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Autore: Elrien    20/01/2015    2 recensioni
Jonathan Bay,23 anni, è un laureando di Harvard con un grande spirito dell'avventura, appassionato di Dante e della sua opera principale: la Divina Commedia. il suo viaggio nasce da una strampalata ipotesi: e se Dante avesse realmente vissuto con la carne l'esperienza che ha narrato? a completare il tutto si aggiungono due sette segrete con diversi fini.
spero di riuscire a stuzzicarvi, se potete commentate e criticate, come si dice: tutto fa brodo! grazie per il vostro tempo
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1

13 luglio 2013

Comincia a mancarmi il fiato. Corro ormai da venti minuti, penso di averli seminati, non sento più i loro passi dietro di me, ma preferisco non rischiare, e così continuo a correre. I raggi del sole di mezzogiorno penetrano violenti la mia pelle e le gocce di sudore scorrono veloci lungo la mia schiena. Il selciato del quartiere Mea Shearim mi sfugge sotto i piedi mentre mi allontano dalla Città Vecchia per dirigermi fuori da Gerusalemme. Comincio a vedere le mura più esterne della città quando sento improvvisamente le urla dei miei due inseguitori che evidentemente non avevo seminato abbastanza bene. La confusione del mercato mi aiuta a nascondermi nella numerosa popolazione, ma la tracolla ingombrante e la folla mi impediscono di avanzare velocemente. Mi scuso con uno sbrigativo “Slach li” con un paio di abitanti, poi finalmente la moltitudine comincia a diradarsi come la nebbia del mattino e riesco a vedere l'uscita della città. Ricomincio a correre a perdifiato e anche dopo essere uscito dalle mura non mi abbandona la reale sensazione di pericolo: gli scagnozzi di Hernandez sono sul punto di raggiungermi. Le speranze, così come le forze, mi stanno lentamente abbandonando e comincio a temere che si tratti davvero della mia fine, quando vedo davanti a me una foresta con molti cespugli che potrebbero rappresentare facilmente un buon nascondiglio; raccolgo così le mie ultime energie, e con uno scatto finale mi lancio dentro la foresta. La luce diminuisce subito, impedita dai fitti rami degli alberi, che sembrano tante mani protese sulla mia testa per farmi da scudo dagli inseguitori. Vedo questi entrare nella foresta e mi nascondo dietro a un alto cespuglio tenendo il respiro flebile con la paura di farmi sentire. Passa qualche minuto, forse mezz'ora e, non trovandomi, i due omoni decidono di tornare in città. Riesco quindi a respirare normalmente e comincio a girare con calma su me stesso per trovare qualche punto di riferimento: di certo non posso ritornare da dove sono venuto. Mi metto a camminare, ma è troppo tardi quando mi accorgo che il terzo passo non andrà a buon fine: cado improvvisamente in una buca, e il tutto mi prende così alla sprovvista che non ho nemmeno il tempo di trovare un appiglio; prima che me ne possa rendere conto trovo la fine della buca con la testa. La flebile luce che mi permetteva la vista svanisce sbiadendo gradualmente e il buio più totale mi avvolge. In risposta il mio corpo comincia a perdere un po' di sangue facendomi cadere in un sonno profondo.

 

*********

31 dicembre 2013

I miei occhi stanno per chiudersi, guardo stancamente l'orologio: sono le ventitré e trenta. Dovrei già essere nella sala comune per festeggiare il nuovo anno,ma non ho molta voglia di unirmi a un branco di lunatici che non vedono l'ora di ubriacarsi per urlare nelle strade di Cambridge che sono fieri studenti della storica università di Harvard, ma si sa, l'uomo è un animale sociale, e se voglio rimanere nei dintorni per la specializzazione sono costretto a farmi degli amici. Scuoto la testa come per liberare la mente dai pensieri e, imponendo a me stesso un limite di altri dieci minuti, mi concentro nuovamente sul documento che ormai conosco quasi a memoria: riguarda la localizzazione dell'Inferno nella Divina Commedia, che costituisce la mia tesi di laurea.

“Eppure sembra tutto così plausibile... basta smetti di pesarci” dico a me stesso, “milioni di persone hanno studiato lo stesso argomento prima di te, se nessuno ha ancora annunciato la sua scoperta evidentemente la verità è una sola: non è vero”. Da qualche tempo mi ronza in testa un'idea assurda: e se l'Inferno descritto da Dante fosse davvero presente al disotto della crosta terrestre? Inizialmente era solo uno scherzo che facevo a me stesso, ma adesso sta diventando una sempre più ferma convinzione: ci sono dei riferimenti reali nell'opera, di tempo e di luogo, e poi viaggi ritenuti fantascientifici perché descritti in un libro si sono già rivelati possibili: dalla terra alla luna, come ipotizzato da Jules Verne ne è l'esempio più lampante. Il dubbio comincia a essere insostenibile e il desiderio di avventura cresce in me, inoltre il mio studio dell'università ricrea in tutti i modi un'ambientazione di Indiana Jones, di cui sono un grande appassionato. Il tutto quindi mi porta a prendere una decisione folle: ho le disponibilità economiche, ho il tempo, perché non tentare? Afferro le chiavi del mio alloggio e mi ci fiondo. Lungo il percorso incontro una incredibile quantità di persone che ovviamente impugnano il classico bicchiere rosso delle feste, così impiego il triplo del tempo a raggiungere la mia camera. Metto, con le mani che fremono, molti vestiti dentro a una valigia, ma il mio disordine abituale non mi agevola nell'intento, poi afferro i testi principali che posseggo sulla Divina Commedia e le sue interpretazioni e mi fiondo fuori dalla camera. Mi blocco a metà del corridoio: il libro! Stavo per dimenticare la cosa più importante di tutta quella storia, ciò che mi aveva spinto a formulare questa ipotesi. Assicurandolo tra le mani, esco di nuovo dalla stanza e mi preparo a affrontare la folla che intanto comincia a fare il conto alla rovescia.

10,9,8...4,3,2,1...

 

*********

 

Al mio risveglio la testa mi fa malissimo. Devo essere caduto in una maledetta trappola di cacciatori, come succede spesso a molti bambini che vengono a giocare nella foresta. Per il momento decido di non preoccuparmi di come uscire, sono troppo stanco. Trovo la ferita con un violento “ahi!” quando tocco la parte posteriore del cranio. Per fortuna mi sembra, almeno da steso, di non avere problemi più gravi, quindi decido di strappare un lembo della camicia e applicarlo sulla ferita per bloccare definitivamente la fuoriuscita del sangue. Tuttavia il panno non è abbastanza e, già debole, ricado in un sonno profondo. Quando apro gli occhi provo una strana sensazione al livello della fronte, come di bagnato. La tocco per verificare e anche con la mano sento un liquido che però alla flebile luce della trappola non sembra sangue, non ne ha neanche l'odore. Lo sento di nuovo, come se cadesse dall'alto, ma non può provenire dall'esterno perché mi sembra di ricordare che ci sia il sole. Avverto improvvisamente anche uno spostamento d'aria, come se provenisse dalle mie spalle, e un tanfo insopportabile. Allora lentamente mi giro a pancia in giù e faccio pressione sulle braccia per alzarmi col busto. Quanto basta per accorgermi di avere un enorme muso a un palmo dal mio naso.




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ciao a tutti! ho iniziato a scrivere questa storia molto di getto, spero comunque che non si notino alcune perplessità. vi ringarzio nuovamente del vostro tempo e soprattutto vi prego di lasciare un commento, così che sia in grado di migliorare
alla prossima,
Elrien

  
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