(..) che cosa pretendi? che ci coccoliamo
come due conigli? Io trovo molto bello questo maltrattarci insaziabile; è
sincero dopotutto e producente. Ciascuno ha i suoi
sistemi – noi siamo una bellissima coppia discorde, e il sesso – che dopotutto
esiste – si sfoga come può.
-Svegliati, Kikuchi!-
Kikuchi trasalì e aprì di scatto gli
occhi, trovandosi due grandi occhi di diverso colore ed il sorriso malizioso
a tre centimetri dalla sua faccia.
-Kanzaki, m-ma cosa diavolo vuoi da me?
Ti rendi conto di che ore sono?-
Si stropicciò gli occhi cisposi, ridotti a
due fessure dalla miopia.
Kikuchi era mezzo spettinato ed indossava un
imbarazzante pigiama a righe verdi.
-Muoviti, dobbiamo aiutare Onitzuka a cercare Aizawa!- la voce di Urumi si fece più alta e stridula, ma era
discontinua per le risate trattenute a stento.
- E non possiamo farlo domani con Murai e
gli altri?!
Kanzaki, smettila di starmi addosso e sogghignare in quel modo... Anche tu non sei
un bello spettacolo appena sveglia...-
Kikuchi socchiuse gli occhi furbescamente mentre
la bocca si assottigliava e stirava lateralmente, al ricordo dello scherzo
fattole in gita nel cuore della notte...
- Piantala e datti una mossa! Io so dov'è...-
Abbassò la voce, quasi non volesse farsi
sentire da altri, sebbene nella camera di Kikuchi fossero palesemente da soli.
Kikuchi si alzò con poca convinzione e solo in
quel momento realizzò che, nonostante tutto, Kanzaki era una RAGAZZA e non poteva cambiarsi
davanti a lei.
- Ho capito , me ne vado. Ti aspetto giù- e di colpo Urumi sparì dalla stanza con
lo stesso guizzo repentino col quale era comparsa.
Gli aveva letto nella mente, cavolo. Kanzaki aveva questo dono tremendamente
affascinante, che metteva Kikuchi enormemente a disagio.
Non avevano bisogno di parlare.
Si gettò un po' d'acqua fredda sul viso e
sbirciò che erano le tre. Si vestì alla bell'e meglio e raggiunse Kanzaki sbadigliando.
Lei, invece, sembrava fresca e
pimpante, quasi dovessero semplicemente andare a lezione.
Di cosa viveva, quella strana ragazza? Non
dormiva, non mangiava, aveva sempre una strana espressione di sfida stampatale
sul volto. Davanti a quell'enigma la razionalità di Kikuchi era inevitabilmente destinata a crollare.
-Dimmi cosa hai in mente...- chiese Kikuchi con tono seccato.
-Credo di sapere dove si trovi... E
dobbiamo trovarla prima che Onitzuka si costituisca alla
polizia...-
- Mi chiedo perché lui voglia salvarla, è
davvero un'idiot..-
- Cosa ne sai tu di LUI! - urlò Urumi con impazienza.
Che strano, era successo qualcosa? Kikuchi non riusciva a capire.
Il nervo scoperto.
Ma vedeva che Urumi continuava a tremare a denti stretti
come un piccolo cucciolo ferito, con una strana scintilla che splendeva sia
nell'occhio glauco che in quello torbido. Si era accorto solo ora dello stato
di agitazione in cui versava, e che faceva di tutto per dissimulare col suo
risolino nervoso.
Kikuchi abbassò lo sguardo, meglio non fare
domande.
Il punto era che Kanzaki non viveva, ma bruciava di continuo. Lui si era già
ustionato una volta, quella volta che...ah no, basta a pensare alle ragazze. E
poi Kanzaki, si ripeteva, non era
una ragazza, ma un alieno biondo e sensuale pronto a risucchiargli le gonadi,
per il puro piacere di vivisezionarle.
***
Camminavano di fianco, in silenzio;
l'asfalto era bagnato e rilucciccava delle poche luci rimaste
ancora accese. Uno-due, uno-due, Kikuchi notò che i loro passi erano
sincronizzati, si sentiva solo il loro cupo rimbombo. O forse era Kikuchi che si adattava all'andatura di Urumi, un esile soldatino di latta al fianco
della dea dalla lunga chioma.
- Sai - interruppe lei - io e Aizawa ci conosciamo molto bene...AHAHAHAH... So che potresti
rimanerci male ...-
- E perché scusa?- Era davvero irritato.
Quella lì credeva di sapere troppo e per Kikuchi il mistero era la sua unica protezione.
- Ma dai, sappiamo tutti della tua cotta
per Miyabi, la "dolce" Miyabi dalle chiome blu...AHAHAHAH… Povero Kikuchi, il blu e' un colore caldo!-
-Finiscila, Kanzaki, non sei divertente!-
- Oh, guardate come diventa rosso il
nostro genietto dell'Istituto Seirin, lui tutto riservato e precisino e... Kikuchi? Dove sei? KIKUCHI??? KIIIIKUCHIIIII-
Kikuchi era scomparso all'improvviso, PUFF.
Urumi iniziò ad agitarsi, il candore lunare del
suo volto venne sporcato da chiazze rosse, ebbene sì, anche lei era umana.
Kikuchi si era offeso? Aveva insistito
troppo?
Urumi non faceva che voltarsi di scatto in tutte
le direzioni per avere una panoramica a 360 gradi della strada male illuminata,
non sapeva cosa fare, respirava a fatica. Non voleva ferirlo, cavolo. Forse era
il caso di urlargli che le dispiaceva e che si scusava, sicuramente non era
andato troppo lontano, l'avrebbe sentita e...
Kikuchi era di nuovo IMPROVVISAMENTE alle sue
spalle, solita faccia atarassica da notiziario della sera.
Urumi sobbalzò, gli occhi sgranati tradivano che
si era spaventata.
-...che razza di imbecille!-
- Allora hai paura di restare sola, eh?
Come sospettavo, sei la peggior nemica di te stessa, eppure ti diverti a
tormentare gli altri...-
Kikuchi scuoteva il capo, rassegnato.
Quel demone biondo arrivato nella Quarta
Sezione con i suoi 21 anni ed un Q.I. di 180 non era che una bambina
terrorizzata dal buio.
Suscitava quasi tenerezza.
-Kikuchi, fossi in te starei zitto... O non vorrai - e la voce di Urumi si abbassò con cattiveria -… che domani l'istituto Seirin venga tappezzato da
volantini che iniziano con "Miyabi, mia cometa..."-
stava sibilando come un serpente a sonagli.
- Ma è possibile che tu viva di minacce?
Ti diverte così tanto tenere gli altri in pugno?
Di questo passo continuerai solo ad
essere odiata da tutti, almeno Aizawa ha le sue amiche...
E poi non mi importa di quella
stupida lettera, è passato tanto tempo...
Fa' quello che vuoi. Mi domando solo
come diavolo tu sappia-
-E qui ti volevo, mio caro!-
Urumi quasi rideva dalla gioia del piccolo
trionfo, la voce ancora più stridula, un'irritante cornacchia albina.
- Quello che stavo cercando di dirti è che
in quel periodo hai avuto un'imbattibile rivale, mio povero Kikuchi...
Sì sì, proprio così, adesso però non
metterti a frignare! GNE GNE... Ahahahahahah-
Ma Kikuchi continuava ad essere imperturbabile, con
quella espressione neutra che Urumi odiava tanto....
Qualche secondo di silenzio
Urumi sollevò la testa
si schiarì la voce e
-… Ero io … -
Vocali sapientemente strisciate sul
continuo pannello del tempo, due lunghe minime che appesantivano il
pentagramma.
CRACK! Maschera in frantumi.
Le multiple espressioni di sgomento di Kikuchi si riflettevano liquide nei mille
frantumi.
Un sopracciglio era sfuggito al severo
controllo del Super-Io, si arcuava incredulo e tremante, tendeva verso l'alto,
quasi esitasse ancora a soccombere.
Un solo lungo secondo in cui era dato
leggere il baratro oscuro dell'incertezza, il terrore di non aver previsto,
spassionatamente calcolato e...BUM!
Saracinesca di nuovo chiusa, una nuova e
composta maschera, tutti i muscoli facciali al loro posto.
Il varco si era chiuso, ma Urumi aveva visto. In realtà , per Kikuchi aveva già vinto.
***
Ma cosa pensava veramente Urumi in quel momento? Gioiva di quella piccola
vittoria?
In realtà , la piccola testolina
bionda, tra miliardi di sinapsi sempre attive, pensava a ciò che era più
inopportuno pensare (tipico di Urumi!)…
e cioè che Kikuchi fosse TANTO, ma proprio tanto carino
in quell'istante
- quasi fosse impresso per la prima
volta su una lastra radiografica COSA provasse veramente -
e nonostante lui facesse DI TUTTO per sembrare il
contrario!
Un pensiero che tuttavia la irritava e
tendeva a respingere con dispetto. Peraltro, sembrava che Kikuchi non se ne fosse mai accorto, per
fortuna...
Era meglio lasciar credere che
avesse un debole per Onitzuka, per lo stupido
biondo gigante dal cuore d'oro che riusciva a fare la cosa giusta anche
nel torto marcio...
Ma adesso si trovava lì, davanti a quel
ragazzo esile ed enigmatico dall'espressione asettica, che si divertiva un
sacco a far crollare.
Sarebbe stato molto più semplice
abbracciarlo e, perché no, provare a baciarlo (ricordava
ancora come si faceva, no?).
Ma la semplicità è solo una complessità
risolta, e ad Urumi mancava ancora parecchio
anche solo per approcciarla.
Kikuchi era piantato davanti a lei, più o meno a
venti centimetri, ed era visibilmente sofferente nel non riuscire ancora
a ricomporsi del tutto.
Bisognava coglierlo alla sprovvista, ecco
il momento!
Però a pensarci bene, era un po'
troppo alto per provare a baciarlo, anche in mezza punta...Sarebbe sicuramente
sembrata un'idiota!
E poi, non voleva costringerlo a fare una
cosa che lo avrebbe imbarazzato perché sapeva che, in fin dei conti, Kikuchi era un pochino attratto da lei, quel
pochino che ti fa sentire in colpa mentre stai rifiutando, ma che non puoi fare
a meno di allontanare.
La chimica tra Kikuchi ed Urumi era sempre stata incomprensibile.
Ma no, doveva mantenere il gioco, doveva
continuare a fargli credere di essere preoccupata per Onitzuka, dato che fingere un interessamento per Aizawaera del tutto inverosimile.
Infatti Urumi odiava tutto ciò che fosse femminile, fatta eccezione
per la sua di femminilità, che doveva regnare incontrastata.
Per cui era più saggio continuare
con quella sceneggiata, perché era pur sempre un modo per stare con lui da sola
quella notte.
Forse aveva sbagliato a dirgli la storia
di Aizawa, che era vera - per
carità !- ma in qualche modo correlata sempre a lui (e questo non glielo avrebbe detto,
ovviamente).
Ad Urumi non era mai importato un fico secco di Miyabi, ma sapeva che Kikuchi ne era innamorato. Per cui aveva provato a
blandirla e quella gatta morta, da vanitosa che era, ci era cascata. Così
facendo l'aveva allontanata da lui a suon di carezze, mielosi complimenti e
toccatine, tutto abbastanza facile.
Magari era andata un po' oltre e ad Aizawa era piaciuto, si vedeva.
Che gran soddisfazione!
Urumi preferiva di gran lunga gingillarsi da
sola, lei sola sapeva dove provava piacere, ma qualche volta – le dava fastidio
ammetterlo- dovette cedere.
La storiella era andata avanti per un po',
qualche festa, piccole trasgressioni nel bagno della scuola, tutto secondo
copione.
Nel frattempo Kikuchi si era allontanato da Miyabi, dato che non poteva assolutamente
permettersi di venire respinto (prevedibile!) , e finalmente Urumipoté finalmente scaricare la
cagnetta. Fu abbastanza seccante, in realtà. perché le donne hanno la lacrima
facile.
Nel caso di Aizawa, piangeva solo per l'orgoglio ferito, che
ben presto si tramutò in astio.
Fine della storia.
Piccolo trionfo per Kanzaki.
Ma adesso Urumi era di fronte a Kikuchi, al Kikuchi vero con gli occhioni dolci e spaventati
seminascosti dalle grandi lenti.
Era ancora più bello in effetti, le
tremarono le gambe.
Ma tanto era tutto inutile, pensò Urumi.
In quel modo era solo riuscita a
fargli di nuovo del male, un'altra occasione persa.
Avrebbe tanto voluto dirgli che lo aveva
provocato con la storia di Aizawa solo per capire chi ci
fosse dietro quel figurino tutto composto, così da poter abbracciare finalmente
un ragazzo vero, e non un CAVEAU super-sigillato!
Invece preferì continuare a tacere.
Urumi aveva uno strano modo di comunicare (lei
addirittura pensava di proteggerlo! ), e non si rendeva conto che stava facendo
solo del male ad entrambi.
***
Fu Kikuchi ad interrompere il silenzio.
- Avevo saputo di questa storiella, ma
credevo fosse una fesseria. Non per Aizawa, piuttosto per te...chissà cosa avrai avuto in
mente....- la sua voce era saggiamente ponderata, come sempre.
- Sì dà il caso che la dolce Miyabi mi parlò di quella lettera, forse in un
pomeriggio di aprile, se non ricordo male… Ero andata a casa sua con la scusa di fare i
compiti... –
Kanzaki continuava a sghignazzare mentre lanciava
occhiate allusive. Quel ruolo le stava proprio a pennello, brava Urumi! Era pur vero che quello era stato un
patetico tentativo di sviare il discorso, ma forse a Kikuchi
era sfuggito.
Adesso non tremava più.
- Non mi interessano queste situazioni da shojo, siamo qui
per trovare Aizawa e non capisco dove tu mi
stia portando. -
- Ma dai, non essere scontroso! Lo vedi
quel parco giochi laggiù? Sicuramente Aizaw-
- Non so cosa ti sia successo stanotte, ma
stai dicendo un mucchio di cretinate! Si vede da qui che non c'è nessuno!
E poi, figuriamoci se una ragazza
ricercata di omicidio si N-A-S-C-O-N-D-A in un parco giochi all'aperto dei
quartieri alti!-
SBAM! Porta in faccia. Aveva ragione.
Urumi abbassò lo sguardo, per fortuna c'era la
pesante frangia a nasconderle gli occhi.
Tutto il suo piano perfetto aveva trovato
un intoppo, Kikuchi era troppo
intelligente.
Come giustificare quell'imbarazzante
passeggiata nel cuore della notte? La sua intenzione era di condurlo al parco
giochi dicendogli che era il posto dove lei e Aizawa si erano scambiate il primo bacio, ma
quella copertura le sembrò del tutto insensata , non se la sentiva più di
continuare.
E persino continuare a fare la parte
dell'innamorata di Onitzuka aveva perso ogni credibilità ...
- Dai sediamoci almeno...- il tono di Kikuchi era più dolce, dalle sfumature
comprensive.
Si sedettero su una panchina di pietra
consumata, ad una buona distanza di sicurezza l’uno dall’altra.
Urumi continuava a tacere
-Non me la sono presa per la storia di Aizawa, è passato tanto tempo ormai, ero un
ragazzino...
Sai, in questo parco ci vengo spesso
quando non mi va di stare con la gente, metto le cuffie, guardo lontano,
anzi non guardo proprio...tengo solo la testa alta...-
- Lo so- disse Urumi in un soffio impercettibile.
Ma subito dopo arrossì incredibilmente e
pregò il Dio in cui non credeva che Kikuchi non l'avesse sentita.
A quanto pare sembrava così, meno male.
- Credo che tra noi due sia tu quella ad
avere un segreto...o meglio, una COTTA! - La bocca di Kikuchi si allargò in un grande sorriso,
perché quell'incomprensibile ragazza era riuscita di nuovo a suscitargli
tenerezza.
Adesso non era più infastidito di trovarsi
lì tre e mezza, stanco ed infreddolito. Neanche più pensava al fatto che Kanzaki avesse sferrato un colpo maestro alla sua amimica maschera, dal momento che ora era lei ad essere vulnerabile...
Doveva tenerci davvero
tanto a quel professore!
Di solito Kanzaki era fin troppo intelligente e quell'idea
di trovare Miyabi in un anonimo parco
giochi proprio non le rendeva giustizia.
Magari era stata mossa dall’urgenza
di salvare Onitzuka, perché l'amore
rende davvero stupidi...
Urumi invece era paralizzata, non riusciva
a parlare, non riusciva a pensare. Sentiva solo quei battiti pazzeschi, che
provò a contare per ritrovare la calma. Settanta, settantuno, settantadue…
Lui non aveva capito, lei non era riuscita
a farsi capire, eppure continuava a non trovare la forza per sbrogliarsi da
quella situazione.
Lui aveva capito quanto era legata, ma non a chi. Forse andava bene così, perché chiarire il malinteso?
Già tremava al pensiero di essere scoperta una seconda volta!
Kikuchi sapeva che lei era INNAMORATA, l’avrebbe
presa in giro e… Oddio, che imbarazzo!
-Dovresti dirglielo, Kanzaki. Anche se riuscisse a tirarsi fuori da
questa faccenda, lo sai com'è Onitzuka, non resisterebbe qui.
Di sicuro, partirà -
- Lo so. E lo lascerò andare.-
Voce priva di inflessioni.
Ottantatré, ottantaquattro, ottantacinque...
Kikuchi aprì la bocca, stava per dire qualcosa, ma
subito chiuse gli occhi e sospirò.
Avrebbe voluto dirgli di non
mollare, che forse Onitzuka sarebbe potuto restare
qui con lei, che è brutto consumarsi nel rimpianto di non averci provato. Che
l'amore va sempre urlato, anche contro chi non vuole sentire, che Onitzuka non avrebbe avuto alcun
motivo per rifiutarla, che si stava negando una possibilità di essere
felice.
Ma credeva realmente in tutto ciò? In
fondo, no.
Aveva lasciato andare Miyabi tempo addietro, adesso non era capace
nemmeno di difenderla. E non se ne pentiva.
La verità è che lui, Urumi, Miyabi, Onitzuka e tutti gli altri non
erano che anelli di una lunga e pesante catena, che li teneva uniti, o meglio, vincolati, ma impediva loro di sovrapporsi, di combaciare.
C'era sempre qualcuno avanti e
qualcuno dietro.
E, quand'anche fosse accaduto il miracolo,
ci sarebbe stata la pioggia, e con la pioggia la ruggine, e con la ruggine il
lento sgretolarsi dei rapporti umani, col minimo rumore.
Di fronte a loro c’era un’altalena
sghemba, che cigolò in quel momento riecheggiando nello stanzino vuoto del
petto di Kikuchi, proprio in alto a
sinistra.
Per cui meglio lasciare tutto lì, quella
notte, in quel parco, su una vecchia altalena cigolante, all'ombra
dell'insolita complicità che si era creata tra lui eUrumi. Che non era amore, siamo chiari, né si sarebbe
probabilmente tramutata in una sottospecie di affetto (eppure sarebbe stato
così bello...), perché c'era troppa paura di farsi del male, troppe maschere.
Sì, Kikuchi ne era convinto, solo complicità ,
tutto qui…
Che poi, complicità significa
"allacciare con", è pur sempre un legame - tra anime
sofferenti.
Erano uguali, loro due, soffrivano
della stessa solitudine che si erano diligentemente creati attorno.
Per quanto spesso non si capissero, in fin
dei conti provavano un unico malessere, della stessa intensità , e forse era questo che li spingeva a cercarsi, il loro segreto.
Kikuchi sorrise, gli venne quasi voglia di
abbracciare quella strana ragazza! Ovviamente, non lo fece.
Ma per quella notte, almeno, si sentì meno
solo.
***
L'unico pensiero di Urumi fu invece che avrebbe tanto voluto fare
l'amore con lui in quel momento, là, su quella panchina.
E fu un pensiero che non la lasciò
per tutta la notte.
Si sarebbe accontentata anche di un solo
lungo abbraccio, perché fare l'amore lì
era abbastanza complicato, o era Kikuchi ad essere abbastanza
complicato, anche se....
Ma dato che sarebbero rimasti l'uno di
fianco all'altra, come d'altronde era sempre accaduto , con lui perso nel suo
mondo inaccessibile e lei persa nella contemplazione adorante di lui, tanto
valeva pensare a qualcosa che potesse riscaldarla, perché il golfino
giallo era brrr troppo leggero.