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Autore: Mew_vale    18/01/2015    2 recensioni
[Jorge Enrique Abello]
[Jorge Enrique Abello]Jorge Enrique Abello, si trova in Spagna per girare una nuova serie. Approfittando di un pò di pausa, si rifugia nell' isola di Formentera per una breve vacanza. Lì, conosce Sara. Fin dal primo incontro, Jorge ne resta rapito...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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La 'isla más bella del mundo
 
 
 
Ci tengo a ricordare, che con questa storia non voglio
dare alcuna rappresentazione veritiera di
Jorge Enrique Abello nè offenderlo in alcun modo.
Tutto ciò che avviene e la descrizione che faccio di lui,
sono frutto della mia fantasia!
 
 
CAPITOLO 7.
 
 
Due giorni. 48 ore. 2880 minuti. E’ un tempo lungo da trascorrere in condizioni normali, tempo che diventa lunghissimo se aspetti ardentemente una telefonata, un sms che non arrivano.
Sara stava per terminare il suo turno a bar, sotto il sole rovente di quei giorni che non accennava a dare tregua a nessuno. Lola, la ragazza che stava per montare al suo posto, aggirò il bancone e quando passò, a Sara venne una morsa allo stomaco: Lola portava la maglia che otto giorni prima Jorge le aveva autografato con un pennarello indelebile. Lola si accorse che Sara la stava fissando.
- Hai visto? Non è andato via neanche in lavatrice!  - Le disse contenta Lola.
- Fantastico direi. – Rispose la ragazza dai capelli ramati, senza troppo entusiasmo.
- Non ti ha contattato? – le domandò l’amica, sedendosi sul retro del bancone, accanto al lavello e sopra la lavastoviglie. Sara rispose con diniego.
- Evidentemente era troppo difficile lasciarmi! Ma cosa si credeva? Che mi sarei appiccicata a lui come una zecca, che lo avrei seguito fino al suo ritorno in Colombia? Io non avevo mai fatto pensieri del genere! –
- Forse temeva davvero queste cose, o forse… Ah, non so cosa dirti, come interpretare la sua sparizione! -
- Io l’ho già interpretata. Ci vediamo domani! –
- Ciao bella, ciao. –
Sara raccolse la sua borsa in tela, percorrendo la scalinata verso il lungomare si legò i capelli e si avviò verso il parcheggio delle bici.
A fianco al lungomare, a pochi metri dal parapetto, passava la pista ciclabile. Sara la percorse velocemente, ansiosa di arrivare a casa e di buttarsi a letto. Passò accanto al punto in cui aveva scattato quel selfie con Jorge, il giorno in cui lo aveva conosciuto. Fermò la bicicletta, estrasse il suo i-phone e ammirò la foto per l’ennesima volta domandandosi se qualcuno le avesse fatto una maledizione! Da dove arrivata tanta sfortuna con il genere maschile? Non aveva mai pensato di diventare la fidanzata ufficiale di Jorge, figuriamoci! Lui l’attraeva e non poco, la differenza d’età in un certo senso l’attizzava! Una situazione così anomala per lei, come frequentare un uomo con quasi il doppio dei suoi anni, la faceva eccitare. Ma al tempo stesso Jorge la ricopriva di calore, coccole e serenità. Ma no, mai un attimo durante la loro brevissima storia aveva pensato di intrappolarlo in una relazione! Non ci pensava proprio! E allora perché lui aveva deciso di sparire così? Sara non lo capiva proprio. Legò la catena alla ruota della sua bicicletta ed entrò dal portone principale, il quale si apriva in un corridoio. Il suo appartamento era il primo a destra, di cinque appartamenti. Poteva godere della più totale tranquillità e solitudine visto che i suoi genitori erano ripartiti quella mattina; Insomma si erano trattenuti il tempo appena sufficiente per farle una bella ramanzina per l’aver intrapreso una relazione con un uomo molto più grande ed in seguito l’essersi fatta lasciare senza neanche due benedette righe di testo. “Veramente una visita amorevole e proficua, grazie famiglia!”. Sara intendeva farsi una bella dormita approfittando di questa pace, almeno un paio d’ore le aveva prima di essere svegliata alle 18 da Fatima che voleva andare a fare happyhour, così Sara l’avrebbe raggiunta un’ora dopo al solito posto, con la solita compagnia. Esattamente come otto giorni prima.
Ma appena richiusa la porta dietro di lei, si rese conto che il letto sarebbe stato solamente un miraggio lontano perché suonarono alla porta. Chi mai poteva essere? Dietro di lei non era entrato nessuno e di fronte al palazzo non aveva notato nessuno, tranne una volante della polizia che aveva parcheggiato dall’altra parte della strada mentre Sara era intenta a bloccare la bici con la catena. Per il resto, la via era totalmente deserta. Con 40° all’ombra a chi verrebbe in mente di passeggiare per la strada alle 4 del pomeriggio?
Sara pregò per pochi secondi con tutta sé stessa che alla porta potesse Jorge! “Sì, ti prego!”, continuava a ripetersi. Aprì la porta così forte che una bava d’aria le fece svolazzare la frangetta. Di fronte a lei si ergevano due giovani agenti di polizia, uno muscoloso e moro e l’altro più gracile del primo e biondo.
- In cosa posso aiutarvi? – Domandò loro, esitante.
- Siamo gli agenti Ruez e Santos.  Lei è… Sara Munoz Morales? – Le domandò quello muscoloso, consultando un piccolo blocco notes dove probabilmente aveva annotato il suo nome di battesimo al completo.
- Sì, in cosa posso aiutarvi? – Ripeté curiosa, la ragazza ramata.
- Conosce Juan Santillana Castro? -
- Sì – rispose. “putroppo”, avrebbe voluto aggiungere. – Gli è successo qualcosa?- domandò senza troppa preoccupazione nella voce.
- Bene, signorina le dobbiamo chiedere si seguirci! –
- Sentite, se Juan ha combinato qualche casino, io non ho più nulla a che fare con lui quindi non è un mio problema. –
- Credo che stavolta la riguardi. Prego. – La invitò l’agente allungando la mano oltre la porta.
- Posso sapere cos’ha fatto? – Insistette lei, senza sposarsi dalla soglia interna di casa sua.
 
 
 
Quando i due giovani agenti le avevano sommariamente spiegato che due giorno prima Juan aveva “costretto Jorge a seguirlo mostrandogli la pistola nascosta sotto la maglietta”, o detta più semplicemente lo aveva rapito, Sara non credette alle sue orecchie.  “Non può essere arrivato a tanto!”, fu la prima cosa che pensò. Senza pensarci su, seguì i due agenti. In commissariato le venne spiegato per filo  e per segno ciò che era capitato, e  fu sollevata nel sapere che Jorge stava bene e che Juan si era consegnato spontaneamente.
Sara sedeva in una sala d’aspetto separata dall’ufficio di polizia da alcune vetrate. Neanche il vetro spesso impedì alle urla della madre di Juan di arrivare alle sue orecchie: “Maledetto disgraziato! Ma cos’hai fatto!”, “Hai rubato la mia pistola? E Non la sai neanche usare, poteva partiti accidentalmente un colpo e avresti potuto uccidere quel poveretto!”, lo rimproverò il padre.
Un’agente donna servì un caffè a Sara e lei ringraziò. Si erano fatte le nove di sera quando, da una stanza in fondo, vide uscire Jorge in compagnia di un funzionario di polizia in borghese e un altro tizio che si allontanò con l’attore. Jorge procedeva nella sua direzione, verso l’uscita, ma non stava indagando l’ambiente con lo sguardo. “Forse non sa che sono qui?”. La ragazza uscì di fretta dalla sala d’aspetto fermandosi davanti a lui. Jorge la guardò abbozzando un sorriso. Sara rispose al sorriso e piano piano avanzarono l’uno verso l’altro e si strinsero in un abbraccio.
- Quando me lo hanno detto, non potevo crederci! Come ti senti? –
- Bene, ho solo una gran fame! Sara, permettimi di presentarti Manuel Salamanca Ribero, l’agente che mi rappresenta. –
- Sara Munoz, molto piacere. –
- Molto piacere Sara. Jorge, allora restiamo d’accordo così?-
- D’accordo. Ci vediamo! -
- Ciao Jorge, buona sera signorina. –
- Anche a lei. – Risposa Sara. Adesso Jorge e Sara erano di nuovo insieme, si scrutarono a vicenda ma nessuno ebbe il coraggio di dire qualcosa.
- Andiamo? – Propose lui, accompagnandola fuori posandole una mano sulla schiena. Contatto che fece rabbrividire Sara. I due uscirono dalla stazione di polizia e dovettero farsi largo tra cinque o sei giornalisti che occupavano il piccolo parcheggio.
 
 
Camminarono a stretto contatto costeggiando il mare. Jorge ogni tanto la osservava di sghembo, non sapendo come dirle che dovevano dividersi prima del previsto. Improvvisamente Sara arrestò la sua camminata e si sedette sul parapetto, con le gambe penzolanti. Aveva un’aria mesta.
- Cosa succede? – le domandò il bell’attore, lambendole il mento con due dita. Le alzò il viso quel tanto che bastò per guardarla negli occhi.
- Mi dispiace, è successo tutto per causa mia! –
- Io non lo penso. -
- Ma io sì… Juan è il mio ex fidanzato, e ti ha rapito perché hai avuto la sfortuna di conoscermi, santo cielo! Non credevo che sarebbe arrivato a tanto! -
- E’ finita bene, no? Io ho capito che si era pentito della cazzata che aveva commesso, non appena siamo entrati nella villetta che ha scassinato, sulla spiaggia appena fuori dalla pineta. Ho capito che non mi avrebbe fatto niente, non era un assassino ma solo uno stupido. –
- Ma resta che se non avessi conosciuto me, non ti sarebbe successo. -
- Resta che ti ho conosciuto e non sono pentito di questo! –
- Come puoi dire questo? Il mio ex ragazzo ti ha minacciato con una pistola e ti ha rapito! –
- In effetti sarebbe stato più bello se queste cose le avessi fatte tu! Soprattutto rapirmi! –
- Dai, non scherzare! –
- Basta parlarne… Perché non andiamo da qualche parte a mangiare qualcosa? –
- Vuoi davvero uscire con me ancora? –
- Sì. –
Le rispose lui, baciandola alla sprovvista sotto il cielo stellato e il chiarore lunare.
 
 
 
FINE CAPITOLO 7.
 
 
 
Aggiorno dopo tanto tempo tempo, ma aggiorno! ^.^
Spero vi sia piaciuto anche questo capitolo! Vi anticipo che la storia volge al termine!
A presto! <3
   
 
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