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Autore: SalvamiDaiMostri    10/01/2015    0 recensioni
"Lo sai che Redbeard adesso vive in una fattoria fuori città? Papà dice che il veterinario ha detto che stare qui lo faceva stare male e che là starà bene."
Genere: Angst, Slice of life, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mr Holmes, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Perchè sei tornato senza Redbeard, papà?"
Il signor Holmes si inginocchiò per guardare il piccolo Sherlock negli occhi e gli posò una mano sulla spalla. Era triste, non sapeva cosa dire. Prese un bel respiro e gli disse:
"Oh Sherlock, dovrai essere forte: RedBeard non tornerà. Ma tranquillo, sta bene. Il veterinario ha detto che l'aria della città gli fa male.. Ha bisogno di ampi prati in cui correre libero e felice. E perciò l'ho portato in questa fattoria fuori città. Starà bene vedrai."
Sherlock era un po' triste, ma decise di credere al suo papà perchè, tutto sommato, Redberad era malato e, se stare in campagna lo avrebbe fatto stare meglio, allora andava bene così.
Due giorni dopo, Mycroft tornò a casa dal college per il weeckend. La sera, i fratelli Holmes si ritirarono nella loro stanza; Mycroft stava leggendo un libro e Sherlock si era già infilato sotto le coperte. Forse per provare la validità di ciò che gli aveva raccontato suo padre o forse solo per piacere di raccontare al suo fratellone che ne era stato di Redberad, Sherlock si alzò e gli disse
"Lo sai che Redbeard adesso vive in una fattoria fuori città? Papà dice che il veterinario ha detto che stare qui lo faceva stare male e che là starà bene."
Mycroft, con la sua noncuranza, scoppiò a ridere. Ovviamente anche lui era triste per la morte del suo cane.. Soffriva anche lui, anzi! Probabilmente lui ci era molto più affezionato rispetto al suo fratellino, in quanto essendo maggiore, Redbeard era stato il suo cucciolo prima che invecchiasse. E il fatto che il padre avesse mentito al piccolo Sherlock lo infastidiva molto, quasi per gelosia: a lui quel dolore era stato risparmiato, e non gli andava giù. 
"E' questo che ti ha detto il vecchio? Sei proprio un ingenuo... Redbeard non tornerà perchè ci è morto da quel veterinario... E' probabile che sia stato papà stesso a dover prendere la decisione di sopprimerlo. Quanto sei stupido... Ma quando crescerai??"
Il piccolo Sherlock non riusciva a credere alle sue parole: infondo al suo cuore sentiva che era plausibile.. Era piccolo, ma le sue abilità deduttive erano decisamente più sviluppate di quelle dei bambini della sua età e, infondo, sape che suo padre gli aveva mentito. Ma comunque non voleva crederci. Le lacrime solcarono le sue guance quasi senza che se ne accorgesse, si alzò dal letto e corse in salone. Suo padre stava leggendo il giornale seduto su una poltrona, davanti al camino. Sentendolo arrivare, il signor Holmes alzò gli occhi e vide suo figlio con quei ricci selvaggi neri sulla fronte corrucciata, gli occhi pieni di lacrime e il pigiamino azzurro con gli orsacchiotti gialli tutto sgualcito. Aveva i pugni stretti ed era furioso. Allora piegò il giornale e lo appoggiò sul tavolino alla sua destra. 
"Che è successo Sherlock? Un incubo forse? Vieni a sederti in braccio a papà..." ma Sherlock rimase immobile nell'entrata e lo guardava dritto negli occhi "Allora? Cosa c'è? Dimmi..." lo invitò dolcemente il padre.
"Mycroft dice che Redbeard è morto e che tu mi hai detto una bugia." disse schietto, tutto d'un fiato.
Quelle parole fecero raggelare il sangue nelle vene del povero signor Holmes. Sapeva che prima o poi suo figlio avrebbe scoperto la verità, ma sperava che ci sarebbe voluto un po' più di tempo. Non trovava le parole per rispondergli e lo guardava con gli occhi sgranati.
Ormai era chiaro: non era necessario che suo padre gli rispondesse. la sua espressione terrorizzata era più che sufficiente a confermare la teoria di Mycroft. L'espressione del bambino diventò disperata e le lacrime scesero come cascate dai suoi occhi.
"SEI UN BUGIARDO!!" gridò con tutta la forza che aveva in corpo e scappò verso camera sua. Entrò, sbattè la porta e chiuse a chiave. Poi si buttò sul letto e gettò la faccia nel cuscino per piangere tutte le lacrime che aveva.
Mycroft lo guardava dal suo letto. Sapeva di aver fatto una cazzata, sapeva che non avrebbe dovuto dirglielo, non così almeno... Avrebbe voluto consolarlo, avrebbe voluto sedersi accanto a lui e accarezzargli quei riccioli neri mentre si sfogava. Ma il suo orgoglio da adolescente frustrato era più forte della compassione e dell'amore fraterno. Allora chiuse il suo libro, si mise sotto alle coperte e prima di spegnere la luce disse solo due parole: 
"Che ingenuo."
   
 
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