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Autore: HugMeSyko    10/01/2015    0 recensioni
Hey, posso vedere un segreto nei tuoi occhi, Nathan.
Potrei rubartelo.
« Sono come la pioggia.
A volte calma, a volte disastrosa.
A volte silenziosa, a volte rumorosa.
Odiata da molti, amata da pochissimi. »
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nathan Sykes, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In questi nove mesi, ne sono successe di cose.
Nove mesi di gravidanza del piccolo intruso Sykes, nove mesi di inaspettati nuovi batticuori, nove mesi di follie.
Nella vita del bel fustacchione dagli occhi verde smeraldo, comunemente conosciuto come Nathan, era subentrata una pollastrella dai belli capelli: Betsy-Blue.
Betsy era una ragazza proveniente dalla stupefacente Londra, la città dove la pausa dei ragazzi si era temporaneamente bloccata.
Per Nathan e Michelle, il piccolo Sykes in pancia era la causa di tutti i loro litigi.
Nathan non ne voleva ormai sapere più niente.
La decisione affrettata di prendere in affitto un appartamento nel centro di Londra per convivere insieme, era stata la menzogna più evidente che Nathan potesse approvare.
Se la sua mente non fosse stata offuscata dalla biondina tutto pepe, il pensiero sarebbe rimasto solo ed esclusivamente sull'imparare ad accettare Michelle.
Il loro letto da una piazza e mezza, era abbastanza solo per uno.
Nathan e Betsy si vedevano di nascosto ogni sera, ad insaputa di Michelle, sotto casa, nel bellissimo giardino sottostante ricoperto da fiori che Roo, il fratello maggiore di Michelle, veniva spesso a piantare per l'arrivo del nuovo nipotino.
Quei fiori, quei dannatissimi fiori che col tempo diminuivano sempre di più.
Il loro posto non era quello, non quello giusto.
Erano fatti apposta per essere messi tra i lunghissimi capelli di una bella ragazza.
Secondo Nathan, ci voleva qualcosa per richiamare la bellezza di quei fiori.
Ed era proprio Betsy.
Era la sera del nove gennaio duemilaquindici.
22:30.
Orario perfetto per una cioccolata calda ed una carezza da parte della persona che ami.
Naturalmente, Nathan era in disparte da tutto questo.
Sapeva solo stendere le sue gambe sul puff e fare lo svogliato col proprio cellulare, uno dei suoi migliori pregi.
Nessun rimedio, nessun rimorso.
Nessuno sguardo, nessuna carezza.
Proprio come la mente ferita di Mich, pensava quotidianamente.
- “Ecco la tua cioccolata..Nathan.”
Nathan allungò il braccio, cercando di afferrare la tazza, ma senza distogliere lo sguardo dal suo schermo illuminato di bianco.
Passarono secondi, minuti, sorsi da quella sporca tazza di cioccolata.
E passarono anche i pensieri contorti di Michelle.
- “Ora basta, Nathan.”, - disse Michelle, prendendo di scatto il telefono di Nathan con aria determinata e distaccandosi velocemente da lui.
- “Cazzo, lasciami stare!”-, Nathan tese le braccia e spingendola bruscamente la fece cadere dal divano.
Michelle iniziò a piangere dal nervoso, dalla paura dei suoi gesti reci-divi.
Lui, non si degnò nemmeno di aiutarla.
Gli squilli di notifica continuarono ad illuminare quel fottuto schermo.
Ad ogni squillo, una frattura al cuore infranto di Michelle.
Mantenendosi il pancione, cercò di alzarsi, riaprendo la porta sbattuta bruscamente da Nathan per via della sua "privacy infranta".
Silenzio tombale.
L'unica cosa che si sentiva nell'aria, era lo scricchiolio del dondolo proveniente dal giardino.
Michelle non poteva fare a meno di perdonarlo.
Spostò la tendina della finestra che si affacciava sulla parte posteriore del giardino, osservando attentamente la serietà di Nathan che in quel momento era dritta sul suo maledetto cellulare.
Decise di mettere una pietra sul cuore ancora, ancora una volta, dirigendosi senza pensarci due volte sul suo bianco e freddo letto..da sola.
Nel frattempo, si era accostata una macchina grigia davanti casa loro.
Era Betsy.
Quel rumore era ormai familiare alle orecchie di Nathan e al suo sorriso che non poteva fare a meno di mettere in bella vista.
Si alzò di scatto dal dondolo, facendo involontariamente cascare il cellulare sull'umida erba calpestata dai suoi piedi, puntando dritto alla ricerca di quegli occhi di cui si era follemente innamorato.
Se la mangiava con gli occhi quella ragazza.
Vogliamo parlare di quelle labbra carnose e rosse? Nathan le chiamava "labbra da pompinara."
Non appena i loro sguardi s'incrociarono, le loro mani fecero lo stesso.
- “Quanto sei bella, Bet.”, - accennò Nathan, con una risata alquanto maliziosa.
- “Sei sempre il solito!”, - disse Bet, inarcando una breve risata e paccando dei piccoli schiaffetti sul viso di Nathan.
Ma più lei faceva così, più Nathan aveva la scusa per provocarla.
Insomma, voleva proprio conquistarla a modo suo.
- “Ho bisogno di coccole.”, - disse Nathan abbassando lo sguardo e girandosi continuamente i pollici.
- “Che succede, piccolo?”-
- “Succede che io, Michelle, non la sopporto neanche più.”-
- “Beh, io credevo ti piacesse quella ragazza. Ci hai anche fatto sesso, Nath.”, - disse Bet con aria abbastanza offesa, proprio come se fosse gelosa.
- “Io non la amo più, non ne voglio sapere nulla di tutto questo. Ho preso troppo a male la gravidanza, è stato un emerito sbaglio, non era questa la vita che volevo.”-
- “Senza di te non vale nulla, nè lei, nè il bambino.”-
- “Vorrei che ti prendessi cura tu del bambino, una volta nato.”-
- “H-Ho capito male, Nath..?”, - Bet aveva gli occhi fuori come un balcone, rimasta incredula a tutto ciò.
Nathan la prese per un braccio, tirandosela a sè con i suoi bruschi modi e portandosela in braccio. Il suo unico obiettivo, era avvertire i suoi occhi in quelli di Betsy, così vicini da potersi rispecchiare.
Appoggiò la sua calorosa mano sulla guancia arrossita di Bet, socchiudendo gli occhi e avvicinando le labbra invitanti alle sue.
Nemmeno il piacere di sfiorarle le labbra, le mani di Bet erano dritte sull'addome di Nathan, accompagnate da uno spintone.
Bet era abituata a flirt del genere, ma quelli di Nathan erano diversi dagli altri.
Secondo lei, decisamente eccitanti.
Tutti gli improvvisi sensi di colpa erano stati colmati dalle vogliosissime e curiose mani di Nathan, sentiti a pelle sui suoi fianchi.
Ma non erano solo i loro sguardi e le loro mani ad incrociarsi, le loro lingue parlavano da sè.
Dopo vari schiamazzi e risatine per i voluti gesti, si intravide una sola luce che proveniva dalla camera da letto.
I due piccioncini erano troppo impegnati nei loro giochetti perversi che non si accorsero nemmeno delle lacrime che bagnavano il viso di Michelle, dal trasparente vetro che permise lei di scoprire la verità dei suoi mali.
Sapeva solo piangere, per Nathan.
La notte era ormai fonda, e gli occhi bui di Michelle avevano ormai rinunciato alla speranza di colmare quel fottuto posto bianco che le affiancava da giorni, per giorni.
Betsy doveva partire con la sua band per un'intervista a Boston, proprio dove Tom si godeva la pausa con la sua ragazza Kelsey.
Nathan pensò subito di affiancarla, ma non fu possibile.
Betsy fu intimorita dalle precedenti scelte che Nathan aveva preso "al posto suo", per quanto riguarda il bambino.
- “E' la tua di vita, non la mia. Dormici su.”, - bastò un dolce bacio sulla guancia per ammutolirlo e spiazzarlo allo stesso tempo.
Erano appena scoccate le nove del mattino.
Nathan non aveva dormito proprio su niente.
Quei sensi di colpa, quei consapevoli sensi di colpa che lo perseguitavano ogni giorno si facevano sentire solo dal momento che un foglio bianco ed una penna si trovavano nelle sue mani.
La musica gli aveva insegnato chi era.
“Un giorno saprai della canzone che ho scritto per te.”
Il suo ultimo messaggio per 'Shelle, era questo.
Una frase su un accecante foglio bianco, accompagnato da una tazza di cioccolata calda e un piccolo peluche di orsacchiotto che insieme avevano comprato quando tutto filava liscio.

 
  
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