9 giugno 2010
Il viaggio durò
molto; 4 ore passate nel caldo soffocante della
macchina perché la sfortuna non è mai abbastanza.
Il conducente
prese una stradina non asfaltata circondata da campi cotti dal sole e perfette
oasi di ombra boscosa; le case solitarie e mal messe si intravedevano qua e la.
Finalmente arrivarono davanti ad un gran cancello: uno di quelli vecchi,
contorti e arrugginiti che dava su un ampia corte
piena di ghiaia ed erbacce circondata da almeno una quindicina di villette.
Davanti alla loro nuova casa trovarono quella che in seguito si presenterà come
la “ non più signora Trenvont “, un’amabile e
alquanto imprevedibile donnetta di origini inglesi ,
con due orribilmente sporgenti incisivi e un piccolo nasino all’insù che tra l’altro
stonava su quel viso tondo e quelle guance rosse. Li accolse con il più grande
sorriso che Meredith avesse mai visto. Era
strabiliante come quella apparentemente delicata bocca, l’unico tratto che
quasi tradiva una passata bellezza, racchiudesse una tal quantità di denti.
-Benvenuti!
Benvenuti ! Vi stavamo tutti aspettando !- ogni
singola parola ripetuta con particolare enfasi non lasciava dubbio sulle sue
origini.
Meredith scese
dall’auto seguita dai genitori che si affrettarono a raggiungere la nuova vicina , mentre lei fece un giro completo su se stessa per
osservare da ogni angolazione quel posto. Quel nuovo e orribile posto.
Intravide dietro ad una finestra due piccoli occhietti impertinenti intenti a
spiarla. Perfetto, niente di meglio che vicini ficcanaso,
tuttavia oltre alla Non Più Signora Trenvont , come
si definì in quel preciso momento lei stessa, non c’era nessun altro a dare il
benvenuto.
-Tesoro vieni a conoscere la signora Trenv-
ma Sarah fu interrotta dalla vocina stridula dell’ altra – Oh no mia cara, da
quando mio marito è morto io non sono più la signora Trenvont.
Adesso ho ripreso il mio cognome da nubile , ma potete
pure chiamarmi Maggie!-
Maggie, nome più inadatto non poteva esistere.
Meredith quasi scoppiò a ridere ma un’occhiata da parte di Sarah bastò a farla
tacere per poi presentarsi.
-Hem … salve, mi chiamo Meredith… molto
piacere.- Non Più Signora Trenvont quasi balzò per stringerle la mano
ma la ragazza si ritrasse in fretta da quel contatto non desiderato; qualcosa
negli occhi della signora cambiò, un lampo indistinto fece la sua traversata.
-Il piacere è mio cara.- questa volta senza il
solito tono.
Le due si
guardarono a lungo fino a che la vicina , come
risvegliatasi da un sogno, quasi sussultando tornò a rivolgere le sue attenzioni
ai due adulti. Meredith rimase per un secondo ferma sul posto a chiedersi cosa
fosse appena accaduto finchè il sole cominciò a
picchiarle forte sulla testa e al quel punto la ragazza si ricordò il posto in
cui si trovava e la triste rabbia che provava.
Senza
più voltarsi indietro
si avviò verso la porta di casa.