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Autore: TheAntlers    19/01/2015    3 recensioni
"Quindi... cosa dovrei fare, ora?" gli chiese, cambiando velocemente discorso e mostrandoli un sorriso soddisfatto, di ripicca.
Lui la imitò, salendo a cavallo, col volto abbassato, nascondendo un lieve sorriso.
"Perchè sorridi in quel modo, Winter?" parlò retoricamente, come sapesse già perfettamente il perché.
"Perchè, ho distrutto i tuoi piani, no? Non rimanendo qui con te, dopo quel che è successo", li sorrise a cattivo gioco.
Naoise ricambiò il sorriso, inclinando lievemente il capo. "Oh, mia cara Winter..." mormorò, sospirando. "Sta andando e andrà sempre tutto secondo i miei piani."
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ogni città, molte volte, possiede un proprio segreto.

Qualcosa che non sospetti, che non ti aspetti, o a cui semplicemente noi fai caso, che ignori, per qualche insolito motivo.

Nella piccola città di Madleft, quel qualcosa era un piccolo bosco, il cui ingresso era proibito e per qualche insaputo motivo, nessuno sembrava essere incuriosito dal perchè, o interessato a scoprire cosa quel buio e tenebroso bosco nascondesse, tranne Winter.

Ogni giorno, puntualmente, al ritorno da scuola, la ragazza percorreva lo stesso sentiero, osservando quel triste bosco che le teneva compagnia.

E se tutti sembravano pienamente disinteressati, come dovessero compiere un dovere a non farsi domande o, a dirittura, non guardarlo nemmeno, per lei era esattamente l'opposto. Doveva e deve tutt'ora lottare alla tentazione di entrarci, di esplorarlo, come se un qualcosa tentasse ogni volta a spingerla dentro.

Fin da piccola le capitava di star minuti interi a fissarlo, di alzarsi in piena notte con l'incessabile pensiero di incamminarsi verso il bosco... Senza un motivo valido. Ma da quando compì i suoi 17 anni, la tentazione aumentò notevolmente, come le domande.

Perchè nessuno è mai entrato? Perchè nessuno non ha mai solo tentato?

Perchè nessuno chiede spiegazioni alle autorità? È forse sbagliato?

Si sistemò lo zaino alla spalla, mentre abbassò lo sguardo all'asfalto umido, sospirando, continuando il suo cammino.

I suoi pensieri furono interrotti dalla suoneria del suo cellulare, che fece irruzione tra il silenzio sovrano.

"Pronto" rispose poco dopo, con calma.

"Winter, è tardi, il pranzo è pronto. Dove sei?" chiese sua madre, affievolendo la voce.

"Sono arrivata vicino al bosco, sto arrivando" rispose lei, continuando a fissare l'oscurità che avvolgeva i numerosi alberi del bosco. Splenditi e maestosi pini.

La donna rimase in silenzio alcuni secondi, facendo illudere alla figlia di aver riattaccato immotivatamente; ma alla fine si decise a rispondere. "Ti raccomando, non entrare e vieni subito" parlò velocemente.

"Si" esitò un attimo prima di rispondere, con tono inspiegabilmente tagliente. "Arrivo."

***

"Andrai a cavalcare oggi?" Chiese d'un tratto la madre di Winter, interrompendo il silenzio.

La donna teneva il viso abbassando, e i suoi lineamenti erano dolci; oserei dire, quasi intimiditi.

La ragazza si limitò ad annuire, mettendo in bocca l'ultima forchettata di pasta. Non voleva allungare il discorso.

"Tirerai anche con l'arco?" Continuò a chiedere, curiosamente. Questa volta alzando lo sguardo e ammiccando un sorriso forzato.

"No, oggi no."

"Dove andrete con Sharon?" Domandò quasi ansiosamente, osservando il piatto vuoto della figlia.

Winter la guardò con riguardo, non spiegandosi il suo tono e il motivo di tutte quelle domande a raffica.

"Al fiume" rispose poi d'un fiato.

La osservò, e quest'ultima parve risvegliarsi da un sonno invisibile.

"Al fiume? Non mi va che tu stia vicino al bosco, Winter" disse scattante, cercando di rimanere imparziale allo stesso tempo.

La ragazza sbuffò, iniziando a giocherellare con la forchetta.

"È un posto pericoloso Win-"

"Oh, smettila, Alex!" quasi le sputò, interrompendola, lasciando cadere la forchetta sul piatto ormai vuoto, per poi lanciarle uno sguardo scocciato ed irritato.

In seguito, accorgendosi di essersi avvicinata bruscamente alla faccia della madre adottiva, prese un gran respiro e tornò come prima, consapevole di aver notevolmente esagerato.

Alex la guardò per qualche istante, con la bocca leggermente aperta e con aria che pareva un mix tra irritazione e frustrazione.

"Perchè ti comporti ogni volta in questo modo, Winter?" chiese lei, con un fil di voce, guardandola dritta negli occhi.

Perchè sei così estremamente e maledettamente irritante.

Winter non riuscì a tenere il suo sguardo. "Io..." cercò le parole, variando lo sguardo al suo piatto "non lo so" continuò con voce roca, fissando il vuoto, scandendo ogni parola.

"Winter-"

Alex non ebbe il tempo di pronunciare altro, che la vide alzarsi dalla sedia con uno balzo, provocando un rumore fastidioso, che la seguì lungo le scale che la conducevano verso la propria camera.

La donna aprì la bocca per dir qualcosa, ma fu bloccata dal rumore assordante di una porta chiudersi.

"È solo l'adolescenza, Alex, le passerà, vedrai."

"Si, ma quando? Non ce la faccio più,-"

Le conversazioni tra la Alex e l'amica Rose arrivavano fino alla camera della figlia che, tentando di nasconderle, aumentò il volume della musica che ascoltava. Riproduceva "A line in the Sand", dei Linkin Park, per la terza volta consecutiva, scocciata del dover attivare la ripetizione dell'intero album. Contemporaneamente si preparava per andar a cavalcare, uscendo decine e decine di maglie dal suo armadio, intenta a sceglierne una.

Deciso l'abbigliamento e risistemato il tutto, si legò i lunghi capelli rossi in una treccia.

Ammirò il suo riflesso sul grande specchio fissato alla porta della sua camera per qualche secondo; si sistemò un ciuffo ribelle di capelli dietro un'orecchia, togliendolo dalla compagnia delle accennate lentiggini che coprivano le sue guance. Poi si riempì i polmoni e chiuse la porta dietro di lei.

Scese le scale, quasi correndo.

"Io sto uscendo" avvertì la madre una volta arrivata alla soglia della porta di casa, salutando invece con un cenno della testa l'amica, mostrandole un sorriso.

"Ok, stai attenta al fiume, Winter, e non fare tardi" si limitò a rispondere lei, per quanto avrebbe voluto aggiungere altro.

La ragazza parve innervosirsi al tono della donna, o forse per quella frase che le veniva ripetuta ormai così tante volte. In ogni caso, il motivo del nervosismo che ogni volta quella scena le trasmetteva era per lei sconosciuto ed inusuale.

La giovane si limitò infine ad annuire, uscendo dalla casa.

***

I luminosi occhi smeraldi di Winter ruotarono verso la figura dell'imponente e fiero Andaluso che tese le orecchie alla presenza della ragazza.

La stalla era molto ampia, ma anche abbastanza vuota e poco illuminata; alle pareti erano appesi alcuni quadri e foto incorniciate e impolverate, la maggior parte delle quali raffiguravano cavalli, campioni; alcuni dei quali appartenevano probabilmente al padre adottivo di Winter.

Si contavano circa una ventina di box, ma solo una di queste era occupata.

"Sharon!" quasi esultò la ragazza, in quello che doveva essere un allegro saluto.

Il cavallo in sua risposta si divincolò nel piccolo box, eccitato all'idea di poter riassaporare la 'libertà'.

"Si, Sharon" rise lei, cercando di trasmetterli un po della sua calma.

Presi copertina, sella e finimenti, Winter aprì il box, intenta a sellare il cavallo argentato.

Con uno scatto fulmineo, la giovane salì in groppa allo stallone, partendo ad trotto medio.

Usciti dalla grande stalla, partirono al galoppo, impiegati a raggiungere il piccolo fiume che circondava il bosco, nel minor tempo possibile. Winter amava infatti gareggiare con se stessa sul fare il minor tempo possibile in un lungo fascio di terreno; un passatempo inusuale.

Era una sfida in due, in realtà.

Il vento le accarezzava dolcemente il viso.

Winter era immedesimata ad osservare il percorso che stavano seguendo, senza distrarsi un secondo per ciò che la circondava, come un buon fantino porta a termine la propria gara.

Arrivati al corso d'acqua, la ragazza permise a Sharon di abbeverarsi, riprendendo così le forze perse.

Lei ne approfittò di questi secondi per dare un'occhiata al bosco, che oggi appariva un po più luminoso, il che era una novità, visto che il più delle volte godeva solo della compagnia della nebbia e delle tenebre.

Gli alberi erano molto alti e ricchi di foglie, quindi poca luce filtrava da essi.

Ad un tratto, il vento sembrò soffiare più forte. Esso, sbattendo contro i rami degli alberi, parve farli cantare.

Non solo a Winter sembrò di sentire come piccoli sussurri, che sembravano provenire dai rami degli alberi che tenevano compagnia al bosco, vibrando sotto l'assedio del vento; anche Sharon li sentì, alzando di scatto la testa verso la direzione di quel suono... quasi una dolce melodia cantata da qualche strano essere.

Lo stallone si irrigidì, alzando di colpo la testa, girandola di scatto; le orecchie tese e vigili, lo sguardo fisso e penetrante, come quello di una gazzella che individua il proprio aguzzino.

"Sharon, va tutto bene, è solo il vento" disse dolcemente Winter, dandoli affettuose carezze sul collo, nel tentativo di farlo calmare. Ma si guardava attenta, sentendosi a disagio.

Lo stallone continuava a star piazzato, con lo sguardo vigile e le orecchie tese, come stesse ascoltando qualcosa che lo interessasse davvero.

Sentiva l'affanno dell'animale.

Insospettita dal comportamento dell'Andaluso, guardò nella sua stessa direzione, ma non vide niente di strano, né di interessante, né che potesse spaventarla o metterla in una situazione di pericolo. Solo distese di alberi.

"Shar-"

Non ebbe il tempo di continuare, che Sharon riprese a galoppare.

Uno scatto così improvviso che neanche i diversi anni di equitazione che la giovane si portava alle spalle servirono ad evitarle un violento strattone che la fece smuovere dalla sella.

"Sharon!" urlò svuotando i polmoni e sgranando gli occhi, cercando di non perdere aderenza dalla sella.

Tirò le redini, portando la schiena indietro, nel vano tentativo di farlo rallentare; ma non servì a nulla, il cavallo non obbediva. Non sembrava minimamente interessato ai voleri della ragazza.

Continuò a galoppare, come un cane corre adrenalinico verso il proprio padrone, in vena di feste. Non sgroppava, non pareva interessato a disarcionarla.

Voleva solo decidere lui il percorso da seguireGuidarla.

E senza accorgersene, avevano già varcato di parecchio la soglia del bosco.

"Sharon!" lo rimproverò, continuando a tendere ben strette le redini.

Ma l'andatura dello stallone non diminuiva, bensì aumentava.

Diversi rami bassi graffiarono e squarciavano i leggeri pantaloni di Winter, che si lasciava sfuggire qualche lamento, di tanto in tanto.

"Sharon!" urlò lei, non riuscendo più a mantenersi calma.

Dannazione!

E dal nulla apparve un muro, alto circa un metro, ricoperto da diverse piante arrampicatrici. Winter sgranò gli occhi e, non pensando ad altro, tirò ancor di più le redini, strattonandolo quasi, non sapendo cos'altro fare. L'Andaluso abbassò la testa per la forza usata, ma non gliela diede vinta.

Non voleva fermarsi.

Ora si fermerà, ora si fermerà. Deve per forza fermarsi, ora. Maledizione.

Ma notando che Sharon non pareva minimamente interessato a cambiare andatura, Winter si lasciò sfuggire un'imprecazione.

Il cavallo saltò, e tutto fu risucchiato dalle tenebre.

  
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