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Autore: FoxeyLady    09/01/2015    0 recensioni
Raccolta di One Shot autonome ma collegate tra loro per raccontare la storia di Robert e Jimmy nel corso del tempo, è un omaggio ai Led Zeppelin, che dedico principalmente a quel dolcissimo depravato del loro cantante che oggi compie 66 anni.
Quei due si amano, guys, questa è la realtà.
Grazie a Little Black Moon per aver illustrato questo delirio!
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jimmy Page, John Bonham, John Paul Jones, Robert Plant, Un po' tutti
Note: Lemon, Lime, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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You Shook Me

 

 

 

 

Los Angeles,

Raimbow Bar, 1969.

 

 

 

 

-...Ho capito che pure tu sei caduto vittima del suo fascino, ma potresti anche smetterla di fissare il nostro chitarrista. Sei inquietante.-

-Guarda che gnocca!- Ignorandolo, Robert gli sferrò una gomitata tra le costole facendogli andare di traverso la birra.

-Ma porca miseria, Plant!- tossicchiò John -Mi farai crepare così!-

Il biondo disegnò uno svolazzo in aria con la mano, e si protese in avanti sul bordo della poltrona per ammirare il fondoschiena della ragazza che gli era passata davanti facendo ondeggiare i fianchi e i lunghi capelli dorati. Possibile che Bonzo sospettasse qualcosa? Meglio rimediare.

-E guarda che culo!-

Il bruno sgranò gli occhi davanti a quel ben di Dio, fece un sonoro fischio d'approvazione e, senza staccare gli occhi dalla groupie, mandò giù un lunghissimo sorso del suo drink.

Adorava trascorrere le notti nei più squallidi e caotici locali rock della città, tra fiumi di alcool e donne di tutti i tipi.

Quello si che era un buon modo per smaltire l'adrenalina accumulata sul palco.

-Io questa non me la faccio scappare, amico!- annunciò il cantante scattando in piedi. -Ci vediamo dopo.- aggiunse con un ghigno fin troppo convincente.

Bonham non fece nemmeno in tempo a ricambiare il saluto, che Robert era già schizzato via dietro alla bionda come un leone che insegue la sua gazzella.

John si abbandonò sulla poltrona, e dopo essersi guardato pigramente intorno, realizzò che non voleva rimanere lì da solo.

John Paul Jones. Pensò subito a lui.

Si trovava bene con il bassista, gli era stato molto simpatico fin da subito. Aveva imparato a conoscerlo: era un ottimo ascoltatore, un abile polistrumentista, un buon compagno per le sue bravate e una persona seria e disponibile, ma accidenti a lui, aveva l'abilità di sparire in un batter d'occhio.

Il bruno bevve un po' della sua bibita e il suo sguardo percorse il locale alla ricerca della chioma rossiccia di John Paul.

I divani, le poltrone e tutti gli altri sedili del night club erano occupati da groupies, roadies e persone che non conosceva.

C'era chi beveva, chi chiacchierava,chi fumava e chi rideva nella luce soffusa del locale.

Qualcuno aveva pensato bene di unire due tavoli per scopi non esattamente gastronomici.

Il batterista sbuffò. Nessuna traccia di Jonesy.

Sembrava che tutti si stessero divertendo tranne lui.

Si chiese di cosa stessero discutendo Peter Grant, Richard Cole e il ragazzo annoiato che asciugava i bicchieri dietro il bancone del bar.

Bonzo guardò verso la parte opposta della sala ed i suoi grandi occhi castani si posarono subito su Robert alle prese con la giovane dai capelli d'oro su un divanetto che non riusciva nemmeno a contenere i loro movimenti esagerati. Era impossibile non notarli; stavano dando spettacolo. E a giudicare dai gridolini di lei, si stavano divertendo.

Il batterista si domandò come facesse Jimmy Page, seduto praticamente a ridosso dei due, a non scomporsi minimamente.

Come ogni sera, se ne stava tranquillamente seduto in un angolo, limitandosi a chiacchierare con chiunque fosse disponibile.

Anche in quel momento era circondato di ragazze mezze nude. Se ne stavano sedute a terra in semicerchio, intorno al divano, per guardarlo ammirate. Sarebbero rimaste deluse anche quella volta. Sembrava che il chitarrista non avesse intenzione di concedersi a nessuna di loro tranne, forse, che alla sua preferita.

“Che rottura di coglioni” sbuffò il batterista.

-ANDIAMO, PAGEY! come fai a rimanere seduto lì quando hai centinaia di donne che fanno la fila per te?- Gli gridò John. Le groupies si voltarono verso di lui all'unisono e dalla loro piccola cerchia si levarono risate sguaiate.

Sorrise soddisfatto, Bonham, mentre appoggiava i gomiti sulle ginocchia e si piegava in avanti per osservare meglio il moro. Le altre lo imitarono.

Che strano tipo che era Page.

Nonostante fosse seduto accanto a Pamela, la sua bellissima ragazza, fissava qualcosa alle sue spalle.

Senza pensarci troppo, il batterista seguì la traiettoria del suo sguardo e non si stupì quando i suoi occhi caddero su di una chioma selvaggia.

Robert si era finalmente alzato in piedi, un braccio a cingere il fianco della bionda. La strinse a sé per sussurrarle qualcosa all'orecchio con l'inconfondibile sorriso malizioso stampato in volto, e lei sghignazzò come una iena. Senza tanti complimenti, la trascinò in direzione dei bagni, stando ben attento a passare sotto il naso di Jimmy.

Lui cercò di dimostrarsi impassibile, continuando a parlare con Pamela, ma sussultò quando la porta bordeaux dei bagni si chiuse sbattendo.

Dopo aver ingoiato un altro sorso di birra, Bonham si asciugò i baffi con il dorso della mano e lasciò il bicchiere sul tavolino perchè non aveva nessuna intenzione di rimanere solo un minuto di più.

Si alzò dalla poltrona per raggiungere il chitarrista.

Attraversò la stanza a grandi falcate, facendo attenzione a non inciampare nelle bottiglie variopinte sparse a terra.

-Pagey!- lo salutò il bruno alzando la grossa mano.

Jimmy alzò lo sguardo su di lui e gli rivolse un sorriso spento.

-Ciao Bonz... Vuoi sederti con noi?- domandò, cortese come sempre, indicando con un cenno del capo la groupie seduta al suo fianco che lo guardava rapita.

-Si, grazie.- rispose il batterista accomodandosi sul divano accanto all'amico.

-Va tutto bene?- chiese John aggrottando la fronte.

Riuscendo miracolosamente a piegare in su gli angoli della bocca, Page annuì.

-Certo, come no.- Bonham si abbandonò contro lo schienale, sarcastico.

Guardò la groupie al fianco del moro.

La giovane pareva non notare il malessere del chitarrista, nonostante fosse impegnata a fissarlo.

-Hey Pamela, dolcezza...- Bonzo spezzò l'incantesimo con fare pratico. -Che ne diresti di lasciarci soli per un po'?-

La ragazza sbattè le palpebre.

-Cosa?! Ma che cazzo dici, John! Non se ne parla proprio, io non vado da nessuna parte!- obiettò sotto gli occhi vuoti di Jimmy.

-Tesoro, forse non hai capito...- il batterista la fulminò con lo sguardo. -Levati dalle palle. Qui abbiamo una questione da risolvere.-

Pamela borbottò qualcosa sottovoce prima di lasciare un rapido bacio sulle labbra di Page più per dimostrare alle ragazze chi comandava, che per altro. Si alzò a malincuore dal divano prima di trascinarsi svogliatamente fino al bancone del bar, e le grupies fecero lo stesso.

Il moro, apatico, aveva seguito le ragazze con lo sguardo, limitandosi ad accavallare le gambe.

-Sicuro di stare bene, Jim?- Bonham piantò i suoi occhi scuri in quelli del più grande, che sostenne il suo sguardo senza muovere un muscolo.

Jimmy pensò molto prima di rispondere.

 

No, non stava affatto bene.

Gelosia.

Page non aveva mai temuto quella parola prima di allora, forse perchè, in fondo, non era mai stato geloso di nessuno.

Aveva fatto di tutto per scacciare dalla mente l'ipotesi della gelosia, eppure tra tutte le altre alle quali tentava di aggrapparsi, rimaneva la più plausibile.

Ogni qual volta cercasse di reprimere i suoi sentimenti, quelli gli sbocciavano nel petto più forti che mai, e si avvolgevano intorno al suo cuore, stritolandoglielo come rovi.

Persino andare a letto con le ragazze si era dimostrato inutile.

Che cosa stava a significare? Era gay? No, no. Le donne gli piacevano eccome!

Bisessuale? No, nemmeno quello. Non gli piacevano gli uomini. Tra tutti gli uomini che aveva conosciuto, soltanto Robert lo attraeva. Solo Robert riusciva a farlo stare così male e così bene al tempo stesso.

Riusciva a farlo emozionare.

Robert...

Anche solo un anno prima non avrebbe mai immaginato che questo nome sarebbe diventato il centro dei suoi pensieri.

Era una cosa così strana, o come direbbero alcuni, così... contro natura.

 

-Sto bene, davvero.- Jimmy tentò di rassicurare John prima di lasciar scivolare con discrezione lo sguardo sulla porta dei bagni.

Mentire era una delle sue specialità.

-Mmmh... Sei nervoso e più pallido del solito... So che nascondi qualcosa, Jim, ma se non vuoi parlarne non preoccuparti.- Bonham gli si avvicinò per posargli un braccio intorno alle spalle in un gesto protettivo.

Lo guardò dritto negli occhi e si portò una mano al petto. -Sappi solo che puoi sempre contare su di me. Se c'è una testa di cazzo a cui bisogna fare il culo, fammi un fischio.- concluse, ritornando poi alla posizione di prima.

Il moro si fissò le mani. -Grazie...-

-E di cosa? Gli amici servono a questo! - il bruno sorrise. -Senti un po', a proposito di amici, hai visto Jones da qualche parte?- chiese lisciandosi i baffi. -Non c'è mai quando ho bisogno di lui!-

-No, non l'ho visto. Sai com'è fatto, sarà andato chissà dove a fare chissà cosa, come al solito.- il chitarrista scoprì i denti in quello che sarebbe dovuto essere un sorriso.

-Quel tipo è incredibile!- tuonò il batterista. -Ma è possibile che nessuno sappia mai dove cazzo si trova?! Bah. Io proprio non capisco.-

-Sei teso per il concerto di domani?-

-Beh... Un po' si, ma darò il meglio di me. E poi, con una band fantastica come la mia, di cosa dovrei preoccuparmi!?-

Jimmy sorrise, mentre la gratitudine gli scaldò il petto.

Ma durò poco perchè, in quel preciso istante, la porta dei bagni si aprì sotto i suoi occhi.

Lei uscì per prima.

Capelli in disordine e rossetto sbavato, aveva un'espressione confusa sul volto: il ritratto dell'appagamento.

Una fitta all'altezza del diaframma colpì Page nel momento in cui notò il segno rosso di un morso spiccare sul seno candido della giovane.

Un secondo dopo il suo stomaco si contrasse ancor più dolorosamente.

Eccolo lì, Robert, con la criniera più arruffata del solito, intento ad abbottonarsi i jeans.

Da perfetto gentleman inglese, richiuse la porta dietro di sé, si ravvivò i riccioli dorati e si voltò dritto verso il divano sul quale erano seduti i suoi amici.

Camminò con calma tra sedili e tavolini, godendosi i numerosi sguardi che attirava su di sé. Era assurdo perfino per Jimmy fare finta di non accorgersi di lui.

Si avvicinò sempre di più, e nel frattempo i suoi occhi cercarono di decifrare senza successo quelli impassibili del chitarrista.

Voleva che cedesse, che gli dimostrasse anche qualcosa di minimo.

-Mr Robert Scopareèilmiosportpreferito Plant è tornato!- sbraitò Bonzo non appena Robert li raggiunse.

Page decise di mantenere la calma.

Il cantante si spaparanzò sul divano proprio accanto a lui, intrappolandolo tatticamente tra se stesso e il batterista.

-Avresti dovuto sentirla, Bonz!- Robert frugò nelle sue tasche, prima di tirare fuori un accendino e una sigaretta che si sistemò tra le labbra. La accese prima di continuare. -Credo di non aver mai sentito qualcuno gridare in quel modo.- Pronunciò quelle parole con finta indifferenza, per provocare Jimmy come aveva fatto mille altre volte.

-E bravo il nostro Planty! Gli basta scuotere quel cespuglio che si ritrova in testa e mostrare il pacco attraverso i pantaloni, che subito decine di pollastre gli cadono ai piedi.- ridacchiò il bruno, mentre il chitarrista chiamava a raccolta tutta la sua pazienza per non mandarli a quel paese. Li avrebbe ammazzati entrambi.

-Ti giuro! Infatti ad un certo punto ho avuto paura che le stessi facendo male... Sai, sul lavandino non è il massimo, si stava scomodissimi... E abbiamo rischiato di cadere un paio di volte.- Plant soffiò via una nuvola di fumo, sporgendo il mento in avanti.

-Hai sentito, Pagey? Non capisco perchè non segui il suo esempio! Insomma, se fossi in t-

-Chiudi quella bocca, Bonham. Se fossi in me ti comporteresti esattamente come faccio io.- Scattò il moro, irritato. -E non mi interessano le tue stupide storielle, Plant. A scopare sono bravi tutti. Io me ne torno in albergo, buonanotte.- Concluse, alzandosi con decisione dal divano.

-Che ti prende, Jim?- Bonzo guardò Plant allungare il braccio per afferrare la mano del chitarrista in un vano tentativo di fermarlo.

-No, non andare...-

Jimmy si godette il tocco caldo della mano avvolta alla propria fino all'ultimo, combattendo tra il suo cervello che gli gridava di scappare, di mettersi in salvo, ed il suo cuore che lo implorava di rimanere.

Robert gli aveva chiesto di restare ed ora lo stava fissando in modo così intenso da inchiodarlo con quei suoi profondi occhi grigi.

Come avrebbe voluto rimanere seduto lì sul divano accanto a lui, accontentandosi anche solo di sentirlo vicino... Ma no, non poteva continuare a soffrire.

Quel briciolo di amor proprio che gli era rimasto gli ricordò che assecondare il biondo avrebbe significato continuare a sopportare i racconti dettagliati delle sue avventure sessuali.

-Robert, sono stanco, lasciami andare.- disse, liberandosi a malincuore con uno strattone.

 

Era finalmente fuori da quella bolgia.

Quando l'aria fresca della notte gli aveva accarezzato il viso, gli era sembrato di respirare per la prima volta.

Un unico lampione illuminava debolmente l'entrata del pub e la strada deserta.

La rassicurante quiete della penombra fece rilassare Jimmy.

Il chiasso del Raimbow Bar filtrava da dietro la porta, e si era ridotto ad un brusio ormai innocuo.

Appoggiato al muro scrostato, con la testa che gli ronzava vertiginosamente, il chitarrista aspettava il taxi che aveva chiamato.

Le parole di Bonzo, la porta del bagno, le risate, Robert...

Tutto vorticava all'interno della sua mente come in un caotico film, provocandogli un senso di nausea e un dolore allo stomaco.

E quando la porta del locale scricchiolò, aprendosi, Page non si girò verso il rumore.

-Jimmy...-

Una voce che conosceva fin troppo bene si rivolse a lui.

Sospirò, fissandosi le scarpe.

-Robert, dimmi.-

Il cantante mosse qualche passo con cautela, tenendo le mani in tasca.

-E' proprio una bella serata, vero?-

Tutto ciò che fece il moro fu rivolgergli uno sguardo gelido.

Plant camminò lentamente verso di lui, fermandosi a un paio di metri di distanza.

-Perchè te ne vai?- domandò Robert a bassa voce.

-Te l'ho detto, sono stanco... E poi domani abbiamo un concerto.-

abbozzò Jimmy.

Non riusciva a trovare una scusa decente per colpa di quegli occhi resi color acciaio dalla penombra, perchè lo distraevano, lo disarmavano...

Robert abbassò la testa come per guardare a terra.

-Il concerto è domani sera, quindi qual'è il problema?- lo fissò da sotto la cascata di ricci.

-Oh andiamo, Plant! Che ti importa? Sono stufo di tutto quel caos, ho solo bisogno di un po' di tranquillità. Tutto qui.- spiegò il moro, incrociando le braccia sul petto.

-Jimmy, io ti conosco- Il più giovane scosse la testa. -Io riesco a capire se c'è qualcosa che non va, se sei nervoso, triste o arrabbiato.- continuò. -Mi dispiace vederti così, vorrei poter fare qualcosa... Mi dispiace soprattutto che tu non voglia parlarne. Se c'è qualcosa che posso fare dimmelo, ti prego.- il cantante ridusse la voce ad un sussurro. -Farei di tutto per proteggerti.-

Page ebbe un tuffo al cuore: quella frase così dannatamente inaspettata lo fece tremare.

Lo osservò, lasciando scendere le braccia lungo i fianchi.

Il biondo guardava invece la fine della strada, le mani ancora affondate nelle tasche dei jeans.

Ecco il taxi in lontananza. Questione di pochi secondi e tutto sarebbe finito.

Robert si alzò e si abbassò sulle punte dei piedi una, due, tre volte.

Era teso a causa dell'insopportabile silenzio di Jimmy.

Una frenata e un colpo di clacson richiamarono il moro verso il veicolo, sotto lo sguardo deluso dell'altro, il quale si lasciò cadere stancamente le braccia lungo i fianchi in un gesto di insoddisfazione.

Prima di entrare nell'auto, il chitarrista si voltò indietro.

-A domani, Rob...-

Salì automaticamente nella macchina, chiuse piano lo sportello, come se si preoccupasse di romperlo, e pochi secondi dopo, il taxi mise in moto.

Plant rimase a fissare l'auto che si allontanava sempre di più fino a scomparire dietro l'angolo.

Per un attimo pensò di inseguirla fino all'albergo, ma poi si rese conto che non sarebbe stata una buona idea.

-Beh a domani, Jimmy...- disse alla notte, prima di tornare nel bar.

 

 

-John, scusami per ieri sera...- il chitarrista se ne stava seduto sul ripiano davanti all'enorme specchio del camerino. Abbassò la testa per l' imbarazzo. Non era mai stato bravo a comunicare, e doversi scusare lo metteva in difficoltà.

Bonham si voltò verso di lui e lo guardò alzando un sopracciglio.

Non ci mise molto a dimostrare la sua sorpresa con un sorriso a trentadue denti sotto i baffi.

-Non preoccuparti, amico! Piuttosto, come stai ora? Sei pronto per lo spettacolo?- lo travolse con una poderosa pacca sulla spalla.

Jimmy tossicchiò prima di rispondere.

-Prontissimo...-

-Bonzo, cerca di non ammazzarlo, che ci serve ancora.- disse John Paul che nel frattempo, seduto su una sedia in legno, lucidava il suo basso con fare quasi materno.

Il bruno scoppiò a ridere e indicò Jimmy con il pollice.

-Non è colpa mia se è magro come un chiodo!-

-Ascolta, so che la delicatezza non fa parte degli orsi, ma...- Jonesy alzò gli occhi sul batterista.

-COSA?! Come ti permetti? Ora te la faccio pagare cara!-

John partì all'inseguimento, e il rosso ebbe solo il tempo di cominciare a correre all'indietro, mantenendo in alto il basso davanti a sé, a mo' di scudo, senza preoccuparsi di trattenere le risate.

-Sai dove te lo metto quel basso, Jones?-

Page ridacchiò a labbra chiuse, divertito dalla scena.

-E tu non ridere, James, ce n'è anche per te.-

-Ragazzi...- intervenne Robert, intento a sistemarsi i capelli davanti all'enorme specchio circondato da lampadine. -Che ore sono? Quanto manca?-

-Puoi stare tranquillo, Plant!- esclamò Bonham, agitando le mani in aria per afferrare John Paul. -Sei PER FET TO!-

Rallentò la corsa, e si girò verso di lui, portandosi le dita di una mano alla bocca per soffiargli un bacio volante.

-Vaffanculo, sei solo invidioso!- Scattò il biondo un attimo prima di lanciargli un asciugamano dritto sulla faccia, permettendo a John Paul di mettersi in salvo.

Il cantante guardò Jimmy, e Jimmy rise, come solo lui sapeva fare. Fu una di quelle risate rare e spontanee che gli facevano contorcere qualcosa all'altezza dello stomaco.

Robert si girò giusto in tempo per abbassarsi, evitando l'asciugamano che era stato spedito indietro da Bonzo con il doppio della forza. Ma la porta si spalancò all'improvviso e Peter Grant irruppe nella stanza in tutta la sua imponenza. Perlustrò la stanza con il suo solito sguardo minaccioso.

-VOGLIO I VOSTRI CULI SUL PALCO TRA 5 MINUTI!-

Urlò, e così come era apparso, se ne andò sbattendo la porta.

Page, che fino a quel momento era stato calmo, avvertì l'ansia montare dentro di lui.

Scese con cautela dalla console e, dopo aver tirato un lungo sospiro, raccolse la sua fender decorata. Pensò che era giunto il momento di comprarne un'altra.

-Forza, ragazzi!- John afferrò le bacchette e sparì nel lungo corridoio.

John Paul, imbracciato il basso, fece lo stesso.

Il moro si aggiustò la tracolla e si avviò appresso agli altri insieme al cantante.

Rimasti indietro nel corridoio, camminavano fianco a fianco lanciandosi sguardi fugaci, ma prima di svoltare l'angolo per accedere al backstage, il più giovane si fermò di colpo.

Sapeva che il batterista e il bassista erano già entrati dietro le quinte del palcoscenico per controllare con i roadies che tutti i cavi fossero collegati.

-Jim, abbiamo un conto in sospeso io e te.-

Jimmy si voltò verso di lui, aggrottando leggermente la fronte.

-Cosa?-

Nessuna risposta. Nemmeno il tempo di capire.

Robert lo premette tra il muro ed il proprio corpo, la chitarra come unica barriera, e gli catturò la mano libera in una presa granitica.

In meno di un secondo, le sue labbra precise ed esperte si chiusero su quelle del moro, calde, in un bacio tanto morbido quanto proibito.

Page si aggrappò al manico dello strumento come se ne andasse della sua stessa vita, stringendolo, e non fece neanche in tempo a ricambiare, che Plant si staccò all'improvviso da lui, serio in volto, e senza dire una parola, corse dietro le quinte, lasciandolo lì, sconvolto contro la parete.

Il chitarrista si guardò intorno con nervosismo, prima di toccarsi con le dita le labbra che ancora ardevano.

 

 

Disteso sul letto con la chitarra in grembo, Jimmy era alla ricerca di una melodia smarrita tra i meandri della sua mente.

Le sue lunghe dita accarezzavano le corde, veloci, senza esitazioni, e si fermarono solo quando qualcuno bussò alla porta della suite.

Sbuffò rumorosamente, abbandonando lo strumento sul cuscino per alzarsi dal letto.

-Chi è?- chiese a voce alta.

Nessuna risposta.

Spazientito, raggiunse la porta e la aprì, dopo un lungo armeggiare sulla serratura.

Aggrottò la fronte. Di fronte a lui c'era una ragazza dai capelli rossi che sarebbe potuta essere molto graziosa se non fosse stato per lo sguardo innaturalmente esaltato e per il sorriso eccessivo che gli campeggiava sul viso.

-Ciao... Ehm... Ti serve qualcosa?- chiese il chitarrista.

La giovane non rispose e continuò a fissarlo con gli occhi annebbiati di chi ha assunto droga.

-No, eh? E va bene... Allora ciao.- Jimmy fece per chiudere la porta, quando la ragazza parlò.

-Ooooh una farfalla!- indicò un punto sopra la testa di Page, che sospirò.

-Qui non c'è nessuna farfalla.- disse annoiato.

-Ti sbagli! Eccola, è proprio lì!- la ragazza si coprì la bocca con le mani e sgranò ancora di più gli occhi. -E' così bella... E' bellissima...-

-Ok, senti...-

-Jimmy, è tutto ok, lasciala a me!- La voce di Richard Cole echeggiò dal fondo del corridoio.

Dopo poco arrivò, tutto trafelato, e afferrò le spalle della rossa con le mani in un gesto possessivo che non gli si addiceva per niente.

-Stavamo andando di sopra, alla festa in camera di Bonham.-

-Ehm... Va bene... allora io me ne torno dentro.-

-E ti pareva.- Ruotando un po' la testa, Cole alzò gli occhi al cielo e sospirò prima di continuare. -Io non capisco come cazzo fai a startene chiuso in camera tua quando potresti venire a divertirti insieme a tutti noi.-

-Preferisco stare qui, mi ci vuole un po' di tranquillità dopo il concerto.-

-Come vuoi, magari potresti anche fare un salto da John dopo.-

-Ci penserò, grazie dell'invito.-

Il moro rimase per un po' a guardare il manager mentre cercava di convincere la ragazza dai capelli di fuoco a seguirlo, poi chiuse la porta con cautela, facendo attenzione a non farla sbattere, e a passi lenti tornò sul letto, riprendendo lo strumento.

Ripensò al concerto di poche ore prima, a quando la voce che tanto amava aveva pizzicato le corde della sua anima, come ogni volta, e lui l'aveva assorbita e rielaborata, riproducendola attraverso la chitarra.

Le sue dita scivolarono di nuovo lungo le corde metalliche e le sonorità antiche si alternarono a quelle innovative in un flusso di note che pareva infinito.

Un rumore improvviso lo fece sbagliare.

Colpi decisi. Tre, quattro, cinque...

-Ho capito, ho capito! Un attimo!-

Che palle. Mai che si riuscisse a lavorare in pace.

Si alzò per la seconda volta.

-Chi cazzo è ancora?- Gridò Jimmy da dietro la porta, senza aprirla.

-Sono Robert... Ma se disturbo vado via, tranquillo.-

-No, aspetta! Non disturbi affatto, entra!-

Con mani tremanti girò la chiave nella serratura ed aprì la porta. Attese che Plant fosse entrato per farla scattare nuovamente, chiudendo la porta a tripla mandata, perchè “la prudenza non è mai troppa”.

Quando si voltò, trovò il biondo in piedi dietro di lui, la camicia a fiori aperta sul petto e un sorriso incredibile sul volto.

-Non vai alla festa, Jim?-

-No, ormai dovresti sapere che preferisco la tranquillità ed il silenzio alla confusione.- Mormorò.

-Posso sedermi?- Chiese il cantante, educato, indicando il grosso letto matrimoniale con un breve cenno del capo.

-Ma certo, siediti pure... E dimmi, perchè sei venuto qui?- Disse il moro, superandolo per raggiungere la poltrona nell'angolo.

Era una postazione perfetta: spalle coperte e controllo sull'intera stanza.

Robert si accomodò sul bordo del letto, e ne fece cigolare le molle sotto il suo peso. Si girò quel tanto che gli permise di osservare lo strumento posato sul cuscino.

-Volevo parlarti.- Rispose con naturalezza alzando le spalle.

-Di cosa?- Jimmy si accigliò, seguendo il movimento delle sue dita sulla cassa armonica con una punta inquietudine nello sguardo.

Il biondo si girò a guardarlo e si battè piano entrambe le mani sulle cosce prima di strofinarcele sopra, come per infondersi coraggio.

-Del fatto che non ne posso più. Non ne posso più di desiderarti senza averti, di sognarti senza toccarti, di vederti senza scoprirti. Non mi basta più tutto questo, James. Credi che mi possa accontentare di un bacetto rubato?-

Abbassò gli occhi sulla moquette grigia, come per trovare le parole giuste.

-Ho provato a fartelo capire in tanti modi da quando ci conosciamo... è dalle prime registrazioni che mi sento attratto da te. Anzi no, è da ancora prima. Tu mi sconvolgi, Jimmy, e mi hai sconvolto fin dal primo giorno a Pangbourne. Non è facile per me dirti queste cose, perchè ho paura. Di quello che pensi tu, di ciò che potresti dirmi tra poco. Ma non ce la faccio più a tenermi tutto dentro.-

Fece una pausa, dando a Jimmy, che lo fissava basito, il tempo necessario per assimilare le informazioni nuove.

Il suo silenzio gli sembrò incoraggiante, così decise di proseguire.

-E lo so che parlo sempre, parlo troppo, me lo dicono fin da quando ero piccolo, ma tu sei perfetto, irragiungibile, e questo è l'unico modo che ho per dimostrarti ciò che provo.- Si portò una mano al petto, rivolgendogli uno sguardo che non venne ricambiato perchè Jimmy aveva gettato la testa all'indietro in modo da guardare il soffitto bianco.

-Se ciò che dici è vero, allora perchè fai di tutto per farmi stare male?- Abbassò lentamente il viso su di lui, e puntò gli occhi verdi nei suoi, più penetranti che mai.

Robert aggrottò la fronte.

-A cosa ti riferisci?-

-Mi riferisco a tutte le volte che ti sbatti una ragazza sotto i miei occhi, Plant. Evidentemente non riesci a capire che ogni volta che lo fai mi sembra di morire. E purtroppo non ci si abitua mai al dolore.-

Il cantante fece pressione sul letto, ai lati delle cosce, facendolo scricchiolare per alzarsi in piedi.

-Davvero non capisci?- Dopo aver fatto qualche passo in avanti, si fermò davanti al piccolo comodino in legno. Si passò una mano tra i capelli, e quelli gli ondeggiarono sulla schiena in un modo che a Jimmy ricordò le onde del mare.

-Lo faccio apposta. Lo faccio perchè spero di ottenere una qualche reazione da parte tua...- Si morse le labbra, voltandosi verso la poltrona. Ma Page non era più lì. Era in piedi, proprio affianco a lui, le spalle contro il muro, mentre si tormentava il labbro inferiore tra il pollice e l'indice e teneva gli occhi puntati a terra.

-Ma io non posso reagire, Robert. Anche se vorrei prenderti a schiaffi o urlarti che ti amo davanti a tutti... Non posso. Hai idea di cosa potrebbe pensare la gente? Bonzo e Jonesy, i fan, i giornalisti, Cole e G...-

Robert si avvicinò al moro, tornando serio in volto, passo dopo passo, fermandosi giusto a qualche centimetro dal suo corpo.

Gli prese il mento con una mano e lo sollevò con dolce risolutezza, costringendolo a guardarlo negli occhi.

-E quindi cosa facciamo?- Sussurrò, osservando ogni singolo, dolce lineamento del viso che fino ad allora aveva solo potuto ammirare da lontano.

-Non lo so. So soltanto che in questo momento stiamo mettendo a repentaglio il futuro della band.- I suoi occhi, fissi in quelli del più piccolo, ardevano.

Robert appoggiò le mani al muro ai lati della sua testa, sovrastandolo.

-Ne sono consapevole.-

-Ho provato di tutto per toglierti dalla mia testa ma, credimi, non ci riesco. Io ti voglio, Robert. E nemmeno io potrò aspettare ancora, ed è inutile tentare di resistere. Per cui promettimi che, qualsiasi cosa accada, e ripeto: qualsiasi...- Accompagnò l'enfasi sull'ultima parola con un gesto deciso della mano. -Rimarrà tra di noi e nessuno verrà a sapere niente.-

Con studiata lentezza, Robert staccò la mano dal muro e affondò le dita nei capelli corvini del chitarrista.

-Te lo prometto. Lo so che non sarà facile. Lo so che rischio grosso, ma per te, Jimmy, per te farei qualsiasi cosa.-

Il più grande si abbandonò contro il muro sbiadito, tentando di imprimersi nella memoria l'eco di quelle parole, distratto dal rumore dei cuori che battevano impazziti contro le casse toraciche.

Gli toccò il petto con le mani, forse per un ultimo, debole sprazzo di indecisione, forse per avere un maggiore contatto.

Non passò molto tempo prima che le sue mani esperte risalissero lungo la gola del cantante.

Una andò ad insinuarsi sulla sua nuca, spingendogli il volto in avanti, aprendo e chiudendo le dita tra i capelli nell'incalzante bisogno di assaporarne la morbidezza. L'altra mano si posò sul suo viso, leggera come una piuma, spostandogli di lato i capelli prima di accarezzargli una guancia con un'attenzione che non gli era stata riservata da nessuna groupie. Nemmeno da sua moglie Maureen.

Page lo attirò a sé, contro il muro, con delicata fermezza, e Plant non si oppose. Chiuse gli occhi mentre la sua bocca ritrovò quella del chitarrista, così soffice e squisita, e due elementi opposti si conobbero per la prima volta, unendosi in un contatto carico di significati.

Mentre le loro labbra si muovevano le une sulle altre, affamate, Jimmy allontanò i piedi quel tanto che bastava per permettere a Robert di aderire ancora di più al suo corpo, trattenendo un sospiro quando le mani del biondo, sfacciatamente precise, si insinuarono sotto la stoffa nera della camicia, per poi andare a stringersi sui fianchi snelli.

Quando le loro lingue scivolarono contemporaneamente, avvolgendosi e accarezzandosi in una specie di danza segreta, il bacio si fece via via più necessario, più intenso, passionale a tal punto da farli fremere.

Ad occhi chiusi, Plant abbandonò le sue labbra, per poi appoggiare la propria fronte su quella del moro. I loro respiri affannosi riecheggiavano nella stanza silenziosa e facevano tremare le ciocche di capelli cadute in avanti. Fu proprio quando Jimmy gli avvolse le braccia intorno al collo, che Robert gli prese il viso tra le mani, per sfiorarlo con straordinaria sensibilità.

Aprì gradualmente gli occhi, e la prima cosa che vide fu una bocca scarlatta socchiusa, che lasciava intravedere gli incisivi candidi da sotto le labbra carnose. Alzò ancora lo sguardo, percorrendo il viso arrossato del suo chitarrista fino ad un paio di stelle roventi.

-Jim?- sussurrò, cercando di calmare il respiro.

-Si?-

-Ti amo anch'io.-

  
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