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Autore: Lady Lazarus    11/01/2015    3 recensioni
(..) che cosa pretendi? che ci coccoliamo come due conigli? Io trovo molto bello questo maltrattarci insaziabile; è sincero dopotutto e producente. Ciascuno ha i suoi sistemi – noi siamo una bellissima coppia discorde, e il sesso – che dopotutto esiste – si sfoga come può.
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Urumi Kanzaki, Yoshito Kikuchi
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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(..) che cosa pretendi? che ci coccoliamo come due conigli? Io trovo molto bello questo maltrattarci insaziabile; è sincero dopotutto e producente. Ciascuno ha i suoi sistemi – noi siamo una bellissima coppia discorde, e il sesso – che dopotutto esiste – si sfoga come può.

 

 

 

-Svegliati, Kikuchi!-

Kikuchi trasalì e aprì di scatto gli occhi, trovandosi due grandi  occhi di diverso colore ed il sorriso malizioso a tre centimetri dalla sua faccia.

 

 

-Kanzaki, m-ma cosa diavolo vuoi da me? Ti rendi conto di che ore sono?-

 

Si stropicciò gli occhi cisposi, ridotti a due fessure dalla miopia.

 Kikuchi era mezzo spettinato ed indossava un imbarazzante pigiama a righe verdi.

 

-Muoviti, dobbiamo aiutare Onitzuka a cercare Aizawa!- la voce di Urumi si fece più alta e stridula, ma era discontinua per le risate trattenute a stento.

 

 

- E non possiamo farlo domani con Murai e gli altri?!

Kanzaki, smettila di starmi addosso e sogghignare in quel modo... Anche tu non sei un bello spettacolo appena sveglia...-

 

Kikuchi socchiuse gli occhi furbescamente mentre la bocca si assottigliava e stirava lateralmente, al ricordo dello scherzo fattole in gita nel cuore della notte...

 

 

- Piantala e datti una mossa! Io so dov'è...-

Abbassò la voce, quasi non volesse farsi sentire da altri, sebbene nella camera di Kikuchi fossero palesemente da soli.

 

Kikuchi si alzò con poca convinzione e solo in quel momento realizzò che, nonostante tutto, Kanzaki era una RAGAZZA e non poteva cambiarsi davanti a lei.

 

 

- Ho capito , me ne vado. Ti aspetto giù-  e di colpo Urumi sparì dalla stanza con lo stesso guizzo repentino col quale era comparsa.

 

 

Gli aveva letto nella mente, cavolo. Kanzaki aveva questo dono tremendamente affascinante, che  metteva Kikuchi enormemente a disagio.

Non avevano bisogno di parlare.

 

Si gettò un po' d'acqua fredda sul viso e sbirciò che erano le tre. Si vestì alla bell'e meglio e raggiunse Kanzaki sbadigliando.

 Lei, invece, sembrava fresca e pimpante, quasi dovessero semplicemente andare a lezione.

Di cosa viveva, quella strana ragazza? Non dormiva, non mangiava, aveva sempre una strana espressione di sfida stampatale sul volto. Davanti a quell'enigma la razionalità  di Kikuchi era inevitabilmente destinata a crollare.

 

 

-Dimmi cosa hai in mente...- chiese Kikuchi con tono seccato.

 

 

-Credo di sapere dove si trovi... E dobbiamo trovarla prima che Onitzuka si costituisca alla polizia...-

 

 

- Mi chiedo perché lui voglia salvarla, è davvero un'idiot..-

 

 

- Cosa ne sai tu di LUI! - urlò Urumi con impazienza.

 

Che strano, era successo qualcosa? Kikuchi non riusciva a capire.

Il nervo scoperto.

Ma vedeva che Urumi continuava a tremare a denti stretti  come un piccolo cucciolo ferito, con una strana scintilla che splendeva sia nell'occhio glauco che in quello torbido. Si era accorto solo ora dello stato di agitazione in cui versava, e che faceva di tutto per dissimulare col suo risolino nervoso.

 

Kikuchi abbassò lo sguardo, meglio non fare domande.

Il punto era che Kanzaki non viveva, ma bruciava di continuo. Lui si era già  ustionato una volta, quella volta che...ah no, basta a pensare alle ragazze. E poi Kanzaki, si ripeteva, non era una ragazza, ma un alieno biondo e sensuale pronto a risucchiargli le gonadi, per il puro piacere di vivisezionarle.

 

 

***

 

 

Camminavano di fianco, in silenzio; l'asfalto era bagnato e rilucciccava delle poche luci rimaste ancora accese. Uno-due, uno-due, Kikuchi notò che i loro passi erano sincronizzati, si sentiva solo il loro cupo rimbombo. O forse era Kikuchi che si adattava all'andatura di Urumi, un esile soldatino di latta al fianco della dea dalla lunga chioma.

 

- Sai - interruppe lei - io e Aizawa ci conosciamo molto bene...AHAHAHAH... So che potresti rimanerci male ...-

 

 

- E perché scusa?- Era davvero irritato. Quella lì credeva di sapere troppo e  per Kikuchi il mistero era la sua unica protezione.

 

 

- Ma dai, sappiamo tutti della tua cotta per Miyabi, la "dolce" Miyabi dalle chiome blu...AHAHAHAH… Povero Kikuchi, il blu e' un colore caldo!-

 

 

-Finiscila, Kanzaki, non sei divertente!-

 

 

- Oh, guardate come diventa rosso il nostro genietto dell'Istituto Seirin, lui tutto riservato e precisino e... Kikuchi? Dove sei? KIKUCHI??? KIIIIKUCHIIIII-

 

 

Kikuchi era scomparso all'improvviso, PUFF.

 

 

Urumi iniziò ad agitarsi, il candore lunare del suo volto venne sporcato da chiazze rosse, ebbene sì,  anche lei era umana.

Kikuchi si era offeso? Aveva insistito troppo?

Urumi non faceva che voltarsi di scatto in tutte le direzioni per avere una panoramica a 360 gradi della strada male illuminata, non sapeva cosa fare, respirava a fatica. Non voleva ferirlo, cavolo. Forse era il caso di urlargli che le dispiaceva e che si scusava, sicuramente non era andato troppo lontano,  l'avrebbe sentita e...

 

Kikuchi era di nuovo IMPROVVISAMENTE alle sue spalle, solita faccia atarassica da notiziario della sera.

 

 Urumi sobbalzò, gli occhi sgranati tradivano che si era spaventata.

 

 

-...che razza di imbecille!-

 

 

- Allora hai paura di restare sola, eh? Come sospettavo, sei la peggior nemica di te stessa, eppure ti diverti a tormentare gli altri...-

 

Kikuchi scuoteva il capo, rassegnato.

Quel demone biondo arrivato nella Quarta Sezione  con i suoi 21 anni ed un Q.I. di 180 non era che una bambina terrorizzata dal buio.

Suscitava quasi tenerezza.

 

 

-Kikuchi, fossi in te starei zitto... O non vorrai - e la voce di Urumi si abbassò con cattiveria -… che domani l'istituto Seirin venga tappezzato da volantini      che iniziano con "Miyabi, mia cometa..."- stava sibilando come un serpente a sonagli.

 

 

- Ma è possibile che tu viva di minacce? Ti diverte così tanto tenere gli altri in pugno?

 Di questo passo continuerai solo ad essere odiata da tutti, almeno Aizawa ha le sue amiche...

 E poi non mi importa di quella stupida lettera, è passato tanto tempo...

 Fa' quello che vuoi. Mi domando solo come diavolo tu sappia-

 

-E qui ti volevo, mio caro!-

 

 Urumi quasi rideva dalla gioia del piccolo trionfo, la voce ancora più stridula, un'irritante cornacchia albina.

 

 

- Quello che stavo cercando di dirti è che in quel periodo hai avuto un'imbattibile rivale, mio povero Kikuchi...

  Sì sì,  proprio così,  adesso però non metterti a frignare! GNE GNE... Ahahahahahah-

 

 

Ma Kikuchi continuava ad essere imperturbabile, con quella espressione neutra  che Urumi odiava tanto....

 

 

Qualche secondo di silenzio

 

 Urumi sollevò la testa

 

 si schiarì la voce e

 

-…  Ero io … -

 

 

Vocali sapientemente strisciate sul continuo pannello del tempo, due lunghe minime che appesantivano il pentagramma.

 

CRACK! Maschera in frantumi.

 

Le multiple espressioni di sgomento di Kikuchi si riflettevano liquide nei mille frantumi.

Un sopracciglio era sfuggito al severo controllo del Super-Io, si arcuava incredulo e tremante, tendeva verso l'alto, quasi esitasse ancora a soccombere.

Un solo lungo secondo in cui era dato leggere il baratro oscuro dell'incertezza, il terrore di non aver previsto, spassionatamente calcolato e...BUM!

Saracinesca di nuovo chiusa, una nuova e composta maschera, tutti i muscoli facciali al loro posto.

Il varco si era chiuso, ma Urumi aveva visto. In realtà , per Kikuchi aveva già  vinto.

 

 

***

 

Ma cosa pensava veramente Urumi in quel momento? Gioiva di quella piccola vittoria?

 

In realtà , la piccola testolina bionda, tra miliardi di sinapsi sempre attive, pensava a ciò che era più inopportuno pensare (tipico di Urumi!)…

 

e cioè  che Kikuchi fosse TANTO, ma proprio tanto carino  in quell'istante

 - quasi fosse impresso per la prima volta su una lastra radiografica COSA provasse veramente -

e  nonostante lui facesse  DI TUTTO  per sembrare il contrario!

 

Un pensiero che tuttavia la irritava e tendeva a respingere con dispetto. Peraltro, sembrava che Kikuchi non se ne fosse mai accorto,  per fortuna...

Era meglio lasciar credere  che avesse un debole per Onitzuka,  per lo stupido biondo gigante dal cuore d'oro che riusciva a fare la cosa giusta anche  nel torto marcio...

 

Ma adesso si trovava lì, davanti a quel ragazzo esile ed enigmatico dall'espressione asettica, che si divertiva un sacco a far crollare.

 

Sarebbe stato molto più semplice abbracciarlo e, perché  no, provare a baciarlo (ricordava ancora come si faceva, no?).

Ma la semplicità è solo una complessità risolta, e ad Urumi mancava ancora parecchio anche solo per approcciarla.

 

Kikuchi era piantato davanti a lei, più o meno a venti centimetri, ed era visibilmente sofferente nel  non riuscire ancora a ricomporsi del tutto.

Bisognava coglierlo alla sprovvista, ecco il momento!

 Però a pensarci bene, era un po' troppo alto per provare a baciarlo, anche in mezza punta...Sarebbe sicuramente sembrata un'idiota!

E poi, non voleva costringerlo a fare una cosa che lo avrebbe imbarazzato perché sapeva che, in fin dei conti, Kikuchi era  un pochino attratto da lei, quel pochino che ti fa sentire in colpa mentre stai rifiutando, ma che non puoi fare a meno di allontanare.

 

La chimica tra Kikuchi ed Urumi era sempre stata incomprensibile.

 

Ma no, doveva mantenere il gioco, doveva continuare a fargli credere di essere preoccupata per Onitzuka, dato che fingere un interessamento per Aizawaera del tutto inverosimile.

Infatti Urumi odiava tutto ciò che fosse femminile, fatta eccezione per la sua di femminilità, che doveva regnare incontrastata.

 Per cui era più saggio continuare con quella sceneggiata, perché era pur sempre un modo per stare con lui da sola quella notte.

 

Forse aveva sbagliato a dirgli la storia di Aizawa, che era vera - per carità !- ma in qualche modo correlata sempre a lui (e questo non glielo avrebbe detto, ovviamente).

Ad Urumi non era mai importato un fico secco di Miyabi, ma sapeva che Kikuchi ne era innamorato. Per cui aveva provato a blandirla e quella gatta morta, da vanitosa che era, ci era cascata. Così facendo l'aveva allontanata da lui a suon di carezze, mielosi complimenti e toccatine, tutto abbastanza facile.

Magari era andata un po' oltre e ad Aizawa era piaciuto, si vedeva.

Che gran soddisfazione!

Urumi preferiva di gran lunga gingillarsi da sola, lei sola sapeva dove provava piacere, ma qualche volta – le dava fastidio ammetterlo- dovette cedere.

La storiella era andata avanti per un po', qualche festa, piccole trasgressioni nel bagno della scuola, tutto secondo copione.

Nel frattempo Kikuchi si era allontanato da Miyabi, dato che non poteva assolutamente permettersi di venire respinto (prevedibile!) , e finalmente Urumipoté finalmente scaricare la cagnetta. Fu abbastanza seccante, in realtà. perché le donne hanno la lacrima facile.

Nel caso di Aizawa, piangeva solo per l'orgoglio ferito, che ben presto si tramutò in astio.

Fine della storia.

Piccolo trionfo per Kanzaki.

 

Ma adesso Urumi era di fronte a Kikuchi, al Kikuchi vero con gli occhioni dolci e spaventati seminascosti dalle grandi lenti.

Era ancora più bello in effetti, le tremarono le gambe.

 Ma tanto era tutto inutile, pensò Urumi.

 In quel modo era solo riuscita a fargli di nuovo del male, un'altra occasione persa.

Avrebbe tanto voluto dirgli che lo aveva provocato con la storia di Aizawa solo per capire chi ci fosse dietro quel figurino tutto composto, così da poter abbracciare finalmente un ragazzo vero, e non un CAVEAU super-sigillato!

 

Invece preferì continuare a tacere.

Urumi aveva uno strano modo di comunicare (lei addirittura pensava di proteggerlo! ), e non si rendeva conto che stava facendo solo del male ad entrambi.

 

 

***

 

Fu Kikuchi ad interrompere il silenzio.

 

- Avevo saputo di questa storiella, ma credevo fosse una fesseria. Non per Aizawa, piuttosto per te...chissà  cosa avrai avuto in mente....- la sua voce era saggiamente ponderata, come sempre.

 

 

- Sì dà  il caso che la dolce Miyabi mi parlò di quella lettera, forse in un pomeriggio di aprile, se non ricordo male… Ero andata a casa sua con la scusa di fare i compiti... –

 Kanzaki continuava a sghignazzare mentre lanciava occhiate allusive. Quel ruolo le stava proprio a pennello, brava Urumi! Era pur vero che quello era stato un patetico tentativo di sviare il discorso, ma forse a Kikuchi era sfuggito.

 Adesso non tremava più.

 

 

- Non mi interessano queste situazioni da shojo, siamo qui per trovare Aizawa e non capisco dove tu mi stia portando. -

 

 

- Ma dai, non essere scontroso! Lo vedi quel parco giochi laggiù? Sicuramente Aizaw-

 

 

- Non so cosa ti sia successo stanotte, ma stai dicendo un mucchio di cretinate! Si vede da qui che non c'è nessuno!

 E poi, figuriamoci se una ragazza ricercata di omicidio si N-A-S-C-O-N-D-A in un parco giochi all'aperto dei quartieri alti!-

 

SBAM! Porta in faccia. Aveva ragione.

Urumi abbassò lo sguardo, per fortuna c'era la pesante frangia a nasconderle gli occhi.

Tutto il suo piano perfetto aveva trovato un intoppo, Kikuchi era troppo intelligente. 

Come giustificare quell'imbarazzante passeggiata nel cuore della notte? La sua intenzione era di condurlo al parco giochi dicendogli che era il posto dove lei e Aizawa si erano scambiate il primo bacio, ma quella copertura le sembrò del tutto insensata , non se la sentiva più di continuare.

E persino continuare a fare la parte dell'innamorata di Onitzuka aveva perso ogni credibilità ...

 

 

- Dai sediamoci almeno...- il tono di Kikuchi era più dolce, dalle sfumature comprensive.

 

Si sedettero su una panchina di pietra consumata, ad una buona distanza di sicurezza l’uno dall’altra.

Urumi continuava a tacere

 

-Non me la sono presa per la storia di Aizawa, è passato tanto tempo ormai, ero un ragazzino...

Sai, in questo parco ci vengo spesso quando non mi va di stare con la gente, metto le cuffie,  guardo lontano, anzi  non guardo proprio...tengo solo la  testa alta...-

 

- Lo so- disse Urumi in un soffio impercettibile.

 

Ma subito dopo arrossì incredibilmente e pregò il Dio in cui non credeva che Kikuchi non l'avesse sentita.

 

A quanto pare sembrava così, meno male.

 

- Credo che tra noi due sia tu quella ad avere un segreto...o meglio, una COTTA! - La bocca di Kikuchi si allargò in un grande sorriso, perché  quell'incomprensibile ragazza era riuscita di nuovo a suscitargli tenerezza.

 

Adesso non era più infastidito di trovarsi lì tre e mezza, stanco ed infreddolito. Neanche più pensava al fatto che Kanzaki avesse sferrato un colpo maestro alla sua amimica maschera, dal momento che ora era lei ad essere vulnerabile...

Doveva  tenerci davvero tanto a quel professore!

Di solito Kanzaki era fin troppo intelligente e quell'idea di trovare Miyabi in un anonimo parco giochi proprio non le rendeva giustizia.

 Magari era stata mossa dall’urgenza di salvare Onitzuka,  perché l'amore rende davvero stupidi...

 

Urumi invece era paralizzata,  non riusciva a parlare, non riusciva a pensare. Sentiva solo quei battiti pazzeschi, che provò a contare per ritrovare la calma. Settanta, settantuno, settantadue…

 

Lui non aveva capito, lei non era riuscita a farsi capire, eppure continuava a non trovare la forza per sbrogliarsi da quella situazione.

 

Lui aveva capito quanto era legata, ma non a chi. Forse andava bene così, perché chiarire il malinteso?

Già tremava al pensiero di essere  scoperta una seconda volta!

 

Kikuchi sapeva che lei era INNAMORATA, l’avrebbe presa in giro e… Oddio, che imbarazzo!

 

 

-Dovresti dirglielo, Kanzaki. Anche se riuscisse a tirarsi fuori da questa faccenda, lo sai com'è Onitzuka, non resisterebbe qui. Di sicuro, partirà -

 

 

- Lo so. E lo lascerò andare.-

 

Voce priva di inflessioni.

 

Ottantatré, ottantaquattro, ottantacinque...

 

 

 

Kikuchi aprì la bocca, stava per dire qualcosa, ma subito chiuse gli occhi e sospirò.

 Avrebbe voluto dirgli di non mollare, che forse Onitzuka sarebbe potuto restare qui con lei, che è brutto consumarsi nel rimpianto di non averci provato. Che l'amore va sempre urlato, anche contro chi non vuole sentire, che Onitzuka non avrebbe avuto alcun motivo per rifiutarla, che si stava negando una possibilità  di essere felice.

Ma credeva realmente in tutto ciò? In fondo, no.

Aveva lasciato andare Miyabi tempo addietro, adesso non era capace nemmeno di difenderla. E non se ne pentiva.

La verità  è che lui, Urumi, Miyabi, Onitzuka e tutti gli altri non erano che anelli di una lunga e pesante catena, che li teneva uniti, o meglio, vincolati, ma impediva loro di sovrapporsi, di combaciare.

 C'era sempre qualcuno avanti e qualcuno dietro.

E, quand'anche fosse accaduto il miracolo, ci sarebbe stata la pioggia, e con la pioggia la ruggine, e con la ruggine il lento sgretolarsi dei rapporti umani, col minimo rumore.

 

Di fronte a loro c’era un’altalena sghemba, che cigolò in quel momento riecheggiando nello stanzino vuoto del petto di Kikuchi, proprio in alto a sinistra.

 

Per cui meglio lasciare tutto lì, quella notte, in quel parco, su una vecchia altalena cigolante, all'ombra dell'insolita complicità che si era creata tra lui eUrumi. Che non era amore, siamo chiari, né si sarebbe probabilmente tramutata in una sottospecie di affetto (eppure sarebbe stato così bello...), perché c'era troppa paura di farsi del male, troppe maschere.

 

Sì,  Kikuchi ne era convinto, solo complicità , tutto qui…

 

Che poi, complicità  significa "allacciare con", è  pur sempre un legame - tra anime sofferenti.

 

Erano uguali,  loro due, soffrivano della stessa solitudine che si erano diligentemente creati attorno.

Per quanto spesso non si capissero, in fin dei conti provavano un unico malessere,  della stessa intensità , e forse era questo che li spingeva a cercarsi, il loro segreto.

 

 Kikuchi sorrise, gli venne quasi voglia di abbracciare quella strana ragazza! Ovviamente, non lo fece.

Ma per quella notte, almeno, si sentì meno solo.

 

***

 

L'unico pensiero di Urumi fu invece che avrebbe tanto voluto fare l'amore con lui in quel momento, là,  su quella panchina.

 E fu un pensiero che non la lasciò per tutta la notte.

Si sarebbe accontentata anche di un solo lungo abbraccio, perché fare l'amore lì era abbastanza complicato, o era Kikuchi ad essere abbastanza complicato, anche se....

 

Ma dato che sarebbero rimasti l'uno di fianco all'altra, come d'altronde era sempre accaduto , con lui perso nel suo mondo inaccessibile e lei persa nella contemplazione adorante di lui, tanto valeva  pensare a qualcosa che potesse riscaldarla, perché il golfino giallo era brrr troppo leggero.

 

 

 

 

   
 
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