Capitolo 1- Il mondo degli
Spiriti
Mani
intrecciate, occhi negli occhi, il portale intorno a loro, la strana sensazione
di calma e serenità che provavano quando erano da sole.
Volevano staccare dalla vita in Città della Repubblica, volevano dimenticarsi
dei loro ruoli e dei loro problemi per qualche tempo.
Alla ricostruzione degli edifici ci avrebbero pensato altri, mentre la pace era
ormai ritornata: nessuna delle due era necessaria momentaneamente. Questi erano
i loro pensieri al matrimonio di Varrik e Zhu Li, ma una volta arrivate lì,
davanti alla porta per il mondo spirituale, i loro pensieri cambiarono.
Volevano soltanto stare un po’ insieme, per capire cosa era successo al loro
rapporto, perché di cose ne erano accadute: da che litigavano per Mako al chè
ora non potevano fare a meno l’una dell’altra, i tre anni di assenza di Korra
erano stati distruttivi per entrambe, anche se cercavano di nasconderlo. Ormai
avevano capito che quella che condividevano non era più una semplice amicizia,
ma quel loro rapporto unico si era trasformato in amore.
Erano
arrivate nel mondo degli spiriti, con i visi a pochi centimetri di distanza,
gli occhi ancora fissi in quelli dell’altra e le mani ancora unite.
Nessuna delle due aveva il coraggio di muoversi da quella posizione, temendo
che l’incantesimo si sarebbe spezzato, quando un piccolo coniglio volante
arrivò. L’esserino, del tutto simile a Bum-Ju, abitante di quel mondo
inesplorato, si poggiò sulla testa dell’Avatar e causò lo scoppio di una risata
da parte di Asami, provando a mangiare i capelli di Korra: dopo poco tempo,
capendo che non erano commestibili prese il volo e le due, dopo essersi
guardate per un secondo, si misero ad inseguirlo ridendo.
La dominatrice riuscì a riafferrarlo e se lo mise sulla spalla e la bestiolina,
dopo un attimo di paura si tranquillizzò.
Le due ripresero a camminare mano nella mano, guardandosi intorno con gli occhi
lucidi di emozione. Erano lì, insieme, a godersi quel mondo dove non c’era
nessuna preoccupazione, a godersi la compagnia che si facevano a vicenda.
Troppo prese dal momento per parlare, troppo immerse in loro due.
Ad un certo punto il coniglio volante volò via nuovamente e questa volta l’Avatar e l’ingegnere lo
lasciarono andare.
-Allora,
cosa vuoi vedere Asami?-chiese Korra ad un certo punto
-Non ne ho idea, qualcosa di stupefacente.-
La più piccola ci pensò su, prima di spalancare gli occhi e sorridere,
stringendo la mano dell’altra con più forza e iniziando a correre.
-Ehi Korra cosa stai…?!- la corvina si interruppe quando la ragazza dai capelli
castani si girò verso di lei continuando a sorridere come una bambina. Avrebbe
dovuto fidarsi di lei e correrle dietro, come già faceva da molto tempo.
Corsero ridendo per cinque minuti, prima di arrivare in un campo di fiori viola
a gambo lungo.
La non dominatrice guardò incuriosita l’Avatar , che guidò la sua mano fino a
farle toccare un petalo dei fiori: questo prese a muoversi e Asami ritrasse
spaventata la mano, mentre Korra rideva osservando il fiore tramutarsi in una
farfalla e volare via.
Prese ancora la mano della più grande e iniziò a correre in mezzo a quella
distesa viola, dove ogni fiore volava via al loro passaggio, prima di buttare
se stessa e l’altra ragazza per terra e scoppiare a ridere, guardando le
farfalle.
L’ingegnere però si perse quello spettacolo, continuando a fissare la più
piccola e avvicinandosi lentamente a lei, alla sua risata perfetta; quella si
accorse della vicinanza e arrossì, ricambiando lo sguardo.
-Korra,
devo dirti una cosa.- disse con tono serio la corvina.
-Non p-puoi farlo più tardi?- le chiese l’altra, capendo dove questo discorso
sarebbe andato a parare, ed imbarazzandosi.
-No. È da troppo tempo che aspetto, non chiedermi di farlo ancora.-
La castana, rossa in viso, annuì facendola parlare.
-Non posso aspettare, è già la seconda volta che rischi di morire da quando me
ne sono resa conto e non voglio rischiare di perderti senza avertelo detto.
Perché mi farebbe sentire stupida.- fece un grosso respiro e le si avvicinò,
mettendosi sopra di lei per guardarla meglio negli occhi, arrossendo
leggermente -Io, ecco, mi sono accorta di una cosa tre anni fa. E avrei tanto
voluto dirtela prima, ma tu stavi male, poi sei scomparsa e dopo ancora c’è stato
il casino di Kuvira, la morte di mio padre… non mi è sembrato il momento
adatto.-
L’Avatar deglutì, sgusciando da sotto di lei e rialzandosi, mentre degli
spiriti si avvicinavano a loro. Si grattò la base del collo e continuò a
guardare l’altra.
Asami si alzò e si avvicinò a lei, lentamente.
-Korra, io ho paura di perdere te più di chiunque altro. Se ti fai male mi
preoccupo terribilmente. Quando… quando eri scomparsa nel mondo spirituale,
alla fine della battaglia, io pensavo tu fossi morta. Non riuscivo neanche a
cercarti come si deve, non perlustravo ogni angolo del robot o della radura,
non gridavo il tuo nome. Ero… io ero scioccata. Non mi capacitavo che tu non ci
fossi.- Asami si fermò per poco tempo, iniziando a piangere e Korra,
spalancando gli occhi le si avvicinò velocemente abbracciandola. Non voleva che
piangesse da sola, ci sarebbe stata lei a sostenerla, sempre.
-Poi quando sei uscita dal portale con Kuvira mi sono sentita talmente
sollevata che sarei potuta morire.- si staccò leggermente dall’abbraccio per
guardarla negli occhi -Io… io ti amo Korra.-
Erano
ancora lì, immobili, a guardarsi negli occhi, la maggiore con le mani sulle
spalle dell’Avatar e questa con le mani sui gomiti dell’altra. La castana
abbracciò la corvina con forza. Sapeva che quelle parole erano vere, che Asami
le intendeva tutte, dalla prima all’ultima. In quei tre anni di lontananza
aveva pensato molto agli ultimi tempi con il Team Avatar, a come si erano
sviluppate le cose tra loro due. A cosa aveva fatto l’ingegnere per lei e si
era accorta di non considerarla più un’amica, ne una migliore amica. Voleva
tornare a Città della Repubblica per rivederla, ma le sue paure glielo hanno
impedito. Quando si sono finalmente riviste Korra ha capito cos’era quello che
provava, al momento del loro abbraccio, dove Asami si era tuffata tra le sue
braccia, e quando avevano litigato per la sua assenza. Aveva capito cosa
provava e cosa sentiva l’altra.
-Anche io Asami. Anche io ti amo, me ne sono resa conto non troppo tempo fa.-
le sussurrò all’orecchio, aggrappandosi a lei, prima di staccarsi per guardare
l’espressione felice dell’altra.
Non ci fu altro se non un abbraccio. L’avatar poggiò la testa sulla spalla
dell’ingegnere che la tenne stretta, con gli occhi chiusi, per godersi il calore
del corpo dell’altra.
Nessuna delle due voleva affrettare le cose, come avevano fatto con Mako. Si
sarebbero prese il loro tempo, perché ora ne avevano, in abbondanza.
Si
staccarono dall’abbraccio e ricongiunsero ancora le loro mani, continuando a
camminare in silenzio, osservando gli spiriti che le seguivano, prima di
fermarsi davanti ad un albero e mettersi al riparo per la notte. Asami stese
una coperta per terra mentre Korra prese un po’ di legna ed accese un
fuocherello per scaldarsi.
Si appoggiarono al tronco dell’albero e incominciarono a raccontarsi le cose
fatte durante i tre anni di separazione. L’ingegnere le disse le fasi della
ricostruzione della città, mentre l’Avatar la fuga da se stessa e l’arrivo da
Toph; quando la corvina venne a sapere cosa aveva passato l’altra, la strinse a
se. La castana sorrise e si accoccolò tra le sue braccia. Ripresero a parlare e quando il discorso andò
a finire sul padre di Asami, il sorriso della non dominatrice si spense e Korra
si girò per abbracciarla e cullarla leggermente. Era una ferita ancora aperta
che si sarebbe rimarginata con il passare del tempo.
Ci penserò io a consolarla nei momenti di sconforto, come lei ha fatto con me
dopo Zaheer. Voglio esserci sempre per lei, voglio essere una persona
affidabile a cui può chiedere aiuto pensò
l’Avatar.
Quando la ragazza si fu calmata, la dominatrice la fece stendere sul lenzuolo,
mettendosi vicino a lei e intrecciando le loro dita. Si addormentarono così,
vicine e con un sorriso sulle labbra.