Sto
raggiungendo la deficienza perfetta, e ne sono piuttosto fiera
preoccupata.
Questa
flash totalmente inutile, improbabile e senza senso è qui esattamente
per la ragione suddetta. Mi è venuta in mente a notte fonda mentre mi
mettevo a dormire e non ho saputo impedire a me stessa di scriverla, al
mattino.
Non
so quanti di voi conoscano le strip di Calvin
and Hobbes, quel capolavoro di fumetto del geniale Bill Watterson;
di fatto l’immagine topica di questa fic
è nata facendo un parallelo tra Sasuke e Hobbes (non chiedetemene la
ragione…) ed è alle movenze del tigrotto quando si stiracchia che
mi sono ispirata. Sì, Hobbes è una tigre, quindi perché intitolare
la storia “Gatto”..? Beh, perché è una tigre gattesca e
si stiracchia come un micio.
Questa
storia è, ancora una volta, collegata all’universo di Konoha, mattina e Mimizu. Idealmente i nostri sono
un po’ più giovanini, intorno ai vent’anni.
È
tutto.
Hasta
pronto.
suni
Gatto
(Come Calvin
e Hobbes)
“Ottimo
lavoro, Naruto.”
Il
giovane sogghigna orgoglioso, con quel ceffo malandrino e preoccupante che lo
caratterizza dall’infanzia, passandosi una mano dietro la nuca bionda
mentre l’altra stringe ancora la maschera da ANBU.
“Grazie,
Hokage-sama,” risponde soddisfatto.
“Puoi
consegnarmi il rapporto domani,” continua Tsunade, riportando lo sguardo
ai documenti impilati sulla sua scrivania. “Vai pure.”
“Sì,
Hokage-sama,” risponde il jinchuuriki, con un accenno
d’inchino che sembra più il passo di un balletto che una
manifestazione di omaggio. Tsunade lo ricambia con un cenno del capo e uno
sguardo tra il divertito e il rassegnato, quindi Naruto le volta le spalle e
marcia fuori di lena.
Nel
lasciare il palazzo ne percorre i corridoi con andatura spedita e svagata,
fischiettando tra sé e facendo roteare distrattamente la maschera intorno
al perno del dito teso; incrocia uno Shikamaru straordinariamente frettoloso
che saluta con un ampio cenno del braccio.
“Ehilà,
Nara!” esclama allegro.
“Yo, Naruto,” risponde lo shinobi senza rallentare il
passo. “Scusami, devo correre a consegnare un messaggio a Tsunade. Una seccatura.”
Ovviamente.
Naruto ridacchia scrollando la testa mentre l’altro lo oltrepassa con un
sbuffo d’intesa, quindi si scaraventa fuori. Il sole pieno del primo pomeriggio
estivo lo accoglie caldo facendogli socchiudere gli occhi, feriti dalla luce
abbagliante; la temperatura è alta ma per fortuna Konoha, immersa nella
foresta, è quasi sempre omaggiata da una leggerissima brezza fresca.
Naruto
avanza verso la cintura esterna del villaggio, aumentando il passo. Sasuke stamattina
gli ha detto che voleva provare una cosa
– un jutsu nuovo, presumibilmente – e che
avrebbe passato la giornata nei dintorni della lapide ai caduti, ed è
lì che si sta dirigendo anche lui, per scoprire cosa il genio abbia in
mente. E per vederlo, in generale.
“Ehi,
Naruto!” lo raggiunge la voce squillante di Konohamaru, mentre si affretta
ad allontanarsi dalle case. Volta il capo con un sorriso, agitando la mano in
saluto.
“Buongiorno,”
inizia, rallentando il passo per permettergli di raggiungerlo. “Che fai
in giro a bighellonare?”
Konohamaru
ridacchia cospiratorio, affiancandolo.
“Pomeriggio
libero,” risponde, mentre riprendono a camminare. “E tu?”
Naruto
annuisce, stringendosi nelle spalle.
“Ho
appena concluso una missione,” risponde vago. “Dove stai andando?”
Konohamaru
storce le labbra ma non si rabbuia, guardando soltanto vagamente verso il
cielo.
“A
trovare il nonno e lo zio Asuma,” risponde
schietto. “Tu vai da Sas’ke-kun nel
bosco?” aggiunge con innocenza, essendo del tutto ignaro della vera
natura della loro amicizia.
“Sì.
Come fai a saperlo?” chiede Naruto stupito, spalancando gli occhi.
Konohamaru
si stringe nelle spalle, spiccio.
“Stamattina
è arrivato al quartier generale accompagnando due messaggeri di Suna che lo avrebbero incontrato – e disturbato, ha
detto lui – mentre si allenava sul limitare della foresta. Poi se n’è
andato via di nuovo in tutta fretta e ho pensato che tornasse lì, e ora
ci stai andando anche tu, così mi sono detto…” conclude,
vago.
“Sai
che con gli anni sei diventato molto meno stupido, Konohamaru?” ribatte
Naruto, sogghignando con scherno e palesando una derisoria ammirazione.
“Molto
meno di te, in ogni caso! Lo vedremo, quanto ti strapperò il posto di
Hokage!” sbraita l’altro, stando al gioco. “A proposito, ho
creato un nuovo jutsu speciale della nostra serie,”
annuncia sussiegoso, gonfiando il petto.
“Dattebayo!“ fa Naruto con entusiasmo.
“Sì,
beh, non solo quello,” prosegue l’altro, con fierezza meno esibita,
rallentando fino a fermarsi. Naruto gli dedica la sua attenzione ed è in
quel momento che lo vede, proprio una decina di metri alle spalle di
Konohamaru.
Oltre
gli alberi che costeggiano il sentiero c’è una radura, sul cui
lato, accanto ad uno steccato, vede un mucchio di foraggio tagliato di fresco. Lì,
parzialmente immerso nell’erba ancora morbida, con le braccia appoggiate
verso l’alto oltre la testa e le gambe allungate, è appisolato
Sasuke. Naruto fa un cenno rapido a Konohamaru, che si zittisce stupito e poi
segue la direzione indicata dal suo dito, trattenendo a stento una risata nell’individuare
il genio addormentato nello spazio ritagliato tra i rami. Si avvicinano
entrambi di qualche passo, cauti e silenziosi.
“Meno
male che si stava allenando,” sussurra il più giovane, con un riso
muto. Naruto si tappa la bocca con la mano per non mettersi a sghignazzare
annuendo freneticamente, estasiato. Questo è materiale di scherno che
gli sarà estremamente utile per almeno un paio di settimane: Uchiha Sasuke,
il grande erede dello sharingan, addormentato nel fieno come un contadino. Lo punzecchierà
ininterrottamente con questa storia e faranno un sacco di sesso. Perfetto.
In
realtà Sasuke dorme spesso in pieno giorno. Sembra giudicare di aver
esaurito tra i tredici e i sedici anni la quantità di azione frenetica
che la natura aveva previsto per lui e che quindi può trascorrere il
rimanente della sua esistenza nell’inedia, certo di aver dato quel che
doveva dare in fatto di ambizione e ostinazione a tempo debito. Si lascia
vivere dolcemente, senza più fare rumore.
Ma
questa scena è impareggiabile.
Naruto
non ce la fa del tutto a non ridere, si piega di scatto per soffocare la
sghignazzata.
“Si
muove,” sussurra allora Konohamaru, facendogli rialzare lo sguardo.
Sasuke
ha girato la testa, allungando un piede oltre il suo giaciglio d’erba
lentamente, con morbidezza. Ha slacciato la casacca da jonin sulla maglia nera
e il suo coprifronte si è storto obliquamente,
quasi a ricordare la sua affiliazione al sensei Kakashi.
Naruto
si lecca involontariamente le labbra, lieto che Konohamaru stia guardando
Sasuke e non lui: altrimenti la sua espressione adorante lascerebbe ben pochi
dubbi all’amico sul suo piccolo segreto con il genio. Si riscuote,
ritornando con i piedi per terra.
“Credo…credo
che lo sveglierò, adesso,” osserva, con un ghigno inquietante. Konohamaru
sbuffa un’altra risata tra i denti ed annuisce entusiasta.
“Hai
già un piano?” mormora incuriosito.
Naruto
annuisce coraggiosamente, sistemando il nodo del coprifronte.
Ha un’idea eccome.
“Bene,
allora ti lascio fare,” continua Konohamaru. Intanto Sasuke sposta la
mano, abbassandola vicino al viso. “Io vado a…”
E
Sasuke si stira, allungando le gambe e le braccia fino a tendere i muscoli e
storcendo voluttuosamente la schiena. Sbadiglia leggermente, mentre lo fa,
strizzando un po’ gli occhi e piegando indietro il collo. La sua maglia
si arrotola sotto le spalle scoprendo il fianco e Naruto si dimentica
completamente di ascoltare Konohamaru, di non spalancare la bocca e anche di
respirare.
“Sì,
sì,” mormora, del tutto a corto di ossigeno, tutto pervaso da un brivido
di calore che gli avviluppa lo stomaco. “A domani.”
Konohamaru
si allontana e lui emette un lungo respiro, prima di sorridere tra sé
quasi biecamente mentre il suo battito cardiaco torna alla normalità. Si acquatta leggermente, prende fiato e
scatta in avanti di corsa, lanciato verso Sasuke e il mucchio di fieno e
già quasi ridendo. Raggiungendoli, si tuffa con slancio, atterrando
violentemente su Sasuke.
Il
genio ha giusto il tempo di lanciare un urlo di sorpresa – e di dolore –
sprofondando nel suo letto erboso, quindi precipitano entrambi a terra e
rotolano sul terreno, allacciati.
“Che…idiota!”
ruggisce Sasuke con la sua voce irata e rauca. “Dobe!
Io ti uccido!”
Il
jinchuuriki ride, freneticamente. Sghignazza ancor più incontrollatamente
quando il primo pugno lo centra in testa e si limita a stringere la presa sul
torace del genio ancora ridendo al secondo cazzotto. Dato con una debolezza
finta che è quasi imbarazzante.
“Idiota,”
ripete Sasuke sottovoce, stizzito.
E
Naruto ride.