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Autore: Alone_K    07/01/2015    4 recensioni
Black Out. Il buio più completo era calato nell'intero vagone.
Alzai gli occhi dal libro che stavo leggendo e voltai il viso verso sinistra. L'uomo accanto a me, non si era accorto di nulla a causa del suo sonno profondo.
Chiusi il romanzo e lo tenni ben saldo fra le mani, appoggiato alle ginocchia.
Il ragazzo con le cuffiette seduto di fronte a me, invece, mi fissava con sguardo interrogativo; come se guardandomi con insistenza avrebbe prima o poi trovato la risposta alla sua domanda.
Passò una buona mezz'ora. La luce del sole ormai stava calando e il treno non accennava a ripartire.
"Che sta succedendo?" chiese sussurrando di punto in bianco il rockettaro togliendosi le cuffie dalle orecchie.
Come se io lo sapessi, non sono una veggente.
"Non ne ho idea, ma non ho intenzione di starmene qui seduta un minuto di più" risposi in modo secco e dette quelle parole mi alzai e uscii dal vagone tenendo ancora in mano il libro.
Genere: Avventura, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era il 10 giugno del 2008 e il sole, quella mattina, splendeva come non mai nel cielo color pastello.
 
La scuola era finita da una settimana, e io me ne stavo comodamente sdraiata sotto le lenzuola del mio letto matrimoniale pensando a cosa avrei potuto fare in quel giorno di totale libertà. Di compiti non ne avevo perché quello era stato l’anno del diploma e avevo conseguito la maturità con, a mio parere un ottimo risultato: 78/100. Ero libera come il vento di fare ciò che più mi andava.
 
Mi alzai con il busto e appoggiai la schiena alla parete fredda dietro di me.
Nello stesso istante in cui compii quel gesto, probabilmente destato dal fruscio della coperta che veniva spostata, Nikita fece capolino dalla porta della stanza.
“Ciao dormiglione, dove ti eri cacciato a ronfare?” domandai retoricamente accarezzandolo sulla testa pelosa appena lui balzò sulle mie ginocchia.
Nikita è il mio cane, non che fedele compagno di giochi e di avventure dall’età di quattro anni. E’ un pastore belga che sarebbe completamente nero se non fosse per le sue zampe bianche; a volte lo chiamo ‘quattro calzini’ ricordando in questo modo il lupo del famoso film interpretato da Kevin Costner “Balla coi lupi”.
Sorrisi guardando il suo muso baffuto e i suoi occhi, quegli occhi che mai mi avrebbero tradita.
 
-
 
Drin. Cinque minuti più tardi, mentre ero intenta ad indossare una t-shirt colorata e degli shorts forse un po’ troppo corti ma estremamente comodi, il mio cellullare squillò.
Lasciai perdere le calze e le ciabatte e mi avvicinai a piedi scalzi al comodino sul quale era posato dalla sera prima.
Era Lauren, la mia migliore amica, che mi chiedeva se quel pomeriggio mi andava di fare il “giro delle aquile”.
Vi starete chiedendo cosa sia il giro delle aquile. Ebbene, eccovi accontentati.
Il giro delle aquile è semplicemente una passeggiata al Fresh Park, il parco del quartiere, dove i rapaci siamo la sottoscritta, Lauren Clark e Brody Reed, tre amici inseparabili dalla terza elementare.
 
Dopo aver risposto affermativamente al messaggio, scesi le scale diretta alla cucina seguita da Nikita.
“Cosa mangiamo questa mattina Niki?” chiesi più a me stessa che a lui aprendo lo sportello del frigorifero. Tirai fuori uno yogurt bianco dolce, dopo di che afferrai il barattolo di nutella sistemato sulla credenza.
Nutella immersa nello yogurt, che bontà.
Amavo i miei miscugli culinari e ogni volta mi sentivo un piccolo chef che aveva inventato una nuova ricettina, anche se non era affatto così. Autoconvinciamoci.
Feci colazione a quel modo, diedi un pezzo di pane al mio fedele compagno che mi stava implorando con i suoi occhioni languidi, e passai la mattinata stesa sul divano a guardare la televisione senza il minimo interesse fino all’ora di pranzo.
 
Come di consueto mia mamma rincasò dall’ufficio alle 12.30.
“Ciao Olly! Sono a casa!” esclamò vedendomi. “Tutto bene?”
Annuii e nel mentre mi alzai. “Mangiamo l’insalata ok? Non ho molta fame” proposi sedendomi sulla sedia della sala da pranzo.
“Certo, come preferisci, ma potresti sforzarti di mangiare qualcosina in più ogni tanto” fu la sua risposta.
Ecco, ci risiamo.
‘Mangia di più’, ‘sei dimagrita’, sempre così.
In effetti aveva ragione, non lo nego. Dalla morte di mio padre ero passata dai 63 kg che ero ai 50 kg di ora. Non credo sia una cosa psicologica anche se probabilmente lo è, ma semplicemente anche una piccola insalata condita con olio e aceto riesce a sfamarmi. Qual è il problema?
Anoressica non sono, quindi non capisco perché mia madre si ostini a dirmi come devo mangiare. Mi sazio cosi punto e stop.
Aperta e chiusa la parentesi sul cibo, pranzai e verso le quattro meno dieci misi il guinzaglio a Nikita e allegramente ci dirigemmo verso il parco, punto di ritrovo dei tre moschettieri, nonché aquile e altri mille nomi di battaglia.
 
-
 
“Olivia Newton arriva a traguardo con due minuti di ritardo, come al solito” ridacchiò Brody cercando di imitare un telecronista sportivo. Sorrisi andando incontro ai miei amici e, dopo aver liberato il cane da ogni vincolo, eseguimmo il nostro saluto rituale: in cerchio, un ‘batti dieci’ anzi che ‘batti cinque’ e pugni chiusi al centro.
Era un saluto un po’ banale, me ne rendo conto, ma era quello dall’inizio della nostra amicizia e non volevamo distruggerlo.
Dopo aver chiesto ad entrambi se stavano bene e se avevano novità, nonostante li avessi visti il giorno precedente, ci avviamo a passo lento lungo il vialetto centrale del parco, diretti al grande salice.
Giunti a destinazione, con Nikita alle calcagna, ci sedemmo sotto i folti rami piangenti dell’albero. Quello sarebbe stato l’ultimo giorno. L’ultimo giorno delle nostre chiacchiere, battute, scherzi, sorrisi. L’ultimo giorno prima delle nostre vacanze.
“A che ora partite domani?” chiesi ad entrambi.
“Io parto alle 5.00 stanotte e lui.. alle 9.00 giusto?” disse Lauren seguita dal cenno affermativo di Brody.
Sospirai. Mi sarebbero mancati terribilmente. Una partiva per l’Egitto, luogo d’origine, e l’altro per la California, sede della casa dei nonni paterni.
“Tu invece a che ora parti martedì?” mi domandò la ragazza dalla pelle olivastra.
“Ho il treno alle cinque e ventidue” risposi strappando qualche filo d’erba dal terreno. Sarei andata a trovare mia nonna per tutto il mese di giugno. La voglia non mi assaliva a dire il vero, ma ero felice di rivedere mia nonna.
“Quindi non vedrai James..” bisbigliò Brody con un ghigno ironico.
James non è un ragazzo, o meglio sì lo è, ma non è il ragazzo a cui piaccio o con cui sto, purtroppo.
James è James Blunt. Sì proprio lui, il cantante inglese, nonché il mio preferito.
Lo adoro, adoro la sua musica, la sua voce, e lo trovo anche attraente.
Avrebbe tenuto un concerto a Midwest City a metà giugno ma io ovviamente non avrei potuto partecipare.
“Già, che palle..” sbuffai dispiaciuta.
 
Dopo circa due ore passate a parlare del più e del meno, al calar del sole ci salutammo con uno di quegli abbracci che stanno a significare che quelli erano veri amici, che loro per te ci sarebbero sempre stati.
Riallacciai il guinzaglio al collare del mio amico a quattro zampe e con sconforto tornai verso casa.
 
 
MY SPACE
Ciao a tutte! Vi ringrazio immensamente per le vostre recensioni, mi ha fatto un sacco piacere sapere cosa ne pensavate e devo dire che sono soddisfatta :)
Questo è il secondo capitolo e conosciamo i migliori amici di Olivia (vi ho allegato le foto sotto, così potete capirecome sono fisicamente) che però purtroppo ci abbandonano già... ma non è detto che non torneranno più ;) 
Conosciamo anche il cagnolone di Olly,Nikita. Mi sembrava giusto inserire il fedele amicodell'uomo perche amo gli animali e ho un cane xD
Cosa ne pensate del nuovo capitolo???? DITEMELO. 
Baci a tutte e alla prossima,
Kia.



   BRODY         LAUREN


   NIKITA
  
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