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Autore: BittersweetRevenge    10/01/2015    0 recensioni
Seconda parte di Hope. La stanza di Noiz.
"C'è davvero qualcosa di mio qui dentro? Il bambino con le dita sanguinanti e le ginocchia costantemente sbucciate è ancora qui dentro, forse. Ce l'ho lasciato io."
Avvertenze: Questo è il "mio" Noiz, quindi potrebbe presentare piccole sfumature OCC.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aoba Seragaki, Noiz
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti*^*
Questa è la seconda perte di Hope. Non è necessario leggere la prima in quanto ogni parte è a sé stante. Ora passiamo a spiegare il perchè del "Reupload". Ebbene, questa storia era già stata pubblicata, ma con una trama diversa che non mi aveva convinto. Indi per cui, l'ho eliminata e riscritta da capo. Tutto ciò grazie a Blue marine eyes che mi martella finchè non metto da parte la mia pesaculaggine. 
Concluso l'angosciante sproloquio vi lascio a Noiz, l'aobooty e le stanze buie.
Enjoy!^^
BittersweetRevenge

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La maniglia è dannatamente fredda. Chissá se lo  sempre stata. Probabilmente sì. Ecco qua. La stanza. Quella di fronte a me. Quella nella mia testa.


Sento il contrasto caldo della tua mano con quello freddo del metallo. Da quanto sto stringendo questo stramaledetto pezzo di ferro? La sposti piano. Non ho più appigli e allora metto in fila qualche passo. Solo ora la noto, La porta non è stata sostituita.È stata solo aggiustata e rimessa al suo posto. Ci sono ancora i graffi vicino alla fessura d'ottone da cui mi passavano pranzo e cena. Non so nemmeno io quante volte mi sono scorticato le unghie nel tentativo di staccarla. Un cane rabbioso che non può essere avvicinato. Eppure non ero incazzato, non capivo le persone, tutto qui. Mamma voglio vedere Noiz!! Urlava mio fratello. Sentivo i suoni degli schiaffi. Non potevo comprenderli però. A me non avevano mai fatto male. Capivo che non erano niente di buono dalle sue lacrime. Mi appoggio al davanzale della finestra. Fuori è tutto uguale. Come tanti anni fa. Un quadro dove  i colori non sono mai stati cangianti. Non è cambiato. Eppure ai tempi il mondo per me era quello, ed era bellissimo. Quanto può esserlo un'utopia. Quanto può esserlo qualcosa che desideri così ardentemente che in qualche modo già te la vivi, e quando finalmente la ottieni, non sai più che fartene. Mi sedevo qui e guardavo una delle grandi statue nel giardino della casa dei miei genitori. Una riproduzione della venere di Nike troppo mal confezionata secondo me. Qualche volta sono riuscito a sgattaiolare fuori. Raggiungevo la città e camminavo lungo le vie. Le persone passavano frettolose. Troppo veloci. Non hanno idea di quanto scorrano lente le loro vite viste da fuori. Credo che sia da qui che ho imparato ad osservare. Non potevo provare le loro stesse sensazioni. Quindi mi restava una sola cosa da fare: Osservare e cercare di capire.


Poi sono cresciuto e l'ultima volta che sono scappato è stato in via definitiva. Non ero infelice, ma nemmeno felice. Non credo di essere mai stato cattivo, forse un po' confuso. La mia violenza era comica in un certo senso. Io gridavo,  loro non capivano. E' successo così, ho smesso di provare e ho cominciato ad andare avanti per inerzia. Quello era l'unico modo, d'altronde, quando non hai motivi per tirare avanti cosa fai? Non te lo insegnano mica. Guardavo il mondo dalla stanza buia nella mia testa. Guardavo le persone ed erano patetiche. Chi si preoccupava per un lavoro, per una relazione, per questa vita che poi non si sa dove vuole andare a parare. Tutti frenetici e così dannatamente disperati. Maschere di spensieratezza che grondano sangue. Sotto la crosta c'è sempre qualcosa ma, il più delle volte, è meglio non grattare. Nessuno si vuol prendere la briga di caricarsi il tuo peso addosso, ce n'è giá abbastanza per ognuno di noi, no? Nel genere umano non c'ho mai trovato niente di sorprendente. Poi sei arrivato tu. Maldestro, ingenuo e decisamente imbarazzante. Tu non ce l'hai mai avuta la maschera. Sei entrato nel buio a passi pesanti, inciampando nel nulla. Le persone non sono straordinarie, mai. E' la considerazione che abbiamo di loro che le rende tali.

E a conti fatti, forse, l'unico patetico ero io.


Non c'è un filo di polvere. La fanno pulire? Le "mie" cose ci sono ancora. Mie. C'è davvero qualcosa di mio qui dentro? Il bambino con le dita sanguinanti e le ginocchia costantemente sbucciate è ancora qui dentro, forse. Ce l'ho lasciato io. Tu non hai superato la soglia. C'è silenzio. Troppo. E ora la mancanza di quell'appiglio la sento. Faccio qualche passo in più ma sto cadendo. 

La senti bene la sensazione di vuoto. La voragine sotto i piedi. E poi senti la caduta. Sì. Quella che ti schiaccia i polmoni. Li senti bene i secondi, le ore, i giorni, gli anni che si contorcono tutti nelle budella e si riducono a qualche secondo di sguardo aperto sul nulla. Lo vedi tutto il tormento e realizzi. Realizzi. Non ci vuoi arrivare sul fondo. Non lo vuoi toccare. Che poi esiste un fondo? C'è fine all'indecenza dell'uomo? 

Il rumore delle ginocchia che cozzano con il pavimento è secco. Il dolore parte da lì e arriva dritto al cervello. Sono in ginocchio e tu ti inginocchi davanti a me. Le lacrime sono calde e gli occhi bruciano. Dunque  così che ci si sente huh?


Avrei sempre voluto cambiare il passato. Probabilmente se fossi stato normale, non avrei mai scoperto fino a dove non può arrivare l'amore di una madre, fino a dove il mondo non ha compassione delle anime perse che ospita.  Ma probabilmente, non saprei nemmeno che esisti.

Quindi, forse è meglio così. Forse doveva essere così. Forse è proprio come la Venere di Nike, sicuramente con la testa non sarebbe stata altrettanto bella. 

Magari è vero: le cose rotte sono più belle. 

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Angolo della pseudo(ma molto pseudo) autrice:
Allora, questa era la mia interpretazione dei possibili pensieri che avrebbe avuto Noiz rientrando nella sua "famigerata" stanza, con Aoba che fa da soprammobile sullo sfondo ù.ù
Spero che l'abbiate gradita *^*
Fatemi sapere *^*
Un bacio. <3 
BittersweetRvenge
  
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