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Autore: DaisyBell    14/01/2015    0 recensioni
"Se tu venissi privato dal più profondo delle cose più care che hai, proveresti rimpianto per non averle valorizzate quando potevi?
Sicuramente."
Meredith è una normale sedicenne dell'Oregon, ma la sua vita cambia radicalmente il giorno in cui un assassino fa a pezzi la sua famiglia , lasciandola come unica superstite. E mentre tutti tentano di salvare la sua psiche, nessuno si accorge del desiderio di vendetta che divampa in lei, che la spingerà oltre confini pericolosi, facendola immischiare in una lotta più grande di lei ma nella quale in qualche modo è coinvolta.
Genere: Azione, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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2. Run baby, run

 
Quattro settimane prima
 
Cerco quel briciolo di speranza rimastomi dentro e impongo al corpo e alla mente di zittire i dolori. Tutto ciò che conta ora è correre, come se da esso dipendesse la mia vita, ed in effetti è così.
Raggiungo una staccionata bianca la cui pittura è andata scolorendosi negli anni di trascuratezza, e la supero con un mezzo balzo atterrando goffamente dall'altro lato.
Riprendo l'equilibrio e mi guardo in torno, e un sentimento di disperazione mi pervade fino alle ossa.
Non c'è nulla intorno.
Nessuna luce che indichi un centro abitato, o una strada su cui con un po di fortuna avrei potuto incontrare qualche autista.
C'era solo una radura desolata, che confinava con una boscaglia fitta e per nulla invitante.
Sono indecisa sul da farsi e per questo resto ferma per qualche secondo.
Ma qualche secondo oggi è fatale.
E sento la porta della casa alle mie spalle spalancarsi improvvisamente.
Lui è qui.
Sono sempre stato un tipo riflessivo, ma certi eventi cambiano la vita delle persone e il loro carattere, trasformandoli da conigli in draghi e viceversa, portando persone miti ad uno stato di temerarietà e imprudenza.
Inspiro profondamente e chiudo gli occhi per un secondo, secondo in cui un'immagine mi saetta davanti agli occhi.
Mio padre, davanti a tutti noi a mo' di scudo, sparato a bruciapelo da uno psicopatico.
Riapro gli occhi e comincio a correre nel bosco.
Sono coraggiosa.
--------
Sto correndo da quello che potrei definire essere due minuti tanto quanto due ore, l'angoscia che mi dilania da dentro per la paura di essermi persa tra questi alberi tutti uguali, ma dietro di me i passi non si arrestano e l'adrenalina mi impedisce di fermarmi, nonostante il dolore lancinante alla caviglia.
Supero un paio di alberi e salto un cespuglio, ma improvvisamente mi manca la terra sotto i piedi e scivolo per una discesa ripida, graffiandomi la pelle contro le rocce appuntite che escono dal suolo.
Arrivo ai piedi del burrone con il corpo a pezzi e le lacrime agli occhi.
Sono così stanca.
E dietro di me sento dei passi.
Sempre più vicini.
Alzo la testa in cerca di aria mentre le lacrime scorrono lungo il mio viso, e so che è arrivata anche la mia ora.
Vedo il volto imperturbabile di mia madre prima che le venga tagliata la gola, che supplica l'uomo di lasciar andare i suoi figli in cambio delle loro vite.
Non supplica per la sua.
È sempre stata coraggiosa, la mia mamma.
L'immagine sparisce e penso che forse è meglio così, che forse è meglio che la mia vita finisca qui così da non dover più rivivere queste immagini per il resto della mia miserabile vita, tormentata da fantasmi che non sono stata in grado di salvare.
Più di tutto mi tormenta il volto dei miei fratelli.
Erano più piccoli di me, e avrei dovuto saperli proteggere.
Ma non ci sono riuscita.
Rivedo il volto del più grande rigato di lacrime che continua a invocare i nomi dei miei genitori, prima che lui lo soffocasse uccidendolo. Vedo il suo corpo cadere a terra con gli occhi ancora pieni di terrore e disperazione,
Più di tutto mi tormenta il volto di mia sorella.
Lei non piangeva, era in piedi e mi guardava con insistenza, il volto impassibile. Credo che mi pregasse silenziosamente di essere di nuovo l'eroina che nelle notti di incubi le permetteva di scivolare nel suo letto e la aiutava a ritrovare un sonno sereno raccontandole di castelli e principesse. 
Ma il suo eroe al momento era legato contro un tubo di quella cantina putrida, con l'aria pregna dell'odore del sangue incapace di muoversi, e paralizzata dalle atrocità appena vissute.
"Ti prego, non lei, risparmiala ti supplico."
Fu in quel momento che l'uomo si girò verso con blando interesse, la testa inclinata di lato.
E in quel momento lui le ha sparato dritto in mezzo agli occhi.
Il rumore dei passi sempre più vicini mi riporta bruscamente al presente, permettendomi di mettere a fuoco per la prima volta ciò che ho difronte.
Una distesa di luci.
Una città. 
Difronte a me si spiegava una cittadella dove presumibilmente vivevano delle persone. Entrare in una di quelle case avrebbe significato salvezza. Resto attonita per un altro secondo a guardare dritto davanti a me fin quando non mi riscuoto dal mio stato comatoso e comincio a correre.
E corro come se da questo dipendesse la mia vita, perchè so che è così.
La caviglia è un dolore sordo rispetto al piccolo spiraglio di speranza che si è aperto in me, a cui mi aggrappo e con i denti lo squarcio fino a farlo diventare un buco attraverso il quale io posso passare.
E corro.
Corro fino a quando quella città non diventa più grande, fin quando non distinguo cartelli e finestre.
Ce l'ho fatta.
Un brivido mi percorre quando sento la sua voce
"Corri quanto vuoi bambolina. Io ti ritroverò."
Vengo accecata dalla rabbia  e vorrei solo riprendere la pistola con cui ha ucciso la mia famiglia e fargli quattro buchi.
Ognuno per ogni membro della mia famiglia.
Ma poi ripenso a come mio padre mi abbia fatto scivolare una lametta nella tasca posteriore dei Jeans senza che io potessi accorgermene subito, così da potermi liberare da sola in seguito. Di come il Karate impostomi da mia madre mi abbia aiutato a rallentarlo così da poter scappare dalle sue grinfie.
Non credo che ci sia un destino già bello che scritto, siamo noi a crearcelo. I miei genitori però mi hanno lasciato elementi affinché io potessi scappare, così che io potessi continuare a scrivere il mio.
Sarebbe da stupidi farsi uccidere proprio adesso.
Perciò ingoio il groppo in gola e continuo a correre verso la prima casa in vista.
Lui ha detto che mi ritroverà.
E forse è vero.
A patto che non lo ritrovi prima io.
   
 
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