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Autore: New Americana    19/01/2015    1 recensioni
Che Gerard ci sarebbe sempre stato per Bandit era chiaro, ma che ci sarebbe stato per sempre, era un'illusione.
Genere: Angst, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bandit Lee Way, Frank Iero, Gerard Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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"Papà, cosa vuol dire Frerard?
 Ti ho visto rispondere a dei commenti su Twitter, ed eri infastidito" chiese Bandit quella domenica pomeriggio, in cui Lynz era uscita con un'amica lasciando padre e figlia a casa da soli.
La bambina ormai era abbastanza grande per capire che il suo papà non era una persona come gli altri, che faceva qualcosa di speciale, anche se non sapeva cosa precisamente.
Ogni tanto scorreva il profilo twitter di Gerard quando lui le lasciava il pc per ascoltare la musica, e lei leggeva di un sacco di persone che scrivevano che suo padre aveva salvato loro la vita.
Era un pompiere? Un medico? O forse un polizziotto?
A Bandit non risultava nessuna di queste opzioni.
Sapeva che i suoi genitori avevano un lavoro diverso da quelli dei suoi compagni di scuola, che cantavano e suonavano davanti a tanta gente, e la facevano ridere, e piangere, e urlare, e saltare tutta insieme, e lei aveva capito che quello era il potere della musica.
Ma non lo facevano mai insieme: la mamma aveva una band e suonava il basso, indossando sempre delle minigonne che Bandit spesso indossava per fingersi una rock star, mentre il papà cantava da solo delle canzoni che avevano un sound molto simile a quello che sentiva provenire dai vinili di David Bowie.
Tutti in quella famiglia facevano musica, anche lo zio Mickey: una volta suo padre e suo zio, insieme allo "zio" Frank e allo "zio" Ray, che erano venuti spesso a casa loro in passato, avevano una band, che si chiamava My Chemical Romance, e che a Bandit faceva una strana impressione.
Le divertiva vedere suo padre sul palco, truccato pesantemente di nero, o che faceva strane mosse insieme a Frank, con al collo un boa di piume e lo smalto nero sulle unghie, e non capiva se fosse stato felice o meno; a volte sfoggiava enormi sorrisi, altre volte barcollava sul palco come se avesse preso troppo xanax, e altre piangeva, e a Bandit non piaceva vedere suo padre, il suo supereroe, come quelli dei fumetti che disegnava, piangere.
"Ti ricordi lo zio Frank, che veniva qualche volta a casa?"
"Si, mi piaceva il suo anellino al labbro".
"Si.. anche a me.
Vedi, piccola, quando due persone passano un sacco di tempo assieme, praticamente gran parte della loro vita, hanno un rapporto che va oltre l'amicizia".
"Come te e la mamma?"
Gerard sorrise.
"No, io e la mamma siamo sposati.."
"Ma se conoscevi Frank da prima di conoscere la mamma, perché non vi siete sposati?".
Bandit si stava facendo troppo intuitiva nella sua ingenuità.
"Ma io e Frank siamo sposati.
Non ufficialmente, non come le persone normali, e in segreto".
"E dov'è l'anello?" chiese Bandit sgranando gli occhi.
Ora aveva due padri?
"Non c'è bisogno di un anello per dimostrare che esiste l'amore..devi sapere che ci sono diversi tipi di amore, non solo quello tra uomo e donna.
Per esempio, tu cosa provi per me? Intendo, se per caso camminassimo per strada e tra la folla le nostre mani si staccassero, e ci perdessimo, cosa sentiresti?".
Bandit, dall'alto dei suoi sette anni, ci mise un po' a capire la domanda.
"Prima avrei paura, ma poi mi ricorderei che tu non mi lasceresti mai da sola, e aspetterei di vederti tornare nel tuo costume da Batman e riprendere la mia mano".
"E perché farei questo?"
"Perché mi vuoi bene, ma non come mi vuole bene il mio compagno di classe che quando in fila ci lasciamo la mano e ci perdiamo va subito a cercare un altro compagno; tu mi vuoi più bene di così".
Questo le era venuto spontaneo.
"Esatto, e questo è amore.
Frank mi ha sempre teso la mano quando mi stavo perdendo, e io lo amo per questo".
"Anche se ora vivete lontani e non lo vedi da tanto tempo?"
"Ci sono tipi di amore che non si spengono mai, al di là dello spazio e del tempo.
Si, lo amo ancora, e lo amerò sempre, nella stessa quantità in cui amo te e tua madre, ma in modo diverso".
Bandit aveva bisogno di tempo per pensarci su, e per il momento si accoccolò in braccio al padre davanti al caminetto che scoppiettava e lanciava bagliori sinistri, proprio come piaceva a loro.





A quindici anni, Bandit intuì finalmente perché il padre, che non era ne uno scienziato ne un chirurgo, aveva salvato tante vite.
Internet aveva risolto tutti i suoi dubbi, e le aveva svelato cose che forse non avrebbe voluto e dovuto sapere.
Suo padre non le aveva mai raccontato la storia della sua vita, della band; delle pillole, della depressione e dell'alcool, Bandit non sapeva nulla.
Certo, non aveva mai escluso il fatto che Gerard avesse fatto uso di stupefacenti, perché sapeva come girava il mondo della musica rock, ma non aveva mai creduto che fosse stato così deluso dalla vita in certi momenti da pensare semplicemente di farla finita.
Non poteva accettare che l'uomo che le aveva insegnato a suonare, disegnare, cantare e scrivere, che aveva così tanta arte dentro di se da poter vivere per sempre, avesse passato momenti così orribili per colpa di altre persone.
Certo, Gerard non aveva mai avuto un carattere facile; Bandit lo vedeva andare dallo strizzacervelli, o prendere manciate di pillole, ma ci avevano mandato anche lei a farsi psicanalizzare quando a scuola aveva picchiato un compagno che aveva messo la testa di un ragazzino nel cesso perché gay.
Gerard non era solo un padre, era il suo migliore amico, quello a cui rubare le magliette e i dischi.
Fu in particolare il giorno in cui per la prima volta ascoltò "I'm not ok" mentre era sola a casa che mise insieme i pezzi.
Si sedette davanti alla porta d'ingresso in attesa del padre trattenendo le lacrime.
Gerard si spaventò incredibilmente rincasando due ore dopo e trovando la sua piccola Bandit rannicchiata sul pavimento, ancora scossa dai singhiozzi, mentre stringeva tra le mani il cd.
Era terribilmente protettivo verso la figlia, che non accennava a rispondergli, e lo guardava con gli occhi rossi e gonfi, pieni di lacrime, ma spenti e disperati.
La prese tra le braccia, dimenticandosi che ormai non era più il peso piuma di dieci anni prima, e la distese sul divano letto dove, quando lui tornava dai vari tour, si sdraiavano insieme a leggere fumetti o imparare una nuova canzone.
Improvvisamente Bandit ebbe di nuovo sette anni, e con le braccia attorno al collo del padre davanti al caminetto, gli stava facendo domande riguardo allo zio Frank.
Dieci anni dopo, aveva scoperto che il padre in realtà le aveva detto la verità, almeno riguardo alla Frerard.
"Bandit mi stai spaventando..Per favore, che succede?"
"Perchè non mi hai mai detto delle superiori, della depressione, delle droghe, del fatto che ti odiassi così tanto da non voler più vivere?".
Gerard sapeva che questo momento sarebbe arrivato, e ne aveva un modesto terrore.
Accarezzando i lunghi capelli della figlia, pensò che in fondo l'aveva cresciuta proprio bene, che non aveva fatto gli stessi errori che avevano fatto i suoi genitori con lui e suo fratello, ma si sentì comunque in colpa per averle omesso certe cose.
"Sai, io non so tutto della tua vita, ed è giusto così, perché sei un'adolescente e devi avere i tuoi spazi.
Ti ho sempre detto tutto della mia vita da quando sei nata in poi, ma ciò che è successo prima è il mio spazio personale, e non volevo che tu sapessi che tuo padre è stato un debole di cui non avresti potuto andare fiera, che da solo non si sarebbe mai rialzato, non volevo trovarti con il cuore spezzato e gli occhi quasi lividi".
Gerard si asciugò gli occhi.
"Non potrei mai non essere fiera di te.
Hai distrutto la tua band attirandoti la rabbia e rendendo tristi milioni di adolescenti per me, che ero solo una bambina che non capiva nulla, ti sei fatto coraggio per uscire dall'alcolismo, sei andato in terapia, hai cercato di non fartela sotto davanti agli aghi perché io imparassi a non avere paura di cose stupide, fai attenzione alla tua salute, tutto per esserci per me".
"Hai scoperto proprio tutto, allora, eh?".
Gerard sorrise tristemente.
Sapeva che non ce n'era motivo,  ma era spaventato dal giudizio di quella giovane donna perché ci teneva enormemente, aveva paura di perdere la sua stima.
Ma ovviamente non fu così.
"Quando dici che non ti saresti mai rialzato da solo, ti riferisci a Frank vero?"
"Come fai a saperlo?"
"Qualche anno fa mi dicesti che lo amavi,  ma non avevo capito bene cosa intendessi.
Me lo spiegasti bene, ma per me esistevate solo tu e la mamma.
Credo di averlo capito il giorno in cui ho rotto il setto nasale a John per aver picchiato quel ragazzino gay del mio corso che ci sono forme di amore che vanno oltre quello tradizionale".
"Scusa se ti abbiamo mandato dallo psicologo per quel fatto.
Io ero quasi fiero di te, era tua madre ad essere preoccupata che diventassi troppo violenta.
Insomma, forse avresti potuto evitarti la sospensione, ma sei stata la mia rivincita contro tutti quei bulli che mi hanno sbattuto agli armadietti alle superiori.
Ah, vedi di non rifarlo comunque".
Bandit era fin troppo intelligente per capire che aveva sbagliato, e che non lo avrebbe rifatto, ma era istintiva come Gerard.
C'erano tante cose che aveva preso da lui: gli occhi, il naso, l'amore per le tinte, per la musica, il disegno, e per il rispetto e l'uguaglianza.
Ah, e anche per i pancakes.
"Comunque, sapevo che eri troppo piccola per capire quel giorno, proprio per questo ti ho detto tutta la verità.
Non so cosa tu abbia letto, ma presumo riguardo al fatto che io e Frank avessimo una relazione per tutte le scene che facevamo sul palco, e che da ciò sia nato il termine Frerard.
La verità è che, si, abbiamo avuto una relazione, ma eravamo giovani e curiosi, tutto qui.
Poi ho conosciuto tua madre, e mi sono innamorato di lei, e tutto mi sembrava a posto.
Non mi sono mai sentito totalmente libero e tranquillo nell'amare Frank, ancora una volta mi lasciavo schiacciare dal peso delle convenzioni sociali.
Ora capisco che non era quello il motivo per cui è finita; semplicemente, non era per noi.
Io e Frank, anche se non ci vediamo da tempo, proviamo l'uno verso l'altro un sentimento platonico che va oltre l'amicizia.
Significa esserci sempre l'uno per l'altro, per sempre; significa non scriversi per mesi ma sapere di avere sempre un migliore amico dall'altra parte del paese, qualcuno che ti conosce come nessun altro e sa sempre come prenderti.
E' avere qualcuno che ti conosce meglio di quanto tu conosca te stesso e che prova per te esattamente ciò che tu provi per lui.."
"Non ho mai provato quello che intendi, ma credo di intuire ciò che vuol dire, ed è così sublime che ne sono quasi invidiosa, ma anche felice che tu abbia una persona del genere, e ora so che devo ringraziare lui se ho un padre".
Bandit era una persona meravigliosa.
"Avevo paura che ti saresti vergognata di me nel sapere della mia bisessualità".
Bandit scoppiò a ridere.
"Tale padre, tale figlia"
Era sollevata di aver parlato con suo padre, e si godeva la sua faccia stupita nell'aver appena scoperto il suo orientamento sessuale; non che avesse nulla in contrario, semplicemente era suo padre.






Bip. Bip. Bip.
"Dannato apparecchio.
Sei terribilmente irritante.
Ma non smettere mai di suonare.
La vita di mio padre dipende da te".
Gerard aveva quasi sessant'anni, molti più di quanti credeva avesse mai potuto viverne, una moglie decisamente sexy e una figlia che non avrebbe potuto assomigliare di più a lui.
Tutto sembrava andare bene da anni, bene come non mai.
Finché quel giorno la sua ancora di salvezza, che non gli aveva permesso di colare a picco così tante volte, si era spezzata, e lui non aveva saputo riaggiustarla.
Un incidente su una superstrada del New Jersey s'era preso quel nanetto col piercing al labbro, che nonostante l'età non era mai cresciuto, e lui non aveva potuto essergli vicino negli ultimi momenti perché viveva dalla parte opposta del paese.
Quando era arrivato al funerale, era debole come non mai, svuotato della vita, e reggeva in mano un paio di guanti con sopra disegnato lo scheletro della mano, e timidamente li pose sulle mani congiunte del suo migliore amico.
Per prima cosa, pensò che Frank era invecchiato molto più di lui negli ultimi tempi, ma era rimasto il solito idiota, e sapeva che ora lo stava probabilmente prendendo in giro seduto su qualche nuvola ad accordare la sua Pansy; poi sorrise, perché tutto ciò gli ricordava il video di Helena, e segretamente sperò che qualcuno gridasse "stop" da un momento all'altro, che Frank si rialzasse e gli chiedesse di tirarlo fuori dalla bara.
Si guardò attorno un paio di volte cercando i segni che quello fosse il set di un video musicale, ma quando realizzò che il suo Frank non si sarebbe mai più rialzato da lì, esplose in un pianto convulso e disperato, accasciandosi a lato della bara.
Frank non sarebbe venuto a calmare il suo attacco di panico.
Il suo amore platonico era morto, e Gerard sentì letteralmente il cuore spezzarglisi nel petto.
Quando Bandit lo tirò su, dopo avergli lasciato il tempo di sfogarsi, Gerard sussurrò verso la bara "so long and goodnight" e se ne andò.


Pochi giorni dopo, Lynz tornò a casa e trovò il marito immobile nella vasca da bagno, accanto alla quale c'era una manciata di pastiglie mischiate.
Aspirina, sonniferi, antidolorifici; Gerard aveva buttato giù tutto quello che aveva trovato in casa, non per alleviare il dolore, ma per eliminarlo totalmente, e andare a suonare con Frank.
Di lui rimaneva solo una lettera bagnata e quasi illeggibile sul bordo della vasca.


"Per Lynz: scusa se non sono stato la persona che volevi.
Ho fatto del mio meglio, ma i casi umani come me non vanno lontano; mi è già stato concesso più tempo di quanto avrei mai pensato.
Non capirai il perché del mio gesto; penserai che amavo Frank più di quanto ho amato e amerò sempre te, ma non è così.
Vi amo nella stessa misura, ma in maniere differenti.
Mi manca qualcosa ora, mi sento di nuovo incompleto e solo.
La sua mano non si è più tesa verso di me, e io non sono in grado di aggiustarmi da solo, lui era l'unico in grado di rialzarmi.
Aveva giurato che lo avrebbe sempre fatto, ma non ha mantenuto la promessa.
Pensa a te, a Bandit, alla musica, all'arte e alla bellezza della vita, di cui io non ho mai capito un cazzo.
Sono parole amare, ma Lynz, tu lo hai sempre saputo che sarebbe finita così.
Sei stata l'unica donna che io abbia mai amato.
Gerard.


Per Bandit: non provo nemmeno a chiederti di perdonarmi, tu non perdoni mai, e tantomeno perdonerai me per averti lasciato.
Ma se lo faccio, è perché solo che sei in grado di cavartela.
Ho lasciato che si prendessero la luce nei miei occhi, ma tu, Bandit, che sei la parte migliore di me, non lasciarglielo fare.
Non pensare di essere meno importante di Frank; sei così importante che sei una delle pochissime persone con cui ho condiviso tutta la mia vita, e sono stato felice di farlo.
Sei il mio riscatto in questo mondo.
Ti capiterà di legarti a qualcuno come io lo sono a Frank, ma se a quel qualcuno dovesse succedere qualcosa, non permettere mai che la vostra relazione ti trascini a fondo.
Sei una donna piena di talento e energia, e ti ho amato così come un pittore ama il suo tramonto in riva al mare.
Ti ho insegnato tanto, ma non quanto io ho imparato da te.
Mi hai fatto riscoprire l'ingenuità, la spensieratezza, il divertimento vero e spontaneo, semplice.
Non smettere mai di fare quello che sai fare meglio: disegna, corri, canta, urla, buttati fra le onde e siediti davanti ad un falò sulla spiaggia la sera, scrivi.
Rendi la tua vita un'opera d'arte.
Io devo andare ora, ma quando ti mancherò, metti su un disco di Bowie, apri un fumetto o impugna un pennello.
"I would say I'm sorry though, though I really need to go
I just wanted you to know, that the world is ugly, but you're beautiful to me".
Papà".



Bandit non dimenticò mai l'ultimo bip della macchina che teneva in vita suo padre.
Era sola con lui in quel momento, e quel suono le risuonò nelle orecchie per tutta la vita.
Non lasciò la mano di suo padre, non alzò la testa dal suo petto finché non entrarono le infermiere, che dovettero strapparla via dal cadavere.
La fecero sedere in una sala d'aspetto, e lei rimase immobile per ore; non piangeva, non urlava, quasi non respirava più.
Le avevano portato via il suo migliore amico, la sua infanzia, la sua adolescenza, e tutto ciò che era.
Paradossalmente l'amore le aveva strappato via la vita.
E l'arte, in cui lei riponeva fiducia assoluta, non era bastata a tenere in vita suo padre.
Bandit pensava.
Non c'era un filo d'odio o di rabbia in lei; non le appartenevano.
Prima apatia, poi disperazione, poi totale confusione.
Cosa avrebbe fatto della sua vita ora che le mancava colui che aveva sempre sostenuto ogni sua singola azione, che era stato per lei sempre complice?
Come quel giorno in cui a 15 anni scoprì la storia del padre, si sentì persa e sconfitta.
Di nuovo la vita l'aveva presa a calci in culo.
Pensò a quanto essa era stata ingiusta nei confronti di suo padre; non riusciva a dimenticare la sua sofferenza, quella velata umiliazione quando lui le raccontava del suo passato, al fatto che nemmeno Frank era stato leale verso di lui.
Le ci volle qualche giorno, ma alla fine trovò il coraggio di mettere su The black parade, il suo cd preferito dei My Chemical Romance, a cui durante l'adolescenza si era affezionate inscindibilmente.
Fu letteralmente una botta di dolore fisico sentire la voce di suo padre.
Gli mancava più di ogni altra cosa che aveva perso, ed era ancora più difficile superare la cosa, dal momento che la musica, i fumetti e i quadri di Gerard la circondavano sia a casa che fuori, e che la gente sui social network e fuori non faceva che parlare della dannata morte di quella maledetta rockstar.
Non conoscevano suo padre; prima di essere un musicista, era l'uomo che l'aveva stretta a se davanti al camino per spiegarle cos'era l'amore, che le aveva carezzato i capelli tutta la notte quando ancora non riusciva a dormire perché troppo turbata dalle sue scoperte.
Per giorni ascoltò in loop i cd del padre, perché era l'unico modo per sentire la sua voce.
Finchè trovò un vecchio diario in cui aveva scritto una frase che Gerard le aveva detto vent'anni prima: "ci sono tipi di amore che non si spengono mai, al di là dello spazio e del tempo".
Anche se lui non era li fisicamente, sapeva che la teneva sotto controllo da qualche posto fighissimo, perché Gerard aveva buon gusto, mentre provava con Frank una nuova canzone.
Quando i primi tempi, sia chi la conosceva per bene, sia gli estranei le dicevano "sei uguale a tuo padre", doveva fare un respiro profondo per non scoppiare in lacrime, e a volte nemmeno quello bastava; tutto ciò che desiderava è che suo padre fosse lì e la guardasse come i genitori fanno con il proprio figlio mentre con il diploma in mano lancia il cappello.
Ma col tempo, imparò a sostituire le lacrime con un grande senso di orgoglio, perché sapeva che da qualche parte suo padre era fiero di lei esattamente come lei lo era di lui.


 

 

"Stop your crying, helpless feeling
Dry your eyes and start believing
There’s one thing they’ll never take from you

(And we’ll never be the same
Like ghosts in the snow
Like ghosts in the sun)".

 




Buonasera, e complimenti per essere arrivati fino qui.
Questa è la mia prima ff sui My Chem, band su cui per ovvi motivi è troppo difficile scrivere.
Ad ogni modo, ci ho provato.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Grazie,
                Muffin.
  
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