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Autore: Nocturnia    14/01/2015    3 recensioni
"Sei miliardi moriranno."
"Sì."
"Sono un gran numero di vittime."
"Sono il prezzo necessario."
"E chi ti dice che io sia disposta a pagarlo? Forse ho cambiato idea."
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albert Wesker, Excella Gionne, Jill Valentine
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: Albert Wesker, Excella Gionne e tutti gli altri personaggi appartengono a Shinji Mikami, alla Capcom e a chi detiene i diritti sull'opera. Questa storia è stata scritta per puro diletto personale, pertanto non ha alcun fine lucrativo. Nessun copyright si ritiene leso. L’intreccio qui descritto rappresenta invece copyright dell'autrice (Nocturnia) e non ne è ammessa la citazione altrove, a meno che non sia autorizzata dalla stessa tramite permesso scritto.


"Fisicamente, prima di nascere, fummo tutti mostri.
E anche moralmente, per un tempo abbastanza lungo dopo esser nati."
- Jean Rostand -



Tέρας


Gennaio 2009

Ricardo inclina la testa di lato, indicandole il fianco.
"E quello cos'è?"
Excella storna lo sguardo dalla finestra, fissando la macchia rossastra e umida che le sta rovinando il vestito.
"Niente." replica, poggiandovi la mano sopra "Solo un graffio."
Irving annuisce senza alcuna convinzione.

Aprile 2004

La retorica antica del mostro lo vuole ripugnante e deforme, qualcosa la cui sola vista provoca orrore e disgusto.

"Cosa ti sta succedendo?"

La storia moderna racconta invece di una creatura bellissima e dannata, un essere la cui strada oscura può essere redenta con la sola forza dei sentimenti.

"Il virus... è instabile."

La verità è invece molto più grigia - molto più dolorosa.

"Instabile?"

Excella ne fissa l'agonia senza poter fare niente, la pelle che si tende fino quasi a rompersi.

"Sta... mutando."

Le ricorda una di quelle illustrazioni da favola dell'orrore, la bestia che strappa la realtà e la distrugge - zanne e artigli e occhi che sanguinano.

"Possiamo creare un siero."

"Albert..."

I suoi occhi la cercano, ma sono solo scintille di rabbia e fame.

Gli sfiora una spalla Excella e ingoia un grido quando le sue dita le circondano il polso.

"Possiamo creare un siero." ripete "Qualcosa che lo stabilizzi. Che t'impedisca di mutare."

L'osso si spezza con una facilità disarmante ed Excella miagola un insulto a mezza bocca, ritrovandosi poi schiacciata a terra.

"Allora fallo." ordina "E presto."

I mostri hanno il nostro stesso sapore.

Gennaio 2009

I sentimenti aprono buchi nell'animo che indeboliscono e poi spezzano - un veleno per la coscienza e per il cuore.
Excella sfiora i contorni della ferita, un'impronta slabbrata e che non smette di sanguinare.
Cambia la benda, cambia il vestito, ma non può cambiare la pelle - e quella racconta una verità dalla quale non può scappare.
Jill la fissa con quei suoi orrendi occhi vuoti e non dice nulla.

Dicembre 2004

Excella è una donna rabbiosa; una femmina ambiziosa e affamata di tutto.
Sorride davanti ai membri del consiglio d'amministrazione, ma Wesker percepisce la sua collera non appena dà loro le spalle, adrenalina e sudore.
"Figli di puttana." sibila "Stupidi figli di puttana."
Cammina come se fosse la padrona del mondo Excella, Albert un'ombra silenziosa al suo fianco.
"Non capiscono." mastica "Non hanno l'intelligenza per capire il potenziale del virus T-Veronica."
"No, non ce l'hanno." la sorprende Wesker, girando l'angolo verso il suo ufficio "Ma tu sì."
Excella si volta di scatto, i capelli che sfuggono dal rigido chignon.
Lo fissa, studiandolo con attenzione; la posa rilassata, gli occhiali leggermente abbassati sul naso, l'ombra di un sorriso sulle labbra sottili.
"Tu sì, Excella." mormora, e la sua voce è un timbro caldo e liquido sulla sua pelle "Tu hai una visione: come me."
Excella libera le dita dal pugno in cui le aveva strette, posando lo sguardo sul cielo invernale.
"Immagino che dovremo dimostrare loro che si sbagliano."
"Ovviamente."
"Hai libero accesso ai laboratori della divisione francese. E anche a quelli italiani."
Albert amplia il sorriso, snudando i denti.
"Perfetto." replica, e lo fa a pochi centimetri dal suo collo "Assolutamente perfetto."
Excella osserva il suo riflesso nella vetrata e scorge un futuro di cui sarà regina.

Gennaio 2009

Excella studia le cellule di Wesker con un'attenzione quasi maniacale.
Sfiora con la punta delle dita i piccoli mitocondri che galleggiano sullo schermo, insolitamente attivi.
Producono energia al quadruplo delle loro possibilità, incantando Excella con il loro potenziale.
"Non credevo d'essere io il soggetto della sua ricerca, signorina Gionne."
Excella irrigidisce la linea delle spalle, rifiutando di voltarsi.
Dita gelide le percorrono la nuca, artigliandole poi i capelli e costringendola a inclinarsi all'indietro.
"Excella."
"Stavo solo cercando un modo per migliorare il tuo siero." mente, la ferita sul fianco che ricomincia a sanguinare.
"Bugiarda." le dice, e tira più forte.
"Albert..."
L'amore ha il colore del suo sangue.

Luglio 2005

La base in Siberia è un grumo di cemento e grigio nel mezzo del nulla.
Le pale dell'elicottero fendono l'aria gelida, sollevando frammenti di ghiaccio e neve, l'orizzonte una tetra distesa di bianco.
"Deve esserci stata una fuoriuscita di materiale virale." comincia Excella, stringendosi meglio nel pesante cappotto "I soliti imbecilli. Magari hanno pure scambiato una delle fiale per una bustina di dolcificante."
Wesker emette un suono soffocato, a metà tra la risata e il ringhio.
"Aspetta qui." dice Excella al pilota "Torneremo tra poco."
Il vento è l'unico rumore che accompagna i loro passi.

Gennaio 2009

Excella osserva il viso di Chris Redfield da giovane, gli occhi leggermente malinconici e un sorriso disarmante - il tipico eroe americano.
"Era parte della tua squadra."
Wesker la ignora, le pupille contratte che sfiorano i nuovi dati del laboratorio.
"Come Jill."
Silenzio.
"Undici anni sono tanti per covare vendetta."
"Non abbastanza, a quanto pare."
Excella continua a sfogliare le vecchie schede della S.T.A.R.S, nomi che la polvere di Raccoon City si era portata via al primo soffio di vento.
"Avevo quindici anni."
Wesker posa lo sguardo su Excella, infastidito.
"Una bambina."
Albert annusa l'aria e assaggia la nostalgia di Excella, un leggero rimpianto che l'ambizione non era stata in grado di cancellare del tutto.
"Una bambina che sognava d'essere una principessa."
Wesker sorride, scoprendo i denti in una smorfia crudele a quella inattesa confessione.
Excella lascia che quel sogno si sgretoli tra le mani di Albert Wesker senza battere ciglio.

Luglio 2005

Il centro di controllo meteo era stato una valida copertura; almeno fino a quando uno dei campioni di Uroboros non aveva trovato una via di fuga, rendendo tutti i dipendenti della struttura zombie cannibali e mostri tentacolari.
Excella si toglie un pezzo di cervello dal cappotto, ascoltando l'irrequieto ansimare dei morti.
"Quanti?" chiede, e Albert spazza l'intero laboratorio con lo sguardo.
"Circa ottanta dipendenti. Tutti trasformati."
"Devo attivare il protocollo d'autodistruzione."
"Prima i campioni." e comincia ad aprire le porte di sicurezza a mani nude "Dopo il resto."
Excella lo segue in silenzio.

Wesker era stato il primo a scattare, il colpo alla tempia che gli aveva frantumato gli occhiali e uno zigomo.
Excella non è addestrata alla guerra e punta la pistola alla cieca, avvolta da un buio che respira e geme.
"Albert!" grida, ma qualcosa le sfiora la caviglia e spara in basso, un crock molliccio e nauseante.
Le luci ondeggiano sopra le loro teste e sfrigolano come lucciole impazzite, rendendo il nemico un'ombra sfuggente e indefinita.
Excella pianta i piedi e divarica le gambe, la paura un sapore acre e ferroso giù per la gola.
"Albert!" urla di nuovo, e questa volta le luci si accendono a piena potenza, facendole inghiottire un bolo di bile e adrenalina.
Era fottuta.

Wesker calcola il perimetro e le possibilità, percependo l'osso offeso ricomporsi sotto la pelle.
Piega le labbra e scatta in avanti, l'infetto che lo cerca con i suoi mille tentacoli e le sue bocche sempre aperte.
Sente Excella gridare e la ignora, evitando una scudisciata che gli avrebbe quasi staccato la testa.
Il B.O.W ruggisce e si sposta, caricando di peso e sollevandolo da terra di qualche metro buono.
Excella grida ancora e Wesker la vede uccidere uno zombie con la coda dell'occhio, i campioni ben stretti nella mano libera.
L'infetto lo fissa con il suo orribile sguardo cieco, l'orbita completamente scavata dal virus.
Albert si permette una sola, lunga, risata, prima di spingersi in avanti e schiantarlo contro il muro, che cede sotto l'impatto.
Precipitano verso l'inferno lui e la sua creatura, il B.O.W. che tenta disperatamente d'aggrapparsi a qualcosa - il residuo di ciò che era stato che gli imponeva di sopravvivere e nutrirsi.
Wesker ride più forte e gli strappa il rachide come fosse la corda di un giocattolo rotto, smembrandolo poi pezzo per pezzo - cervello, cuore, visceri, fegato, splatch.
Grondano sangue le sue braccia, rosso negli occhi e sulla pelle.
Gli zombie arretrano, il buio finalmente tace: hanno riconosciuto il loro messia.

Excella si protende oltre il bordo del muro distrutto, l'interno dell'alveare un utero che dorme, orrendamente muto.
Le tremano le mani e si dice che no, lei non è adatta a tutto questo - armi batteriologiche, virus impazziti e mostri divora-umani.
Stringe i campioni tra le dita fino a farsi sbiancare le nocche, il respiro un rantolo spezzato e affannato.
Qualcosa si muove dal fondo dell'alveare ed Excella punta la pistola verso il nulla, sapendo bene che se fosse il B.O.W. a riemergere non avrebbe nessuna speranza.
Deglutisce, ed ingoia la sua stessa paura, ma il sollievo è così forte quando coglie un profilo umano che quasi le viene da piangere.
"Sei vivo." mormora, e Wesker la fissa con compatimento.  
"Ovviamente."
Excella espira debolmente, le gambe che si rifiutano di collaborare.
"Hai i campioni?"
"Ovviamente." lo imita lei, e Wesker si ricorda perché l'ha scelta.
"Dobbiamo avviare l'autodistruzione."
Excella annuisce, immobile.
"Dobbiamo uscire."
Excella annuisce ancora, ma non accenna a muoversi.
Wesker digrigna i denti a quella dimostrazione di debolezza tipicamente umana, ma comprende il valore di una buona leva e di buon incentivo, per cui si abbassa al suo livello e le prende il viso tra le mani.
"Excella; guardami."
La sua bocca è ancora umida di sangue quando la bacia.  

Dall'elicottero Excella coglie solo gli ultimi scampoli dell'esplosione, una marea rossastra e dorata.
La valigetta con i campioni è assicurata sul sedile vicino, gli occhi di Wesker persi oltre l'orizzonte.
Excella si slega i capelli, lasciando che le ricadano sulle spalle come una massa scomposta e nerissima.
Si sfiora le labbra con la punta delle dita e le ritrae ancora sporche di sangue - quello di Albert e del B.O.W.
Lo fissa in tralice, una mano sotto al mento e le gambe leggermente divaricate.
"Nessuno le ha mai insegnato che è maleducazione fissare, signorina Gionne?"
Excella sorride, toccando il dio e l'uomo.
Wesker le regala uno sguardo indifferente, la pupilla dilatata e le labbra tese.
"No." replica poi "Ho sempre pensato fosse meglio studiare a fondo i propri alleati piuttosto che i nemici: di solito è da tergo che arriva il tradimento."
Wesker ride, ed è un suono terribile.
Excella si scopre già bagnata da un desiderio malato e infettivo.

Gennaio 2009

Una mente geniale. Un'azienda miliardaria ai suoi piedi. Una bellezza d'avorio ed ebano.
Excella Gionne aveva tutto e poteva avere tutto.
Excella Gionne poteva crescere e prosperare, avere dei figli e un nome da portare avanti con una certa dignità.
Excella Gionne poteva diventare una donna matura e infine invecchiare elegantemente e con grazia, forse morendo nel suo letto, forse in una di quelle cliniche private tanto in voga tra i ricchi.
Excella Gionne poteva.

"Sei miliardi moriranno."
"Sì."
"Sono un gran numero di vittime."
"Sono il prezzo necessario."
"E chi ti dice che io sia disposta a pagarlo? Forse ho cambiato idea."
Wesker le percorre le vertebre contratte della schiena con la punta della lingua, artigliandole la nuca e premendosela contro il petto.
Si inarca all'indietro Excella, reprimendo un singhiozzo e assecondando le sue spinte.
"L'hai già fatto, Excella."

Excella Gionne poteva; ma aveva scelto d'essere la regina sterile di un mondo morto.
Una vestale la cui vita sarebbe stata immolata al dio sbagliato.

Agosto 2006

"Cosa ci fai qui?"
"Gli ultimi sviluppi dell'Uroboros."
"Non sono ancora pronti." ribatte Excella, lasciando cadere l'asciugamano in terra "Forse domattina."
È nuda e la notte le scivola addosso, indugiando sulla curva morbida del fianco e quella un po' più pesante del seno.
"Bene." è l'unica replica che le concede, avvicinandosi di qualche passo "Aspetterò."
Excella non arretra, incurante della sua nudità.
"Non pensi mai ad altro, uhm?" si lascia poi sfuggire, dandogli le spalle "Uroboros e Uroboros e ancora Uroboros. Sai, se..."
Il silenzio è l'unica voce che le risponde.

Gennaio 2009

La ferita ha un brutto aspetto.
Se s'impegna riesce persino a contare il numero esatto dei denti, piccoli solchi rossastri e che stillano gocce di sangue simili a lacrime.
Excella emette un sospiro spezzato, premendo forte la mano sul fianco.

Dolore.

La sofferenza l'attraversa come una corrente improvvisa e bruciante, costringendola a chinarsi sul pavimento del bagno.
Devo vomitare è il primo pensiero che l'attraversa e apre la tavoletta di getto, la bocca che soffoca un conato.
Devo vomitare si ripete, e questa volta quasi ci riesce.

Che cosa ho fatto?

Appoggia la fronte sul bordo della vasca, chiudendo gli occhi.

La sua bocca tra le gambe e sulle cosce. Dita che le percorrono il collo e poi il mento, morsicate fino a strapparne la carne e a berne il sangue - infetto; la consacrazione di un dio malato. Bevi e avrai la vita eterna. Bevi e sarai come me - con me.

Excella trema e si stringe le braccia attorno al corpo, reclinandosi all'indietro.
L'alba è così pallida da nascondere persino i fantasmi più tenaci.

Ottobre 2006

Addormentarsi al suo fianco non era un atto di fiducia, ma di semplice consapevolezza.
Avrebbe potuto ucciderla in qualsiasi momento, in qualsiasi modo.
Avrebbe potuto romperle il collo, oppure soffocarla all'improvviso; persino trapassarle il costato era un'opzione plausibile e lei non avrebbe potuto fare proprio nulla per evitarlo.
Excella sospira contro il cuscino, chiudendo gli occhi e avvolgendosi meglio nelle lenzuola.
"Immagino che Dio non dorma mai, giusto?"
Una risata crudele è l'unica risposta che ottiene.

Gennaio 2009

Excella fissa una sua vecchia foto, una bambina vestita di rosso e dagli occhi implacabili.
Le sorride da dietro un velo di polvere, inconsapevole - innocente.
"So quello che stai pensano."
Jill tace, labbra molli e occhi pallidi.
"Non posso biasimarti, in fondo."
Jill sembra sul punto di dire qualcosa, ma il P30 si addensa al centro del petto e ruggisce nelle sue vene.
"Ti odio. Ti ho odiato fin dall'inizio."
La vecchia Jill Valentine le avrebbe assestato un montante da spezzarle una costola, ma questa Jill non può fare altro che tacere, la sua mente un uccellino intrappolato in una gabbia troppo piccola.
Excella alza lo sguardo, posandolo sulla figura incappucciata.
"Sheva Alomar. Così si chiama la sua nuova partner."
Jill muove un dito, uno scatto involontario.
"Sei stata sostituita."
Silenzio.
"A volte mi chiedo se anche io..."
Albert Wesker è un uomo dal tempismo impeccabile.

Marzo 2007

La prima volta era successo e basta.
Era stato rapido e brutale, umido di sangue e indecentemente vicino ai lamenti delle vittime dell'Uroboros.
Era stato un amplesso incredibilmente rumoroso e dal quale era uscita chiedendosi se era davvero questo quello che voleva.

"Excella."

La sua lingua lungo la pelle è una catena che la condurrà fino in fondo all'abisso.

Gennaio 2009

Siede sul divano in silenzio, contemplando lo spazio bianco davanti a sé.
"Che cosa mi hai fatto?"
"Dovresti saperlo."
"Non guarisce."
"Ci metterà un po'."
Excella sbatte le palpebre un paio di volte, alzando un sopracciglio nella sua direzione.
"Volevi... mangiarmi?"
"Che idea stupida, Excella: non sono mica uno zombie."
Il destino ha la stessa ironia crudele di un dio.

Ottobre 2007

L'Uroboros è una marea nerissima e senza pietà.
È un abisso bituminoso e che divora tutto quello che incontra, un serpente che cresce dal fondo delle viscere dell'umanità.
Excella osserva l'ennesima cavia crollare al suolo e infine morire, il parassita che lo lascia dondolare come un burattino a cui hanno tagliato i fili.
"È orribile." mormora "È grottesco."
Albert fissa l'ospite da dietro il vetro di sicurezza, le braccia strette al petto e gli occhi velati dalle lenti scure.
"È un abominio." continua Excella, i piedi che dondolano oltre il bordo della scrivania.
Wesker rimane immobile, un profilo appena accennato nell'oscurità della stanza.
"Mi piace."
Il tyrant sorride senza alcuna allegria.

Febbraio 2009

I suoi sensi reagiscono ancora prima dell'allarme di sicurezza, camici bianchi che corrono come formiche impazzite.
"Cosa è successo?" grida sopra le altre voci "Perché è scattato l'allarme di sicurezza quattro?"
"Non lo so." bercia Irving "Ma stanno tutti scappando come se avessero il demonio su per il culo."
Ricardo fa scorrere il carrello della sua pistola e ne passa una a Excella, felice di poter stringere qualcosa tra le mani che non sia paura e rabbia.
"Scendiamo." annuncia poi, battendo un pugno sui comandi dell'ascensore "I laboratori dell'Uroboros sono a quel piano."
Irving annuisce; l'inferno è una bocca già spalancata sotto i loro piedi.

Maggio 2008

C'è qualcosa d'eccitante nel vedere le persone spezzarsi.
C'è qualcosa che parla al suo animo più nascosto, quello che l'ha spinta a finire nel letto di un tyrant e a progettare una distruzione globale.
La dominazione del prossimo è solo la naturale estensione del potere, vivere morire decidere.
Excella si erge a giudice e giuria e boia di un'umanità dolente e affaticata, contando i minuti nelle loro patetiche vite.
A volte scorda d'essere anche lei parte di quella categoria e sovrappone il suo profilo a quello di Wesker, un uomo che ha studiato come un trattato particolarmente ostico.

Albert Wesker. Nato nel 1960. Gruppo sanguigno zero.
Infanzia: sconosciuta.
Adolescenza: sconosciuta.
Titoli di studio: sconosciuti.

Il potere nasce dal controllo e attraverso di quello vi è la vera libertà, un ordine necessario.
Il controllo è possibile solo attraverso la comprensione e, a volte, persino la violenza.

"Mi fai male."
"Lo so."

"C'è una talpa nella società."
"Lo so."
"Trovala."
"L'ho già fatto."
Wesker alza un sopracciglio.
"È morta."
"Bene."
Excella si volta, le mani ancora sporche di sangue secco.
"Ci ho pensato io."
Albert sorride al suo tentativo d'essere degna del nuovo mondo.

Febbraio 2009

"Porca troia." si lascia scappare Irving dalle labbra serrate "Si è liberato il B.O.W. 005"
Excella socchiude gli occhi, spiando il buio.
"È più veloce degli altri." lo informa "È più forte e più brutale."
Irving mastica una bestemmia, facendo ondeggiare la luce della torcia lungo le pareti della stanza.
"Tu e quel figlio di puttana siete proprio due stronzi." ribatte "Sempre chiusi qui sotto a giocare a fare Dio."
"Taci Ricardo, taci." lo riprende lei, stringendo la pistola "Io e Albert stiamo creando un nuovo mondo."
Irving ride, ed è un suono sgradevole.
"In cui io non ci sarò, vero?"
Excella stira gli angoli della bocca in una smorfia irritata, cercando di cogliere ogni rumore sospetto.
"Come pensavo." la precede lui, fermandosi poi di colpo.
"Irving?" lo chiama Excella "Cosa...?"
L'Inferno ha lo stesso odore dei suoi sogni morenti.

Settembre 2008

Excella si chiede cosa porti un uomo come Albert Wesker a fidarsi di lei.
Le tende il braccio con pigro disinteresse, lo sguardo oltre il vetro di protezione.
"Questo dovrebbe stabilizzare il virus per altri due giorni."
Wesker annuisce, alzandosi.
"Non hai mai paura che un giorno io possa sostituire il siero, Albert? Magari per ucciderti e prendere tutto il potere. Oppure semplicemente per studiarti meglio; d'altronde, sei unico nel tuo genere. Potrei mandarti in overdose e poi chiuderti in una di quelle teche ai piani inferiori, sezionandoti pezzo per pezzo."
Il tyrant indugia qualche istante sui suoi passi, regalandole un'occhiata da sopra la spalla.
"No."
"Perché?"
I suoi occhi rispondono per lui.

Febbraio 2009

Il soggetto 005 si lancia verso di loro con la stessa potenza di un treno in corsa, costringendoli a dividersi.
Irving scivola su qualcosa di appiccicoso e caldo, la torcia che illumina un insieme scomposto di visceri e cervella.
Excella rotola sulla sinistra, sparando quattro colpi e percependo l'urlo agonico della creatura.
"L'hai colpito." grida Ricardo "L'hai colpito!"
Excella solleva di nuovo la pistola, ma qualcosa la precede e affonda nel buio con un tonfo umido.

Plotch.

I generatori d'emergenza entrano in funzione, mostrando il B.O.W. in tutta la sua ripugnante forma.
Excella individua Irving a qualche metro da lei, immerso nel sangue e nei resti umani fino alle ginocchia.
La ferita al fianco pulsa come un cuore impazzito ed Excella trattiene il fiato quando vede chi ha fermato il B.O.W.

Crack.

Wesker solleva la creatura da terra, il viso tagliato in due da un sorriso che pare più uno squarcio sanguinolento.
Il B.O.W. emette un lamento straziante, torcendosi all'indietro, ma Wesker gli strappa anche l'altro braccio, un insieme di tentacoli che si dimenano persino nella morte.
"Divertente." è l'unica cosa che dice, attraversandogli il costato con la mano libera "Davvero divertente."
Il B.O.W. scivola sull'impiantito, inerte.
Irving deglutisce, l'orologio del suo tempo che ha già cominciato a camminare a ritroso.

Tic tac, tic tac, tic tac.

Excella fissa negli occhi il mostro e non ha alcuna paura.

Dicembre 2008

È Natale ed Excella si chiede cosa mai potrebbe desiderare oltre a quello che già possiede.
Sospira sulla sua bocca e geme quando le sue dita la trovano già umida tra le cosce.
Excella non ha inibizioni e poco le importa che siano mani sporche di sangue quelle che le sfiorano il seno; s'inarca sotto il tuo tocco e gli lambisce la linea rigida della mascella, una voglia raccontata in un bacio oscenamente esplicito.
Mormora parole leggere sulla sua pelle e asseconda i suoi movimenti, sopportando il dolore e aspettando che diventi liquido, tra le gambe come nel cuore.
"Albert..." chiede al silenzio e il tyrant le rivolge uno sguardo ambiguo, troppo acuto per non essere calcolato.
Inclina la testa Wesker e la morde sul fianco, affondando fino a quando Excella non sente la pelle lacerarsi e il sangue colare sulle lenzuola.
Grida Excella, raggomitolandosi contro di lui e piegandosi sotto un orgasmo improvviso e indecente.
Vorrebbe chiedere cosa è successo, ma Wesker la sovrasta, gli occhi orbite crudeli e sulla bocca lei.
Lo fissa ancora qualche istante, le palpebre socchiuse e la paura che comincia a pungerle in cuore.
Il sangue continua a colare dalla ferita appena aperta ed Excella immagina se stessa immersa in quel contrasto, lenzuola bianche e macchie rosse a dipingerle il corpo e le gambe.
Il vento sussurra fuori dalla finestra, un cielo ancora pieno di stelle e speranze.
Tra le sue cosce, un mostro che solo lei ha il coraggio di chiamare uomo.

Marzo 2009

Irving è morto.
Irving è morto ed Excella sa che sarà la prossima.
Fissa il volto di Chris Redfield e capisce che questa è una vecchia storia, una cicatrice di cui lei ha solo intravisto la parte migliore.
Albert è sempre più lanciato nel suo delirio, un sogno che lei stessa aveva condiviso con la stessa passione di un incubo - sciocca, povera, ragazzina ambiziosa e innamorata.
I contenitori dell'Uroboros sono perfettamente allineati fuori dal container, pronti per essere caricati sull'aereo.
Excella si concede un debole sorriso, la mano che corre ancora al morso sul fianco - un gesto del tutto involontario.
È amara la consapevolezza, ed Excella si chiede se questo è il sapore che ha il potere; il sapore di un dio a cui aveva donato ogni cosa - compreso il suo orgoglio.
L'altare è stato infine costruito, la vittima già sacrificata.
A Excella non resta altro che pregare.

Gennaio 2009

Irving ha gli occhi stanchi quando le chiede cos'è quella cosa sul fianco, i capelli sporchi e la pelle giallastra.
Qualsiasi cosa lo stia consumando, Excella non permetterà che succeda anche a lei - sarà regina un giorno e Irving è un prezzo più che accettabile per avere il trono.
"Niente." gli risponde neutra "Solo un graffio."
Ricardo annuisce senza molta convinzione ed esce dalla stanza in silenzio, un addio muto e carico di colpe che non verranno mai scontate.
Quella sarà l'ultima volta che Excella vedrà Irving vivo.

#6 Marzo 2009

L'ultima volta è quella che conta, si dice.
L'ultima volta è quella che racconta tutto quello che c'è sa sapere - desideri, ambizioni, verità nascoste.
L'ultima volta è un orgasmo che spezza Excella, lasciandola inerte come una bambola rotta.
Wesker le cerca la bocca, il seno, la superficie piatta dell'addome, arrivando fino alle cosce socchiuse e lì fermandosi.
Chiede alla carne di Excella d'essere il suo ultimo pasto, incoraggiandola a credere in una menzogna.

"Sarà l'alba di una nuova Era, di un nuovo mondo: e lo governeremo insieme."

Excella è morbida sotto le sue mani e per un attimo - un labile istante - Wesker si sorprende di quanto siano deboli gli umani, piccoli involucri di muscoli e pelle.
Le concede di percorrergli il petto in punta di dita e trattiene un gemito quando lo stringe tra le mani, tiepide e mai timide.
Il sesso è un mero strumento di controllo per Albert, ma odia la vibrazione così umana che esso comporta, un abbandono che lo fa sentire fragile e patetico.
Excella si ferma all'improvviso, cogliendolo di sorpresa e costringendolo a guardarla - le mani sugli zigomi e le labbra a un respiro dalle sue.  
Ha gli occhi asciutti, implacabili, azzurri come il cielo africano in un giorno senza nuvole.
"Domani." mormora senza incertezze "Domani il mondo sarà tuo."
Wesker sorride al pensiero e mente, chinandosi a leccare una ferita che non smetterà mai di sanguinare, tracciandone i contorni slabbrati con la punta della lingua.
"Nostro." la corregge ed Excella sceglie di crederci ancora una volta - l'ultima volta.
L'Uroboros li annienterà entrambi prima della prossima alba.




Note dell'autrice: questa storia nasce da un prompt del "P0rn Fest, ottava edizione", ovvero "morsi".
Qui di seguito vi lascio il banner che mi ha regalato Tony Stark e che è stato così gentile da dedicarmi - a me e alla mia follia per Resident Evil. La modificazione a olio appartiene a Tony Stark, l'opera originale è di Rastifan.
Grazie mille, sei stato davvero gentilissimo.

*lancia cioccolatini*
   
 
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