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Autore: Blue_Wander    22/01/2015    4 recensioni
"XANA aveva scoperto dalla rete che c'era solo una cosa in grado di distruggere per sempre il bene: l'amore del male. E quale migliore simbolo d'amore se non un figlio? Il problema era che lui non sapeva amare, non poteva nemmeno provare sentimenti. Questo gli ha sempre impedito di vincere[...]. Però, per ANAX, il tempo era passato e questo andava contro ogni regola del mondo virtuale."
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il sole aveva deciso di picchiare forte, in quel Lunedì mattina, già caldo di suo. Jeremy pensò che fosse anche un po’ merito proprio e della sua squadra, dato che, finalmente, il loro più grande nemico era stato sconfitto.
Tutti si stavano dirigendo nelle proprie aule, mentre Jeremy e una minuta ragazzina dai capelli rosa si presero per mano, arrossendo un po’. Come diceva sempre Odd, il loro leader era riuscito finalmente ad invitarla ad uscire e, per la prima volta, non per andare nelle fogne a salvare il mondo.
Eppure, quella che sembrava una calda mattinata di fine Settembre si trasformò in una giornata movimentata.
Yumi era intenta ad entrare nella palestra dal nauseante pavimento rosso in linoleum, fermandosi all’istante, vedendo Jim con due ragazzi al suo fianco, una femmina ed un maschio.
La ragazza era più bassa del ragazzo, ma probabilmente era più grande dato il suo sguardo strafottente e il trucco sul viso. Non era magra, ma era comunque pallida, aveva delle belle forme, ma non si poteva dire che le nascondesse, non con quel top bianco da cui si vedeva il reggiseno e con quella minigonna a quadri a vita alta. Yumi osservò come si spostò i lunghi capelli corvini, notando un orecchino con una scritta in coreano, a lei ovviamente indecifrabile.
Quando si rese conto di starla fissando spostò lo sguardo sul ragazzo. Era molto alto, forse come William, con un fisico apparentemente asciutto, coperto da una felpa grigia con le maniche lunghe, forse un po’ troppo calda, ma lui non sembrava presentare problemi. Il ragazzo si passò la mano sulla coscia fasciata da un paio di jeans strappati sulle ginocchia, forse per il nervoso. Subito dopo si sistemò gli occhiali scuri, passando poi ai capelli castani.
Yumi pensò, guardandoli entrambi, che dovevano essere parenti, ma data la loro poca –o forse nulla- somiglianza, puntò sul fatto che fossero cugini o forse fratellastri.
-Beh, non mi piace fare queste cose, quindi andrò dritto al punto.- cominciò Jim, passandosi una mano sulla nuca. –Loro sono Emily e Matteo. Emily sarà la vostra nuova compagna di classe.
La ragazza sorrise, arrossendo di poco e perdendo l’atteggiamento scocciato di poco prima, come quasi stesse fingendo.
-Buongiorno a tutti, potete chiamarmi Emy. Mi sono trasferita qui dall’Italia solo pochi giorni fa, spero diventeremo amici.
-Lo sperano anche loro signorina Stairs. Sa, tempo fa anche io mi sono trasferito lontano da casa e…
L’insegnante venne interrotto dal resto della classe che lo liquidò, accerchiando la nuova studentessa.
-Tu non saluti tua cugina?- chiese Jim al ragazzo.
-Preferisco non intromettermi, ma grazie.- rispose lui, seguendo l’insegnante che lo avrebbe dovuto portare nella sua nuova classe.
 
Per tutte le sei ore di lezione, Jeremy non staccò gli occhi di dosso al nuovo arrivato. Vedeva qualcosa di strano in lui, qualcosa di quasi familiare, anche se sapeva benissimo di non conoscerlo. Il suo istinto gli diceva che lui aveva qualcosa, qualcosa che di sicuro ad uno scienziato come lui sarebbe interessato.
-Puoi smetterla di seguirmi?- chiese il castano, arrivato ormai nello spogliatoio della piscina, accortosi del biondo che lo seguiva, cercando di rimanere furtivo.
Lentamente Jeremy uscì da dietro un armadietto, leggermente rosso per l’imbarazzo.
-Che c’è?- chiese nuovamente il ragazzo, Jeremy aveva capito che si chiamasse Matteo Jills.
E adesso? Che gli diceva? Che sentiva di doverlo seguire? Doveva dire qualcosa però, non poteva rimanere muto. –Chi era la ragazza che stava mangiando con te prima?
Lui alzò un sopracciglio, pensando che fosse un pazzo che voleva il numero della cugina. –E mi hai seguito per questo? Lei si chiama Emily ed è mia cug…
-Sono sua cugina, mi chiamo Emy.- rispose una ragazza, seduta su una panchina. Entrambi non l’avevano notata prima di allora. Jeremy guardò il ragazzo alzare gli occhi al cielo: tra i due non doveva esserci un buon rapporto.
-Cugina solo sulla carta perché della mia famiglia tu non hai proprio niente.
-Vedi di portarmi rispetto.- cominciò la ragazza, alzandosi e parlando in un francese dall’accento italiano. –Non sono più la marmocchia che conoscevi.
-Ma sei comunque alta come una volta. È inutile che provi a nasconderti dietro questa maschera, io so chi sei veramente.
-Non provarci, Jills.- rispose la maggiore, andando via e lasciando i due ragazzi da soli.         
Matteo strinse i pugni, facendo diventare bianche le nocche. Perché era così antipatico con la cugina? Non voleva nemmeno, ma le parole uscivano da sole dalla sua bocca.
Intanto Jeremy non capiva un bel niente, anche perché il castano affianco a lui aveva cominciato a parlare in italiano e perciò era abbastanza confuso. Attirò l’attenzione del ragazzo con alcuni colpi di tosse. –Non scorre buon sangue, eh?
Matteo sospirò, sedendosi su una panchina. Per qualche motivo sentiva di poterne parlare con quello sconosciuto che si stava sedendo al suo fianco. Chissà che forse, un giorno, potessero diventare buoni amici. Prese un bel respiro, per poi aprire la bocca per parlare. –Io ed Emily vivevamo in un piccolo paese di provincia e abbiamo sempre fatto parte di due famiglie molto diverse tra loro. I suoi genitori sono dei famosi musicisti e per questo sono spesso in giro per il mondo, mentre i miei genitori lavorano nel cinema e nella televisione; quindi diciamo che entrambi abitavamo in un posto sperduto per vivere una vita normale, al di fuori di quello che è il lavoro dei nostri genitori. Io e lei frequentavamo lo stesso anno di scuola dato che io avevo saltato la prima elementare, finendo direttamente con la classe dell’anno di mia cugina. Andavamo d’accordo, poi quando abbiamo scoperto di essere cugini…
-Aspetta!- lo interruppe Jeremy. –Scoperto? Non lo sapevate?
Matteo sospirò. –Già. Quando aveva tredici anni, mia madre, la sorella del padre di Emily, è stata costretta a vivere con una famiglia che non era la sua, venne data in affidamento, non mi hanno mai detto perché. So solo che Spirit, mio zio, l’ha ritrovata e riportata in famiglia. Mia madre, però, è molto arrabbiata con Spirit e così entrambi, per non essere più costretti ad essere legati a livello familiare, ci hanno spedito in qui, in collegio.
-Wow- commentò stupito Jeremy. –E come ha fatto il padre di Emily a ritrovare tua madre?
Matteo si strinse nelle spalle. –Non ne ho proprio idea, so solo che la mamma ha un tatuaggio di cui non ricorda nulla. C’è, ed è lì, sulla sua spalla, ma per qualche motivo lei non sa come se lo sia fatto e la cosa strana è che la famiglia da cui era in affidamento dice di non averlo mai visto. Però sembra esserci un collegamento…- Matteo fermò il suo racconto, vista la rumorosa suoneria del cellulare del biondo.
-Scusa, mi è arrivato un messaggio.- si scusò, aprendo il messaggio di Ulrich con il disegno dell’occhio di XANA. Non aveva ancora disabilitato quell’opzione dai cellulare dei suoi amici e molto probabilmente il messaggio era partito da solo.
Gli occhi del castano si spalancarono e di colpo strappò dalle mani di Jeremy il cellulare, guardandolo bene.
-Ehi! Si può sapere che ti prende?!
-Okay, questo è strano…
-Cosa?- chiese Jeremy, ancora leggermente arrabbiato per il gesto del suo nuovo compagno di classe.
-Perché hai un messaggio con disegnato il tatuaggio di mia madre?
 
Alle otto di sera in punto Emy sentì qualcuno bussare alla porta della sua nuova camera che, per sua futura sfortuna, divideva con Sissi, l’odiosa figlia del preside. Quando chiese chi fosse, nessuno gli rispose e, aprendo la porta, non vide nulla se non solo uno strano fumo verso la fine del corridoio. Sicuramente qualcuna aveva fumato ed era partita con la testa, anche se non aveva sentito nessun rumore di passi o di voci.
Pensò che forse fosse solo la sua immaginazione che, aggiunta alla stanchezza di quella giornata e al nervosismo per le parole del cugino, le stava tirando un brutto scherzo.
Prese il suo cellulare, scrivendo alla sua migliore amica, finalmente nella sua lingua d’origine, sorridendo senza nemmeno accorgersene. Lei sì che sapeva come farle tornare il buon umore.
Mentre leggeva uno dei messaggi più divertenti della ragazza, sentì nuovamente bussare alla porta e, scocciata, andò ad aprire.
Quando aprì la porta vide un ragazzo alto, con i capelli castani. La ragazza pensò che fosse carino ma che forse aveva esagerato con il verde, dato che il suo intero outfit era basato su quel colore.
-Umh…ciao?- disse la mora, incerta.
-Sì, emh, ciao. Io sono Ulrich…- balbettò il ragazzo
-Io sono Emy. Hai bisogno di qualcosa?
-Beh, in realtà sono stato incaricato da un professore di farti fare il giro della scuola, ma purtroppo oggi pomeriggio non ho potuto, quindi volevo chiederti se ti andava di farlo adesso…sì, beh, almeno io non finirò nel guai.- Ulrich si passò una mano sulla nuca, guardando la ragazza speranzoso.
Emy alzò le spalle. –Per me va bene, tanto non stavo facendo nulla in ogni caso. Prendo il cellulare e possiamo andare.
Una volta arrivati al cortile del Kadic, Ulrich finse di far vedere ad Emy tutte le stradine, anche per farle capire dove portassero. La ragazza si guardava intorno, un po’ annoiata: in realtà le sembrava una normalissima scuola a cui doveva ancora abituarsi, questo giro che il ragazzo le stava facendo fare sembrava solo una perdita di tempo.
-Ah, cazzo!- esclamò il ragazzo, guardando verso uno dei professori che teneva in mano una torcia. Alle nove, tutti i giorni, Jim faceva il giro per controllare che nessuno fosse nei paraggi e sembrava che lui se ne fosse dimenticato, visto che Emy lo vide incamminarsi verso un punto indefinito.
-Emh, è successo qualcosa?
-Lo vedi quel tipo laggiù?- le chiese, nascondendosi dietro un albero spesso, guardando la ragazza annuire. –Beh, lui è lo svitato che mandano a controllare che non ci sia nessuno.
-Quindi?
-Quindi dobbiamo andarcene principessa.- rispose un’altra voce, più acuta di quella di Ulrich.
Infatti quando i due si girarono verso chi aveva pronunciato quelle parole, videro un ragazzino bassino –ma comunque più alto di Emy- con un’irritante cresta bionda, accompagnata da un ciuffo viola, in tinta con i vestiti.
-Odd! Che ci fai qui avevamo concor…emh…dovresti essere in camera adesso.- Ulrich gli tirò una manata sul braccio.
-Rilassati, amico, sono qui per portare entrambi in salvo.- sorrise, alzando il pollice verso la ragazza.
Ulirch alzò gli occhi al cielo. –Va bene, ma facciamo in fretta.
-Allora principessa, ti piacciono le fogne?- chiese Odd, rivolgendosi ad Emy, alzando la voce nonostante la presenza dell’insegnante.
-Cosa?- la giovane alzò un sopracciglio, confusa.
-Bene, perfetto, allora aspetta, tra poco ti faremo fare un viaggio in Fognaland, completamente gratuito.
Ulrich si portò un dito alla tempia, impaziente. –Va bene, adesso però muoviti Odd e dammi una mano.
Il biondo si mise subito al servizio dell’amico, aiutandolo a spostare il coperchio di un tombino.
Emy si guardò intorno. No, non sarebbe scesa nelle fogne, mai e poi mai. Perché avrebbe dovuto? Piuttosto si faceva cacciare dal collegio il primo giorno ma di sicuro non avrebbe accettato di scendere lì sotto.
-Prima le donne.- sussurrò Odd, facendosi da parte.
-Scordatevelo. Io me ne vado.- rispose la ragazza, spostando una ciocca di capelli all’indietro e cominciando a camminare per tornare al dormitorio.
I due giovani si scambiarono uno sguardo complice, poi Odd corse davanti ad Emy, bloccandola, mentre Ulrich le mise un braccio attorno alla vita e posizionò l’altra mano sulla nuca di lei, addormentandola con un veloce gesto delle dita.
-Sai- cominciò Odd. –Non pensavo che Jeremy intendesse questo quando ha detto “misure drastiche”.
-Davvero?- commentò divertito Ulrich mentre prendeva la ragazza sulle spalle. –E cosa?
-Non lo so, pensavo più a tirare fuori una pistola alla 007 e minacciarla se non fosse venuta con noi.
Il castano lo guardò per qualche secondo, per poi aprire bocca. –Devo bruciare tutti i tuoi DVD polizieschi.
 
-MA SEI IMPAZZITO?!- fu la prima cosa che Emy sentì, svegliandosi con un leggero mal di testa. –Hai una vaga idea di cosa hai fatto?! Questo è sequestro di persona, cretino!
-Ascolta Yumi, non potevo fare altrimenti: Jeremy ha detto di “prendere misure drastiche” se lei non avesse acconsentito… Che dovevo fare? Starmene lì e aspettare che Jim ci vedesse?
-Jeremy intendeva dire che nel sicuro caso in cui lei si fosse rifiutata, voi dovevate dirle che era un passaggio per arrivare dall’altra parte della scuola, come ho fatto io con il cugino!- il discorso si concluse con un sonoro schiocco, sicuramente uno schiaffo, e dei passi che si facevano sempre più vicini. –Spero si svegli presto.
Lentamente Emy aprì gli occhi, richiudendoli nuovamente per la forte luce gialla della stanza. Una volta abituata si guardò intorno, notando tre colonne da cui proveniva gran parte dell’illuminazione del luogo in cui si trovava. Cercò di fare mente locale: era nella sua stanza, poi un tizio ha bussato e sono andati in giro per la scuola, lui l’ha portata in un parco e poi…Poi? Ah già, quell’insegnante stava per scoprirli ed è arrivato il biondo. Lei voleva andare via e il tizio vestito di verde l’aveva addormentata. E a quanto pare anche rapita.
Si guardò lentamente intorno, ancora un po’ intontita, notando una ragazza familiare. Strizzò appena gli occhi, riconoscendo Yumi -la sua nuova compagna di classe e anche di banco- dormiente, appoggiata alla parete della stanza. Mosse lo sguardo per cercare una via di fuga, trovando una specie di enorme portone -che probabilmente nascondeva un ascensore- sorvegliato.
Dal tizio vestito di verde, ovviamente.
La cosa positiva era che quel ragazzino stava giocando con il suo cellulare e per fortuna Emy non fu vista quando si svegliò e si mise seduta. O almeno lo credeva.
-Hai dormito bene?- chiese il ragazzo, di cui non ricordava il nome. Continuava a giocare con il cellulare ma comunque l’aveva notata.
-Perché mi hai portata qui?
-Per lo stesso motivo per cui abbiamo portato qui tuo cugino.- disse la ragazza, che teneva ancora gli occhi chiusi. –Il nostro nemico si è risvegliato e non è una cosa normale.
-Nemico?- ripeté Emy, spalancando gli occhi e alzandosi in piedi. –Voi siete tutti matti. Me ne vado.- disse poi, guardando Ulrich. –Questa volta, sul serio.
-Emily, so che non ci credi, ma davvero, dacci una possibilità di capire che succede. Jeremy non è uno che si fida facilmente, se vi ha portati qui è perché abbiamo bisogno di voi. E fidati, Jeremy ammette raramente di non poter farcela da solo.- rispose Yumi, ormai in piedi e vicino alla mora, guardandola.
Ulrich pensò che le due si somigliassero molto in fatto di temperamento. Anche Yumi non si fidò molto la prima volta, se lo ricordava bene.
Emy fece un respiro profondo, forse si stava rammollendo, ma il discorso della ragazza aveva aperto qualcosa nel suo cervello e, per di più, sentiva che poteva fidarsi.
–So che me ne pentirò.- disse, portandosi due dita alla fronte. –Portatemi da questo tizio. Ma ad una sola condizione: non voglio avere nulla a che fare con mio cugino.
-Andata.- risposero in coro gli altri due, incrociando le dita di nascosto.
Yumi richiamò l’ascensore, guardando Emy, decidendo di metterla in guardia da vari pericoli. –Nel posto in cui stai per andare potresti trovare dei pericoli. In teoria non dovresti, più che altro perché dobbiamo solo testare se davvero c’entri qualcosa in tutto questo, ma non possiamo saperlo. Devi essere pronta: ci saremo anche noi, quindi in caso tu chiamaci e nasconditi.
L’ascensore arrivò ed Emy annuì, poco convinta. Pericoli? Di che genere? E perché?
Ulrich le mise una mano sulla spalla. –Non fare quella faccia preoccupata. Non sono veri pericoli. Non posso dirti altro, ma presto te ne accorgerai tu stessa.
 
Gli occhi di Teo si piantarono in quelli verdi e grandi della cugina, per girarsi poi verso Jeremy, protestando. -Avevi detto che lei non ci sarebbe stata.
-Finiscila piattola, nemmeno a me fa piacere dover lavorare con te. Infatti dovrò sopportare la tua presenza solo per poco, poi ognuno per la sua strada.- rispose la ragazza.
Jeremy annuì. –Sì, è esatto. Ora, credo di dovervi delle spiegazioni.- fece una piccola pausa in cui prese fiato, rilasciandolo in un sonoro sbuffo. -Questo è un supercomputer. Da qui si controlla Lyoko, il mondo virtuale che vedete proiettato come ologramma alla mia attuale destra. Lyoko era dominato da un programma artificiale che attaccava le torri situate nei diversi settori per attaccare automaticamente anche la Terra.- schiacciò un tasto sulla tastiera, facendo comparire sullo schermo un disegno -Questo è il suo marchio, chiamato “Occhio di XANA”.
-XANA?- chiese Teo, sicuro di aver già sentito quel nome da qualche parte, riconoscendo anche il tatuaggio misterioso della madre.
-Sì, è il nome del nostro nemico. E loro sono i ragazzi che ogni giorno, o quasi, rischiavano la vita per salvare il mondo.- allungò la mano verso i suoi compagni.
-E lui è il nostro leader.- rispose Aelita, sorridendo. –È per merito suo che potete vedermi in carne ed ossa, ma a questo ci arriveremo poi.
Jeremy arrossì lievemente. –Stavo dicendo…Se siete qui è perché mi sono preso il permesso di fare alcune ricerche su di voi. Per ora non posso dirvi nulla ma sono certo di una cosa: voi due siete collegati.
-Sì, ma quindi? Noi che dobbiamo fare?- chiese Emy, spazientita.
-Sembra che qualcosa abbia preso possesso di Lyoko, ancora. Ma questa volta non parliamo di XANA, anche se chiunque sia utilizza il suo stesso simbolo. Io sono sceso qui per la prima volta dopo tanto ormai e ho avuto la conferma di ciò che già pensavo dopo il messaggio di Ulrich.
-Cosa?- chiese il ragazzo preso il causa. –Quale messaggio?
-Mi è arrivato un messaggio da te con l’allarme XANA e pensavo avessi sbagliato, quando poi mi sono ricordato che tu non porti mai dietro il cellulare quando vai ad allenarti, quindi non potevi essere stato tu. Certo, ho pensato anche al caso in cui fosse stato qualcun altro, ma ho comunque voluto dare una controllatina qui sotto e ho fatto bene: Lyoko era già stato attivato.
-Aspetta.- lo interruppe Yumi. –Vuoi dire che qualcuno ha attivato il supercomputer? Pensavo fossi stato tu!
Il ragazzo scosse la testa. –No, io non c’entro. Infatti sono subito corso in questa stanza per controllare che nessuno avesse rubato niente e con mia sorpresa…hanno copiato solo un file corrotto.
-Un file corrotto? Che roba è?- chiese Odd
-Beh è un dato danneggiato o persino sbagliato. Ricordo di averlo incontrato solo tre volte su Lyoko.- rispose Aelita. –E tutte e tre le volte non me la stavo passando bene, era come se questo dato volesse aiutarmi.
-Forse era solo una coincidenza.- si strinse nelle spalle il leader, non sapeva nemmeno lui che dire. Anche perché Jeremy era uno scienziato, lui non credeva alle coincidenze.
Ci furono strani minuti di silenzio, in cui Emy si guardò intorno, affascinata segretamente da quel mondo e forse, sentendo tutta quella storia sarebbe stata felice di farne parte. C’era solo un problema e in quel momento si trovava al suo fianco.
Dal canto suo, Teo, pensava che non solo il nome del vecchio nemico di quegli strambi gli sembrava familiare, ma anche la ragazzina dai capelli rosa: era sicuro di averla già vista, anche se non ricordava dove e non capiva perché non l’avesse notato subito quella mattina, in classe.
-Beh…-cominciò Odd. –Cosa avete deciso?
Teo guardò Emy, notando il suo sguardo serio diventare un sorriso. –Io ci sto.
Ora toccava a lui. Ma non aveva proprio idea di cosa fare, era tutto fin troppo familiare per lui e soprattutto sapeva che nelle “ricerche” di Jeremy centrava sua madre. Ma pensandoci bene, era vero che sua madre non gli aveva mai detto molto del suo passato e che era, anche solo di poco, curioso.
Fece un grosso respiro, prima di aprire bocca. –Anche io.
 
Una volta mandati su Lyoko Ulrich, Yumi ed Odd, fu il turno di Aelita, Emy e Teo.
-Mi raccomando però: ricordatevi che siete qui solo per vedere se loro due sono effettivamente Lyoko Warriors.- disse Jeremy
-Sì, Jeremy, non preoccuparti.- alzò gli occhi al cielo Ulrich.
-Bene. Emy, Teo, come vi sentite?- chiese il ragazzo una volta aver premuto il tasto per la virtualizzazione.
Purtroppo, però, nessuna risposta arrivò. Infatti l’unica a raggiungere i primi tre virtualizzati fu Aelita che, triste, scosse la testa.
-J-Jeremy, loro non ci son…- Odd venne interrotto da un frastuono e da un lamento.
I quattro si girarono e, con loro grande sorpresa, videro che, sul suolo freddo del settore ghiaccio c’erano una ragazza ed un ragazzo alquanto familiari.
-Potevi evitare di cadermi addosso, idiota.- sputò acida lei, guardando male il cugino, seduto sopra la sua schiena.
-Ovviamente adesso è colpa mia, eh!
Teo si zittì subito, osservando come i quattro si stessero avvicinando a loro e Ulrich tese la mano alla cugina corvina.
-Bevenuti a Lyoko, nuovi Warriors.- esclamò Jeremy, contento.
Quando Emy si alzò con l’aiuto di Ulrich, il ragazzo guardò come fosse vestita: la giovane portava una lunga tunica nera in pelle con una scollatura a cuore, tenuta su da delle maniche che terminavano ampie. La veste lasciava scollata la schiena, ma non troppo e al centro, sul davanti, aveva una grossa cerniera grigia, che iniziava dal seno e terminava al ginocchio. Ai piedi si vedevano solo degli stivali neri, probabilmente in pelle anche quelli.
Ma la cosa che lasciò tutti a bocca aperta fu che una ciocca della giovane si era colorata di azzurro.
Stessa sorte era toccata a Teo, ma il colore che aveva occupato una piccola parte dei suoi capelli fu il rosso.
Anche a lui andò l’attenzione dei paladini, soprattutto per Aelita viste le orecchie a punta del ragazzo. Portava una magliettina bianca leggera e dei pantaloncini leggermente rovinati dello stesso colore. La differenza è che con lui era caduto anche un bastone in legno con un cristallo cremisi incastonato all’interno. Sembrava molto antico ma il ragazzo sentiva di saperlo già usare.
-Okay ragazzi, è da un po’ che non venite su Lyoko e penso sia arrivato il momento di allenarsi un po’ con le vostre armi. Poi vi faccio uscire, lo prometto.- chiarì Jeremy
-Armi? Io non ne ho.- ripose Emy, scuotendo la testa leggeremente.
Odd si avvicinò a lei, posandole una mano sulla spalla, cercando forse di confortarla. –Forse sei come Aelita.
-No.- rispose Jeremy, digitando sui tasti del supercomputer –È da escludere. Faccio una piccola ricerca, va bene?
Emy gonfiò appena le guance, nascondendo l’imbarazzo e fingendosi arrabbiata. –Ahhh, stupido mondo virtuale!- esclamò, agitando la mano. A quel gesto però, un bellissimo arco di platino apparve tra le sue mani. –Ma cosa…?
-Cosa? Cos’è successo?- chiese Jeremy, allarmato.
-Nulla, Jer, ma puoi mettere fine alle tue ricerche. Sembra che la sua arma possa venire evocata solo da ferme convinzioni.- rise Ulrich.
 
-Ed è per questo che io rimarrò qui questa notte.- concluse Jeremy, finendo il discorso sui due file non identificati che aveva trovato nelle cartelle di Emy e Teo.
-Ma quindi…- cominciò Teo. –Siamo dentro?
-Sì.- rispose Aelita. –Avete dimostrato molto più di quanto crediate, oggi. Io rimarrò qui con Jeremy, voi potente andare tutti.
-Va bene piccioncini, vi lasciamo soli.- rise Odd, prendendoli in giro.
Emy però fece un passo verso il leader. –Penso che mio cugino volesse chiedere se siamo dentro entrambi.
I cinque si guardarono perplessi, senza una vera risposta da dare.
-Emh…quello che prima vi abbiamo detto era solo una bugia per convincervi. Mi dispiace, purtroppo abbiamo bisogno di tutti e due. Ma vedetela come un buon modo di fare pace e di chiarire i vostri problemi.- rispose Yumi, tirando un sorriso.
-Quindi…dovrò lavorare con questo impiastro?- chiese Teo, guardando l’orientale nei suoi occhi a mandorla, indicando la ragazza a cui si riferiva.
-EHI! BADA A COME PARLI TU!- Si imbronciò Emy, sentitasi chiamata in causa.
-Beh, dovete lavorare insieme e fare gioco di squadra.- rispose nuovamente la maggiore del gruppo.
-COSA?!- riposero in coro i due nuovi arrivati, spaventati dal dover anche solo provare ad andare d’accordo.
 
  
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