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Autore: lapoetastra    07/01/2015    1 recensioni
Non voleva ammetterlo neanche a se stesso, ma avrebbe desiderato mille volte rimanere a casa con Sherlock, sdraiati sul divano, sotto le coperte calde, vicini vicini…
John ringraziò mentalmente la gelida aria invernale che gli aveva quasi congelato le guance impedendo loro di arrossire di imbarazzo.
Ma a cosa stava pensando?
Era innamorato di Mary e non di… lui.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Sherlock Holmes
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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< Davvero non puoi rimanere, stasera?  Neanche un po’? >
< No, Sherlock. >
< Ma in TV danno “Delitto perfetto”! È il nostro film preferito, e non lo vediamo da un sacco di tempo >, sbuffò ancora Holmes con voce sempre più querula.
< No, Sherlock. Ho un appuntamento con Mary, stasera, lo sai >, disse John con un tono che non ammetteva repliche, prendendo poi il cappotto ed uscendo prima che l’altro potesse rispondere.
Con le mani in tasca ed il naso che già stava diventando un pezzo di ghiaccio a causa del freddo, Watson si incamminò verso il ristorante dove avrebbe cenato con Mary.
Non voleva ammetterlo neanche a se stesso, ma avrebbe desiderato mille volte rimanere a casa con Sherlock, sdraiati sul divano, sotto le coperte calde, vicini vicini…
Ringraziò mentalmente la gelida aria invernale che gli aveva quasi congelato le guance impedendo loro di arrossire di imbarazzo.
Ma a cosa stava pensando?
Era innamorato di Mary e non di… lui.
L’idea però di riscaldare il magro corpo dell’investigatore con il proprio lo eccitava terribilmente.
Più volte fu sul punto di telefonare a Mary e dirle che a causa di un imprevisto non poteva raggiungerla al ristorante, per poi tornare indietro, di corsa, e spaparanzarsi sul divano con Sherlock a guardare abbracciati quello che effettivamente era il loro film preferito.
Ma i piedi continuavano ad andare avanti, perché in fondo il dottore sapeva che quella era la cosa migliore da fare.
Dopo minuti che parvero interminabili, arrivò di fronte alle luminose vetrine del ristorante.
Con il viso di Sherlock deluso ancora impresso nella mente come un marchio di fuoco, entrò.
Si diresse a testa bassa – sapeva che sarebbe dovuto essere o almeno sembrare felice, ma non ce la faceva, perché il suo cuore e la sua mente non erano lì, in quel momento – verso il tavolo riservato a lui e Mary, ma la donna non c’era.
Il suono del proprio cellullare lo destò dai suoi pensieri.
Rispose.
Era Mary.
Gli disse che si scusava infinitamente ma che per un imprevisto non poteva recarsi all’appuntamento con lui.
Una volta conclusa la conversazione, John si alzò con un balzo ed uscì dal ristorante con un sorrisone sulle labbra.
Sapeva che sarebbe dovuto essere almeno un po’ dispiaciuto per quell’appuntamento mancato, ma in realtà non lo era minimamente.
Corse verso casa, felice, incurante della strada ghiacciata che per poco non lo fece scivolare.
Non gli importava, voleva solo raggiungere Sherlock il più velocemente possibile.
Quando entrò nel piccolo soggiorno con il fiatone, si accorse però che l’investigatore era seduto di fronte alla televisione spenta.
< Perché non guardi il film? >, gli domandò dunque, togliendosi il cappotto e sedendosi accanto a lui.
< Non... non era stasera. A quanto pare, stranamente mi sono sbagliato >, sussurrò Sherlock, sorridendo divertito e felice del fatto che l’amico fosse lì.
< Ah >, rispose semplicemente John, sistemandosi sotto le coperte di lana.
Rimasero così, in silenzio, vicini vicini, beandosi l’uno del calore dell’altro.
Sherlock non chiese nulla del perché il dottore fosse tornato a casa così presto, probabilmente lo aveva già intuito.
< Domani sera ci sarai? È domani che c’è il film.. mi piacerebbe vederlo con te. Ma se hai altri impegni, con Mary magari, non importa… >, chiese di punto in bianco l’investigatore, con le guance paonazze e la voce tremula, come se fosse imbarazzato.
O come se non sperasse in una risposta positiva.
< No, Sherlock. D’ora in poi sarò sempre e solo tuo >, rispose John, fermamente.
Holmes sorrise, e quello fu il sorriso più bello che John avesse mai visto in tutta la sua vita.
 

Nella strada esattamente sotto la finestra di John e Sherlock, invece, una persona piangeva.
Era una donna, intirizzita dal freddo e distrutta dal dolore.
Sapeva però di aver fatto la scelta giusta, rinunciando di andare all’appuntamento con John.
Lei lo amava, certo, come nessun altro, ma era convinta che se si ama davvero qualcuno bisogna lasciarlo andare.
E lei lo aveva fatto.
Lo aveva lasciato tornare da Sherlock, l’unico che contasse veramente, per lui.
Ogni volta in cui lei ed il dottore erano insieme, infatti, vedeva dai suoi occhi grigi che la sua mente era altrove, chiusa nell’appartamento 221B di Baker Street.
Non aveva potuto dunque fare altro che ritirarsi in disparte, lontano dai due innamorati.
Perché lei era una donna, ed ogni volta che osservava Sherlock e John guardarsi, vedeva negli occhi di entrambi quella scintilla che è resa viva da qualcosa di più del semplice affetto o della sola amicizia.
La donna si asciugò le lacrime, ormai quasi congelate dal freddo notturno.
Aveva fatto la cosa giusta.
Aveva reso John felice.
E se lo amava davvero, doveva essere felice a sua volta, di questo.
Sorrise, un debole sorriso che fu però in grado di rischiarare per un attimo il buio circostante.
Poi Mary Morstan si incamminò, lungo il viale privo di illuminazione.
Senza ripensamenti.
Senza remore.
Senza voltarsi indietro per guardare per un’ultima volta la via in cui aveva lasciato per sempre il proprio cuore.
   
 
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