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Autore: Sam27    17/01/2015    1 recensioni
-Urca!- esclamò Ron –Chi era quello?-
-I babbani hanno questa figura che popola il loro Natale, è un mago noto per volare su una slitta trainata da renne e portare doni ai bimbi buoni- spiegò il signor Weasley, battendo le mani.
-Non pensavo che esistesse realmente- commentò Harry divertito, grattandosi un sopracciglio.
-Infatti non esiste- disse George piano, ma così piano che nessuno lo udì.
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Il bianco accecante che ricopriva tutto lo spazio intorno a loro si tinse di un fischiettio assordante.
-Credo che il suo treno stia per partire -
Fred annuì, serio.
-E ricordi- si raccomandò un’ultima volta Silente –Non un minuto di ritardo, signor Weasley-
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Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus, Silente, Famiglia, Weasley, Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley | Coppie: Arthur/Molly, Harry/Ginny
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Con un mondo di battute possibili sulle orecchie, scegli romano?


 
L’aria era allegra in casa Weasley.
L’odore di torta al caramello che aveva preparato Ginny aleggiava per tutta la casa, in cucina le stoviglie si accumulavano sul lavello e dalla sala da pranzo provenivano i rumori più svariati: risate, gorgheggi, chiacchiere, sbatacchiare di piatti e forchette, il tintinnio di bicchieri e persino qualche parolaccia che era sfuggita alle orecchie di mamma Weasley.
-E’ vefamente deliziosa qfesta torta Finny- disse Ron sputacchiando pezzettini di cibo sul viso della ragazza.
-Non parlare mentre mangi, sei disgustoso!-
-Sembfa mamma, qfando fa cofì- sussurrò Ron a Percy, sputacchiando pezzetti di torta anche addosso a lui.
Ginny fece roteare gli occhi al cielo ma sorrise.
Harry stava tentando inutilmente di spiegare ad Arthur la funzione di un semaforo mentre Charlie e Bill facevano braccio di ferro, la signora Weasley cercava di farsi largo tra le voci concitanti per offrire il bis e George ascoltava.
Gli era facile ascoltare: non doveva sorridere né fare battute, né ridere, insomma per ascoltare non doveva essere George e, in quel periodo, essere George era la cosa che voleva di meno.
-Che ore sono?- domandò il signor Arthur pronto a distribuire nove bicchieri della migliore burobirra inglese.
-Mezzanotte meno uno- rispose Harry tra il tumulto generale.
-Sessanta, cinquantanove, cinquantotto..- iniziò a contare Bill, allegro.
Allegria, felicità, che strane parole no?
George ascoltava quella famiglia che parlava con luci, suoni e colori ma, seppur ascoltasse con attenzione, non riusciva a sentirsi parte di essa.
-Buon Natale!- esclamò Charlie allegro, alzando in alto il proprio bicchiere.
Proprio mentre il maggiore dei fratelli Weasley avvicinava il bicchiere alla bocca un gran fracasso fece tremare i fragili muri della Tana.
-Cos’è stato?- domandò Ginny mentre Harry correva a stringerle la mano.
George si risvegliò dallo strano torpore che l’aveva avvolto per tutta la sera e seguì Arthur e Bill in salotto.
Lì, dentro al camino, sostava un uomo più sull’ottantina che sulla settantina, la lunga barba bianca a coprirgli metà torace, un sorriso bonario sul volto, un bel vestito rosso ed un sacco sulle spalle.
-Lei sarebbe?- domandò la signora Molly, sollevando il bicchiere verso lo sconosciuto.
-Grazie molte- rispose quelli con una voce per niente sconosciuta al nostro George –Ne avevo proprio bisogno-
E, detto ciò, bevve due grandi sorsi di Burobirra, deglutì, emise un verso di approvazione e li osservò, tamburellando con le mani sulla grossa pancia.
-Ecco qua i vostri regali, umh.. vediamo- e così dicendo aveva già aperto il grosso sacco nero e andava tirando fuori pacchi e pacchetti che, senz’ombra di dubbio, sostavano là dentro grazie ad un incantesimo di Estensione Irriconoscibile.
-Ma lei non sarà mica..- fece il signor Arthur tutto entusiasta –Non sarà mica quel Babbo Natale!-
-Il solo ed unico- precisò l’anziano continuando a fare il proprio lavoro –Ecco: per Ginny, questo per Harry, ancora per Ginny, e ce n’è uno anche per lei Molly e poi.. Percy e ancora Charlie..- e così via.
Mentre il signor Arthur guardava Babbo Natale con tanto d’occhi gli altri Weasley si lanciavano occhiate fra loro, basiti.
George incrociò le braccia e si appoggiò allo stipite della porta, rimanendo più indietro rispetto agli altri: non aveva voglia di quelle buffonate.
Che cosa voleva, ora, quel Babbo?
-Io, il mio lavoro, l’ho finito- disse Babbo Natale, voltandosi e facendo per tornare da dove era venuto.
-Oh George falla finita!- esclamò la signora Weasley, afferrando l’uomo per la barba che, effettivamente, andava accorciandosi alla stessa velocità con la quale crescono le nostre unghie.
-Ehi! Io sono qui!- esclamò George dal fondo della stanza, alzando una mano e sventolandola.
La signora Weasley ammutolì, allibita.
-Oh! Quasi dimenticavo!- esclamò Babbo Natale –Questo è per te- e porse a George il pacchetto più piccolo di tutti.
George afferrò il regalo, incerto e si soffermò a squadrare lo sconosciuto.
-Grazie ma..- George si bloccò non appena i suoi occhi incontrarono quelli azzurri del vecchio che, mostrando ora più che mai grande vivacità, gli fece l’occhiolino infine, tutto arzillo, si sedette nel camino e sparì in polvere dorata.
-Urca!- esclamò Ron –Chi era quello?-
-I babbani hanno questa figura che popola il loro Natale, è un mago noto per volare su una slitta trainata da renne e portare doni ai bimbi buoni- spiegò il signor Weasley, battendo le mani.
-Non pensavo che esistesse realmente- commentò Harry divertito, grattandosi un sopracciglio.
-Infatti non esiste- disse George piano, ma così piano che nessuno lo udì.
Si sedette poi sul pavimento ed iniziò a scartare il regalo, con mani tremanti.
Lo aprì e trattenne il fiato mentre il contenuto gli rotolava in grembo: un simpatico souvenir del Foro Romano.
-George, non vieni?- domandò Ginny, affacciandosi sulla soglia –Ti stai perdendo Ron che scarta il medesimo maglione color melanzana-
-Sì sì, ora vengo- rispose lanciandole un sorriso distratto.
George riabbasso lo sguardo verso il camino, osservando la cenere grigia mischiata alla polvere rossa ed oro, strinse forte la statuetta di marmo e sorrise, un sorriso vero questa volta, mentre una lacrima gli colava giù dalla guancia e finiva dritta dentro al foro.
Avvertì la sua voce, venire da un giorno lontano: Patetico! Con un mondo di battute possibili sulle orecchie, scegli romano?
 
 
 
Diverse ore prima
-Lei dice che si può fare?!- chiese Fred per l’ennesima volta, il viso accesso da un’eccitazione fuori dal comune.
-Lo dico eccome, caro mio- disse Silente puntando un dito verso il ragazzo.
-Insomma, potrei davvero prendere il treno e.. tornare indietro?- domandò ancora Fred indicando il mezzo di trasporto a pochi passi dalla panchina sulla quale erano seduti.
-Sì, credo proprio di sì- disse Silente con aria distratta, raccogliendo qualcosa da terra –Oh guarda: delle Api Frizzole!-
-Ricapitolando: lei mi darà un costume da BabboCoso, una carta di credito illimitata per comprare i regali e la possibilità di rivedere i miei parenti in incognito?-
-Esattamente- asserì Silente iniziando a mangiare i dolci. –Troverai tutto sul treno
-E perché fareste tutto questo?-
-Tuo fratello George non è ancora riuscito a riprendersi dalla tua scomparsa- spiegò Silente tristemente –E Nessuno vuole che lui sia infelice, è un così caro ragazzo-
-Chi intende con nessuno?- domandò Fred perplesso.
Albus non rispose, si limitò a sorridere con dolcezza.
Il bianco accecante che ricopriva tutto lo spazio intorno a loro si tinse di un fischiettio assordante.
-Credo che il suo treno stia per partire -
Fred annuì, serio.
-E ricordi- si raccomandò un’ultima volta Silente –Non un minuto di ritardo, signor Weasley-
Fred annuì ancora poi si voltò e salì sul treno, prese posto nel primo scompartimento che era immacolatamente vuoto e vi trovò uno strano vestito rosso ed una pozione invecchiante.
Fred ridacchiò, scuotendo la testa: assurdo, decisamente assurdo.
Sembrava uno degli scherzi che avrebbero potuto organizzare lui e George, sorrise ancora appoggiando la testa al finestrino.
A George sarebbe sicuramente piaciuto.
Mentre osservava il bianco, fuori dal finestrino, farsi pian piano meno accecante lo colpì una delle sue idee brillanti.
La voce del gemello gli rimbalzò nella testa: Romano. Sai.. mi sento un po’ romano. Come il foro. Il foro, Fred, capito?

 
  
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