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Autore: Jump And Touch The Sky    09/01/2015    2 recensioni
-"Per cui, che aveva fatto? La prima cosa che le era venuta in mente, la cosa più intelligente che avrebbe potuto fare... Aveva scritto una letterina a Babbo Natale."-
Uno scherzo cretino. Una studentessa disperata. Una reputazione da salvare. Una strana letterina di Natale. Una serie di fortunate coincidenze. Il Natale di Jared forse non sarà tranquillo come spera...
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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18 dicembre, Lapponia
In una fredda notte di un freddo dicembre nella fredda Lapponia, in un’accogliente casetta dal tetto rosso, un corpulento vecchietto dalla folta barba bianca smistava la posta che aveva accanto a lui, in un grosso sacco aperto ai piedi della sua scrivania.
-Videogiochi... bambole... uh, uno scolapasta nuovo, questa va nella lista delle stramberie... scarpe...
Tutti gli anni il contenuto delle lettere che gli arrivavano da tutto il mondo era più o meno lo stesso.
Tutti lì a chiedergli giocattoli nuovi, oggetti introvabili, regalini da appioppare ai parenti...
E lui passava giornate intere a catalogarle tutte, le lettere, una per una.
Quello di quella sera era l’ultimo sacco del giorno.
Era ormai notte fonda quando l’ultima busta fu aperta.
Il vecchietto sospirò soddisfatto al vedere il sacco afflosciato sul pavimento. Vuoto. O forse no.
C’era rimasta una busta bianca, sul fondo.
La prese in mano. Veniva dall’Italia.

Caro Babbo Natale,
ormai sono anni che non ti scrivo più la famigerata letterina, ma quest’anno sono stata costretta. Lo so che il tuo compito è portare regali ai bambini, ma siccome ho degli amici stupidi che fanno cose estremamente stupide, eccone qua una, dopo tutto questo tempo. Meglio se non scendo nei dettagli. Fidati. Ti dico solo che ne va della mia reputazione e della qualità della mia vita futura.
Andando al sodo, non voglio farti perdere tempo, quello che vorrei per Natale è Jared Leto. Okay, in realtà, già che ci siamo, vorrei tutta la sua band, quindi anche Shannon e Tomo, però capisco che tre persone nel sacco dei regali difficilmente ci stanno, e poi in questo caso non sono nemmeno necessari tutti e tre, per cui mi basta Jared.
Ammesso che chi sta leggendo questa lettera idiota sia davvero Babbo Natale e non un postino lappone senza nessunissimo potere magico...
Nel primo caso: se esisti e mi fai salvare la faccia ti sarò per sempre riconoscente.
Nel secondo caso: dimentica tutto e brucia tutto, certe cose sono troppo imbarazzanti per esistere.
Tanti saluti e buon Natale
Valentina


Babbo Natale rimase impietrito con la lettera tra le mani per qualche istante.
Era la più strana che avesse ricevuto da decenni.
Una tizia italiana che, tra parentesi, dubitava della sua reale esistenza e sfacciata com’era glielo diceva pure, gli chiedeva di portarle per Natale quel... come si chiamava? Ah sì, Jared, perché doveva salvare la faccia con i suoi amici?
Peggio, molto peggio dello scolapasta.
Ma la cosa peggiore era quel “se esisti”. Quando l’aveva letto a momenti era caduto dalla sedia. Certo che esisteva! Chi aveva osato spargere la voce della sua non-esistenza?!
-Una cosa è certa: Babbo Natale non permetterà mai che si dubiti di lui.
Avrebbe trovato quel Jared. L’avrebbe impacchettato. E quella miscredente l’avrebbe trovato sotto il suo albero di Natale la mattina del venticinque dicembre.

***

19 dicembre, Italia
-Vale.
-Mh.
-Vale. Che stai facendo.
-Niente. Preparo i bagagli.
-Che bagagli?
Valentina si voltò seccata, distogliendo l’attenzione dalla valigia aperta che troneggiava al centro del suo letto, semisommersa da vestiti spiegazzati e appallottolati.
-La vedi quella? Bene. Quella è la valigia che dovrò portare con me quando emigrerò in Alaska dopo Natale.
Sua sorella Aurora la guardò impassibile. Era abituata alle sue stranezze.
-Posso conoscere il motivo della partenza?
Valentina sedette sconfortata sul letto, senza curarsi di spostare le magliette che lo ricoprivano.
-Sono stati quei due cretini!- piagnucolò. La sorella sospirò e sedette di fianco a lei.
-Io non volevo alzare il gomito, lo giuro! Ma lo sai come sono... alla fine ero un po’ allegra e ho cominciato a parlare a sproposito e...
-E loro hanno minacciato di divulgare il tuo discorso, che ovviamente avevano filmato, giusto?
Valentina cacciò un fazzoletto dalla tasca della felpa e si soffiò rumorosamente il naso.
-Sì! Ho chiesto che dovevo fare perché non accadesse la tragedia e...
-E ti hanno dato una missione impossibile da compiere.
-Sì...
-Che sarebbe?- chiese Aurora, che intanto si era messa a contare i vestiti disseminati ovunque nella stanza, non solo sul letto. La sorella si soffiò di nuovo il naso, rimase un attimo a contemplare il muro con un’espressione addolorata e poi scoppiò di nuovo a piangere.
-Portare qui Jared per Natale!- singhiozzò, accasciandosi drammaticamente sul pavimento.
Aurora mise da parte l’orrenda maglietta scolorita con stampata la faccia di Paperina che aveva in mano.
-Quel Jared?
Valentina nemmeno si degnò di sollevare la faccia dal pavimento e bofonchiò un del tutto sconsolato.
Sua sorella si alzò dal letto e la scavalcò, facendo per uscire.
-Il biglietto aereo per l’Alaska l’hai comprato? Se ti serve aiuto con la valigia, sai dove trovarmi.- disse, andandosene. Valentina rimase spiaccicata a terra con il fazzoletto nella mano sinistra e un paio di jeans nella destra, a darsi mille volte della stupida.
Come aveva potuto bere quel bicchierino di troppo, sabato sera? Per una volta che aveva accettato di uscire con quei babbuini dei suoi amici! Lo sapevano, lo sapeva che non reggeva l’alcol. Doveva restarsene a casa, sì. Adesso aveva due alternative: andare a LA a prendere Jared per portarselo in Italia e salvare la faccia (ma rischiando o di venir coinvolta in un processo da cui sarebbe uscita senza un soldo e per entrare in prigione, o di essere uccisa) oppure poteva rassegnarsi al suo triste destino. Non aveva modo di eliminare le prove del suo discorso –che tra l’altro non ricordava se non per grandi linee- che di sicuro già erano state messe al sicuro e copiate almeno un milione di volte per sicurezza.
Ma la cosa peggiore era quello che aveva fatto per risolvere la situazione. Prima aveva tentato di minacciare quei ricattatori in ogni modo, ma visto che non cedevano, aveva ceduto lei. Alla disperazione. Per cui che aveva fatto? La prima cosa che le era venuta in mente, la cosa più intelligente che avrebbe potuto fare... Aveva scritto una letterina a Babbo Natale.
Se ci ripensava le veniva da piangere. Quelli erano i momenti in cui avrebbe voluto potersi prendere a testate da sola. Ovviamente, una persona intelligente avrebbe fatto proprio come lei, avrebbe chiesto aiuto a un caro vecchietto inesistente, che vive in Lapponia, in una lettera, aspettandosi di svegliarsi la mattina di Natale, scendere in salotto e trovare un cantante, attore pluripremiato, modello bello da mozzare il fiato, sotto l’albero.
Ovviamente.
Consolati, Vale. E' più probabile che ti risponda Babbo Natale, piuttosto che Jared in persona su qualche social.
pensò Valentina, sempre più depressa. Poi si guardò intorno, sospirò e lasciò cadere i jeans. Si alzò, afferrò il suo scassato computer portatile da studentessa universitaria di lettere e si mise sconfortata a cercare un modo per contattare Jared. Almeno ci aveva provato. Ma che poteva dirgli?
“Caro Jared, vieni a casa mia, all’incirca dall’altra parte del mondo, per Natale, ti prego, altrimenti dovrò emigrare in Alaska per il resto dei miei giorni. Ti pago quanto vuoi, ti do tutto quello che vuoi, ti cedo anche tutti i miei regali di Natale, qualsiasi cosa, ma salvami. Grazie. Con affetto, una povera Echelon stupida e disperata” digitò, di getto, su una pagina bianca di word. Rilesse quelle poche righe scritte in un inglese malandato e storse la bocca. Erano patetiche quasi quanto lei. Assurde. Cancellò tutto e si lasciò cadere sulla sedia con un sospiro depresso. Proprio in quel momento, l’occhio le cadde sulla sua bacheca facebook, che aveva aperto quasi automaticamente appena aveva acceso il pc. Lesse quasi controvoglia la prima news dell'elenco.
-Jared Leto... blablabla... a Parigi per... blabla... il 22 dicembre... interessant... IL 22 DICEMBRE?! PARIGI?! Lo stage!
Valentina si tuffò senza pensarci due volte tra i suoi fogli, accatastati sulla scrivania, quasi rovesciando la sedia. Iniziò a frugarci in mezzo tipo procione che rovista nella spazzatura e quando furono tutti sparsi attorno a lei, ne alzò trionfante uno. Lo lesse con foga, quasi saltando le parole.
"...stage di lingua francese per studenti universitari che si terrà
il 22 dicembre
a Parigi.”
-Oh, Santo Tomo...
Un istante dopo, la casa intera sembrò tremare al suo urlo di gioia.

***

19 dicembre, California
Jared si guardò allo specchio.
Era perfetto. Come sempre, del resto.
Non a caso era Jared Leto. Tutto il mondo lo conosceva, le TV e le stazioni radio facevano a gara per accaparrarsi una sua comparsa o un suo intervento. E adesso stava partendo per Parigi, per l’ennesima campagna pubblicitaria di una nota casa di moda di cui era testimonial.
Era contento di dover tornare a Parigi. Quanto amava la Ville Lumière... Avrebbe passato lì qualche giorno, e poi a casa per Natale! Non poteva andare meglio.
Un’ultima occhiata al suo volto riflesso nello specchio, una sistemata ai capelli, e via, pronto per partire.
Come al solito, all’aeroporto fece del suo meglio per mimetizzarsi tra la folla e così quando salì sull’aereo di linea che l’avrebbe portato fino a New York per il primo scalo. Uno dei problemi della celebrità era il non poter stare mai tranquilli. C’era sempre qualche fan nascosto da qualche parte... non che il loro affetto lo infastidisse, anche se alcuni erano veramente esagerati. Il peggio erano i giornalisti. I paparazzi. Ogni tanto ne sbucava fuori uno dai posti più impensabili.
In fin dei conti, a lui piaceva stare solo, qualche volta. Il pubblico era un qualcosa di grandioso, emozionante. Ma era faticoso. Qualche volta aveva il diritto di riposarsi, o no?
Si accomodò sul suo sedile, accanto al finestrino, tirò fuori il suo adorato blackberry per dare un’ultima occhiata ai messaggi ricevuti prima di doverlo spegnere, poi si voltò verso il finestrino e l’aereo partì.
Lo aspettava un lungo viaggio.
E aveva la sensazione che non sarebbe stato un viaggio come tutti gli altri.




Nota dell'autrice
Questa storia nasce da uno di quei pensieri insensati che vengono qualche volta quando ci si annoia, avete presente? Ecco. Io ho pensato: "Pensa a quante persone nel mondo chiederebbero Jared a Babbo Natale..." 
Da un'idea del genere allo "scriviamoci una fanfiction!" il salto è breve xD
E' una storiella comica, assurda, scritta per ridere, senza grandi pretese. Ho dato il mio nome alla protagonista perché non sapevo che altro nome darle (poca fantasia coi nomi, da sempre ^^"). Spero vi strappi un sorriso!
Saluti!
-Valentina
   
 
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