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Autore: Shadowqueen    16/01/2015    0 recensioni
In una New York decimata da un'epidemia zombie, una piccola comunità tanto corrotta, quanto terrorizzata, vive barricata nel cuore di Manhattan. Fuori dalla comunità c'è solo disperazione e morte.
Per questo, quando Annie, suo padre e il piccolo Kyle vengono esiliati per cause ignote, nessuno pensa che sopravvivranno più di un giorno.
Ma l'universo ha altri piani in programma e Annie, verrà presa dal Corpo di Difesa, responsabile della sicurezza dell'Area Protetta, grazie a Madison, una ragazza dura, ma incredibilmente misteriosa e seducente.
Riuscirà la giovane a farsi valere all'interno del gruppo, o verrà data in pasto agli zombie?
Sarà in grado di vendicare la famiglia?
Conquisterà il cuore di Madison?
Ma sopratutto, scoprirà cosa si cela dietro all'epidemia?
Se amate i thriller con suspance, sangue, pathos, adrenalina, ma non volete rinunciare al romanticismo, Le Note Della Morte fa per voi!
(il significato del titolo verrà spiegato più avanti)
Buona lettura!
Genere: Dark, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Toc, toc, toc, toc...

La ragazza avanzava lungo la strada deserta. Aveva cominciato a camminare quella mattina, appena era sorto il sole. Voleva allontanarsi il più possibile da quel rifugio pieno di orrori. Non aveva mai smesso di muoversi, neanche quando la sete aveva iniziato a raschiarle la gola, neanche quando Kyle, che dormiva, avvinghiato alle sue spalle, si era svegliato e aveva cominciato a chiedere: « Dov'è papà? ».

E adesso, trascinava sul selciato le sue gambe dolenti, stanche di sostenere il peso del suo corpo, più quello del bambino e dello zaino, stracolmo di viveri.

Toc, toc, toc, toc...

I suoi passi lenti ma incessanti risuonavano nel silenzio della metropoli fantasma, abitata solo da palazzi diroccati, le cui finestre infrante fissavano, come mille occhi, il bizzarro duo.

Tac! Toc, toc...Tac! Toc, toc...

La ragazza sfilò la sua katana di legno dalla cintura e prese a usarla come un bastone. Secondo la sua tabella di marcia, avrebbe dovuto camminare per altre due ore e mezza, prima di potersi fermare in un luogo sicuro. Il caldo sole di mezzogiorno, le coloriva le guance e la faceva sudare; avrebbe gradito stendersi all'ombra e bere qualcosa di ghiacciato, ma doveva sfruttare la luce, finché ce ne fosse stata. Muoversi al buio o all'ombra era un rischio che non poteva permettersi, non con la promessa che aveva fatto, non con Kyle sulle spalle.

Tac! Toc, toc...Tac! Toc, toc...

Merda- Pensò la ragazza- Faccio troppo rumore!”. Controvoglia, sollevò la katana e la ripose al suo posto. Nel fare ciò, scaglie di sangue rappreso volarono dalla lama fittizia a terra, come una pioggia scarlatta. Ora il rumore era più sommesso, ma l'assenza di persone provocava un forte eco grottesco. I suoi passi pesanti ricordavano il rombo di un tuono.

Se mi sentono, siamo fottuti!” rifletté, allarmata. Era stremata, se l'avessero attaccata, non sapeva quanto avrebbe resistito.

« Ann, ho fame! » esclamò il piccolo, con quell'innocenza infantile, che non riusciva a comprendere l'immane rischio che stavano correndo.

« Shhhh! Ti ho già detto che non devi urlare! » sussurrò la sorella, guardandosi fugacemente intorno, per vedere se quella domanda avesse per caso attirato qualcuno, anzi, qualcosa.

« Ma io ho fame! » rispose Kyle a bassa voce, dandole un pugnetto sulla spalla.

Annie si fermò di colpo, con estremo sollievo delle sue gambe e si levò lo zaino, facendo al contempo scendere il fratello. Quindi si chinò, aprì lo zaino e ne estrasse un panino leggermente raffermo.

« Mangia, ma non fare rumore e non lasciare la mia mano per nessun motivo! » lo ammonì, rimettendosi lo zaino in spalla e riprendendo la marcia.

Il bambino annuì, con la bocca già piena di mollica e accennò un sorriso. La ragazza scosse la testa con fare bonario e gli scompigliò i capelli.

Annie, senza il bambino sulla schiena, camminava più spedita e provocando meno eco, tuttavia doveva invece trascinarsi dietro Kyle, le cui gambette faticavano a tenere il passo.

Almeno ha smesso di chiedere di papà...” Pensò, con un sospiro di sollievo.

Eppure non passò molto tempo prima che la stanchezza non piombasse su di loro, come una coperta di ferro.

« Ann, sono stanco! » si lamentò Kyle, tirandola per un braccio.

La ragazza sbuffò e si scostò i capelli dalla frangia imperlata di sudore. Se avesse avuto più energie, avrebbe ripreso il fratello in braccio, ma le sue gambe non ne volevano assolutamente sapere.

Al diavolo la tabella di marcia!” si disse, cercando con lo sguardo un luogo relativamente sicuro. Fu fortunata, a un centinaio di metri c'era un albero massiccio, le cui forti radici avevano spaccato l'asfalto circostante. Non era molto alto, ma i rami erano sufficientemente robusti da sostenere entrambi.

Così trascinò letteralmente il bambino fino all'albero e lo aiutò ad issarcisi sopra. Sebbene avesse solo quattro anni, Kyle era parecchio agile. Dopo che si fu issata a sua volta, Annie si sedette accanto a lui e gli porse la borraccia. Il piccolo bevve avidamente, contro le indicazioni della sorella, non poté comunque biasimarlo: non si era resa conto di quanto entrambi fossero disidratati, finché l'acqua non iniziò a scorrerle in gola.

« Perché siamo su un albero? » chiese Kyle, osservando la sorella con i suoi grandi occhi azzurri.

« Te l'ho già detto, tesoro, perché qui non ci possono raggiungere. I mostri non sanno arrampicarsi!»

« Ah... -il bambino assunse un'aria concentrata- ma quindi anche papà è su un albero? »

A quelle parole, un pugnale invisibile si conficcò nel cuore di Annie. Non poteva dirgli la verità.

« Sì- mentì, ignorando il dolore- è su un albero anche lui, così i mostri non lo prendono. »

« E su quale albero è? »

« Su un albero in fiore, in un grande parco e ci aspetta lì per mangiare insieme le noccioline! »

« Bello! E quanto è lontano? »

« Non molto, tra poco arriviamo...»

Quanto è facile mentire ai bambini...” Pensò lei, con amarezza.

Per pensare meno al padre, fece per rimettersi in marcia, ma sentì una fitta di dolore fisico questa volta, all'altezza delle cosce, che le fece cambiare idea.

« Sorellona, e adesso cosa facciamo? »

« Ci riposiamo un po', poi raggiungiamo papà. »

Soddisfatto dalla risposta, Kyle si strinse a lei, poggiandole la testolina sul petto, ma Annie non lo abbracciò a sua volta. Il suo sguardo infatti analizzava minuziosamente il territorio intorno a lei, silenzioso e calmo. Ecco cosa aveva allertato la sua mente, quella tranquillità quasi disumana. In quel momento, le tornò in mente una delle frasi che suo padre soleva dirle di più, per insegnarle a non dare niente per scontato.

Non fidarti della calma, perché se è troppa, significa che una tempesta è alle porte.”

   
 
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