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Autore: xAlexsvoice    19/01/2015    1 recensioni
“Ho sempre saputo di non poter mai levar via quel velo di felicità che impedisce agli altri di conoscere i miei sentimenti. Le ragazze complicate non piacciono a nessuno. Non levo la mia maschera da troppo tempo per rischiare di tornare come un tempo, quando l'illusione di un modo dove le persone erano se stesse era per me una certezza. Ho imparato a vivere come un'attrice e non me ne sono mai lamentata. Ero una bella ragazza. Era tutto quello che importava. Ora che qualcuno mi stava facendo credere di aver sbagliato tutto, mi rendeva troppo debole. Talmente debole che quel giorno non riuscì a passare decentemente la mia linea di eyeliner"
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Alex Turner, Altri, Jamie Cook, Matt Helders
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Davanti a me, c'era un imponente e fatiscente edificio grigio. Le finestre, erano protette da alcune sbarre di ferro. Si innalzava per tre piani, fino al primo si era insinuata un'edera rampicante. Era circondato da un grande giardino, con erba incolta e una piccola capanna, la capanna degli attrezzi. Un brivido mi percosse la schiena. Che ricordi terrificanti, avanzai vero l'edificio che sembrava tanto una prigione, ma non lo era. Era una scuola superiore, come recitava l'insegna appena fuori dal cancello, che io avevo ormai oltrepassato. Non era una scuola comune, per niente. Era una scuola per ragazzi “difficili”, o sbagliati, come preferite. Ovviamente non c'era scritto da nessuna parte, era una certezza che ogni studente di quella scuola si portava nel cuore e nella mente. Organizzavano delle sedute pomeridiane, una volta alla settimana, per tutti i ragazzi che avessero avuto una qualsiasi “macchia” sul loro curriculum scolastico. Per ogni 16 ragazzi, c'era un volontario e un gruppo. Inutile dirlo, tutta la scuola era invitata a quella farsa, e i volontari erano dei finti buoni che dopo averti fatto sedere con gli altri in una disposizione in cerchio ti faceva confessare il tuo terribile misfatto, un sorriso finto e dentro la loro testa “Oh, questi ragazzi d'oggi perché non sono tutti come me, perché sono venuta qui” ma poi tornavano. Tornavano tutti gli anni. Sempre le stesse prepotenti teste di cazzo, che ti giudicavano mentre ti rivolgevano sorrisi finti e fatti male. L'inizio del secondo anno e di una nuova vita, quello per me rappresentava quel momento. Non avrei più invidiato le ragazze che passavano per la mia scuola perché erano più magre, perché adesso lo ero anche io. Ma niente sorrisi troppo grandi, niente grida di gioia, niente eccessiva sfacciataggine. La tristezza ha il sonno troppo leggero per rischiare di svegliarla. Dovevo prima assicurarmi la felicità, se volevo sfidare la tristezza. Perché certe cose si perdono troppo facilmente, e altre si acquistano troppo velocemente. Non puoi rischiare, quando godi di un precario equilibrio. Entrai dentro la scuola, mi sentivo come uno schiavo liberato. Notai lo sguardo sconvolto di una ragazza, difronte a lei c'era un ragazzo, mi fece l'occhiolino. Ce l'avevo fatta finalmente. Adesso anche io ero normale.

 

 

Mi ripresi dalla mia trance e scossi la testa. Avevo un terribile dolore alle caviglie dato che quel giorno ero stata in piedi tutto i tempo, mi levai le scarpe e mi buttai sul divano, stendendomi completamente. Le probabilità che mi fossi addormentata lì, senza nemmeno levarmi il vestitino erano davvero alte. Il mattino dopo mi sarei svegliata a causa dello squillare del campanello e ad accogliermi sulla soglia ci sarebbe stato il proprietario del palazzo, che mi avrebbe chiesto di pagare quel mese, io avrei annuito, e sarei andata prendere i soldi, ma appena voltata lui mi avrebbe afferrato per i fianchi e avrebbe strofinato il mio culo contro il suo cazzo troppo violentemente, “Potresti anche pagarmi in un altro modo” mi direbbe facendomi venire la nausea con il suo alito che sapeva eccessivamente di alcol, io gli avrei detto che preferivo fare alla vecchia maniera, sarei andata a prendere i soldi e glieli avrei poi consegnati. Che vita monotona, sapere anche cosa sarebbe successo la mattina dopo non era certo un buon segno. Sbuffai. Per lo meno domani avevo un appuntamento con Alan, che era abbastanza ricco da potersi permettere di pagare anche per me il biglietto in uno dei club più famosi di Londra e da comprarmi un vestitino di marca, striminzito e rosso, con tanto di scarpe e collana abbinata. La mia vita con Alan sarebbe stata perfetta, non gli avevo ancora aperto le gambe e lui già mi ricopriva di regali e attenzioni. Mi chiedevo fino a che punto fosse disposto a sopportare la situazione. Non volevo sperimentarlo, perché lui mi serviva per andare avanti, dopo la nostra uscita, gli avrei sicuramente dato quello che cerca. Per la millesima volta nella mia vita, non posso rischiare. 




Writer's corner. 

Ehilà! Allora, inanzitutto voglio precisare che i capitoli non avranno sempre questa lunghezza. Questa voleva essere una specie di introduzione. Preannuncio che mi è veuto davvero difficile impostare tutte le impostazione e note sulla fan fiction, per il semplice fatto che spesso mi sembravano tutti inadeguati, ma comunque spero di aver fatto un lavoro abbastanza buono. Spero che la storia vi piaccia.

Heike.xx

   
 
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