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Autore: ioia    10/01/2015    0 recensioni
Un intreccio di fatti precedentemente accaduti porta i bambini di una piccola e sperduta cittadina di campagna a commettere tragiche e irreversibili azioni. La nuova arrivata , timida e apparentemente scontrosa si inbatte traumaticamente nel loro misfatto e da allora per lei ci saranno solo paura e gesti estremi per cercare la salvezza.
Genere: Dark, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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15 giugno 2010

15 giugno 2010

 

Non erano arrivati nemmeno a metà lavoro per quanto riguardava gli scatoloni da svuotare ma Meredith si stupì dalla sua poca voglia e motivazione nell’aiutare i genitori. Certo traslocare dalla loro bellissima casa in città era stato un colpo duro per lei ma non aveva progettato di rimanere arrabbiata così a lungo . Quella sensazione fastidiosa di disagio però non ne voleva sapere di andarsene , specie dall’incontro con la nuova vicina, la “ non più signora Trenvont “… che seccatura.

Erano appena le dieci del mattino ma il sole picchiava forte , tanto che lo spiazzo d’erba su cui Meredith sedeva era diventato incandescente. La terra sottostante sembrava ribollire . Era tutto così innaturale; o forse era tutta colpa sua che non amava i cambiamenti , figurati quelli così radicali come trasferirsi in un altro stato, separata da un deserto da tutto ciò che conosceva. Vedeva tutto in maniera negativa.

Un’ora prima , all’ennesima richiesta di aiuto da parte della madre, Meredith era scappata dal giardino sul retro e poi via per i campi di grano fino ad arrivare ai margini di un piccolo boschetto dove si era stesa all’ ombra . All’ora dopo, il sole alzandosi si era portato via quella deliziosa ombra fresca.

Si alzò con l’intento di cercare riparo più in là così fece i primi passi nel nuovo territorio ignoto, il bosco.

Anni prima , subito dopo aver scoperto di essere stata adottata erano iniziate le sue esplorazioni; quando sentiva di non reggere più la tensione o la stanchezza si rifugiava sempre tra gli alberi dietro casa, alti, imponenti e rassicuranti . Non come quelli di adesso che gettavano ombre inquietanti ai suoi piedi nonostante la poca chioma giallastra. Li osservò a lungo chiedendosi con seria curiosità per quale motivo avessero quel colore malato. Si vede che il caro buon vecchio sole non risparmia proprio niente e nessuno.

 Attratta da forze invisibili continuò a camminare in una direzione che apparentemente la faceva inoltrare sempre di più nella foresta , ma in realtà stava andando verso le case alla fine della corte. Nessun suono apparte i suoi passi incerti, nemmeno un uccellino. Qualche foglia cadeva ogni tanto.

Si arrestò di colpo allarmata credendo di sentire qualcosa ma quel silenzio era così innaturale , assoluto, pesante che probabilmente le faceva brutti scherzi. Meredith , non lo avrebbe mai ammesso ad anima viva, ma era spaventata a morte. Quel senso di disagio si faceva più opprimente ad ogni passo ma non riusciva a fermarsi; aumentò la velocità fino a correre, poi di nuovo si fermò, questa volta sicura di quello che stava sentendo: una risata, voci sempre più vicine. Girò su se stessa cercando un nascondiglio sicuro ma oltre a quelli stupidi alberelli contorti non c’era niente in grado di coprirla.

 Le voci erano sempre più alte.

 Prese a correre verso destra  facendo più rumore del necessario. Se lei sentiva loro, loro sicuramente sentirono lei.

È così accadde .

Ci fu un intero minuto di perfetto silenzio nel quale Meredith cercò di capire da che parte andare . Senza neppure sapere perché , provava una paura terribile che le scivolava su e giù  all’altezza dello stomaco, mischiata ad  un senso di eccitazione , l’adrenalina a mille . Una minuscola parte di lei adorava quelle sensazioni.

Sentiva le voci sempre più chiare e vicine, ne distinse almeno tre, maschili. Continuò la sua corsa verso destra senza voltarsi nemmeno una volta; si sentiva esattamente come quel piccolo coniglio bianco che  un suo compagno di classe portò alle elementari. La bestiola era riuscita a evadere dalla sua piccola cella scatenando l’innocente crudeltà che solo i bambini possiedono . Fino a che quella piccola creatura non fu calpestata e tirata per le orecchie nessuno intervenne.

La ragazza ebbe chiara in mente l’immagine di quel soffice pelo bianco macchiato di rosso sapendo che quello stesso trattamento sarebbe toccato anche a lei, se non di peggio. Alla sue sinistra intravide una grossa sagoma scura, una capanna di quelle che usano i cacciatori , tutta ricoperta di rami,  foglie e rampicanti.

Sentiva i passi degli inseguitori sempre più vicini ma  era quasi arrivata alla capanna. Allungò una mano per scostare il telo che copriva l’entrata, sicura che ce l’avrebbe fatta ma non si rese conto che i nemici erano alle sue spalle.  Si sentì afferrare forte per i lunghi capelli e stupidamente pensò a quando sua madre aveva cercato di farglieli tagliere a forza ma lei era scappata.

Gridò e si girò di scatto mulinando entrambe le braccia, mani chiuse a pugno, per cercare di colpire l’altro che prontamente mollò la presa sui suoi capelli ma le prese entrambi i polsi.

-E sta ferma, cazzo!- la tenne ferma con la mano sinistra mentre con la destra cercò di colpirla.

Spaventata, Meredith chiuse gli occhi e si preparò al dolore, ma questo non venne. Ne aprì lentamente uno poi l’altro.

 Il ragazzo , tenendola saldamente , si era voltato verso i suoi compagni che venivano verso di loro. Una decina di ragazzi più o meno della sua stessa età più due che sembravano non averne nemmeno quattordici di anni. Quello che l’aveva presa era il più alto e imponente di tutti ma a parlare fu il secondo arrivato , aveva l’aria di essere più grande degli altri, almeno vent’ anni.

-Chi sei?- senza guardarla, ancora con il fiato grosso , si frugò le tasche in cerca di una sigaretta. La trovò e l’accese con impazienza. Sembrava uno di quei tipi che non trovano mai posa , nervosi ma che sanno il fatto loro.

Lei non rispose  non sapendo cosa fosse più saggio fare: mentire o dire la verità. Alla fine non aveva fatto nulla di male , era semplicemente andata a fare una passeggiata nel bosco dietro casa; come poteva sapere che quello era territorio della loro banda?

 Si sentì meglio. Aprì la bocca per parlare ma non fece in tempo che uno dei ragazzini più giovani disse – è quella che si è trasferita nella casa dei Johns -.

Il ragazzo grande lo guardò distrattamente poi concentrò la sua attenzione su Meredith, si avvicinò a lei – è vero? Sei la nuova arrivata?-le soffiò il fumo in faccia mentre quello grosso continuava a tenerla ferma. Lei girò la testa di lato e  infastidita dal gesto sputò fuori la risposta con un ringhio .

-Si-

-Si eh… e che ci faceva una signorina per bene come te nel bosco tutta sola?- era così vicino che il puzzo della sua sigaretta la stava intossicando. Tossì senza neppure voltare la testa ma lui non sembrava esserne infastidito .

Sorrise.

-Mi sono persa… stavo facendo una passeggiata e poi voi avete preso ad inseguirmi- lo guardò dritto negli occhi, sfidandolo, ma lui non le diede alcuna soddisfazione. Anzi, continuando a sorridere si allontanò di un passo e si rivolse all’altro – Lasciala andare.- e questo obbedì senza esitazione.

Le andò vicino e mettendole una mano dietro al collo la fece girare in modo da trovarsi di fronte alla capanna.

- Devi capire che tutta questa zona- allargò il braccio sinistro- è mia. Capisci? Qui comando io. Quando siamo nella corte possiamo pure giocare a fare i bravi bambini ma questo è territorio del mio branco. Capisci?- si abbassò su di lei  rimasta impietrita da quelle gelide dita intorno al proprio collo. Annuì senza riuscire a guardarlo negli occhi perché appena lui l’aveva toccata la morsa allo stomaco era tornata e adesso voleva solo non essere mai entrata in quel bosco malato.

- Molto bene. Se ti becco ancora vicino a questa capanna giuro che ti faccio pentire di essere venuta non solo nella mia corte ma anche in questo stato. Hai capito?- il tono era freddo, metallico e meccanico ma il sorriso era anche peggio. Sembrava un pazzo appena scappato dal manicomio.

 Meredith prese a tremare e sentì gli occhi farsi sempre più lucidi, ma non voleva piangere davanti a quelli. Si morse l’interno di una guancia e annuì. Ma lui non mollò la presa, la condussero in silenzio verso dove era venuta con tutto il branco a seguirli. Al margine del bosco la spinse in avanti e non scomparvero fino a che lei non percorse il campo di grano e si ritrovò nel proprio giardino senza rendersi nemmeno conto di come avessero fatto le sue gambe a muoversi senza l’impulso della gelida mano sul collo.

Quella notte avrebbe sognato dieci lupi che riempivano la sua bianca pelliccia di sangue.

 

 

 

 

-Pensi che abbia visto qualcosa?-

 

Dopo averle dato una spinta in avanti la guardò allontanarsi prima di rivolgere la sua attenzione alla domanda dell’altro ragazzo.

-Penso che dopo oggi si sia dimenticata persino il suo nome. - aspirò una boccata di fumo e senza esitazioni si girò per andarsene lasciando l’altro ancora a guardare il campo di grano. Ma  non senza aggiungere - Muovi il culo Jesse.- e insieme, Alpha e Beta si congiunsero al branco.

  
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