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Autore: BrokebackGotUsGood    18/01/2015    2 recensioni
Semplici parole che possono cambiare ogni cosa.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'A love that will never grow old'
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Avrei potuto perdermi per sempre nei suoi occhi.
Così dolci, così ipnotici, di un azzurro così acceso e immenso da far invidia al cielo.
Troppo belli per appartenere al mondo terreno.
Non avrei saputo precisare da quanto tempo fossimo sdraiati su un fianco, l'uno di fronte all'altro, immersi nei reciproci sguardi e nel silenzio della camera da letto: sapevo solo che avrei voluto far durare quel momento in eterno, la mia mano che gli accarezzava delicatamente la guancia e il suo braccio attorno alla mia vita, senza dire una parola e come unico suono quello dei nostri respiri.
Non ero in grado di pensare a niente di fantastico, stupendo e meraviglioso come lui, non solo per quanto riguardava l' aspetto esteriore (che comunque faceva decisamente la sua parte), ma anche per il modo in cui mi faceva sentire ogni singolo istante che passavamo insieme, per come era capace di farmi toccare il cielo con un dito solamente con uno dei suoi sorrisi, per quella sua dolcezza e premurosità nei miei confronti che non avevo mai trovato in nessun altro e per come riusciva a capirmi perfettamente, leggendomi dentro anche senza che io gli dessi alcuna spiegazione: era stato così sin dal primo giorno in cui lo avevo conosciuto, e ancora mi meravigliavo del fatto che solo parecchio, troppo tempo dopo mi fossi reso realmente conto che il nostro legame non avrebbe mai potuto limitarsi alla semplice amicizia, perché era fin troppo evidente ciò che si era sempre celato dietro le nostre occhiate fugaci o i nostri sfioramenti apparentemente casuali.
Si era sempre e solo trattato di qualcosa che entrambi ci eravamo negati a lungo, e che ci avrebbe segnati e cambiati per sempre.
Salii con la mano fino a passargliela tra i capelli, poi tornai sulla guancia e infine scesi lungo la spalla e il braccio, sfiorando quest'ultimo solo con un dito, mentre lui sospirò silenziosamente e strinse la presa attorno alla mia vita.
Dio, se stavo bene.
Era il silenzio più bello che si potesse immaginare, quello che avrei voluto vivere ogni giorno, non come quello vuoto e opprimente che mi avvolgeva quando lui non era con me e quando al suo posto, tra le mie braccia, stringevo una donna che non avevo mai amato nel vero senso della parola: Michelle era una ragazza fantastica e una bravissima madre, questo di certo non lo mettevo in discussione, ma l'unico che volevo e che avevo sempre voluto spasmodicamente era solo e soltanto Jake e sapevo che, prima o poi, avrei dovuto dare una svolta definitiva alla situazione, prima che questa mi si rivoltasse contro con conseguenze che avrei pagato per il resto della vita.
Lui non poteva continuare ad aspettarmi, come faceva ormai da troppo tempo, e io non potevo continuare a fargli del male, perché era l'ultima cosa che meritava. 
Volevo stare con lui e dovevo trovare un modo per riuscirci, facendo cessare l'agonia di entrambi, che si placava momentaneamente solo nelle poche ore che riuscivamo a rubare per stare insieme.
Lo strinsi a me quando mi si avvicinò ulteriormente per darmi un bacio calmo e leggero sulle labbra, per poi nascondere il viso nell'incavo del mio collo, facendomi rabbrividire piacevolmente a causa del suo respiro sulla pelle.
-Che ore sono?- chiese sussurrando, prendendo ad accarezzarmi lentamente il petto. 
Sollevai la testa quel poco che bastava per scorgere l'orologio digitale sul comodino, non capendo comunque perché volesse sapere l'orario: fosse stato per me, non sarei più uscito da quel letto. -Quasi le otto, perché?- 
-Mh...forse è meglio che vada a preparare la colazione-.
Feci un verso contrariato, stringendolo ancora di più, come per impedirgli di sollevarsi. -No, dai, stiamo qui ancora cinque minuti, si sta così bene a letto...-.
Rise sommessamente e mi posò qualche bacio lungo la mascella, gesto che mi fece sospirare inconsciamente, poi si sollevò con metà busto per incrociare il mio sguardo, mantenendo un sorrisino divertito. -Non lo metto in dubbio, ma, se non ti dispiace, comincio ad avere un po' di fame- rispose. -Dopo tutto il movimento di prima ho bisogno di recuperare un po' di energie...- aggiunse con tono basso e malizioso, prendendosi il labbro inferiore tra i denti (Dio, adoravo quando lo faceva, lo rendeva dannatamente sexy e mi faceva venire voglia di attaccarmi a lui stile piovra per il resto della giornata).
Ricambiai il sorrisino, inarcando un sopracciglio allo stesso tempo. -Ah sì, eh? Quindi sarebbe colpa mia?-
-Completamente-
-E allora io cosa dovrei dire? Guarda che non è che tu sia poco impegnativ...aho! Fermo!-.
Non riuscii a schivare la cuscinata che mi arrivò sul braccio, alla quale correlò una finta espressione indignata. -Hey!-
-Cosa? E' vero!-.
Cercò di colpirmi di nuovo, ma stavolta lo bloccai in tempo e presi il sopravvento su di lui con un metodo che sapevo avrebbe funzionato di sicuro: lo ''disarmai'' del cuscino e lo bloccai sotto di me, cominciando a fargli il solletico su entrambi i fianchi, zona in cui lo soffriva particolarmente.
-Nonono Heath...Merda, che bastardo che sei!- disse a fatica tra le risate, cercando di liberarsi ma senza le forze necessarie per farcela; solo dopo qualche istante riuscì a sollevarsi a sedere, pregandomi di smettere, e io, vedendo che ormai era a corto di fiato, lo accontentai.
-Così non vale, però!- protestò, tentando di riprendersi, mentre io lo guardavo estremamente divertito.
-Oh sì che vale, in battaglia tutto è lecito-
-Ma lo sai che il solletico non lo sopporto!-
-Appunto per questo-.
Mi lanciò un'occhiataccia, continuando però a sorridere e per l'ennesima volta mi ritrovai a pensare a quanto stessi terribilmente bene quando era con me, anche in piccoli momenti della giornata come quello, in cui eravamo semplicemente noi stessi e potevamo tagliare fuori il resto del mondo.
I momenti che passavo con Michelle non erano neanche lontanamente paragonabili a quelli trascorsi con Jake: questi ultimi li vivevo con intensità e con il costante desiderio che non finissero mai, con una gioia e un'euforia che mai mi avevano caratterizzato e, soprattutto, con assoluta serenità, in totale assenza di qualunque tipo di ansia o preoccupazione che invece erano sempre presenti nell' "altra mia vita", una vita che ormai non sentivo più come mia e che, in realtà, non avrebbe mai dovuto esserci; l'unica cosa di cui non mi sarei mai pentito era Matilda, perché era una parte di me e le volevo un bene dell'anima, ma il resto era stato tutto un terribile sbaglio e chi ci era andato di mezzo era proprio l'ultima persona che avrei voluto far soffrire, l'unico con cui sarei dovuto stare sin dall'inizio.
Per colpa mia e delle mie insicurezze ci eravamo ridotti a vederci una o due volte alla settimana, in segreto, e il tempo che passavamo insieme, oltre ad essere già poco, scorreva anche troppo velocemente e non facevamo nemmeno in tempo ad accorgercene che dovevamo già salutarci.
E mi odiavo per questo.
La nostra non si poteva nemmeno definire una relazione: non sapevo cosa eravamo, se ''più di semplici amici'', ''amanti'' o cos'altro, era ancora tutto troppo nebuloso e sfocato, ma doveva cambiare.
Doveva trasformarsi in qualcosa di definitivo, e tutto dipendeva da me.
-Dai, vieni qui- dissi allungando il braccio, invitandolo a raggiungermi, visto che si era spostato per evitare di subire ancora la mia ''tortura''.
-Devo fidarmi...?- chiese sospettoso e divertito allo stesso tempo.
-Prometto che non ti faccio niente-
-Hai promesso, eh?-.
Alzai gli occhi al cielo con un sorrisino e annuii, accogliendolo poi di nuovo tra le mie braccia e perdendomi nel suo profumo quando lo strinsi forte a me, mentre appoggiò la testa sulla mia spalla dopo avervi lasciato un bacio. 
Presi ad accarezzarlo lungo tutta la schiena, sentendone i muscoli e le linee scolpite, e lasciai le labbra sulla sua tempia; no, non volevo perdere la cosa più bella che mi fosse mai capitata nell'arco della mia esistenza, non volevo rinunciare a quel calore, a quella sicurezza e a tutte le favolose sensazioni che provavo quando ero con lui (ma a cui non sapevo ancora dare un nome), perché sarebbe stato come chiedere a qualcuno di fare a meno di respirare e mi rendevo sempre più conto che non potevo permettermi di farlo aspettare ancora, altrimenti non lo avrei biasimato se non mi avesse più rivolto la parola.
Mi staccai leggermente per prendergli il viso tra le mani e specchiarmi nell'azzurro delle sue iridi, per poi baciarlo con dolcezza, sentendo subito aumentare la stretta del suo abbraccio attorno alle mie spalle; ci lasciammo e riprendemmo un paio di volte, non avendone mai abbastanza l'uno dell'altro, ma aggrottai la fronte quando, dopo esserci separati definitivamente, abbassò lo sguardo strizzando le palpebre e lo sentii tremare lievemente.
-Jake?- sussurrai, abbassando il volto per cercare di guardarlo e dandogli una carezza tra i capelli. -Hey, piccolo, va tutto bene?-.
Lui non rispose se non con uno strano aumento della respirazione, continuando a guardare in basso, ma ciò che mi fece preoccupare maggiormente fu la lacrima silenziosa che gli rigò la guancia.
-Jake, che cosa c'è? Parlami-.
Tremò ancora, deglutì ed esitò qualche istante prima di alzare gli occhi lucidi per puntarli nei miei, e ci mancò poco che mi venisse un infarto per l'immagine meravigliosa che avevo davanti, ma la preoccupazione stava prendendo il sopravvento e mi stavo ripetutamente chiedendo cosa mi avrebbe detto di lì a pochi secondi.
Ma mai mi sarei aspettato quelle parole.
-Ti amo...-.
Fu un sussurro.
Un breve attimo in cui ogni mia barriera di difesa crollò miseramente su se stessa.
-Ti amo- ripetè, sempre con un filo di voce incrinata.
Poi lasciò uscire liberamente le lacrime, forse tutte quelle che non aveva mai avuto il coraggio di versare davanti a me, e si ancorò alle mie spalle come se fossero l'unico sostegno a cui avrebbe potuto sorreggersi; l'unica cosa che riuscii a fare fu ricambiare la stretta, ma non mi uscì una parola e la mia espressione era pietrificata, devastato com'ero dalla forza di quella semplice e meravigliosa dichiarazione.
Il cuore aveva preso a battermi all'impazzata, il respiro mi si era bloccato in gola, avevo perso qualunque capacità di intendere e volere e continuavo a fissare un punto vuoto e non ben definito davanti a me, e mai avrei pensato che quelle due parole avrebbero potuto avere quell'effetto: Michelle me le ripeteva quasi ogni giorno, ma diamine, dette da Jake erano qualcosa di totalmente diverso e significavano più di quanto chiunque potesse immaginare.
Dio mio, non lo meritavo.
Lui era troppo per me, non meritavo il suo affetto, le sue attenzioni, le sue parole e tanto meno il suo amore...Non finché sarei stato la causa di quelle lacrime che bagnavano la sua e la mia pelle.
Mi aveva davvero detto che mi amava? Cioè...lui, nonostante tutto quello che gli stavo facendo passare, provava nei miei confronti un sentimento così forte?
Non ci potevo credere, e mi convincevo sempre di più del fatto che, uno come lui, non avrei mai potuto trovarlo in nessun'altra parte del mondo.
-Jake, io...- tentai, ma lui mi interruppe staccandosi da me e scuotendo la testa, accarezzandomi una guancia.
-Sshh...non importa- sussurrò, posandomi un dito sulle labbra, che unì con le sue dopo avermi sorriso dolcemente.
E fu uno dei baci più belli che mi avesse mai dato.
Fu allora che mi resi conto di aver sempre avuto paura del giorno in cui sarebbe venuto alla luce ciò che provavamo realmente l'uno per l'altro (sì, anche io lo amavo, e presto sarei riuscito a dirglielo), perché a quel punto avrei dovuto davvero affrontare la realtà e dare una svolta definitiva alla situazione, mentre mi ero sempre nascosto da tutto ciò che implicava un cambiamento radicale e che avrebbe richiesto una dura battaglia, e avevo sempre fatto di tutto per rimandare quel momento a quando sarei stato più pronto.
Ma ora, per la prima volta in vita mia, ero convinto.
Quel momento era arrivato.

 












Ecco a voi una flash fluffosa (con un pizzico di angst ma non quello che fa deprimere, dai :P) per alleggerire un po' l'atmosfera mentre preparo il prossimo capitolo di Untitled. <--- Prima e unica volta che scrivo qualcosa di così deprimente su loro due, davvero D:
Inutile dire che io, come al solito, non ne sono pienamente soddisfatta, ma ok, non soffermiamoci su ciò che penso io.
Spero che invece a voi piaccia e, dato che non l'ho ancora fatto, vi auguro un sereno 2015! 
Ringrazio Cassandra e Sara per essere le migliori lettrici che potrei mai desiderare :3
Baci
Melissa














   
 
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