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Autore: ivomarianini    12/01/2015    0 recensioni
Un maniaco seriale che, nel nome dell'arte, si macchia di efferati omicidi. Riuscirà la polizia a far luce su questi casi decisamente anomali?
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Più o meno negli stessi istanti, una donna delle pulizie aprì una porta. E per poco non svenne. Una mezz'ora dopo, l'aula magna dell'Accademia di Belle Arti brulicava di poliziotti. L'ispettore capo Manuelli, avvertito tempestivamente, arrivò da solo. Il vice ispettore Paolucci infatti, era rimasto a coordinare le indagini al giardino di Boboli.
Accompagnato del rettore in persona, si diresse verso il grande tavolo in fondo alla sala. Al posto dei soliti appunti sparsi e tra due microfoni tristemente simili a ceri votivi, un corpo privo della testa spiccava biancastro sul legno scuro.
Il professor Mainardi, un uomo esile e dallo sguardo corrucciato, si fermò qualche metro prima.
“Mi dispiace ispettore, ma proprio non ce la faccio a guardare senza rabbrividire. Non riesco ancora a credere che qualcuno possa aver fatto una cosa simile”
Manuelli annuì comprensivo, quindi si avvicinò al tavolo.
Non si era sbagliato dunque. Identico in tutto e per tutto alla “statua” ritrovata a Boboli, il corpo giaceva sulla schiena, le braccia aperte e distese sul ripiano. Sul ventre, attaccato con del nastro adesivo, un foglio strappato da un'agenda. Indossando dei guanti in lattice, lo staccò con delicatezza spiegandolo dinanzi a se.

Io sono Dio.
Io vedo oltre le ideologie,
le menzogne, il sistema, la politica.
Io sono il bene
e sono il male.
Ciò che faccio non è perversione
o sadismo,
ma lo faccio perché sono
l'apice,
il faro che indica la vera via.
Io ho raggiunto la purezza,
sono gli altri a dovermi raggiungere,
non io a tornare nella polvere.
Questa vittima sacrificale,
questa peccatrice ignara,
rappresenta solo l'inizio di una nuova era.
Io l'ho deciso,
perché io sono
DIO.


L'ispettore capo ripiegò il foglio e se lo mise in tasca. Giunto alle soglie della pensione, non s'aspettava certo d'imbattersi in un killer seriale. Perché di quello, salvo clamorosi colpi di scena, e senza ombra di dubbio, si trattava. Era solo un giovane agente quando le cronache, con ampia enfasi, riportavano le “gesta” del mostro di Firenze e soci. Un periodo nerissimo per la comunità e per le forze dell'ordine in modo particolare. 
Tornando verso il rettore, fece un cenno al medico legale che, solerte, si avvicinò ai due.
“Non ho alcun dubbio che il corpo e la testa appartengano alla stessa persona ispettore. Naturalmente, potrò essere più preciso solo dopo aver effettuato l'autopsia”
Quando il medico se ne fu andato, e il corpo rimosso, Manuelli si rivolse nuovamente al rettore.
“Flora Pandolfi, cosa mi sa dire di lei?”

Il primo passo era stato fatto ormai, lasciato alle spalle, dimenticato. Paure, ansie e preoccupazioni erano del tutto svanite quando, in nome e per conto del supremo, aveva finalmente compiuto il suo primo sacrificio. Si sentiva bene, in pace con se stesso. Il motivo iniziale, pur ben inculcato nella propria mente, era passato in secondo piano di fronte all'estasi del gesto estremo. E sopratutto aveva provato piacere. Un piacere strano e sconosciuto, una sorta di accoppiamento senza sesso ma molto più gratificante e inebriante. Ora avrebbe dovuto stare molto più attento, di questo se ne rendeva perfettamente conto. Ma la nuova consapevolezza di poter pianificare con calma, sorretto dalla fede assoluta, lo confortò e spronò ad agire al più presto. Avvicinandosi al tavolo da lavoro, sistemò gli attrezzi in perfetto ordine, ognuno al loro posto. Quando ebbe finito si stese sul letto, senza preoccuparsi di spogliarsi. L'immagine della prossima vittima, nitida come non mai, gli apparve da sotto le palpebre socchiuse. 
Alzandosi di colpo, prese l'agenda e vergò, con furia ma altrettanta decisione, il proprio sermone.
   
 
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