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Autore: Lilim Sophie    19/01/2015    0 recensioni
Mi guardò diritta negli occhi e poi spostò il suo sguardo sul mio piede destro. Sporco e sanguinante. «Dove è finita la tua scarpa?», chiese senza aspettarsi una reale spiegazione.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Uno

 

 

Avanzai piano verso la cucina, gettai la borsa sul divano e una serie di CD cadde rumorosa sul pavimento. Dovevo darmi una sistemata. Scalza, come sempre, raggiunsi il tavolo dove abbandonai il paio di decollete nere che mi ero regalata con l’ultimo stipendio.  

Stordita e barcollante mi misi alla ricerca. «Aspirina, dove cazzo l’ho messa?», borbottai rovistando in giro. 

Finivano sempre così le mie serate, con un grosso cerchio alla testa. Dopo il lavoro Ashton mi offriva da bere, quattro chiacchiere e insieme aspettavamo nel vicolo la chiusura del locale.

«Beccata!», esclamai afferrando lo scatolino incastrato sul fondo del cassetto.

Questa volta però ero rincasata più tardi del solito, era già mattina e neanche il tempo di una doccia e di un caffè che dovevo correre a lezione.

Avevo lasciato Los Angeles e la mia famiglia per rifugiarmi nel casino più assoluto, New York, la grande mela. Speravo che fuggire il più lontano possibile da loro mi avrebbe portato a realizzare tutti i miei sogni e invece mi ritrovavo a lavorare in un club privato sulla cinquantaduesima avenue, ma non potevo lamentarmi. Infondo mi permetteva di mantenere una vita dignitosa a Manhattan e poi, dovevo terminare gli studi. Ero all’ultimo anno del corso di laurea in economia, non che la cosa mi allettasse particolarmente, ma era il compromesso che mi teneva lì. I miei volevano che almeno uno dei loro due figli realizzasse qualcosa di buono nella sua vita, ma io avevo tutt’altro per la testa. Volevo fare la disc jockey, volevo produrre e fare della musica la mia vita, ma più mi intrattenevo, più il tempo passava ed ero già in ritardo. 

Afferrai la giacca e misi la borsa sulla spalla, girai la serratura e corsi all’ascensore. Era bloccato al settimo piano, «Al diavolo!».

Cominciai a correre giù per le scale mentre con una mano reggevo il cellulare nel vano tentativo di inviare un messaggio a Victoria, un’amica di Brooklyn. Dovevo dirle che quella sera lavoravo e che quindi sarei mancata al suo addio al nubilato. «Andiamo, sposarsi a ventun anni, è da pazzi!».

Una volta in strada fermai il primo taxi e mi ci fiondai dentro. «11, West 42nd Street», ordinai al conducente e mi sfregai le mani. «Accidenti, oggi fa più freddo del solito, eh?», pronunciai tirando fuori dalla borsa un paio di guanti.

«Naturale, si avvicina il solstizio», fu la semplice risposta dell’uomo.

«Il solstizio». Replicai annuendo per poi girarmi a guardare la strada. Pensai che anche quell’anno avrei trascorso il Natale e il Capodanno da sola, il che era alquanto deprimente, ma infondo ero io a volere quella situazione. Da tempo ormai rifiutavo ogni sorta di coinvolgimento emotivo, ripetevo a me stessa che stavo bene da sola, che ero fatta così, ma in verità c’era dell’altro.

La frenata improvvisa della vettura mi fece scacciare quei pensieri, mi misi composta e chiesi. «Perché ci siamo fermati?».

L’uomo rispose che c’era stato un incidente, che il manto stradale aveva ceduto e che la polizia stava bloccando il passaggio. 

Pensai che la giornata non poteva cominciare in un modo peggiore. «D’accordo scendo qui!», esclamai pagando la corsa e scendendo dall’auto. Fortunatamente la sede della facoltà non era distante, ma rimasi sbalordita dall’enorme voragine che si era aperta a pochi metri da noi. «Ma che…», tentai di dire, ma in quello stesso momento il mio telefono cominciò a squillare. Iniziai così a rovistare nella borsa, guidata nella ricerca da Titanium di David Guetta. Quando finalmente riuscii a rispondere alla telefonata la voce stridula di Alisha Johnson, mia collega di corso, risuonò dall’apparecchio. 

«Maiya, ma dove cavolo sei? La lezione è già cominciata ed io mi sto congelando qui fuori».

Sorpresa di sapere che per una volta dopo almeno due anni Alisha era arrivata prima di me, risposi che stavo per raggiungerla e che avevo da raccontarle di una lunga nottata. Alla notizia lei squittì emozionata, segno che la noia di aspettarmi le era già passata, amante del gossip com’era mi toccava raccontarle di ogni mia conoscenza. Tuttavia era un prezzo che ero disposta a pagare, figlia di un importante azionista di Wall Street, era un’ancora di salvezza durante i periodi di studio pre-esame. 

Così, riattaccando molto velocemente e dando ancora un ultimo sguardo alla strada danneggiata, mi decisi ad andare incurante di ciò che era appena accaduto.

 








    


 steph808                                                                                

Recensore Master

 

20/06/14, ore 13:02

Cap. 2: Capitolo Uno

 

 

L'elemento soprannaturale è già evidente. C'è qualcosa di particolare nell'atmosfera della storia, anche se (in fondo) è ancora molto breve.
Dal punto di vista della trama posso dire ancora poco, perché il prologo è scollegato dal capitolo 1 e la protagonista non ha ancora un nome. Vedremo. Lo stile mi pare abbastanza buono ma ancora imperfetto in alcuni punti (alla prima lettura, ad esempio, avevo capito che usciva senza scarpe, perché gliele fai togliere e poi le fai rimettere la giacca e la borsa)

 

   
 
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