Anime & Manga > My HiME - My Otome
Ricorda la storia  |      
Autore: Shainareth    19/11/2008    3 recensioni
[Mai Otome - manga] Akira era una Otome, oltre che una serva, e questo poteva essere sufficiente a paragonarla ad una macchina da guerra, uno strumento fra le sue mani. Non che si fosse mai fatto scrupoli ad usarla in battaglia, anche per meri scopi personali, tuttavia adesso cominciava a domandarsi cosa avrebbe fatto senza di lei.
Genere: Romantico, Drammatico, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akira Okuzaki, Takumi Tokiha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Follia

 

 

Si morse il labbro inferiore quando sentì la punta delle sue dita scivolarle dentro senza troppa difficoltà. Riaprì gli occhi, chiusi pochi attimi prima, e lui le posò un bacio sul viso, scendendo poi con la bocca sotto la mascella e sul collo. La ragazza prese un grosso respiro, cercando di abituarsi a quella nuova, estranea presenza nel suo corpo che, lo sapeva, non era niente confrontato a quello che avrebbe sentito se lei gli avesse permesso di arrivare sino alla fine.

   Il caschetto scuro, che solitamente le incorniciava il viso, adesso ricadeva scompostamente sul cuscino, mentre il resto dei suoi capelli veniva lentamente liberato dal nastro che li teneva fermi sulla nuca. Gli occhi a mandorla puntati al soffitto, senza però che lo vedessero realmente. Le braccia allacciate attorno al collo del giovane che, seminudo anche lui, la schiacciava contro il materasso con il peso del proprio corpo. Le gambe lunghe e snelle non erano aperte quanto la situazione avrebbe dovuto richiedere, come a testimoniare che vi erano ancora molti dubbi a frenare la ragazza dall'assecondare in tutto e per tutto il suo signore. La GEM al suo lobo sinistro luccicava nel buio alla fioca luce della lampada ad olio che filtrava dalle tende.

   Anzitutto, non poteva fare a meno di ripetersi Akira, se per errore o per totale mancanza di lucidità fossero arrivati a consumare quel rapporto fino alla fine, ed in modo completo, che ne sarebbe stato di loro? Il suo Master non poteva rimanere senza una Otome, assolutamente. Bisognava, quindi, che almeno uno dei due continuasse ad avere la situazione sotto controllo; e si può ben immaginare quanto questo potesse gravare su una fanciulla innamorata che non anela a nulla se non all'amore dell'uomo che la stringe a sé. Ma Akira rimaneva una Meister Otome, una delle migliori, ed una kunoichi, per di più. Avrebbe resistito a qualunque costo.

   Vi era poi una piccola, stupida, guardinga parte di lei che le consigliava di rimanere ulteriormente all'erta: benché fosse legata al suo signore da un rapporto di profonda e sincera lealtà, come poteva essere certa che, una volta finito tutto, il giovane avrebbe continuato a cercare e a volere soltanto lei? Erano parecchi i sovrani che si macchiavano di tale crimine contro la servitù, e tuttavia quei pochi che si erano spinti a giacere con la propria Otome, l'avevano poi condotta all'altare. Akira non sperava che l'Imperatore arrivasse a questo, ma la delusione che ne sarebbe derivata, nel qual caso lei fosse stata l'unica eccezione, le avrebbe devastato il cuore.

   In risposta a queste sue paure, la fanciulla ricevette un altro bacio sulla bocca, soffice e tenero come lo era stato il primo che lei ed il suo signore si erano scambiati quella notte. «Akira...» La voce del giovane era molto più calma di quanto già non fosse solitamente. «Non farò nulla che tu non voglia» le assicurò fissando gli occhi azzurri in quelli scuri di lei. «Quindi sta' tranquilla.» La ragazza deglutì, sebbene sentisse di avere la gola secca, ed annuì incerta, accorgendosi solo allora di avere i muscoli del corpo irrigiditi. Takumi sorrise, a metà fra la dolcezza e la rassegnazione. Liberò i suoi capelli dal nastro e le scostò la corta frangia dalla fronte. «Se hai paura di perdere i tuoi poteri, ti prometto che non succederà» riprese poi. Fu sul punto di aggiungere qualcosa, ma le parole gli morirono sulle labbra. Akira era una Otome, oltre che una serva, e questo poteva essere sufficiente a paragonarla ad una macchina da guerra, uno strumento fra le sue mani. Non che si fosse mai fatto scrupoli ad usarla in battaglia, anche per meri scopi personali, tuttavia adesso cominciava a domandarsi cosa avrebbe fatto senza di lei. Le loro vite erano legate: qualora Akira fosse stata uccisa in combattimento, Takumi sarebbe morto nel medesimo istante. Pertanto la fiducia che l'Imperatore di Chaldea riponeva nella sua guerriera era inimmaginabile. E, nonostante tutto, aveva per lei enorme rispetto.

   Accorgendosi del conflitto interiore che aveva improvvisamente ammutolito Sua Maestà, la ragazza si sforzò di ritrovare la voce, fissandolo con nuova preoccupazione. «Takumi-sama...? Cosa vi turba?»

   Il suo signore si concesse ancora qualche attimo di riflessione prima di domandare: «Akira... perché siamo giunti a questo punto?»

   Spiazzata, lei non seppe rispondere.

 

Quella sera, come d'abitudine, aveva accompagnato l'Imperatore nei suoi appartamenti e, soffrendo lui di una malattia che non gli consentiva di stare in piedi da solo benché non fosse paraplegico, lo aveva aiutato ad alzarsi dalla sedia a rotelle su cui era costretto per lasciarlo così sprofondare comodamente nelle morbidezze del suo enorme letto a baldacchino; pronta poi a prepararlo per la notte, la guerriera aveva tirato le sottili tende di organza attorno al talamo e si era seduta accanto a lui per aiutarlo a togliere gli abiti. Era la routine serale, quella, così che, se pure Akira non riusciva ad impedirsi di sbirciare più di quanto avrebbe dovuto il corpo del suo giovane Master, le veniva ormai naturale discorrere con lui di questo o quell'avvenimento mentre svolgeva il proprio lavoro di Otome.

   Sin dalle prime volte, a dire il vero, aveva avuto la strana, quanto legittima, sensazione che vi fosse qualcosa fuori posto in tutta quella faccenda: un re ed una serva non avrebbero dovuto guardarsi nel modo in cui facevano loro. Che fosse la mattina, quando lei lo aiutava a vestirsi, che fosse la sera, quando lo aiutava nel procedimento inverso, o, peggio, che fosse nei bagni reali, quando Akira aiutava Takumi a lavarsi la schiena, era un continuo rincorrersi di sguardi, uno spiarsi vicendevolmente con o senza gli abiti indosso. Sulle prime, la ragazza si era detta che fosse dovuto alla novità, all'aspetto avvenente del suo Imperatore, e, non in ultimo, all'insana idea che molti si erano fatti del rapporto fra Master e Otome - moltissimi giovani di buona famiglia, infatti, gongolavano dinanzi alla prospettiva di poter avere un giorno una fanciulla illibata che si prendesse cura di loro in tutto e per tutto, e che fosse costretta ad obbedire ad ogni loro ordine, a meno che non pretendessero quanto di più importante ella avesse al mondo, e cioè la verginità che nessuna Otome poteva permettersi di perdere.

   Col tempo, però, la convinzione di Akira aveva cominciato a vacillare: almeno lei, dopo avere trascorso giorni e notti interi accanto al suo signore, poteva giurare di non essere più guidata dal semplice desiderio, bensì da una passione ben più profonda, alimentata anche dal rispetto, dalla fiducia e dall'affetto che continuavano a crescere fra loro. Non potendo tuttavia trovare conferma circa i sentimenti del suo Master, né tanto meno appagamento fisico fra le sue braccia, l'unica cosa che aveva potuto fare fino a quel momento era stata quella di tacere e, a volte, con immensa vergogna, di ricercare un minimo di piacere da sola, mentre i suoi pensieri volavano a lui.

   E poi, quella sera, Takumi le aveva chiesto di dormire nella sua stanza. Non che fosse la prima volta che avanzava una simile richiesta, dal momento che Akira gli teneva compagnia quando il ragazzo si sentiva poco bene o quando qualcosa agitava il suo animo; si assopivano insieme e si ridestavano insieme. Quella notte, però, il giovane aveva posto la sua domanda mentre lei gli sfilava la camicia di dosso e lui le bloccava le mani per stringerle con gentilezza fra le sue. I loro occhi si erano quindi incrociati una volta di più, e tanto era bastato per vincere la distanza non solamente fisica che vi era fra loro: le labbra dell'uno cercarono freneticamente quelle dell'altra, trovandole e schiudendole senza incontrare la minima opposizione.

 

«Akira...» riprese Takumi, carezzandole il ventre nudo dopo averla liberata dall'imbarazzante sensazione di sentire qualcosa dentro di sé nel bel mezzo di un discorso serio. «Tu... non fai questo perché sono io a chiedertelo, vero?»

   La Otome inarcò le sopracciglia scure con fare stupito, la linea della bocca leggermente increspata verso l'altro. Un senso di calore invase il suo corpo, consentendole finalmente di rilassare i muscoli. «Vorrei potervi rispondere di sì,» dovette ammettere, la voce ancora malferma, «sarebbe certamente meno doloroso che avere un assaggio di ciò che vorrei e che invece probabilmente non potrò mai possedere...»

   «Perché no?» volle sapere lui, il cuore che, a quella parole, aveva preso a battere in petto con una forza che non gli era propria.

   Non avendo più alcun senso continuare a tenerlo segreto, Akira raccolse tutto quel coraggio che aveva fatto di lei una Otome, e continuò a fissarlo negli occhi, splendenti di una luce che non si poteva ricollegare a quella del lume. «Avevo sentito dire che prima o poi tutte noi ci saremmo imbattute nel più difficile bivio della nostra vita, qualora avessimo incontrato una persona speciale. A me, pare, è capitato soltanto ora, quando non mi è più consentito alcun ripensamento circa la mia scelta di diventare la vostra Meister» iniziò a spiegare con un tono che tradiva sempre più la sofferenza del suo cuore. «Non mi pento di essere qui a Chaldea per servirvi, Vostra Maestà, né tuttavia riesco a farlo per essere qui, ora, insieme a voi... Dio solo sa quanto l'ho desiderato...» Tacque per un solo attimo, come avesse bisogno di riprendere fiato; ma non appena si accorse che Takumi era sul punto di prendere parola, si costrinse a continuare, alzando appena la voce per darsi un tono quasi autoritario. «Voi avete bisogno di una Otome, ed io non ho la minima intenzione di lasciare il mio posto ad un'altra donna.»

   Impressionato da quella presa di posizione, il suo signore le riservò uno sguardo quasi divertito. «Quale? Quello di Otome o di mia amante?»

   «Entrambi.»

   «E' un controsenso.»

   «L'amore stesso lo è.»

   «E ti lasceresti condurre da lui sino alle soglie della follia?»

   «Qualunque cosa pur di restarvi accanto.»

   Si chinò per baciarla ancora con maggiore tenerezza. «Allora non ti lascerò sola: ci abbandoneremo insieme a questo spietato dio che, più di quanto non faccia già la morte, falcia chiunque abbia la sfortuna di imbattersi in lui.»















Mioddio. Ultimamente mi vengono fuori solo fanfiction serie e/o crude. Non mi riconosco più. Argh.
Oltretutto, ogni qual volta mi ritrovo a scrivere qualcosa del genere, provo un senso di vergogna assurdo quando lo propongo ad altri perché, abituata ad avere idee leggere e spensierate, ho sempre il terrore che la gente possa trovare la fanfiction sciocca, banale, melensa o che so io. E considerato il fatto che in questi giorni sto attraversando anche un periodo in cui l'insicurezza la fa da padrona... forse dovrei evitare di pubblicare. O di scrivere. Non lo so. Il punto è che non riesco a mettere a tacere l'ispirazione, accidenti.
Mi odio quando sono in questa fase, mi picchierei da sola.
Tornando alla fanfiction, personalmente la trovo pesante, melensa e pomposa nel finale. Per non parlare del fatto che i personaggi non mi convincono del tutto (mi sono dovuta arrangiare con le scans inglesi del manga, quindi chissà se ci ho preso con l'IC). NicoDevil e AtlantisLux, però, mi hanno smentita dicendo che avrei dovuto pubblicarla lo stesso: ora sapete a chi dare la colpa.
Ringraziando le due cavie su citate e tutti coloro che si sono fatti due scatole enormi a leggere 'sto breve polpettone, vi rimando alla prossima, sperando di cuore sia un pelino più allegra. ^^;

Shainareth

P.S. Un grazie anche a Chiarucciapuccia, AlexielMihawk e Hinata_chan per avermi lasciato due righe alla precedente flash-fic. ^*^





  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > My HiME - My Otome / Vai alla pagina dell'autore: Shainareth