ruth.
< Sì.. sì, certo >, sussurro, incredula della sua proposta quanto mai inattesa.
Ella poi se ne va, salutandomi lentamente con un cenno della mano.
Quando scompare nel buio che ormai ammanta completamente il parco, io rimango ferma immobile, con gli occhi fissi sul luogo dove è appena sparita.
Mi sento pervasa da una gioia talmente devastante ed assolutizzante che quasi mi impedisce di respirare.
Sono felice, e contenta, ed allegra, come mai prima d'ora.
Perchè sento, sì è così, che lei diventerà davvero importante per me, come mai è stata nessun'altra.
Con questa consapevolezza nel cuore e nella mente torno verso casa.
Non mi preoccupo della sgridata che sicuramene mi attende per aver fatto così tardi, sinceramente non mi importa proprio.
Riesco solo a pensare al fatto che non vedo l'ora che arrivi domani per incontrare la mia nuova, migliore amica, Ruth Jamison.
   
 
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