Il padre non voleva capire.
Non si era neanche sforzato di farlo, in realtà.
“Che cosa c’è di male nel voler partecipare a teatro? Nel voler diventare attore?”, si domandava Neil, non riuscendo però a darsi una risposta.
Ed ora il signor Perry gli aveva tolto qualsiasi libertà di scelta, costringendolo a lasciare la Welton Academy ed a partire, il giorno dopo, per l’Accademia militare.
Lui, che odiava le armi e la violenza.
Aveva cercato di opporsi, Neil, di far valere le proprie ragioni, ma il padre aveva liquidato la questione con un vago cenno della mano, non degnandosi neanche di ascoltarlo.
Ora la casa era ammantata dal silenzio, mentre Neil scendeva piano le scale interne che conducevano alla taverna.
Una volta arrivato, spalancò piano la porta, cercando di non svegliare nessuno, e vi entrò con passo felpato.
La scrivania era lì, immobile, esattamente dove se la ricordava.
Aprì delicatamente il secondo cassetto di sinistra e trovò ciò che stava cercando.
La pistola del padre.
La prese e se la puntò contro la tempia.
 

Un suono secco sveglio il signor Perry dal suo sonno leggero.
C’era qualcosa che non andava, in casa, lo percepiva.
Quel rumore si ripeté, e l’uomo si rese conto che era causato da qualcuno che bussava forsennatamente e ripetutamente alla porta di ingresso.
< Chi mai potrà essere a quest’ora? >, domandò irritato alla moglie, svegliatasi anch’ella di soprassalto.
I genitori di Neil andarono a vedere chi fosse il visitatore misterioso, ancora intontiti dal sonno ma tremendamente infastiditi.
Quando aprirono la porta, entrò in casa come una furia Todd Anderson, il nuovo compagno di classe di loro figlio.
< Ragazzo, si può sapere che… >, stava iniziando a dire il Signor Perry, ma Todd lo interruppe affannato.
< Dov’è Neil? >, quasi gridò.
< Sono qui, sono qui. Todd, ma cosa succede? >, domandò a sua volta Neil apparendo d’improvviso nella piccola entrata.
< Io… io credevo… >, balbettò Anderson, incredulo ed allo stesso tempo felice per ciò che stava vedendo.
Mentre era alla Welton, sdraiato nel suo morbido letto, aveva infatti sognato.
Sognato Neil che, frustrato per l’opposizione del padre al suo desiderio di diventare attore, aveva preferito uccidersi sparandosi in testa, per poter essere libero una volta per tutte.
Poi si era svegliato, in preda al panico, perché quell’incubo era stato talmente vivido da sembrare più  una premonizione che una semplice visione onirica.
Todd dunque non aveva potuto fare a meno di correre a perdifiato nella notte gelida verso la casa dei Perry, sperando di sbagliarsi e pregando di poter fare qualcosa se così non fosse stato.
Ora, con le lacrime agli occhi dalla gioia nel constatare che l’amico stava bene, si lasciò docilmente condurre da lui al piano di sopra, nella sua stanza, dove avrebbero passato la notte.
Era contento, immensamente.
Ed anche Neil lo era, come non gli capitava da molto tempo.
Perché l’arrivo di Todd gli aveva fatto capire che c’era almeno qualcosa per cui vivere: gli amici veri, come lui.
Mentre guardava Anderson dormire, Neil pensava che non avrebbe mai potuto sdebitarsi nei suoi confronti.
Gli aveva salvato la vita.
E gli aveva permesso di essere ancora parte di questo mondo, di cui da adesso sarebbero stati entrambi gli invincibili protagonisti.