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Autore: iosonoluna    09/01/2015    3 recensioni
"Siamo come due basi azotate, ma anche il DNA può sbagliare."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ci sono quelle giornate in cui mi sento uno schifo. Per un attimo quella parte razionale e pensante che è in me crolla, e con essa la mia felicità. Sono sempre stata diversa dagli altri, in positivo forse. E non dico solo mentalmente, ma un po’ in tutto: a partire dal mio nome per arrivare al mio corpo.  Destinata a essere diversa. Non lo so dove sia iniziata questa mia pazzia, questa mia diversità. Delle volte ne sono profondamente orgogliosa, e di solito non sono il tipo che si fa troppi complessi fisici, o almeno, non quando sono con le mie amiche e i miei amici: con le amiche mi diverto, parlo, ragiono, lasciando almeno un po’ in disparte il mio lato pensante. Sì, lo so, l’ho già nominato due volte ma non è poi così esplicita come espressione, il termine da me usato impropriamente lascia a desiderare. 
Ma non esiste altro modo per chiamare il lavoro del mio cervello, che da quando si sveglia fino a quando si addormenta, passa il tempo a chiedersi cose di tutti i generi: grandi domande per grandi persone, cose che mai saprò, ma che sono abbastanza coraggiosa da domandarmi.
                                                                                          
Quando sono a casa, però, sembro prigioniera del tempo, e la mia mente si apre e si chiude di continuo. Sembro in trance, quasi morta, a volte. E in tutta questa confusione mi capita di perdermi. Non so cosa sia di preciso, forse madre natura non può fare troppe cose assieme: o il cervello, o un bell'aspetto fisico. E con me ha scelto il cervello.  Il cervello: l’intelligenza. Non capisco perché se una persona si reputa intelligente o viene reputata tale, in automatico la folla ignorante si sente libero di chiamarla secchiona o come dir si voglia. Non capisco perché le persone associno l’intelligenza alla bravura a scuola. E’ assurdo quanto qualcuno possa essere immaturo.

Ma alla fine non ha importanza ciò che la gente pensa.
Mi piacerebbe poter entrare nella testa di queste persone, nel cervello di chi voglio, essere quel cervello, essere nei suoi panni, come se lo fossi dall’origine, senza sapere di essere un’intrusa.                                                    

Il cervello umano è qualcosa di fantastico.

Alla fine, che cos’è la bellezza? Dicono sia soggettiva, e così è. Credo che l’attrazione per un certo tipo di persone si trasmetta grazie al DNA, ma di certo non so e non posso sapere sulla base di cosa. L’igiene, forse, o l’aspetto rassicurante. Questo non si sa, ma è certo che i gusti e l’ideale di bellezza sono influenzati anche dall’ambiente circostante, dall’educazione ricevuta, dai primi anni di vita.
Ecco, tutte queste belle cose mi dico, indice del fatto che il mio cervello funzioni. E poi crollo, davanti a uno specchio. Era un po’ che non mi capitava, di odiare tanto la mia faccia. Da quando mi pongo con più frequenza tutte queste domande, quasi fosse un test, ho capito che alla fine il tempo passa in fretta  –  siamo a metà della storia della Terra – e che tutti diventeremo carbonio, idrogeno e qualche altro elemento, tra qualche anno. Da lì, ho iniziato a farmi meno complessi, meno problemi, ma sono e sarò sempre influenzata dalla società, è ovvio. E la vergogna un po’ resta. Tutta colpa del cervello.

E’ strano come un cervello si innamori di un altro cervello. E io mi sono innamorata del cervello di un ragazzo, già due anni fa, quando non era certo al culmine della sua bellezza. Mi piaceva il suo stile, – ecco un altro mistero dell’ideale di bellezza, la moda, e quelle cose, perché tutto cambia dagli occhi e del cervello di chi guarda, influenzati dalla società – il suo modo contorto di ragionare, di vedere il mondo. Una sorta di amore platonico, o forse più attrazione per la sua mente, la sua genialità? Due cervelli intelligenti che cercavano l’un l’altro. Meno per meno fa più. Era lui che cercava me. Come due ioni: io un anione e lui un catione. L’amore, o vecchio istinto. Beh, sempre colpa del cervello.
Ed è brutto quando passa il tempo, e le persone cambiano.  Io lo amavo, ma mi sto comportando da scema. Quando diventi quasi ossessionata, e inizi a sapere tutto di lui. Sono ventidue mesi che il cervello è perso per lui, da quindici, nel modo più assoluto.  
E io non credo nel destino, ma se lo facessi, beh, questo sarebbe un bellissimo scherzo del destino. Sembra che io lo copi in tutto, arrivo sempre un po’ dopo di lui nelle cose, sono sempre un po’ meno di lui. Ma lo trovo ovunque, ed esco di casa raramente. Sembra che le nostri menti siano fatte l’una per l’altra, che debbano incontrarsi in tutti i modi. Dove non arrivo io, arriva lui. Dove non arriva lui, arrivo io. Siamo come due basi azotate. Come se fossimo stati programmati allo stesso modo, o molto simile. Come se avessimo il cervello uguale. E non parlo di QI o cose del genere, la matematica è una convenzione.                                                                                                                                                                                          
Io parlo del cervello da un altro punto di vista, che va oltre al QI. Magari influisce, ma non è la stessa cosa.

Ma anche io sono umana, e come è giusto che sia, ho degli istinti. L’istinto di dormire, l’istinto di respirare, l’istinto di provare dolore, i cinque sensi, e l’istinto di amare.                                                                                           
E io lo amo. Dopo ventidue mesi non si può definire una cotta, ormai ne sono persa. Come se fosse il Cappellaio Matto, il personaggio che tanto ami nella vita reale. E io lo rivedrò quando, poco prima di morire, rivivrò i dieci minuti più importanti della mia vita, ne sono certa.

E’ orribile quando poi sai di essere bruttissima, perché anche lui ha l’istinto di amare. Il culto del bello. La bellezza è soggettiva. No, non sono amabile.                                                                                                                              
E’ orribile quando sai di essere patetica, di vederlo e di fissarlo per mezzora.                                                                  
E’ orribile sapere che il suo cervello è perso per qualcun’altra.                                                                                               
Vorrei almeno parlarci, per uno scambio di idee, nulla di più. Ma non lo farò. Non è certo il modo migliore, questo, per parlare a lui. L’ho detto: sono patetica. Ma dopo due anni di pura ammirazione, quasi fosse un idolo, sfido chiunque a non diventarlo.

E grazie a te, per essere arrivata fino a qui, di stare leggendo questa frase. Sapere di essere stata utile almeno per qualcuno.

Siamo come due basi azotate, ma anche il DNA può sbagliare.

Che strana cosa le parole.
  
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