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Autore: satakyoya    11/01/2015    2 recensioni
Ebe, una ragazza angelo, e Pan, un ragazzo demone. Lei del PARADISO e lui dell'INFERNO.
Dei pretendenti per i due protagonisti. Pretendenti non desiderati ma costretti a dimostrare il loro amore davanti a tutti e tutto.
due destini che si uniscono, una maledizione che rischia di dividerli. uno scontro che cercherà di unire i due mondi.
Ce la faranno nella loro impresa??? E poi, riusciranno a vivere insieme o saranno condannati a restare divisi da una forza superiore?? Chi sarà questa forza superiore?
Lo scoprirete solo leggendolo e se vi piace recensite!!
Genere: Romantico, Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
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Sono all’ultimo anno delle superiori all’istituto Hyounkoku. Sono alta, bionda, magra e ho gli occhi verdi. Mi chiamo Ebe. Ho visto camminare in strada un ragazzo di cui non conosco il nome. È carino, ma non ne sono attratta perché non mi sono mai stati simpatici i maschi, o forse solo perché non li sopporto. Non lo so con precisione, ma di certo ero sicura di una cosa: non sarei mai andata d’accordo con nessun maschio. Almeno fino a quel momento.
Era il primo giorno di scuola, ci doveva essere il saluto del preside alle 11:00. Arrivai a scuola in anticipo. Mi misi a sedere su una sedia e incominciai a leggere il mio libro di leggende. Una tra quelle mi incuriosiva particolarmente. Ma non ero riuscita ad arrivare alla terza riga che la mia attenzione venne attirata da dei passi che si avvicinavano e una voce che mi parlava.
“Scusa è libero qui?” disse lui.
Io lo guardai e gli risposi: “Sì, certo.”
“Posso sedermi?” mi chiese.
“Sì.” risposi io. Si chiamava Pan, aveva i capelli castani, era alto, magro e i suoi occhi erano attraenti e di color marrone. Non ne ero sicura ma, ebbi il presentimento che fosse lui il ragazzo visto per strada. Ripresi a leggere il mio libro e lui se ne andò  via lasciando lì i suoi oggetti. Tornò poco dopo e incominciò a parlarmi.
“Ciao io sono Pan. Mi sembra di averti già visto, credo l’altro giorno per strada. Sono certo che fossi tu. Vuoi diventare mia amica?”
Io lo guardai con aria un po’ seria mentre lui mi parlava. Feci finta di niente e tornai a leggere.
“Ehi! Sto parlando con te! Ti ripeto la domanda: vuoi diventare mia amica?”
 A quel punto era ovvio che sarei stata obbligata e rispondergli, quindi ci pensai un attimo e gli risposi di sì. Durante la lezione di matematica io ero seduta in prima fila e lui un po’ più lontano. Finite le lezioni io preparai la mia roba e andai via senza degnarlo di uno sguardo.
Il giorno dopo, mentre facevo le scale per andare in classe, una voce dietro di me mi disse: “Ehi! Buongiorno! Come stai?”
Era Pan che stava salendo le scale dietro di me in compagnia con un amico. Non gli risposi e a un certo punto mi prese la maglia ma, io mi arrabbiai e girandomi gli diedi un pugno in faccia così forte che cadde dalle scale. ci guardammo dritto negli occhi, poi mi girai e io salii le scale nel più completo silenzio.
Lui insistette e si mise davanti a me bloccandomi l’entrata.
“Fammi passare, per favore!” gli dissi con tono serio e gli occhi chiusi.
“No, se prima non mi saluti!” disse lui.
“Ciao. Ora lasciami passare.” gli dissi sempre con tono serio.
Sussurrò qualcosa all’amico e poi mi guardò: “Bene. Visto che mi hai salutato, ti lascerò passare.” Ma appena finii di pronunciare la frase, il suo amico si mise vicino alla porta, l’aprì di qualche centimetro, io feci un passo in avanti ma non riuscì ad entrare. A quel punto il suo amico mi prese per la maglietta e Pan si piazzò davanti a me e mi disse: “Esci con me oggi pomeriggio? Vorrei farti alcune domande.”
“Non posso! Ho già altre cose da fare! Devo andare a casa a prendere alcune cose e…” non feci in tempo a finire la frase.
“Ti accompagno io a casa!”
“No, grazie! Se faccio tardi sono guai.”
“Eddai!!”
“E va bene! Ma non oltre!!”dissi io solo per potermelo togliere di torno al più presto.
Finita la scuola Pan mi accompagnò a casa e camminai per strada con lui al mio fianco. Non mi andava di averlo con me e il mio atteggiamento con lui risultò freddo e distaccato, ma io feci finta di nulla.
Lui iniziò a farmi domande e cercai di rispondere senza dire poi molto su di me.
“Ti vedo distaccata. Non vai molto d’accordo con  i maschi, eh?”
“Esatto. Nessuno. A parte mio padre.”
“Com’è tuo padre? Che lavoro fa?”
“Pasticcere.”
Un po di silenzio e poi riprese: “E io ti sto simpatico?”
“Eh? No! Cioè.. ovviamente no!”
“Stai mentendo!”
“Non mento! Certo, sei simpatico… ma non il mio tipo! Questo è poco ma sicuro.”
“Ma un po lo ammetti. Oh.. beh! Comunque io invece te lo voglio dire. Tu mi piaci, non solo come amica.”
“Eh? Ma cosa ti passa per la mente? Hai la febbre per caso? Oh, beh… comunque io sono arrivata. Ci vediamo a scuola.” Ero contenta di essere arrivata a casa
Lui mi guardò cercando qualche altro argomento del quale parlare ma alla fine mi disse: “Ok. Ci vediamo.”
   
 
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