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Autore: ShairaKrane    13/01/2015    4 recensioni
"Non tutti gli umani sono uguali, mi sento più vicina a voi Autobot che a loro" Disse Keira, guardandolo negli occhi con serietà. Il suo sguardo ambrato, era piuttosto intenso e luminoso.
"Perchè sei stata cresciuta da lui...ma cosa penseresti di me, se fossi stata allevata normalmente dai tuoi genitori naturali?" Lui rispose con cipiglio severo.
"Non lo so...ciò che credo fermamente, è che se tu fossi umano, ti amerei."
Lui cercò di non mostrare sorpresa.
"Ami sviare i discorsi, Keira. -Si ritrovò tuttavia a pensare.- Umano...perdonami. non vorrei esserlo. Ho sbagliato a fidarmi degli esseri di questo pianeta."
"Sbagliare...è umano, Optimus. Hai semplicemente seguito il tuo cuore...o scintilla, in questo caso."
Una storia un po' lunga, che spero di continuare ad un certo ritmo, ambientata tra la fine del Terzo Film e gli eventi principali del Quarto.
Con l'inserimento di un personaggio Original, il mutamento di uno vecchio e la presenza di quasi tutti quelli classici, spero possa essere una lettura piacevole.
Genere: Azione, Sentimentale, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bumblebee, Nuovo personaggio, Optimus Prime, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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In the end
As you fade into the night (oh whoa oh oh)
Who will tell the story of your life?


Aveva visto Optimus Prime cadere sotto i colpi di Lockdown. Aveva visto come anche Alphatron era stato trattato e come gli esseri umani, erano stati ingrati e crudeli con coloro che un tempo li salvarono.
Sarebbe dovuta essere lei, cinque anni prima, ad odiarli per ciò che era successo. Invece no, lei si era affezionata a loro, ai Transformers, più di chiunque altro.
Suo padre, i suoi amici, erano tutti cybertroniani. Non era dopotutto mai stata brava con i rapporti con le persone, proprio perchè conosceva Ratchet e Alphatron.
Loro sin da quella battaglia di cinque anni prima, erano tutto per lei. Era diventata una persona e ragazza forte, solo grazie a loro.
A volte ripensava ai suoi genitori naturali e si chiedeva se vedendola ora, sarebbero stati fieri di lei. Anche in quella situazione. Su uno dei maledettissimi tetti di uno dei grattacieli di Chicago.
Ammanettata e costretta a stare a vedere l'astronave di Lockdown discendere sulla sua testa, con i membri del Cemetery Wind, che si facevano beffe di lei.
Avrebbe dato tutto, per poter fare qualcosa per Optimus e suo padre. Per liberarsi e vendicarsi del trattamento riservato a loro e a lei.
Il sangue le ribolliva e teneva i pugni serrati. Non avrebbe perso per nulla al mondo la sua famiglia, non l'avrebbe permesso. Non di nuovo.
Guardava il cielo, con la frangia dei capelli corvini che le copriva gli occhi. Era malconcia, dopotutto non la stavano trattando nel migliore dei modi, resisteva anche allo stress psicologico che quegli uomini le volevano imprimere.
James Savoy, il leader degli uomini del Cemetery Wind, non perdeva mai tempo per insultarla e disprezzarla.
“Allora signorina, com'è sapere che il tuo caro paparino potrebbe essere morto? -Anche in quel momento, non perse l'occasione per farlo.- Tch, sono davvero disgustato. Ho perso una sorella per colpa di questi alieni e tu, addirittura dichiari uno di loro tuo padre!
Sei disgustosa, la delusione del genere umano.”
L'uomo l'afferrò per il collo della maglietta azzurra che stava indossando e la guardò negli occhi con ribrezzo e rabbia. Lei sembrò fredda, ma quando l'aria, smossa dal calare su di loro dell'astronave, scoprì dai capelli il suo viso, l'uomo vide finalmente il suo sguardo.
Pura ira e odio, erano disegnati nelle iridi ambrate della ragazza. Desiderio di vendetta e di riscatto, erano ciò che pulsava lei nelle vene insieme al sangue.
“Io ho perso i miei genitori cinque anni fa, nella battaglia di Chicago. Non solo una sorella. -Disse freddamente, con sicurezza nella voce.- ...loro mi hanno salvata...sono diventati la mia famiglia, per non farmi sentire sola.
Per aiutarmi ad andare avanti e ora...non permetterò che la feccia del genere umano possa parlare ancora a lungo di loro in questo modo!”
Si trovò quasi ad urlare quelle parole, mentre dall'astronave scendeva proprio Lockdown, con in mano qualcosa per gli esseri umani presenti.
Savoy, rimase sorpreso e spiazzato dalla tenacia della ragazza, ma allo stesso tempo, il suo disgusto aumentò soltanto.
“Traditrice.”
Le tirò uno schiaffo in faccia, più simile però ad un pugno, dato che lui utilizzò molta forza. Lei sentì il labbro creparsi e rompersi, per poi avvertire un liquido denso e dal sapore metallico, calarle nella bocca e scivolarle lungo l'angolo del mento.
Il sangue era bollente, lo sentiva scorrere lungo la pelle e ciò la fece imbestialire solo di più.
“Umani...-Lockdown si avvicinò a loro e tutti alzarono gli occhi su di lui.- Tralascerò ciò che ho visto, perchè ora niente più mi riguarda.
Ma il nostro contratto è concluso, io ho ottenuto ciò che volevo e voi...ecco il seme.”
Lasciò quell'oggetto a degli uomini addetti al recupero. Mentre questi lo posavano su un telo nero, Keira vide in lontananza una chioma bionda a bordo dell'astronave, che si nascondeva.
Riconobbe subito Tessa, tuttavia non disse niente, per non farla notare.
Lockdown si soffermò con lo sguardo su di lei e a quel punto Savoy parlò.
“Lei è una traditrice, so che non accetti umani a bordo...ma la porteresti con te?”
L'alieno fece un'espressione strana e una smorfia.
“Mi hai preso per uno che colleziona roba scadente?”
Si girò per andarsene e l'uomo lo fermò nuovamente.
“Non può fare da spuntino a qualche essere delle tue collezioni?”
Lockdown si fermò, pensieroso. Si era liberato in effetti dell'altra umana, dimenticandosi di dare del cibo a una delle bestie più feroci della sua collezione.
“Va bene, portatela a bordo e lasciatela ai miei sottoposti. Ci penseranno loro a lei.”
Savoy ghignò, guardando la ragazza con il mento ricoperto di sangue.
“Bye bye, dolcezza. Mi raccomando riempi la pancia dell'alieno che ti mangerà.”
I suoi uomini la scortarono, ma mentre stava passando lui di fianco, lei parlò.
“Stai molto attento...a essere troppo sicuri e a stare troppo in alto, prima o poi si precipita.”
Infine la portarono sull'astronave, ma sentì fin quando non ne varcò la soglia, gli occhi di quell'uomo su di sé.
 
In the end
As my soul's laid to rest
What is left of my body
Or am I just a shell?
And I have fought
And with flesh and blood I commanded an army
Through it all
I have given my heart for a moment of glory
(I gave it all)




Aveva paura, non avrebbe mai voluto morire divorata da qualcosa. Non poteva permetterselo! Doveva prima rivedere suo padre e Optimus, dire ad entrambi quanto volesse loro bene. Come anche agli altri.
Non tremava, il suo sangue era rimasto freddo, nonostante i sottoposti di Lockdown la legassero con delle catene ai piedi e la ponessero a testa in giù su una gabbia.
Sentiva i polsi liberi, ma ancora una volta era bloccata. Più provava anche a dimenarsi, più non riusciva a far niente.
Osservando le catene alle caviglie, notava come ci fosse quasi una serratura caratteristica. La testa le girava, per colpa dell'affluenza del sangue verso il labbro, che purtroppo in quella posizione andava verso il cervello, non a chiudere il taglio.
“Hn...se non faccio qualcosa...qui morirò prima che qualsiasi essere mi possa mangiare.”
Sotto di lei sentì un rumore metallico e sgranò gli occhi. La gabbia nascondeva un essere gigantesco con dei tentacoli, all'estremità dei quali, vi erano quasi delle lame. Fortuna di questi, solo uno era stato lasciato libero dai sottoposti di Lockdown. Ovviamente per poterla afferrare e nutrirsi.
Questi, dopo aver aperto la parte superiore della gabbia, se ne andarono. Sarebbero tornati più tardi a chiuderla.
“Non va bene, non va bene per niente!”
Gridò quasi, cercando di ragionare il più velocemente possibile. Intanto, il tentacolo dell'alieno tentò di agguantarla, ma lei dondolandosi sulle catene lo schivò.
Doveva trovare una soluzione! Alla svelta.
“Keira!”
Udì una voce familiare e guardando in basso, più in là della gabbia, vide Tessa.
“Tessa! Cerca un modo per tirarmi giù di q-” “E come faccio?? Non so niente di tecnologie aliene!”
Non fece nemmeno finir di parlare la mora, la quale anche si irritò subito.
“Cerca un qualche cazzo di interruttore, per la miseria!!”
Sbottò volgarmente, dato che la situazione non era delle migliori. Per sbraitare contro Tessa, non si accorse di un colpo del tentacolo mostruoso e spostandosi all'ultimo, questo la colpi poco sopra il seno.
La lama posta su di esso, le lacerò la maglia e parti di pelle, che presero a sanguinare.
“Me...merda...un altro afflusso...”
La testa le cominciò a girare.
Guardò verso la bionda, ma capì subito che lei non sapeva neanche dove guardare e che quindi sarebbe stata inutile!
“Tessa!”
Si udì all'improvviso una voce familiare, che però non consolò molto Keira, appesa a testa in giù. No, perchè apparteneva al ragazzo di quella bionda idiota a terra.
“Shane!!
Keira resisti! Vado da loro a chiedere aiuto!”
Disse entusiasta, senza capire la situazione in cui l'altra era.
“Brutta idiota che cazzo fa...ai....”
La testa iniziò a girarle tremendamente e, più di una volta, rischiò di perdere i sensi.
“N-no...non ora...sveglia Keira...rimani sveglia!”
Urlò.
Era adirata dentro di sé, ma non voleva piangere. Sarebbe stata una ragazza forte, si, forte come suo padre.
Guardò verso i propri piedi, dopo aver evitato un altro tentacolo e si portò una mano in tasca, a prendere qualcosa.
Ne tirò fuori una forcina malformata. Era la sua ultima speranza, avrebbe utilizzato quella per provare a forzare la serratura di quelle catene aliene.
“Ti prego...fa che funzioni.”
Fece forza sugli addominali che le dolsero e anche le caviglie, per le quali era appesa, ulularono di dolore.
Si morse il labbro dolorante e arrivò alle catene. Si tenne ad esse con una mano e con l'altra deformò la forcina in modo che potesse aderire al meccanismo interno delle catene.
Aveva già fatto una volta una cosa del genere, ma con la serratura di un'auto. Pregò con tutta sé stessa che funzionasse.
“Ti prego...hn...un...ultimo sforzo.”
Si udì un sonoro CLANG e la prima serratura serratura si aprì, facendo così in modo che anche una delle due catene mollasse la presa sulla sua caviglia destra.
Per non cadere si tenne con la mano che aveva serrato poco prima sull'altra catena e si mise finalmente dritta.
“Grazie al cielo...”
Doveva riprendere fiato, ma almeno così, il sangue non affluiva più verso il cervello e le permetteva di ragionare.
Purtroppo, il tentacolo di quel mostro, la colpi ancora di striscio alla schiena, facendola urlare ma fortunatamente non l'aveva toccata con la lama.
“D-Devo terminare.”
Si mise quindi con la forcina ad aprire anche l'altra serratura e fu in procinto di riuscirci, quando...
“Ehi tu lassù!- Guardò verso il basso e vide un uomo con i capelli neri, occhi azzurri e una cicatrice sulla guancia destra.-Ferma non muoverti! Vengo a prenderti!”
“Keira!”
Di fianco all'uomo comparve anche Crosshairs che lei riconobbe subito. Sgranò gli occhi, fece per urlare qualcosa, ma il mostro sotto di lei, tagliò la catena che le faceva da contrappeso e iniziò a precipitare.
Urlò, ma all'ultimo si sentì qualcuno sotto di sé, attutire la sua caduta, mentre la grata della gabbia si era finalmente chiusa.
Il mostro sotto di essa, batteva il tentacolo contro quelle parti in metallo.
“Per un soffio...”
Sospirò una voce che mai prima di allora, lei aveva avuto modo di sentire o meglio, l'aveva sentita solo attraverso un ricevitore. Aprì gli occhi e vide l'uomo di poco prima, sotto di lei.
“Tu...sei...- Lo aveva visto in auto con suo padre dalla KSI, era uno degli Autobot e ne aveva udito anche la voce mentre guidava suo padre in quel maledetto edificio. - Ironhide.”
Lo disse con un filo di voce e il cybertroniano in forma umana, si alzò con lei sostenendola.
“Piacere di conoscerti, Keira, giusto?”
Lei annuì dolorante.
“Tieni, mettiti questa.”
Lui si tolse la giacca, simile a un chiodo e gliela fece indossare, dato che a lei era rimasta solo la maglietta azzurra strappata, addosso.
Facendosi forza, riuscì finalmente a stare in piedi. Crosshairs preoccupato le si avvicinò e si inginocchiò a terra.
“Alphatron era preoccupato per te. Cosa ti è successo?”
Anche l'Autobot dalla carrozzeria verde, sembrava in pensiero in quel momento per lei. La vedeva sanguinare e nonostante non tenesse molto agli umani, gli dispiaceva.
Aveva fatto amicizia con Alphatron, di conseguenza si era affezionato anche a sua figlia.
“Più tardi ti racconto...ora dobbiamo trovare papà e Optimus, sono la missione primaria.”
Disse lei, con fare determinato. Purtroppo però nel fare un primo passo, barcollò e fu Ironhide a sostenerla.
“Fammi indovinare, sei una testa calda quanto Starscream, vero? -La guardò e sorrise beffardamente. Il buon vecchio Autobot, non si smentiva mai.- Non ti sforzare, sono andati gli altri a liberare tuo padre e Prime.”
Osservò il suo viso e un sorriso si disegnò anche a lei sulle labbra. Era felice di vedere facce amiche, non era ancora del tutto tranquilla, ma si sentiva troppo debole per pensare all'ira che aveva dentro, in quel momento.
Ironhide si mise in ginocchio e le fece cenno di salirgli in groppa.
“Cos-” “Non sei in grado di camminare con quelle ferite, per cui monta. Ti porterò in spalla.”
Keira era incredula e non se lo sarebbe mai aspettato, specialmente da un Autobot che conosceva solo per nome.
Tuttavia non protestò e avvolse da dietro il suo collo con le braccia, pesandosi su di lui. L'Autobot la sostenne senza alcuno sforzo e tenendole le gambe, prese a correre.
“Andiamo Crosshairs! Abbiamo disattivato i circuiti di ascese della nave, meglio trovare gli altri.”
L'altro sembrò borbottare, mentre lo seguiva correndo.
“Non serve che sia tu a dirmelo, vecchio!”
Osservò Keira sulla schiena di Ironhide, con la testa ciondolante. Non immaginava cosa le fosse successo fino a quel momento, ma continuava a dispiacersi per lei.
Non era mai stata scortese nei suoi confronti, per cui le portava rispetto.
“Ironhide! Fermo Keira è-” “Svenuta. Lo sento, ha smesso di muovere la testa proprio adesso.-precedette Crosshairs nel finire la frase.- Ha perso troppo sangue, anche per questo motivo dobbiamo trovare i nostri compagni alla svelta.
Ratchet ha fatto la scansione di un'auto medica degli esseri umani, per cui di sicuro avrà qualcosa per medicarla. Sbrighiamoci!”
L'altro non protestò ed insieme continuarono la corsa.
La ragazza, in realtà non era svenuta. La sua tenacia, faceva in modo che un minimo di coscienza le rimanesse.
Svenire avrebbe comportato non vedere suo padre, o peggio: farlo preoccupare. Nemmeno avrebbe potuto parlare con Optimus se fosse svenuta.
Doveva rimanere sveglia...per loro.
 
Born a saint
But with every sin I still wanna be holy
I will live again
Who we are
Isn't how we live we are more than our bodies
If I fall I will rise back up and relive my glory


“Non muoverti adesso! O una di quelle lame mi finisce in gola.”
“Scusa, mi si sta però arrugginendo il piede, non riesco a stare fermo...e guarda che siamo nella stessa situazione, quindi non muoverti nemmeno tu.”
I due enormi esseri metallici, stavano discutendo ormai da un po'. Nessuno dei due sapeva come uscire da quella situazione, ma specialmente: da quella gabbia.
Lockdown li aveva portati entrambi in quella parte di astronave e poiché non aveva gabbie libere, li aveva rinchiusi insieme.
Purtroppo però, le lame ai bordi di quella cella stretta, per loro, erano minacciose ad ogni loro movimento.
“Mai avrei pensato di finire rinchiuso in questo modo...specialmente con te, Prime”
L'ex-Decepticon, utilizzò un tono molto ironico nella voce. Ora come ora, era invece felice di essere alleato di quell'Autobot.
Alphatron era posizionato schiena contro schiena, con Optimus. Le loro caviglie erano legate l'una all'altra e tenute in alto, per farli rimanere a testa in giù.
“Nemmeno io, ma ormai sei un compagno d'armi. Non vedo perchè tu debba fare tutti questi problemi e- ti stai muovendo ancora!”
Una delle lame della gabbia, minacciava ogni volta la giugulare metallica del leader degli Autobot, che pertanto era costretto a lamentarsi.
Il suo cambio di voce sorprendeva Alphatron, il quale più di una volta era stato tentato a ridere, nonostante la situazione.
“Mi dispiace Optimus, ma non sono stato io a muovermi. Molto probabilmente l'astronave deve essersi fermata o qualcosa del genere. -Realizzò però dopo la prima parte della frase dell'altro.- Uh? Davvero lo pensi?”
Prime stava borbottando per l'assurda calma e ironia del compagno, ma gli rispose ugualmente con il suo solito tono composto.
“Si, perchè me lo chiedi? Cinque anni fa ti ho dato un'altra possibilità...e a quanto pare, l'hai sfruttata bene.”
Gli disse sincero, piegando leggermente la testa per vederlo con la coda dell'occhio.
Rimaneva sorpreso ogni volta che lo osservava, rivedeva infatti in lui Megatron, dato la sua somiglianza. Però notava ogni più piccola differenza da quel Decepticon.
I suoi occhi rossi, erano più tenui quando era serio e più luminosi quando parlava di qualcosa che lo emozionava.
Il suo più acerrimo nemico invece, li aveva sempre della stessa sfumatura e mai, in anni di battaglie, li aveva visti cambiare.
“Tu invece, Alphatron...cosa ne pensi di me?”
La domanda, colse l'ex-Decepticon in fallo. Rimase infatti sorpreso e ci impiegò qualche minuto, prima di formulare una frase.
“Prima che tu risponda, voglio saperlo...perchè nel caso non arrivasse nessuno da noi, almeno avrò qualcuno su cui far affidamento per parlare.”
Disse ironico. La sua ironia, strappò infatti un sorriso all'altro.
“Non pensavo che sapessi scherzare così bene, Prime. -Ridacchiò.- comunque...di te cosa penso? Hm...che sei troppo buono, un debole, uno che proteggendo gli umani rimarrà sempre alla loro stregua. -Optimus lo guardò male e lui scoppiò a ridere.- Non dirmi che hai creduto a una sola parola di queste?
Le avrebbe dette Megatron, non io. In realtà...penso che tu sia un grande Leader.
Ciò che tempo fa, tentai di essere io...provando in più modi a tradire il mio capo. Tuttavia...tu hai un qualcosa che ti permette di farti amare dai tuoi compagni e sottoposti, non so cosa sia. Però riesci ad infondere loro forza.
Se vacilli tu, lo fanno anche loro e...ti sono davvero fedeli.
Io ti invidio. Sei riuscito anche a conquistare mia figlia con il tuo senso dell'onore e la tua fierezza.
Qualsiasi cosa abbiano detto gli umani o i Decepticon sul tuo conto, non è mai stata vera.”
Optimus rimase sorpreso da quelle parole e sgranò gli occhi, fissando il vuoto per qualche minuto. La posizione non era delle migliori, ma riuscì a riflettere.
“Io non...avrei mai immaginato che tu mi rispondessi in questo modo. -La sua voce era bassa e incuriosiva Alphatron, il quale lo stava studiando.- Però...Keira...perchè l'hai nominata, cosa c'entra?”
Una risata roca, rieccheggiò per la sala dei trofei di Lockdown. La voce era quella del Decepticon, che sembrava davvero molto divertito.
“Come cosa c'entra? Optimus, mi meravigli. Non ti sei mai accorto di niente?” “Io cos-” “Mia figlia, in qualche modo, ha un debole per te.
Non l'ha mai nascosto, quando ti guarda ha un'ammirazione che non le ho mai visto nello sguardo. Ha sempre guardato alle persone forti, perchè ha sempre desiderato essere una di esse. Nonostante tu sia un cybertroniano, sei l'incarnazione dei suoi ideali e di ciò in cui ha sempre creduto.”
Per la prima volta in vita sua, il leader degli Autobot, il grande Optimus Prime, era rimasto senza parole.
La sua espressione non mostrava cambiamenti, ma il suo silenzio parlava da solo.
Quella ragazza lo aveva sempre incuriosito, sin dalla prima volta che l'aveva incontrata davanti a quel capannone, cinque anni prima. Non avrebbe mai pensato però, che avrebbe suscitato un tale interesse in lei.
“...non dovrebbe farlo.”
Calò il silenzio.
“Cosa stai dicendo, Optimus tu-” “Non deve legarsi a me. Le basti tu come esempio...io...la metterei solo più in pericolo.
E' una brava ragazza, deve provare sentimenti per un umano, non per un cybertroniano. Soprattutto ora, che questo pianeta, la terra: non ha più bisogno di noi.”
Disse freddamente, lasciando interdetto Alphatron, il quale non voleva credere a quelle parole e nemmeno Optimus...in cuor suo, voleva credere a sé stesso.
Non era un leader che abbandonava tutto! Non l'aveva mai fatto, aveva sempre lottato! Eppure...le parole degli umani...ancora gli facevano fremere la scintilla nel petto.
Non avevano più bisogno degli Autobot.
Avrebbero risolto i loro problemi da soli d'ora in avanti, anche quei creatori di cui Lockdown aveva parlato, non si sarebbero mai più interessati ai terrestri...o no?
“Dunque...tu e gli altri, lascerete questo pianeta se dovessimo uscire da questa situazione?”
Alphatron sentì la schiena di Optimus, contro la sua, irrigidirsi. Non sapeva cosa gli fosse stato detto, ma ora che era suo compagno, gli dispiaceva vederlo ridotto in quel modo.
Il suo carattere forte, il suo orgoglio, la sua forza? Dov'erano finiti?
“Svegliati Prime!-sbottò infine.- Non è questo l'Autobot che mi ha sempre tenuto testa e che mi ha fatto sputare spesso fluido vitale!
Dov'è colui che voleva addirittura sacrificarsi per non far ottenere il cubo a Megatron? Colui che dopo essere stato trafitto e creduto morto, si è rialzato e ha sconfitto grazie alla sua squadra me, The Fallen e Megatron in Egitto??
Dov'è il leader...che cinque anni fa, affrontò il suo stesso maestro traditore: Sentinel Prime?
Non ti sei mai fatto problemi a quei tempi, perchè dovresti fartene ora? Di umani contrari alla nostra esistenza, ce ne saranno sempre. Ma bisogna lottare e andare avanti, questa è la nostra casa ora...o almeno la mia...- Sorrise teneramente, il suo sorriso quasi non era adatto al suo aspetto burbero.- con la mia famiglia.”
Mormorò.
Il leader degli Autobot, sentendo le sue parole, ebbe un fremito lungo la schiena e il corpo metallico. Rimase sorpreso e non riuscì a capire.
Forse...era la sua scintilla a volergli comunicare qualcosa?
“Alphatron tu-” “PRIME!”
I due cybertroniani, udirono all'improvviso una voce a loro molto familiare e Optimus vide un compagno venir loro incontro.
“Hound! Ragazzi! Siamo qui, tirateci giù!!”
Gli Autobot appena arrivati, non se lo fecero ripete e aiutarono i due intrappolati. Non prima però, che Hound uccidesse uno dei mostri nelle gabbie.
“Era necessario?”
Gli chiese Alphatron, con una mano sul fianco.
“Era disgustoso! Comunque ora che sei alto quanto il capo, non darti così tante arie!”
Brontolò come al solito l'Autobot e il Decepticon dovette sospirare. Subito però, il pensiero vagò fino ad arrivare alla sua amata bimba.
Serrò i pugni nervoso, avrebbe dato qualsiasi cosa per sapere dove fosse. Il suo sguardo, si perse nel vuoto...finchè...
Una mano fredda, si appoggiò al piede metallico di lui. Il tocco era lieve, ma dolce e affettuoso. Destò Alphatron dal suo pensare e abbassando la testa, la vide.
La sua bambina, la sua Keira! Era appoggiata, riversa con il corpo sul suo piede, che lo abbracciava ora affettuosamente.
I suoi vestiti erano strappati qua e là, i capelli corvini erano ridotti a una massa di fili scarmigliata e i suoi occhi...lucidi come l'ambra, a causa delle lacrime che tentavano di uscirne, ma venivano trattenute dalla ragazza.
“Keira!” “Papà!”
Entrambi urlarono e lui si inginocchiò per farla salire sulla propria mano e avvicinarla al proprio viso.
“Pulce! Ero così preoccupato per te!”
Disse, con uno sguardo intenso e caldo, rivolto solo e soltanto a lei. Gli occhi, scintillanti rubini, parvero sciogliersi tanto era il calore paterno che emanavano.
“Anche io...ero preoccupatissima per voi due.”
Posò una mano sulla sua guancia, ma fu in quel momento che lui notò le sue ferite.
“Cosa...ti è successo? Chi ti ha fatto questo??- Chiese, rimettendosi in piedi, sempre tenendola, con l'ira che pian piano si faceva largo in lui.- Dimmelo.”
Fu imperativo e Keira dovette abbassare lo sguardo.
“Non ti preoccupare...più tardi ne parliamo, ora dobbiamo lasciare questo posto!”
Volle sviare il discorso e Optimus, che in realtà stava seguendo con attenzione la scena tra padre e figlia, le tenne man forte.
“Questa astronave si può dividere, avanti. Muoviamoci e andiamocene prima che Lockdown noti qualcosa.”
Fece per andare verso la sala comandi, ma si fece precedere dai compagni. Si avvicinò ad Alphatron, ancora cupo in volto e gli posò una mano sulla spalla.
Guardò Keira, con uno strano sguardo dolce, che solo cinque anni prima aveva usato con lei. Si, che aveva usato con una tredicenne piangente e volenterosa di vedere il padre risparmiato.
La fissò e parlò, con la sua forte e possente voce.
“Sono felice di vederti Keira, presto ti verranno medicate le ferite. Non voglio perdere una preziosa compagna, per cui resisti ancora un po'.”
Utilizzando quel termine, notò che suscitò la sorpresa sul viso della ragazza e ciò gli piacque. Raggiunse poi la cabina di pilotaggio, dove Hound si preparava al distacco.
“Autobot, in marcia e velocemente!”
Infine, riuscirono a lasciare quella maledetta astronave e l'umana, si lasciò alle spalle quel terribile incubo che aveva vissuto nelle ultime ore.


Who will remember this last goodbye (oh whoa oh oh)
'Cause it's the end and I'm not afraid
I'm not afraid to die



L'atterraggio fu brusco, ma Alphatron tenne Keira stretta e non le fece subire alcun contraccolpo. Ora che era più grande di lei, poteva proteggerla con tutte le sue forze.
Digrignò i denti e i canini scintillarono nella sua bocca. Chiunque l'avesse ridotta in quelle condizioni l'avrebbe pagata e di stesso avviso, anche se non lo mostrava, era Optimus Prime, che ero era finito a terra per colpa di un contraccolpo.
Si sapeva dopotutto, che Hound non era mai stato un pilota provetto.
“Autobot, siete tutti integri?”
Crosshairs stringeva Ironhide in una mano, quest'ultimo infatti lo si sentì brontolare e lamentarsi. Le sue lamentele erano un qualcosa di simile a: “Se becco il pilota, lo ammazzo.”
Per quanto riguardava gli altri Autobot, erano tutti integri.


Dopo diversi minuti, quando ebbero recuperato anche Shane e gli altri Autobot, spostarono nuovamente l'astronave, stavolta in un luogo più isolato, vicino ad un deposito treni, dove gli umani avrebbero potuto sistemarsi e riposare.
Tutti, ma non Keira. Ella infatti, espresse il desiderio di essere curata tra gli Autobot e di rimanere con loro.
Ratichet sobbalzato, al vedere le condizioni in cui la ragazza era ridotta ed aveva provveduto nell'immediato a curarla, o meglio, aveva detto ad Ironhide come fare.
In forma cybertroniana infatti, l'Autobot medico non sarebbe stato delicato con la giovane, per cui serviva qualcuno della sua stessa grandezza. Dopo molte discussioni, Ratchet era riuscito a convincere l'addetto alle armi ad aiutarlo.
La ragazza aveva fatto molti versi di dolore, poiché alcune delle sue ferite erano piuttosto profonde e le maniere di Ironhide, non erano di certo quelle di un gentiluomo.
Alphatron infatti, più di una volta aveva minacciato l'Autobot con un fare estremamente pauroso, ma grazie ad Optimus, era riuscito infine a mantenere il contegno e a lasciare che la figlia venisse finalmente medicata.
Dopo di ciò, si era anche addormentata, lasciando gli altri liberi di discutere.


Si trovò a dormire per svariate ore e si svegliò solamente a notte inoltrata. Notò di essere tra le braccia del padre, anche lui intento a dormire e riposare, nonostante fosse un transformers.
Nel vederlo, le venne da sorridere e gli posò ancora una volta una mano sulla guancia.
Era felicissima di rivederlo.
Riuscì a mettersi in piedi e a camminare verso l'apertura dell'astronave, così potè prendere una boccata d'aria fresca della serata.
Diede un'occhiata alle ferite e si rallegrò nel constatare che le dolevano molto di meno.
“Me la sono proprio vista brutta...accidenti.”
Sedendosi sulla rampa che scendeva dal velivolo, si mise a guardare il cielo stellato e particolarmente illuminato da una luna piena.
“Stupendo...”
Poco dopo, udì dei passi pesanti dietro di sé e girò la testa di lato. Ritto in piedi, ma appoggiato con la spalla a un lato del varco dell'astronave, stava Optimus Prime, anche lui intento a guardare il cielo.
“Uh? Keira...già in piedi?”
Le chiese con cortesia, guardandola. La ragazza si girò verso di lui con il busto, sorridendogli.
“Si, penso di aver dormito tutto il tempo, per cui ho recuperato un bel po' di forze.”
Disse con entusiasmo, nonostante il petto le dolesse ancora per il taglio. Si portò infatti una mano su di esso per massaggiarselo.
“Ora ti andrebbe di raccontare cosa ti è successo? -Chiese l'Autobot, sedendosi accanto a lei con un tonfo metallico.- Non sono tuo padre, quindi non voglio essere pesante. Ma vederti ferita, non mi rende di certo felice. “
La domanda e il suo sedersi accanto a lei,lasciarono la ragazza stupita. Distolse lo sguardo e guardò le stelle prima di rispondergli.
Dovette sospirare e mordersi il labbro già rotto, infine parlò.
“Quando tu e gli altri, avete fatto irruzione alla KSI per recuperare io...ecco vi ho seguiti, un terribile presentimento mi tormentava...-si rattristò al pensiero di riportare alla memoria quel momento a Optimus.- sono arrivata fino ai laboratori che voi stavate distruggendo e ho sentito la discussione che tu e quel Joshua, avete fatto.”
Girò lo sguardo e fisso Optimus, che nel frattempo aveva serrato un pugno.
“Dopo che voi ve ne siete andati...la rabbia ha preso il sopravvento e- sono corsa contro Joshua per poi tirargli un pugno in faccia!
Ho urlato, ho pianto. Non era giusto ciò che stava dicendo su di voi! Nulla era vero, voi ci avete sempre protetti senza paura né esitazione.
Non saremmo qui senza l'aiuto di voi Autobot...-fece una pausa.- senza il tuo, Optimus...e quindi mi hanno catturata.”
Si sentiva ridicola a dire quelle cose, forse lui le avrebbe dato della stupida. Purtroppo aveva agito impulsivamente quella volta, ma non se ne pentiva nemmeno mentre parlava e raccontava.
Il leader degli Autobot, non pensava nulla di ciò che la ragazza stava immaginando. La fissava ora a occhi sgranati, incredulo.
Lei li aveva difesi e in seguito per questo era stata catturata? Che ragazza sciocca...e degna di stima, da parte sua.
“Anche mentre ero loro prigioniera...ho giurato di uccidere Attinger, se vi fosse successo qualcosa! Gli Autobot sono la mia famiglia ora, voi tutti lo siete. Il mio cuore non reggerebbe se voi-” Fece per singhiozzare, ma Optimus le posò un indice sulla nuca, per accarezzarla dolcemente.
“Non provare a piangere. Sei forte, no? Hai affrontato quelle persone da sola. Quindi perchè versare lacrime ora?”
Lei girò subito la testa a guardarlo con sorpresa. I suoi occhi ambrati fissarono le scintille cerulee dell'altro.
“Optimus...” “Non approvo che tu ti sia messa in pericolo per noi. Tuttavia...hai il coraggio della mia razza, dei giganti cybertroniani.
Molto probabilmente a causa della battaglia di Chicago di cinque anni fa, tu non hai nemmeno più paura di niente. O sbaglio?”
Ci fu qualche secondo di silenzio, ma stavolta la risposta da parte della ragazza, arrivò nell'immediato.
“Invece ho paura...-Optimus la guardò con sorpresa, non aspettandosi una risposta negativa. Quanto potevano ancora essere un mistero gli esseri umani?- ...ho paura di rimanere sola.
Purtroppo so che tu ora non hai una buona idea sull'umanità, ma ti supplico e ti chiedo da amica, di guardare a tutti i lati dei terresti.
L'essere umano è stupido, si autodistrugge. Il peccato, il male...tutto può facilmente influenzare la sua mente.
Però...per favore, guarda e nota anche ciò che di positivo il mondo può ancora fare!”
Fu piuttosto convincente e ciò che disse, lo disse con sincerità oltre ogni limite.
L'Autobot dovette piegare la testa di lato, per non mostrare alcuna emozione dai suoi occhi. Aveva già provato a fare come la ragazza stava dicendo, ma come risultato aveva solo ottenuto altri tradimenti.
Battè il pugno sulla grata sotto di lui. Tale movimento e reazione, sorprese l'umana.
“Lo stai dicendo perchè non vuoi rimanere sola, Keira! Hai detto tu stessa di aver paura.”
Con quella risposta secca e quasi irata, calò il silenzio. Tuttavia, la sua risposta risvegliò parte della rabbia assopita della ragazza.
Dovette serrare i pugni e alzarsi per arrampicarsi su una delle sue gigantesche gambe di metallo.
“Che stai facendo? Non sforza-” “Zitto. E' tempo di fare quattro chiacchere da umana ad Autobot!”
Lei fu imperativa e con serietà si sedette a gambe incrociate sul ginocchio di lui. Incrociò anche le braccia al petto.
La sua espressione avrebbe potuto far paura, tanto era cupa.
“Si, non voglio rimanere sola. Ma allo stesso tempo vorrei che tu ragionassi! Cinque anni fa, l'Autobot che incontrai non si sarebbe fatto alcun problema e avrebbe lottato per riscattarsi!”
Optimus sgranò gli occhi ma tacque. Fissò la ragazza davanti a lui intensamente, riflettendo.
“Non c'è speranza che gli esseri umani si ricredano...” “Potreste comunque convivere con noi sotto forma umana! -Si affrettò a dire, per non lasciarlo parlare. - Come fa mio padre e come ha dovuto fare Ironhide, per colpa del danno alla sua scintilla.”
Molto probabilmente, l'impulsività aveva di nuovo preso il sopravvento di lei.
L'altro serrò a pugno anche la mano ancora distesa.
“Keira! Gli umani non ci accetterebbero più ugualmente!
Per loro siamo il danno, i carnefici, tecnologia! Anzi...tecnologia obsoleta, dal momento in cui hanno iniziato a produrre esseri come noi.
Prova a comprendermi. -Per la prima volta, sentì la voce di Optimus affranta.- Ciò che quell'uomo ha detto, ha ferito ognuno di noi.
Ci siamo...mi sono impegnato sempre per fare in modo che voi esseri umani, non finiste come noi su Cybertron.
Ho paragonato più e più volte la mia razza alla vostra, proprio per farvelo capire...ma a quanto pare, nessuno ha mai voluto darmi veramente ascolto. -Sospirò.- Non ha senso quindi restare, noi ce ne andremo.
Gli umani se la sbrigheranno da soli.”
Terminò infine, facendosi serio e cupo, oltre che taciturno.
Lei si morse di nuovo il labbro e purtroppo, facendolo lo fece sanguinare di nuovo. Teneva troppo a farlo ragionare.
Quello che aveva ora davanti, non era l'Optimus con cui aveva parlato poco tempo prima.
"Non tutti gli umani sono uguali, mi sento più vicina a voi Autobot che a loro. Ma questo penso che tu lo sappia molto bene."
Disse Keira, guardandolo negli occhi con serietà. Il suo sguardo ambrato, era piuttosto intenso e luminoso.
"Perchè sei stata cresciuta da lui -indicò dietro di sé, con un gesto della testa, per intendere Alphatron.-...ma cosa penseresti di me, se fossi stata allevata normalmente dai tuoi genitori naturali?"
Lui rispose con cipiglio severo.
"Non lo so...ciò che credo fermamente, è che se tu fossi umano, ti amerei."
Disse finalmente, ma in modo frettoloso. Dovette serrare lei ora i pugni, poiché nel dirlo si era innervosita.
Adorava gli ideali dell'Autobot di fronte a sé, il suo carattere, tutto.
Quanto avrebbe voluto che i suoi sentimenti potessero avere fondamenta.
Ma anche in quel caso, confessarsi come aveva appena fatto...non sarebbe servito, no? Razze fin troppo differenti non potevano trovare un compromesso e lei lo sapeva bene.
Non era infatti triste nel pensarlo, perchè si era solo tolta un peso dal cuore parlandogli chiaramente.
Lui cercò di non mostrare sorpresa. Tuttavia ne provava, soprattutto dopo le parole di ore prima di Alphatron, che ora trovavano conferma.
"Ami sviare i discorsi, Keira. -Si ritrovò tuttavia a pensare.- Umano...perdonami. non vorrei esserlo. Ho sbagliato a fidarmi degli esseri di questo pianeta.
Avendolo fatto...ora ne pago le conseguenze."
"Sbagliare...è umano, Optimus.
Hai semplicemente seguito il tuo cuore...o scintilla, in questo caso."
Lo continuò a guardare con serietà ma con occhi lucidi. Non doveva cedere, doveva convincerlo che ancora fosse in grado di fare qualcosa!
L'Autobot non seppe davvero che fare, ma riuscì a riacquistare la sua fermezza che aveva dimostrato tempo prima alla ragazza.
“Quindi...secondo te dovrei dare loro un'altra possibilità?”
Lei scosse la testa.
“No, dovresti provare a perdonarli.
Noi umani sappiamo essere stupidi, come me adesso...-Sorrise amaramente.- Possibilità ne hai già date troppe, Optimus Prime.”
Guardandola, lui le posò nuovamente l'indice sulla nuca e la vide arrossire. Non ne capì subito la motivazione, lo fece però poco dopo e accennò un sorriso.
“Ti vergogni per la confessione che mi hai fatto?”
Lei diventando più rossa, scosse rapidamente la testa e tentò di scendere dal suo ginocchio.
“Mentre ero con tuo padre in gabbia, me ne stava parlando.
Mi ha detto che avevi un debole per me. -Lei lo fissò e guardò male di lato, ovvio che l'avrebbe fatta pagare al padre.- Le nostre razze però sono differenti, mi dispiace molto Keira.
Fossi stato davvero un essere umano, avrei potuto pensare a te su un altro piano.
Sei sei una ragazza forte e ti ammiro tantissimo, soprattutto per quello che hai fatto per noi...e per me adesso.”
Gli occhi cerulei del Leader degli autobot si bloccarono in quelli della ragazza, che non sembrava per niente triste. Era bensì pronta a una risposta del genere, ma era lieta che non fosse stata troppo burbera. Quindi sorrise.
“Aspetta...io e te ora abbiamo solo parlato. Non ho fatto niente.”
Lui scosse la testa e fece una risata gutturale.
“In realtà no...mi hai fatto ragionare, Keira Lorien. Grazie a te ho capito forse qualcosa di importante...” “Cioè?”

“Che posso essere umano anche io.”


Tale frase, fece davvero felice l'umana, sul viso della quale si disegnò un bellissimo sorriso solare. Optimus nascose la sorpresa, ma in certo senso...era sicuro che a lei avrebbe fatto piacere.
“Mi rubi la pulce, Prime?”
Dietro di lui, vi era ora Alphatron a braccia incrociate. Lo guardò con cipiglio severo, ma esso durò poco.
Fu sostituito da un sorriso dolce, rivolto alla figlia.
“Tu sei la solita testona. Devi sempre agire come vuoi o non sei contenta.”
Terminò girandosi.
A quel punto un altra risata si udì, che lasciò sorpreso l'Ex-Decepticon. Perchè ancora una volta era Optimus Prime ad emetterla.
“Keira cocciuta? Per una volta mi sento di dire: da che pulpito viene la predica? -Guardò l'altro cybertroniano con la coda dell'occhio e anche la ragazza rise.- Sei suo padre, da qualcuno avrà pur preso.”
Alphatron lo guardò male e gli tirò un pugno lieve, sulla testa metallica.
“Mi rimangio tutto quello che ho detto su di te e sul tuo essere un buon leader! Parti pure per lo spazio e non tornare mai più!”
Fece una smorfia buffa e se ne tornò dentro l'astronave.
L'umana e il Leader degli Autobot si guardarono e il sorriso rimase sulle loro labbra.
“Sarà meglio che tu vada a riposare, Keira. Ho l'impressione che domani ci attenderà una giornata dura.”
Le suggerì Prime. Lei senza esitazione annuì e scese dal suo ginocchio. Lo guardò.
“Non cambiare, non farlo mai. Sei un ottimo leader proprio perchè sei te stesso.”
Detto quello, la ragazza corse a cercare un posto dove dormire. Non diede così tempo al cybertroniano di rispondere.
Sembrò aver comunque capito la lezione e avrebbe fatto ciò che riteneva più opportuno, da lì, in avanti.
La sua mente aveva vacillato, ma da quel momento in avanti: non l'avrebbe più fatto. C'era ancora un pianeta da proteggere.

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L'angolo dell'autrice:
Buon anno a tutti! (In ritardo, ma vi chiedo perdono <3)
Dopo un mese, torno finalmente anche io a pubblicare qualcosa. Ho avuto dei momentacci durante le vacanze, ma alla fine sono riuscita ugualmente a cavare un ragno dal buco e a ritrovare la mia vena da scrittrice (più o meno...)
Spero che con questo capitolo, un po' particolare, non mi si tirino pomodori adosso. Soprattutto perchè è un'idea che ho e la vorrei portare avanti al meglio <3
Non so se divulgarmi a dire altro o meno, ma onde evitare monologhi inutili finisco qui. Spero solo che il capitolo piaccia come al solito <3
Con questo auguro ancora una volta una piacevole e scorrevole lettura a tutti coloro che leggono, ci vediamo/sentiamo(?) al prossimo capitolo!
Un abbraccio,
XamuPrimeOakenshield
PS: un sentito grazie a tutti coloro che seguono e recensiscono la mia Fic, vi ringrazio davvero di cuore!
   
 
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