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Autore: Sofia s writing    17/01/2015    0 recensioni
Una via di mezzo tra azione e thriller.
Una grande tragedia ha unito più che mai Suzanne e James.
Un'avvenimento che sembrava quasi insignificante ha cambiato per sempre le loro vite e non li lascerà mai tornare alla normalità.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Suzanne abbassò le palpebre sospirando. - Ti prego, dì qualcosa. - disse a James. Lui le rivolse uno sguardo veloce ma attento. - Comincia con l'aprire gli occhi. Stai guidando. - Fece pesare l'ultima parola come per far notare all'amica che lui continuava a disapprovarlo, ma la lasciava fare. 
Erano da poco entrati nel Deserto Black Road, sulla route 66, in Nevada. Suzanne aveva aperto i finestrini ed il classico rumore del vento contro i vetri dell'auto in moto non lasciava a James modo di pensare. Dopo una pausa finalmente si decise a rivolgersi all'amica. - Potresti chiudere per favore? - lei non lo sentì. - Suzanne. Suzanne! - James dovette alzare la voce per attirare l'attenzione della ragazza. Lei lo guardò velocemente e eseguì gli ordini. - Come credi che andrà a finire? - gli chiese. Lui ci pensò qualche secondo. - Cosa esattamente? - la sua voce era fredda. - Forse non sei bravo in geografia ma sai cosa voglio. Sai dove stiamo andando. - fece una pausa per lasciare a James il tempo di rifletterci ma dato che lui non rispondeva continuò. - Intendo... credi che andrà tutto come prima? Ci... - la sua voce tremava. - Ci vorrà rincontrare? - Lui si girò nella sua direzione. 
- Suzanne. - disse con tono calmo, quasi sussurrando. - Suzanne, lei può pure aver sbagliato ma a chi non succede? Lei ci vuole bene. Lei vuole bene a te. - si fermò cercando di leggere le emozioni sul viso della ragazza. - Lei ha deciso di andarsene, non sei tu che l'hai mandata via. - Lei ci riflettè per qualche secondo e il silenzio tornò a regnare nell'auto.
- Non l'o mandata via io, è vero ma forse... magari se n'è andata... - James non la lasciò finire. - Mary ti vuole bene. Te ne vuole veramente. Non è andata via per colpa tua. - Lui tornò a guardare la strada mentre lacrime cristalline scendevano lentamente lungo le guance di Suzanne. Non voleva far arrabbiare James ma sentiva che dovevano chiarire. - Io...- cercò di ricominciare ma la voce le si spezzò in gola. James non la guardò. - Smettila. Ti ho già detto tutto. - il suo tono non era più calmo. Era secco, pieno di amarezza. 
Le lacrime erano tante e non lasciavano vedere chiaramente la strada a Suzanne. La ragazza cominciò a rallentare fino a fermarsi.  Non lasciava il volante e continuava a fissare la strada vuota danti a sè. Valutò l'idea di scendere e fare una pausa, andare lontano e a piedi, ma non lo fece. Rimase seduta sul sedile, con le braccia rigide e le nocche bianche. James non disse nulla. Non la guardò nemmeno. Aprì la portiera e scese, seguito a breve dall'amica. Lui fece il giro della macchina un paio di volte, come una persona che sta perdendo la pazienza, che sta per scoppiare. Suzanne rimase in piedi davanti alla portiera per non lasciar salire James al volante, nel caso ci avrebbe provato.  Dopo l'enneisimo giro attorno al veicolo lui la guardò.  - Vogliamo rimanere qui a lungo? -chiese con tono secco. Suzanne non rispose. - Perchè ti sei fermata? - chiese di nuovo lui. - Mi sono lasciato trascinare qui con te, ho cercato di consolarti, di aiutarti di farti capire che io ci tengo. Ma tu non lo vedi... tu continui a pensare a lei. - ormai stava gridando. - Pensi a colei che ti ha lasciata sola più volte, a quella che non sà mostrare i propri sentimenti per paura di essere ferita. Facendo così soffrire gli altri. - Gli occhi azzurri di Suzanne erano puntati su di lui. Il suo sguardo era gelido, cercava di penetrare nell'anima e farlo smettere. Di parlare, muoversi, respirare. Sapeva che era sbagliato pensarci ma lo faceva comunque, non voleva urlare anche lei. 
James riprese il suo monologo. - Non fare la bambina stupida, Suzanne. Sali in macchina e torniamo a casa, guardiamo un film, ci riposiamo. Lei ritornerà. Lei torna sempre. Ti ferisce, scappa e torna cercando di farsi amare. E tu continui a darle possibilità su possibilità sperando che lei un giorno cambi e la smetta. - Adesso non urlava più. -Lei non cambierà.- sapeva che queste parole facevano male, che Suzanne si sarebbe arrabbiata, l'avrebbe ignorato ma credeva che fosse l'unico modo per farla ragionare. Ma non lo era. Lei era ancora ferma davanti alla portiera, con la schiena appoggiata all'auto e le braccia incrociate. I suoi occhi erano ancora piantati su James. Non sapeva che cosa dirgli, come comportarsi. Lui era sempre quello che l'aiutava, non quello che la pugnalava improvvisamente.  Decise di fare l'unica cosa che in quel momento si fece strada nella sua mente. L'unica cosa che probabilmente lo avrebbe fatto riflettere. Aprì la portiera del conducente e con le guance ancora rigate dalle lacrime si rivolse a James. 
- Sai cosa? - fece una pausa. I suoi occhi esprimevano odio e lui fece qualche passo nella sua direzione per abbracciarla e chiederle scusa. Ma prima che lui la raggiungesse lei finì la frase. - Vaffanculo. - chiuse la portiera dell'auto e mise in moto il motore. Senza voltarsi un'altra volta dalla parte di James schiacciò il pedale del gas e partì.
Lo lasciò in mezzo al nulla, nel deserto, a sette chilometri dalla tavola calda più vicina. Capiva che non doveva, che era sbagliato ma aveva bisogno di calmarsi, di respirare. Dopo dieci minuti di riflessione in solitudine in macchina fece inversione  e tornò da lui. Lui era nell'esatto punto dove l'aveva lasciato. Abbassò il finestrino e lo squadrò. - Sali nella fottuta macchina ma dì un'altra parola e giuro che ti lascio qua. - James obbedì. 
Il loro viaggio fino alla tavola calda si svolse in silenzio. James soffoccò il desiderio di chiederle scusa, ripromettendosi di farlo più tardi. Non poteva darle un'altra opportunità per lasciarlo nel deserto. 
   
 
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