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Autore: Rhona    19/01/2015    0 recensioni
Parigi, 1772.
I poveri sono stremati. Tutti ripongono le loro speranze nel Delfino, il futuro re, e nella sua nuova sposa, tanto amata dal popolo quanto odiata nella corte.
Poi ci sono loro...Pierre: uno scassinatore belloccio ma piuttosto stupido. Henri e Philippe: ladri di strada, gente dalle mani leggere e vellutate. Mathieu: l' orfano del mugnaio della Cité. Gilbert: un bracciante fuggito dal sud e approdato nella capitale. Jean: un vecchio mendicante che suona il violino sul sagrato di Notre Dame per quattro spiccioli di elemosina. Edouard e André: amici dal momento in cui sono nati in due case attigue, ma fin troppo diversi. Ognuno di loro fa parte di un gruppo, una banda, una strana combriccola di saltimbanchi che rubano e donano: la banda di Monsieur Dubois.
Scelte disumane, tragedie familiari, pregiudizi. Onore ai nobili, fasti di corte, lussuria. Amori impossibili o non corrisposti, un segreto tenuto nascosto per più di vent'anni... E la rivoluzione che, inesorabile, si avvicina.
«Ma chi credete di essere?!» chiese ridendo «Robin Hood, forse?!» Lui sorrise, le scostò i riccioli castani dall’orecchio e le sussurrò «Io sono Dubois.»
NOTE: ispirata in parte al classico ideale del “ladro-gentiluomo”.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rivoluzione francese/Terrore
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N.B. = È  stato modificato il precedente dialogo fra André e Madeleine. Il significato non cambia ma, essendo una crasi di altri due discorsi che avevo preparato non filava di coerenza... insomma Madeleine sembrava psicopatica!
 
 
 

 
10. Colpo a vuoto
 
 
 




Tornando da Versailles, si rintanarono nella cantina, cambiandosi di nuovo, visti gli abiti fradici. Ormai la stagione dei grandi freddi era passata, ma la pioggia persisteva. Uscirono solo André ed Edouard quando il sole stava ormai tramontando, ben protetti dai pastrani, portando i vestiti fradici in un cesto. «Io mi chiedo perché ti sei voluto cambiare; non era più facile entrare con abiti semplici?» disse Edouard, mentre strizzava il domino fradicio nel fiume.
«Ho un debole per il teatrale e lo sai.» rise un po’ triste.
«Lo so... infatti non sono io che mi sono voluto buttare da un balcone.»
«Me lo rinfaccerai a vita?»
«Sì, perché hai costretto anche noi altri a saltare!» trattenne una risata.
André non era in vena di risate. «Non... Quello che si è fatto male poi sono stato io, quindi tanto basta. »
«Se non è giustizia divina questa...» percepì lo sguardo di Edouard posarsi su di lui. «Cosa c’è, André?»
«Nulla di importante.» tagliò corto.
«André...»
«Le ho promesso che se mi farà la lista la lascerò stare se è questo che vuole.»
Edouard sorrise. «Sei peggio di un ragazzino sai? Ti apposti per vederla, la perseguiti. Non ti ho mai visto così.»
Gli sfuggì un sorriso.
«Ci tieni. Non so se tieni a portartela a letto o tieni davvero a lei, però ci tieni.»
«Tengo a lei, credo...»
«E lei?»
«Lei sembra fatta di pietra... Sai che pensava che volessimo violentarla oggi?»
«Non mi sorprende.» ammise franco. Restarono in silenzio. André mise tutta la sua forza nello strizzare il mantello ancora bagnato, tentando di non pensare a Madeleine. «Perché continui a starle dietro, André?» sussurrò Edouard dopo un po’ «Ho visto come ti guarda: di te ha paura, non rispetto. Figurati se potrà mai amarti.»
«Magari è così fredda proprio perché ha paura.»
«E se così non fosse?»
Tagliò il discorso. «Non ha importanza: mi darà quella busta e non la rivedrò mai più.»
Edouard annuì. Riposero i panni ancora un po’ umidi nello stesso cesto con cui li avevano portati. «Philippe ti ha detto che si è liberata una casupola in affitto, qui vicino?»
«Sì. Ieri sera. C’ho pensato: è ora di dividersi, non possiamo continuare a vivere tutti insieme. Prima non avevamo la possibilità, ora che abbiamo abbastanza posti dove andare è assolutamente necessario. Diamo nell’occhio così, vedo sempre più strani ceffi intorno alla cantina.»
Un gendarme passò proprio in quel momento dietro di loro. Rallentò fissando il cesto pieno di vestiti e le figure alte di due uomini. Fece una faccia perplessa e si allontanò veloce così com’era arrivato.
«Dovremmo mandare Madeleine a fare certi lavori.»
Edouard sospirò. «Vorrai dire Michelle...»
«Certo. Cos’ho detto, perché?»
«Madeleine.»
Rise. Era davvero su di giri! «Ti assicuro che prima o poi Madeleine mi farà in bucato!»
«Sognare non cosa nulla. Ed anche costasse tanto sei un ladro.»
«Lo sei anche tu...»
«Il governo è ladro. I nobili continuano a dare balli e noi qui a fare la fame.»
«Devi fare il politico, l’ho sempre saputo. Ora che abbiamo i soldi, perché non prendi lezioni di diritto?»
«Ormai non ne avrei la forza. Dopo anni ed anni passati per strada non riuscirei a ripulirmi.» disse mesto.
«Non mi importa quelli che pensi tu: ho deciso,  prenderai lezioni di diritto al Louis Le Grand!» cominciò a ridere.
Edouard lo guardò dispiaciuto. «Non scherzare.»
«Non sto scherzando. Davvero, secondo me è la tua strada.» ammise serio.
Edouard sorrise. «Vedo che sei di nuovo di buon umore.»
«Già!» disse, sfoggiando il suo sorriso più ebete.
«Scherzi a parte. Forse dovremmo rivolgerci a Nicole la lavandaia per il bucato.» suggerì André tornando alle questioni pratiche.
«Non possiamo: al di là del fatto che ci costerebbe, non possiamo coinvolgerla.»
«Le diamo già dei soldi. È  una brava donna, non parlerà.»
«Non è di questo che mi preoccupo, ma delle guardie. Se ci finisse di mezzo anche lei...»
«Capisco.» lo interruppe «Allora dovranno farlo Mad... Michelle e Louise.»
Edouard gli sorrise. «Prima o poi diventerai pazzo, amico mio.»
«Non lo sono già abbastanza per tenere in piedi tutta questa pagliacciata?»
Edouard gli diede una passa sulla spalla, ridendo, mentre rientravano in casa.
 
 
 
 
 
 
 
Il caso volle che il ballo del Duca De La Rochelle cadesse il giorno del ventiquattresimo compleanno di André: mercoledì 16 marzo 1774. Il regalo più grande che poteva auspicarsi era Madeleine, magari in un elegante vestito di seta scollato. Magari un suo sorriso, seppur accennato, per salutarlo. “Non so se sia la persona essenzialmente buona che riconosco in voi.”. Continuava a scrutare ossessivamente ogni donna. Loro indossavano i soliti domino e le maschere - che non tutti avevano avuto la possibilità di usare prima. Attiravano l’attenzione, efficacemente distolta dalle altre maschere, che erano più ricche, ma meno coprenti... Era con quasi tutta la banda, ormai erano impossibili le uscite di massa: non poteva portare Jeanne e Jul   es in operazioni pericolose. E quando sarebbero cresciuti Jean sarebbe stato quasi cieco. Gli aveva già confidato di vedere annebbiato. Nel frattempo poteva benissimo occuparsi dei bambini, che ormai dormivano da un pezzo. Michelle era con lui ed Edouard, Philippe si era finto il cocchiere ed Henri il lacché, Pierre e Gilbert alleggerivano gli invitati. Mathieu e Louise? Avvinghiati dietro la tenda della sala principale, al riparo dallo sguardo spietato di Michelle. La carrozza era bloccata nel piazzale, non poteva posizionarsi sotto la finestra prescelta per la fuga... questo era un bello svantaggio... ma avevano già un piano di riserva: se ne sarebbero andati come tutti gli invitati, lasciando uno  di quei biglietti scritti con la grafia elegante e chiara di Edouard. André, benché facesse fatica ad ammetterlo, era pressoché analfabeta: sapeva far di conto (che era necessario per aiutare il vecchio Dubois a vendere le sue cianfrusaglie; era un rigattiere.), sapeva leggere, ma scrivere gli rimaneva molto difficile; scambiava le lettere, non riusciva a rendere dei suoni, o dimenticava le doppie. Edouard invece aveva la scrittura fluida, spesso prendeva appunti su quello che sentiva, come se scrivere fosse la cosa più facile del mondo. Aveva anche un’ interessante abilità nell’imitare le calligrafie altrui, per quanto contorte potessero essere. Donne dagli eleganti abiti da sera volteggiavano alla mano di piacenti damerini a cui André non avrebbe dato un briciolo di fiducia. Vide Pierre ballare con una ricca matrona a cui già mancava un orecchino; non avrebbe mai pensato di dirlo ma il ragazzo stava migliorando. Cercava con lo sguardo l’unica donna che sembrava non esserci.
«André! Cosa stai facendo?!» disse Edouard pizzicandogli il fianco.
«Hai visto Madeleine?»
«André stiamo lavorando!»
«Va bene, la smetto.» disse blando. Ma poi ci ripensò... «La smetto se mi concedete una possibilità.» pose la condizione.
«Cosa?»
«Che Michelle vada a chiedere a quelle tre donne dov’è Mademoiselle De Bayonne.»
«Non ci puoi andare tu?» rispose la donna, sentitasi tirata in causa.
«Io desterei sospetti, ma tu sei una donna!»
«No, non lo farò.»
«Michelle! Io rischio di metterla in pericolo: se me ne esco fuori chiedendo di lei e poi dico di essere Dubois ci finirà di mezzo!»
Michelle sospirò. «Ma prometti che poi, che ci sia o no, farai il tuo dovere.»
«Te lo giuro!» Michelle sospirò di nuovo. Si guardò attorno e andò da quelle cinque donne sulla quarantina: le classiche pettegole che sapevano tutto della vita di corte. Non avevano pettinature alte o alla moda. Indossavano i più noiosi e monotoni pouf. Erano parrucche, fra l’altro, André lo vedeva benissimo. Michelle si avvicinò lentamente, mentre André si fermò a debita distanza, giusta per ascoltare, ma non per destare sospetti. «Scusate se m’intrometto, avete visto Mademoiselle De Bayonne?»
«Mademoiselle?»
«Mai sentita.» s’intromise una voce stridula.
«Non ci sono mesdemoiselles nei  De Bayonne.» ribatté un’altra.
«Sono tutti figli maschi.» sentenziò una vecchia matrona corpulenta.
«Forse intendevate Madame? Ce ne sono diverse allora: la moglie del colonnello De Bayonne, quella del generale De Bayonne, la sterile moglie di Alain De Bayonne e la bella e giovinetta neosposina di Joseph De Bayonne, il figlio del colonnello. Pensate, lei è già in dolce attesa!»
«Impossibile, ha solo quindici anni!»
«E allora, è fertile e giovane, perché non dovrebbe essere possibile?!»
«Si sono sposati pochi mesi fa!»
Le donne continuarono a spettegolare, ma Michelle si allontanò... Niente mademoiselle De Bayonne?! Mah... «Soddisfatto ora? La tua donna non esiste!»
«Ti assicuro che esiste, eccome...» storse la testa al ricordo delle curve di Madeleine.
In breve si ritrovò solo accanto alla finestra che dava sulla strada. Fissava fuori sperando di vederla. Nulla. «André, è mezzanotte; ce ne andiamo?» chiese Michelle, continuando a cercare con lo sguardo qualcuno...
«Sei sempre stata una nottambula. Perché vuoi andartene?» chiese curioso, anche se la risposta la sapeva bene.
Lei sospirò. «Non trovo più Louise, e credo di sapere con chi sia...»
«Non preoccuparti.»
«André.» lo fissò come se fosse stata sua madre «Mathieu ha diciotto anni.»
«Allora?»
«Alla loro età tre anni di differenza sono tanti.» sospirò. «Mathieu ha degli impulsi che Louise ancora non può capire. Ho paura che possa forzarla.»
«Mathieu non è il tipo da forzare una donna.» Non se la sentì di farle notare che le donne nobili a quattordici anni si sposavano.
Sospirò. «Non volevo dire questo. Louise lo adora, credo che possa fare qualcosa di stupido semplicemente perché lui glielo chiede.»
«Se pensi che ci vada a letto credo che lo noteremmo tutti. Casa è talmente piccola... Philippe mi ha detto che s’è liberata una casa in affitto vicino a noi. Potremmo dividerci. Io resto con Mathieu e Gilbert; tu con i bambini, Louise, Jean ed Edouard potreste tornare nella tua vecchia casa. Henri, Pierre e Philippe in quella casa in affitto. Diamo troppo nell’occhio tutti insieme, così sarà più sicuro.»
Fu fulminato dallo sguardo profondo di Michelle. André sapeva cosa voleva dire quello sguardo: “ non cambiare discorso”. «Guarda che anche tu mi preoccupi!»
André spalancò gli occhi e la fissò. «Io?!»
«Stai dando man forte a Mathieu.»
Sorrise, ma quel suo sorriso scomparve con poco. «Avevo sei anni quando Mathieu è nato. Per me è come un fratello. La madre è scappata di casa quando lui aveva due anni e se n’è fatto una ragione, ma da quando è morto Martin non è più lo stesso. Le uniche volte che lo vedo sorridere come prima è quando guarda Louise.»
«E mi preoccupi anche per altro.»
André sapeva dove stava per andare a parare.
«Ormai sei talmente tanto infatuato di quella donna che le diresti dove abitiamo senza battere ciglio!»
«Non è vero!» si affrettò a dire. «Le ho detto che mi avrebbe trovato a Notre Dame.»
Scosse la testa. «André, queste “relazioni clandestine” vanno bene per le storielle di teatro e le commediole. Nella via reale non può funzionare. Il povero ma bello si innamora della nobile.»
«Non farmi la ramanzina.»
Michelle lo guardò meglio. «Invece te la faccio e come! Hai la testa da un'altra parte, in continuazione.»
André sorrise. «Sta’ zitta.» le spinse la spalla, in segno di amicizia. Lei le sorrise bonaria e scosse la testa. André si guardò intorno. Ma dov’era finito Edouard? Cercandolo con lo sguardo incappò in lei. Una donna alta, capelli castani acconciati magistralmente, pelle chiara, modi alteri. Madeleine.
Mosse un passo in avanti. «Dove vai?» lo fermò Michelle, afferrandolo per un braccio. Con lo sguardo, André le disse tutto. «André!» lo chiamò, ma ormai lui fece finta di non sentire, allontanandosi. Si presentò dietro Madeleine. «Buonasera, mademoiselle.» Madeleine si voltò di scatto. Una donna dal viso statuario e con due grandi occhi marroni lo fissò. «E tu chi sei?!»
«Perdonatemi, vi ho scambiato per un'altra persona.»
Lei lo guardò esterrefatta. «Lo credo bene! Che razza di maleducato.» Era magrissima, bella in volto, ma magrissima. Se le avesse soffiato forse sarebbe caduta. Ma cosa si provava a stringere una così? Ad abbracciarla? Già immaginava tutto il suo corpo: le gambe simili a stecche, i fianchi ossuti, il fondoschiena inesistente. Ne aveva viste (e avute) tante, donne quasi scheletriche; le popolane povere erano così a volte. A volte, sognando di abbracciare Madeleine, aveva avvertito un calore familiare; lei che rideva forte dicendo “Lasciami, André! Lasciami!”, lui che tenendola ben stretta le pizzicava la morbida e candida pelle della schiena e le faceva solletico, mentre poggiava le sue labbra sulla spalla di lei. Preferiva le curve giunoniche di Madeleine, le cosce mai viste ma sicuramente ben tornite, che perfino in remoti sogni gli facevano provare cose indescrivibili, alle braccia scheletriche ed il temperamento frigido che aveva dinanzi. «Cosa state fissando?!»
«Nulla, solo che voi assomigliate davvero tanto a Mademoiselle Madeleine De Bayonne.»
«Non conosco nessuna Mademoiselle Madeleine  De Bayonne!»
Si congedò in fretta: «Perdonatemi di nuovo.»
«Addio!» affermò sprezzante.
André si dileguò. «Cosa è successo?»
«Nulla, Edouard. Non è lei.»
«Dobbiamo andarcene.»
André rimase spiazzato. «Perché? Cosa è successo?»
«Alcuni ci guardano male... credo che abbiano riconosciuto i domino.»
«Merde alors!» imprecò.
«Andiamo, gli altri sono tutti fuori. Mancano Louise e Mathieu.»
«Cerchiamoli e tagliamo la corda, o qui si mette male sul serio.»
Ora era preoccupato. Pensò che se prendevano lui non gli importava infondo. Ma gli altri no, non poteva lasciare che li prendessero. «Vattene Edouard, li trovo io, tu vai alla carrozza.»
«Louise è mia nipote, tu e Mathieu praticamente miei fratelli. Non vi lascio qui.»
Sospirò, sorridendogli. «Prima erano dietro le tende.»
«Quali?» gli chiese.
André indicò il salone centrale. «Là,  ma non ricordo quale finestra era.»
Cercarono dietro tutte le tende ma con scarsi risultati.
«Dove diavolo sono?!» esplose Edouard, diventato più allarmato.
«Non risolvi nulla se ti innervosisci. Calmati e cerchiamo altrove.»
«E dove cazzo cerchiamo?! Potrebbero essere ovunque!» disse quasi gridando. André riconobbe in lui terrore: raramente usava parole volgari.
«Calmati!»
Edouard setacciò tutte le tende, André cercò fra la folla per un tempo infinito.
«Edouard!» chiamò «Vedo Louise!»
Si fece strada fra spintoni e botte, arrivando a lambire il polso della ragazza.
«Louise ce ne dobbiamo andare.» le disse calmo, per non farla preoccupare.
Aveva il volto preoccupato, ed il tono in cui gli parlò ne era la dimostrazione: «Non trovo più Mathieu! L’ho perso adesso fra la gente.»
«Vieni con noi.»
«Ma Mathieu...»
«Lo troveremo, non preoccuparti.» la tranquillizzò Edouard. Poi si rivolse a lui, sussurrando: «La porto fuori e torno su.»
André annuì deciso. «Ci ritroviamo fra dieci minuti davanti alle colonne della scalinata.» Edouard scomparve inghiottito dalla marmaglia danzante.
«Monsieur Dubois!» gridò una donna. «L’ho visto al ballo in maschera di Parigi!»
«Oddio!»
La donna indicava una figura alta e slanciata, dalle spalle larghe coperto da una maschera bianca e un domino nero. Mathieu.
L’orchestra smise di suonare. «Prendetelo!» ordinò un uomo. Alcune guardie, probabilmente della guardia privata del duca, entrarono nella sala di corsa. Mathieu lo guardò.
«Ehi! State prendendo un abbaglio... Io sono Dubois.» Le persone si guardarono attorno, forse colpite dallo strano fenomeno: due uomini, un’identità gli stessi vestiti.
«Io sono Dubois!» riconobbe la voce di Edouard.
«Io sono Dubois!» Gilbert.
«Io sono Dubois!» Pierre.
Un secondo di stallo. Un’agitazione generale che causò urla e fughe. «Prendeteli tutti.» gridò lo stesso uomo di prima. Cretini! Perche erano tornati su! Edouard doveva aver sentito cosa succedeva mentre stava scendendo verso l’uscita.
“Stasera finisce male.” Realizzò con orrore.
«Corri!» fece segno a Mathieu di correre verso di lui. Quello spintonò due guardie e lo raggiunse. Corsero verso la scalinata e poi l’uscita. André prese il polso di Mathieu e se lo tirò dietro mentre volava giù dalle scale.
«André: Edouard, Gilbert e Pierre sono ancora lassù!»
«Lascia perdere. Tu e gli altri ve ne andate ora, io torno su ad aiutarli. Sanno badare a loro stessi in ogni caso.»
«No!» il ragazzo sfuggì alla sua presa, correndo di nuovo verso la sala. Non fece in tempo a mettere piede sul suolo della sala da ballo che due guardie gli si affiancarono e lo alzarono su di peso. «Mathieu!»
«André!»
«È  quello lì! Concentratevi su di lui.» diede ordini una guardia.
Uno dei suoi, forse Edouard, non lo capiva se non parlava, atterrò una guardia, aiutato da un uomo forte come un toro che doveva essere Gilbert. Liberarono Mathieu praticamente spingendolo giù per le scale. «Edouard, portalo via.»
«Dov’è quell’invasato di Pierre?!» chiese l’altro.
«Era a fare il culo a strisce ad un paio di damerini.» gli rispose Gilbert.
Vide Edouard e Mathieu allontanarsi. Gilbert fece segno di fuggire. «Dov’è Pierre?» chiese.
«A Pierre penso io! Corri!»
«Mai.» mormorò, salendo le scale a grandi passi. «Va’ fuori!» disse rivolgendosi a Gilbert.Ricevette un pugno nello stomaco, tornando a cercare Pierre. Lo scassinatore gli venne incontro, correndo e svincolandosi dalla presa di una guardia. «Corri, André!» gridò affannato «E lasciami tu!» disse scuotendo la gamba sinistra con una guardia che la tratteneva. Assestò un bel gancio destro alla guardia e fuggirono, con altri gendarmi alle calcagna. «Non c’è tempo per scendere le scale, salta!» disse, prima di saltare dalla ringhiera della scalinata. Atterrò senza alcun problema, così come Pierre.
«André!»
Mathieu lo chiamava. Perché lo chiamava? Dov’era? Sant’Iddio... era tornato indietro per aiutarlo... Alzò gli occhi e lo vide alla fine della scalinata, atterrato da due guardie. «Mathieu!» urlò Edouard rientrando.
«Andatevene!» disse Mathieu, resosi conto che poteva farli uccidere tutti. André si gettò a capofitto nel gruppo di guardie che trattenevano il ragazzo.
«Mathieu!»
«No! André!»
Edouard lo afferrò per le spalle, insieme a Pierre. «Lo libereremo. Non puoi andare a salvarlo adesso o è la fine.»
«E se lo uccidessero...»
«Non lo uccideranno: vogliono te non lui. Corri!»
«Corri André!» gli urlò Mathieu.
«Io ti libererò! Te lo giuro Mathieu! Io ti libererò!»lambì la sua mano nel momento in cui realizzò che altre guardie scendevano per prendere anche lui, Edouard e Pierre. Spinse indietro gli amici e corsero via fino alla carrozza. Corse a perdifiato, sperando che non li stessero più inseguendo. Salì sul posto del cocchiere e lanciò i cavalli ad un galoppo a rotta di collo.
«Philippe: Mathieu è stato catturato.» gli confessò quando le acque si calmarono.
L’altro si prese il capo fra le mani. «Gli avevo detto che sareste riusciti a fuggire, ma lui non mi ha ascoltato.»
«Fortunatamente c’erano poche guardie. Se fossero state di più ora saremmo tutti delle teste impalate in una piazza.»
«Dobbiamo aspettare e vedere in quale prigione lo porteranno.»
«Spera che riusciremo a salvarlo o io mi ammazzo.»
 
Il giorno dopo un manifesto venne affisso per tutta Parigi:
Mathieu Meunier, figlio del defunto Martin Meunier, accusato di essere un uomo appartenente alla “Banda di M. Dubois”, è stato rinchiuso nella prigione della Bastiglia e verrà impiccato il giorno 21 marzo 1774, sulla piazza dell’Ile de la Cité. Che Dio possa avere pietà della sua anima immortale.
 






 
NOTE DELL’AUTRICE:
Mi scuso moltissimo per il ritardo, ma non riuscivo proprio a scrivere. Ho appena finito di scriverlo, ma non ho avuto il tempo di rileggerlo. Ho comunque pensato di pubblicarlo visto che vi ho sottoposto a tempi infiniti... Come al solito commenti bene accetti!!!!
  
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