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Autore: SalvamiDaiMostri    09/01/2015    1 recensioni
Gli si avvicinò. – John, tu dici che sono “senza cuore”... In momenti come questo, giuro... vorrei che tu avessi ragione.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sherlock si svegliò nel suo letto. Un raggio di sole, che era penmetrato dalle tende della sua camera, gli aveva illuminato il viso e lo aveva separato dal mondo dei sogni. Era triste, tanto triste, di essersi svegliato.
Aveva fatto un sogno meraviglioso.
Non era stata la prima volta che aveva fatto un sogno simile, ma questa volta tornare alla realtà era stato particolarmente doloroso, in quanto il sogno era stato particolarmente bello e vivo, reale! Si passò una mano sugli occhi ancora stanchi e li chiuse, cercando di ricordare quelle dolci fantasie.

- TI RENDI CONTO DEL FATTO CHE NON PUOI FARE COSI??
- Stai esagerando.
- No Sherlock, non esagero! Hai trattato quella signora come una pezza da piedi solo perchè volevi finire il caso in fretta e passare ad un altro. 
- Era lenta.
- AVEVA PERSO ENTRAMBI I FIGLI DA POCHE ORE!
- La sua lentezza non mi avrebbe aiutato a scovare il colpevole.
- Non posso crederci. Sei senza cuore...?
- ... Lasciami solo, devo lavorare.
- Lavorare, lavorare, casi su casi, uno dopo l’altro, uno dopo l’altro! Avrai anche smesso di assumere sostanze stupefacenti, ma sappi che continui ad essere un drogato! Drogato di fama, di applausi, di adrenalina, suspance, azione! 
- John, smettila.
- Tutto per che cosa..? Perchè ti annoi? Finirai per farti ammazzare davvero. No no, non può essere, non più. Non dopo quello che è successo con Moriarty. Deve essere qualcos’altro.
- John.
- No, Sherlock! Prima o poi dovrai dirmi perchè ti comporti in questo modo!
- PERCHE’ IN QUALCHE MODO DEVO EVITARE DI PENSARE A TE!
- . . .
- Perchè non c’è verso, John, NON C’E’ verso che io riesca a farti uscire dalla mia testa! - Glie l’aveva detto. Glie l’aveva detto! John se ne stava esterrefatto sulla porta della sua camera da letto, senza dire una parola. Ormai non c’era modo di tornare indietro, tanto valeva proseguire. Gli si avvicinò. – John, tu dici che sono “senza cuore”... In momenti come questo, giuro... vorrei che tu avessi ragione. Se non ne avessi uno, non soffrirei come soffro. E non c’è caso, indagine, o droga (così come dici) che riesca a farmi smettere di pensare a te. Io.. Io mi sono innamorato di te John. E non hai idea di quanto sia difficile e umiliante per me confessartelo. Mi sono innamorato di te. – si portò la mano destra sugli occhi, strofinandosi con forza la fronte – Sin dal primo momento in cui ti ho visto, ho capito che saresti stato colui che avrebbe cambiato per sempre la mia vita, colui che mi avrebbe reso un uomo migliore, colui che mi avrebbe reso felice. E lo sono. Il solo stare accanto a te, il solo fatto che, nonostante tutto, tu sia ancora qui con me, mi rende l’uomo più felice della Terra. E, nonostante tutto, riesco sempre ed irrimediabilmente a rovinare tutto. Perchè mi comporto così, mi chiedi? Perchè l’idea di perderti mi corrode l’anima. E’ un tarlo che divora pezzo a pezzo il mio cervello e lo sostituisce con la paura e mi concentro sempre meno, ragiono sempre meno. Nonostante i due anni che ho passato a smantellare la rete di Moriarty per proteggerti, nonostante tutto ciò che ho passato, ho paura che possa accaderti qualcosa, o che un giorno ti innamorerai di una delle tante con cui esci e te ne andrai dal 221b di Baker Street e mi lascerai solo. E se accadesse... non saprei cosa ne sarebbe di me. – una lacrima gli rigò la guancia – Lo vedi? Il mio corpo mi tradisce. John, tu hai reso la mia vita migliore, mi hai reso felice. E ho paura che tu un giorno sparisca. Questo è quanto. Ora, se sei soddisfatto, io vado a- Sherlock fece per prendere il cappotto che era sul letto, ma John gli prese il braccio sinistro e lo tirò a sé e lo baciò sulle labbra. Sherlock era così sconvolto da non riuscire a pensare assolutamente a nulla, e questo lo terrorizava. Entrambe le guance ora gli si rigarono di lacrime. John con un leggero schiocco, separò la sua bocca da quella di Sherlock, gli prese il viso tra le mani e con i pollici gli asciugò le lacrime con dolcezza.
- Tu sei in assoluto l’uomo più stupido che io conosca.- disse, sorridendo. Sherlock lo guardava negli occhi, ansioso di sentire quelle parole che tanto aveva desiderato sentirgli dire in tutti quegli anni – Sei ridicolo e assurdo. E io non ti lascerò mai. Perchè ti amo. E tu, genio della deduzione, non lo hai mai capit- Sherlock non gli diede il tempoi di finire la frase, perchè non aveva resistito alla tentazione di baciarlo dopo tutto quel tempo e tutte quelle parole. John condivise quel bacio appassionato che riempì entrambi di una gioia mia provata prima. Si abbracciavano, si accarezzavano, si stringevano e si baciavano, senza pensare più a nulla. Ora erano finalmente lì solo per rendersi felici l’un l’altro senza alcun impedimento, finalmente vicendevoltente sinceri. 
Sherlock immprovvisamente appoggiò il viso sulla spalla di Lui e lo abbracciò, fortissimo. Strinse gli occhi, sorrise e per un attimo pensò semplicemente “Lui sa, lui capisce, lui corrisponde: non ho bisogno di nient’altro.”

Ma poi il sogno era finito. La notte se n’era andata, portandosi con sè quella magia, quella gioia. Ora cominciava un nuovo giorno, fatto di silenzi e sguardi nascosti in cui Sherlock avrebbe continuato a soffocare il suoi desideri nel lavoro, nelle indagini, probabilmente a scapito di qualche povera vecchia e lenta signora. E sarebbe stato ancora triste, e avrebbe ancora sofferto il silenzio e la paura di perderlo. Ma era ora di alzarsi, ormai, e affrontare la giornata, così come d’abitudine. Poichè era tutto ciò che aveva.
Si strofinò gli occhi con il braccio sinistro, urtò qualcosa con il gomito. 
Era ancora assonnato, i suoi sensi intorpiditi, la sua mente densa di cattivi pensieri di primo mattino. Sì voltò verso la parte sinistra del letto. Sgranò gli occhi.
John dormiva pacificamente accanto lui. 
La memoria tornò improvvisamente lucida: non era un sogno, questa volta era accaduto veramente. I suoi ricordi non appartenevano a una fantasia: aveva passato la notte con l’uomo che amava. Nonostante tutto, Sherlock non riusciva a credere ai suoi occhi. Con la mano gli accarezzò il viso: Lui era lì, Lui sapeva, Lui capiva, Lui corrispondeva! E non gli serviva altro. John si svegliò, sorrise:
- Buongiorno, amore mio. 
   
 
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