Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Xandalphon    16/01/2015    4 recensioni
Ed ecco a voi il seguito di "The true tale of princess Himiko". Quale destino attende ora la strana coppia di una giovane principessa e di una scorbutica volpe dalle nove code che ha assunto forma umana? Sicuramente lotte e intrighi, sullo sfondo di un antico Giappone. E, ovviamente, Kurama permettendo, parecchia ironia...
Genere: Azione, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kurama, Nuovo Personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
 <<  
- Questa storia fa parte della serie 'Himiko'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

The king and the queen

Image and video hosting by TinyPic

 

Il regno di Yamatai non era che un puntino sulla mappa. Qualcosa di apparentemente insignificante. Sembrava quasi strano che fosse sopravvissuto fino a quel momento, con tante signorie più potenti intorno ad esso. I suoi re, non escluso l'ultimo, erano sempre stati molto attenti a tenersi fuori dai guai.

 

Ma in quel momento, a sentire dalle notizie che circolavano per le valli, il sovrano era morto all'improvviso e le famiglie nobili sembravano in procinto di azzannarsi alla gola reciprocamente per ottenere il potere.

 

Sì, per lui, che aveva da tempo proclamato di voler unificare la regione di Kanto in un unico regno, quella era un'occasione perfetta per ampliare i propri domini. Già diversi clan erano giunti da lui supplicandolo, in nome di antiche parentele o legami economici. Volevano che prestasse loro soldi, o armi, o uomini per prendere il trono di Yamatai.

 

Lui ascoltava con molta attenzione, poi, con aria grave e sguardo compassionevole, diceva loro che avrebbe fatto tutto il possibile per aiutarli. Che manica di stolti.

 

Il suo esercito si stava preparando per marciare su Yamatai. Sarebbe entrato nella sua capitale entro la settimana successiva. Era sicuro di incontrare scarsa resistenza. Il puntino sulla mappa avrebbe finalmente cessato di esistere, a scapito del potente vicino, il regno di Yamato.

 

I suoi generali erano convinti che non fosse altro che una nuova campagna di conquista elaborata dal loro glorioso sovrano. Stolti anche loro, che non conoscevano la misura dei suoi sogni. Non era più il solo Kanto ad essere l'obiettivo. No, lui avrebbe unito sotto il suo scettro niente meno che tutte le isole del piccolo popolo. Persino i potenti e arroganti chugoku dall'altra parte del mare occidentale avrebbero sentito parlare di lui.

 

Non aveva messo a parte nessuno dei propri piani per il futuro. Del resto, avrebbero senz'altro riso di lui. Come unire mille e più signorie in un unico impero nel corso di una sola vita? Impossibile!

 

Ma lui conosceva un modo. Poco tempo prima, un vecchio monaco, prima di morire, gli aveva tramandato un segreto. L'antico popolo dei signori degli elementi, che era stato punito dagli dei per la sua superbia (attraverso il loro messaggero dagli occhi rossi), non era sparito tutto sotto le onde del grande mare orientale. Alcuni erano scampati da quel cataclisma e, trascinati dai flutti sulle coste del paese dei Wa, avevano costruito dei villaggi. Con sé, secondo il racconto dell'anziano, avevano portato nove anfore. In ognuna di esse era sigillata una bestia leggendaria, in grado di distruggere intere montagne con il solo soffio del proprio alito. Due andarono perse per sempre nelle profondità dell'oceano; una si ruppe, ed il demone contenuto in essa fuggì via.

 

Le restanti sei vennero nascoste, col proposito di essere celate per l'eternità.

 

Tuttavia il monaco aveva ricevuto dal proprio padre una tavoletta di argilla seccata, che mostrava i luoghi in cui le anfore erano celate. Una mappa, insomma.

 

E non solo. Sulla tavola vi erano anche due formule magiche. La prima era per poter aprire l'anfora. La seconda era per legare il demone alla volontà di chi l'aveva liberato.

 

Gli ci era voluto un po' per decifrare quei segni, ma alla fine, ce l'aveva fatta. L'anfora più vicina era seppellita proprio nel territorio di Yamatai. Col pretesto di riportare ordine e pace in un paese senza guida, avrebbe cercato il primo pezzo della propria personale collezione di demoni.

 

Sì, lui, Kira Shinigami, sarebbe diventato l'uomo più potente del mondo.

 

***

 

“Perché?”

 

Solo una parola. Flebile, quasi sussurrata. Ne conteneva altre centinaia, o, forse, migliaia, rimaste bloccate tra la laringe e la bocca.

 

Eppure, Kurama riuscì a capire perfettamente anche quelle. Il problema di quella domanda, così semplice eppure così complicata, era che non sapeva come risponderle.

 

Nella sua testa ronzavano migliaia di frasi, che avrebbe potuto usare per la circostanza; dopotutto non aveva fatto altro che scusarsi mentalmente con lei da quando se n'era andato. Il punto stava tuttavia nel fatto che nessuna di esse gli pareva anche solo minimamente adeguata.

 

Perché ciò che Himiko gli stava chiedendo – no, non chiedendo, pretendendo – era di infrangere definitivamente la barriera che aveva innalzato tra lui ed il mondo. Naruto e Mugi l'avevano incrinata, spezzata in numerosi punti, lasciando entrare spiragli di luce. Ma non bastava più.

 

Lei gli stava domandando di poterla oltrepassare, di condividere quello spazio di buio che era sempre stato solo suo, con quel 'perché'. E di non andarsene mai più.

 

Era davvero disposto a permetterlo?

 

Per un lungo momento, Kurama chinò la testa, rimanendo in silenzio. L'unico rumore era il tambureggiare monotono della fine pioggia sul terreno.

 

Nemmeno Shukaku, con la sua usuale lingua tagliente, osava interrompere quel momento. Capiva quale interna e soffocante lotta si stesse svolgendo nel cuore del suo rivale e – nel privato della sua mente poteva anche confessarselo – amico.

 

“Vieni, Himiko. Sediamoci su quella pietra. E' una lunga storia.” Disse solo, lentamente, la volpe.

 

La ragazza fece un cenno con la testa, e si accomodò sul masso sul ciglio della strada. Poi aggiunse, in tono serio: “Ti ascolto.”

 

A quell'invito, il Kyuubi iniziò la sua storia.

 

“Come ti ho già spiegato, non sono altro che un demone. Un ammasso di chakra concentrato, che ha assunto forma fisica. L'eremita delle sei vie, Hagoromo, mi ha fatto questo. Anzi, correggo, 'ci' ha fatto questo, dato che il qui presente amico col cappello, è Shukaku, il demone tasso monocoda.

 

Comunque. Hagoromo era l'umano più straordinariamente saggio e potente che fosse mai vissuto e che, probabilmente, vivrà mai. Sconfisse un enorme demone, che minacciava di spazzare via l'umanità, nientemeno. Ma anche lui commetteva degli errori. Per esempio, quello di dare un'autocoscienza allo spirito vitale del mostro, dopo averlo diviso in nove parti.

Coscienza di sé... Ciò significa ragione, emozioni, sentimenti... Grande, grandissimo sbaglio. Una volta che lui se ne fu andato, rimanemmo soli. Nessun padre che ci insegnasse come vivere nel mondo degli umani. Ci colse un inebriante senso di libertà.

 

Ma era un dono maledetto. Perché non eravamo, non siamo, né saremo mai come gli uomini. Esseri deboli e dalla vita breve. Eppure ci illudemmo. Credevamo davvero di poter vivere in armonia con loro, come degli... amici. Era il nostro sogno più grande. In particolare il mio.

 

Mi mancava troppo Hagoromo e cercavo la compagnia dei suoi simili, per riempire il vuoto che aveva lasciato dentro di me. Solo che fui talmente ossessionato da questo pensiero da non rendermi conto che loro, gli uomini, avevano cominciato ad osservarmi con occhi diversi. Per loro potevo essere un'arma. Guadagnarsi la mia fiducia era come assicurarsi la forza di diecimila uomini, in una battaglia.

 

Anche se avrei dovuto capirlo, o quantomeno riconoscerlo, la mia mente semplicemente si rifiutava di concepire una cosa del genere. Perciò non mi accorsi della meschinità di coloro che stavano intorno a me.

 

Poi... Poi avvenne un fatto. Ecco io... Io cominciai a provare affetto per un'umana. Per certi aspetti era simile a te, scricciolo. Mi ricordo ancora molto bene i suoi capelli rossi che ondeggiavano nel vento...

 

Sarei stato disposto ad ogni cosa per proteggerla. E questa fu la mia rovina. Il mio potere iniziò a cambiarla. Ricorse a me per sbarazzarsi di coloro che le avevano fatto del male, coloro che odiava. Mi sembrava una cosa legittima, in fondo. Poi iniziò ad utilizzarmi per nutrire la sua ambizione, per farsi venerare come una dea ed incutere il terrore in coloro che non le obbedivano. Ero confuso, spaventato da ciò che le stava accadendo. Ma le volevo troppo bene e non riuscivo a dirle di no.

 

Invecchiava, e prese invidia della mia immortalità. Qualche pazzo le disse che nutrendosi della mia energia, avrebbe avuto anche lei lo stesso dono... Beh, date le premesse, la conclusione mi sembra inevitabile, no?

 

Lei... Lei cedette alla tentazione, tenendomi una trappola per uccidermi. Io, che ero sempre stato al suo fianco... Io, che le avevo dato tutto quello che possedevo. Quel giorno caddi nella più nera disperazione. Ed iniziai ad odiare tutto e tutti. Odio feroce, malvagio... Una bestia ricolma d'ira. Riesci a vedermici, pulce, mentre rado al suolo città intere per placare la rabbia che avevo dentro? Così, solo per il gusto di farlo? Ho ucciso, molte, molte persone... Molte di più di quante riesca a ricordare e contare...

 

Ed ero contento della paura che suscitavo nella gente, nel disgusto e nel rancore che vedevo nei loro occhi mentre biascicavano il mio nome...

 

Ma invece di coalizzarsi contro di me, continuavano a tradirsi e massacrarsi tra loro, gli uomini... A volte riuscivano ad imprigionarmi nel corpo di qualcuno, ma non era mai per molto. Era divertente vedere che il povero malcapitato subiva il loro disprezzo sebbene non avesse fatto nulla per meritarselo. Ed io in questo vedevo una conferma di quanto fossero marci. Di quanto il mio odio nei loro confronti fosse legittimo. Arrivai ad odiare anche Hagoromo: sia per averci abbandonato troppo presto, sia per il fatto stesso di averci creato.

 

Poi, un giorno, arrivò un tuo lontanissimo avo, dai capelli del colore del grano. Era un idiota buono a nulla, una frana cosmica. Era il mio Jinchuuriki. La sua vita era un inferno di cui nemmeno lui si rendeva conto appieno. Ogni volta che subiva un torto, cercavo di farmi strada nel suo cuore, perché liberasse la mia furia... Niente. Non si arrendeva mai quel dannato. E alla fine, non si arrese nemmeno con me. Fu la prima persona, dopo centinaia di anni, che cercò di diventare mio amico. Sebbene la colpa della morte dei suoi genitori fossi proprio io. Un bel masochista, eh?

 

Fui io a cedere a lui, non viceversa. Quando invecchiò, si fece promettere da me che avrei badato a sua nipote. Come potevo dire di no? La piccola era identica a lui, solo – fortunatamente – un bel po' più intelligente. E da qui la storia la sai.

 

Piuttosto che usarmi come arma, ha preferito sigillarmi. Ha preferito mettere al sicuro il proprio amico, anche a costo della propria vita. Non penso proprio di aver meritato un tale trattamento...

Con te ho sperato di rivivere quei giorni, Himiko. Ma ad un certo punto... Beh, è diventato tutto diverso. Questo posto è identico a quello della mia gioventù. E anche tu...”

 

La lingua di Kurama, dopo essersi sciolta all'improvviso, come neve sorpresa dal primo sole primaverile, si ingarbugliò. Per tutto il tempo del suo racconto aveva fissato il vuoto, perso nelle immagini del suo passato, senza rendersi conto dei mutamenti d'espressione che quella storia generava nella ragazza.

 

Ma in quel momento si volse e notò il caldo sorriso di lei, che commentò soltanto: “Io non ho i capelli rossi, stupido.”

 

Sorpresa, la volpe emise un sospiro. “Ragazzina, ma hai capito qualcosa di quel che ho detto?”

 

“Certo. Che non devo preoccuparmi.” Mentre lo diceva, Himiko rideva e allo stesso tempo piangeva. Prese a battere lentamente i pugni sulla sua spalla.

 

“Stupido... Stupido... STUPIDO! Ero terrorizzata... Ho pensato che mi volessi abbandonare, perché... Perché non... Perché non ero niente per te. Tu con tutti quei tuoi mille e mila anni di esperienza alle spalle, cosa se ne faceva di una ragazzina sprovveduta come me, eh? Pensavo che avessi deciso che non avevi più tanta voglia di stare con un debole e noioso essere umano... Pensavo... Pensavo male! Stupido, stupido e ancora stupido... Stupido e codardo...”

 

Già. Sono stato uno stupido. Non gli stavo dando la libertà... Il testa quadra aveva ragione... 'L'unica e sola libertà, sta nei legami'. Ah, biondino, scusami per tutte le prese per il culo quando facevi casino con Hinata... Suppongo che da lassù tu me le stia rinfacciando tutte, eh?

 

Mentre il discorso di Himiko perdeva gradualmente di senso, fino a farsi una serie di singhiozzi , Kurama non trovò di meglio da fare, che abbracciare quello strano scricciolo tremante.

 

Shukaku fece un impercettibile cenno d'assenso. Poi con uno sguardo malizioso fece loro: “Di questo passo, prendetevi una stanza, piccioncini!”

 

La pioggia era terminata e gli ultimi raggi del sole al tramonto squarciavano le nuvole, tinteggiandolo di rosso e viola.

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Xandalphon