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Autore: RivRiv    21/01/2015    4 recensioni
|crossover Haikyuu!! x Tokyo Ghoul|Tsukishima Kei x Yamaguchi Tadashi|angst|troppo poco gore|
“Era buono, o almeno gli sembrò così dall’aspetto.
Aveva l’età che i ragazzi della sua specie consideravano ancora piena di puerile ed illusoria purezza, come se nessun crimine fosse mai stato commesso, anche solo passivamente.
Non c’era bisogno di uccidere.”
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Tsukishima, Tadashi Yamaguchi
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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~Dragon fly~
 
 
 
 
 
 
 
« Patetico. »
Quella parola rimbombò da una parte all’altra nel suo cervello, mentre il naso gocciolava pietosamente, le guance rigate da lacrime di vergogna ed impossibilità.
Yamaguchi Tadashi, all’epoca un bimbo mingherlino, debole e privo di spirito combattivo, preda di bulli e molestatori, aveva davanti per la prima volta la figura del ragazzino biondo, occhialuto, terribilmente diverso da lui, che ben presto divenne qualcosa di più che un estraneo.
Quella fu la prima parola che i suoi timpani assaporarono, retrogusto aspro e metallico che l’innata superiorità dell’altro trasudava, seppur fanciullo.
Patetico patetico patetico patetico patetico patetico patetico.
Eppure gli fu naturale fidarsi di quel tale Tsukishima.
Gli risultò semplice buttarsi tra le braccia del Destino senza nemmeno enunciare un “grazie” ironicamente reale.
Gli piacque Tsukishima Kei.
 
 
 
Lacrime e sudore, ai suoi occhi, rendevano tutto più desiderabile.
Era buono, o almeno gli sembrò così dall’aspetto.
Aveva l’età che i ragazzi della sua specie consideravano ancora piena di puerile ed illusoria purezza, come se nessun crimine fosse mai stato commesso, anche solo passivamente.
Non c’era bisogno di uccidere.
Ma l’odore che gli inebriò le narici fu qualcosa di talmente sconvolgente ed impressionante che lui stesso si interrogò sulla possibile esistenza di tale profumo innaturalmente allettante.
Non gli era permesso uccidere un umano, era un divieto.
Eppure si avvicinò e scacciò quegli inutili ammassi di carne con apparente noncuranza.
Si sistemò meglio gli occhiali per nascondere la sua colpa rossa con lo sfondo d’oblio, infine incrociò gli occhi di lui, della sua preda.
Era un Ghoul, dopotutto.
 
 
« Tsukki! »
Questo soprannome gli riempiva la bocca di tracotante gioia, quel genere di emozione che provano gli innocenti e i bimbi.
Tadashi amava pronunciare quel nome con enfasi, e immancabilmente correva ad affiancare il compagno.
Sorrideva molto in sua presenza, e non gli mancava mai di rispetto. Si beava della sua compagnia come un agnello evitante la solitudine col lupo affamato ma paziente.
Tadashi era quel genere di bambino che fa molti commenti, e anche se fosse stato in disaccordo, dava sempre ragione a tutti, tranne che a sé. Coinvolgeva Kei in cose stupide, bambinesche.
A volte gli bastava semplicemente sedergli affianco, in silenzio, a contemplare i lacci delle scarpe sporche di polvere e ormai divenute troppo piccole.
Allungava la mano e tra mille titubanze afferrava con delicatezza le dita dell’altro.
Sorrideva contento nel toccare un assassino.
 
 
Comportarsi come un umano gli era difficile.
Il più delle volte si limitava a stare in silenzio, cercando di ignorare il mondo.
Andare a scuola era un privilegio, ma era tentato dal distruggere la calma creatasi intorno con gli anni.
Sorbiva la voce acuta di Yamaguchi quando chiamava il suo nome, lo rimproverava quando sbagliava o parlava troppo, stava a sentire e rispondeva con moderazione, attento a non farsi scappare nulla di troppo.
All’inizio era una novità sconvolgente. Perché fare amicizia col cibo? Odiava gli umani. Perché si stava affezionando, col passare dei giorni, a quel misero uccellino privo di qualsivoglia forza combattiva o mentale?
Era attratto dal suo odore, la sua carne con ottima probabilità era ottima, la migliore che avrebbe mai potuto mangiare.
Rimaneva con lui solo per cogliere l’attimo, addentare il suo collo spezzandolo, per poi divorarlo con famelica disperazione.
Non c’era altra spiegazione logica, i suoi occhi già mutavano al solo pensare vivamente alle viscere sanguinolente.
Allora perché stringeva di rimando le morbide dita, sperando, inconsciamente, di non staccarsene mai più?
 
 
 
« Sei il mio migliore amico. »
Urlava e batteva le mani con foga mai vista in quel corpicino poco allenato alla fatica, il naso che continuava a gocciolare un poco.
Strepitava, tra le lacrime, davanti a una porta fatta non di legno, ma di qualcosa all’apparenza indistruttibile.
Non importa quante volte Kei avesse ignorato le sue urla disperate, continuava a battere quel pugno sulla porta del bagno della palestra come se fosse l’unica cosa da fare, l’unica che potesse fare.
Quel “VATTENE”, urlato con odio indirizzato a una non specificata identità, lo ferì.
Era abituato ai rifiuti di Tsukishima, ma non aveva mai alzato la voce con lui.
Per la prima volta da quando stava in sua compagnia, si spaventò. La paura che provano i cacciatori spogli d’armi  davanti a bestie selvagge avvampò nel suo petto.
Dopo interminabili secondi ( si sentivano le urla di frustrazione di Kei, chiare, limpide, inequivocabili ) scappò via, dandosi del codardo inutile.
Quel giorno Tadashi fuggì al morso letale.
 
 
 
UCCIDILO UCCIDILO MUOVITI PUOI FARLO MORDILO DAVANTI A TUTTI MANGIALO DIVORALO SPEZZA LE OSSA E DIVORA LE INTERIORA.
Era accaduto tutto in un attimo: schiacciata, pallone, traiettoria sbagliata, faccia di Yamaguchi.
Il colpo esplose in un rumore orribile, poi tutto precipitò, come in un abisso infinito.
Rivoli di scarlatto sangue scendevano già copiosamente dalle narici, sulle labbra, fino al mento, per cadere poi a terra o sulla maglia.
La vista si riempì di quell’immagine, ma ancor prima il dolce e ipnotico odore del liquido gli annebbiò la mente. L’ocra dei suoi occhi mutò in un istante nel mortale rosso, la pupilla rimpicciolita si trovò immersa nel tetro nero della Morte.
Rinchiudersi nel bagno mentre l’infortunata preda veniva soccorsa dal coach e dai compagni era l’unica soluzione.
Morse il suo indice una, due, tre, mille volte. Fece la stessa cosa con tutte le dita della sua mano, cercando di calmare la fame bestiale. Finite le dita riprese col palmo, il dorso, le braccia, qualsiasi cosa potesse calmarlo.
Faceva male, ma non importava.
Non doveva uccidere lui.
Non doveva uccidere Tadashi.
Non doveva uccidere il suo unico amico.
Urlò con odio per farlo fuggire da lui, misera vittima di se stessa.
Urlò come mai aveva fatto.
  [...]
 

« Non temo i ghoul. »
« Ah, no? »
« Non fintando ci sarai tu con me. »
« Che vuoi dire. »
« Con te non mi accadrà mai nulla di male. »
« Potrei essere il fautore della tua morte. »
« Non lo faresti mai. »
« Come fai ad esserne così sicuro. »
« Perché se tu fossi un ghoul, mi avresti ucciso quel giorno.
Perché se tu non fossi mio amico, non sarei qui a parlarti con ancora tutti gli arti, la testa o le ossa intere, o peggio ancora.
Perché … »
« Cosa? »
« Perché sei tutto ciò di cui ho più caro al mondo. »
 
 
« Ti amo. »
 

 
La Libellula, nell’immaginario popolare, è figlia del Vento, e sta ad indicare il cambiamento e l’illusione.
Le sue ali, trasparenti, livree e leggere, ricordano a tutti che la realtà non è sempre quel che appare.
Dubitare dei propri sensi, delle proprie origini e del proprio operato è ciò che insegna questo animale: mai fidarsi ciecamente degli altri e di se stessi, in egual misura.
Se si vuol cambiare il corso degli Eventi, ispirarsi al suo volo è la decisione più saggia.
Nulla è deciso fino all’ultimo istante.
 
~~~
 
 
{o sperduto viaggiatore!}
Intanto vi ringrazio per essere qui ed aver letto questa fic che, per un motivo o per un altro, non avevo il coraggio di pubblicare. Ci provo, dunque abbiate pazienza qvq.
La TsukkiYama è amore e diabete, ma l’angst tra loro fa solo bene *ghigna*. Insomma, nella mia immaginazione di becera fan sia di Tokyo Ghoul sia di Haikyuu!!, Nishiki e Tsukishima sono lo stesso stronzetto con tanti sentimenti.
Ho preferito lasciare il finale aperto, così ognuno può immaginarsi quel che vuole. Potete trovare del lieto fine, o una terribile tragedia, o chissà cos’altro. Scrivetelo! *A*)/
Ed ecco non voglio annoiare, grazie ancora per essere qui uvu.
bye~
   
 
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